Argentina

FRA LA TERRA E IL CIELO – VIAGGIO IN PATAGONIA

Diario di viaggio 2011-12

di Elena Nebiolo

 

 

“Come va amico?”mi salutò.

“Bene, e lei?”

“Siamo qua, fra la terra e il cielo”disse lui e spronò il cavallo.

Ed è così. Nella steppa patagonica si sta fra la terra e il cielo. Questo, insieme all’immutabile pianura, permette di vedere qualunque cosa, oggetto o dettaglio per lontano che sia, e tutto acquista un carattere nuovo, straordinario.

Luis Sepùlveda, “Ultime notizie dal sud”

 

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ITINERARIO

22/12 partenza da Torino Caselle

23/12 Buenos Aires – Bahia Blanca – 710 km

24/12 Bahia Blanca – Puerto Piramides  – 775 km

25/12 Penisola Valdes – Punta Tombo – Trelew – 634 km

26/12 Trelew – Gobernador Costa – 601 km

27/12 Gobernador Costa – Perito Moreno – 359 km

28/12 Perito Moreno – Cuevas de Las Manos – El Calafate – 694 km

29-30/12 El Calafate  (Glaciar Perito Moreno, Puerto Banderas) – 252 km

31/12 El Calafate – Puerto Natales – 376 km

01/01 Puerto Natales – Punta Arenas – 328 km

02/01 Punta Arenas

03/01 Punta Arenas – Ushuaia – 649 km

04-05/01 Ushuaia (parco, città, ghiacciao) – 87 km

06/01 Ushuaia – Buenos Aires (aereo)

07-08/01 Buenos Aires

09/01 Partenza da Buenos Aires

10/01 Arrivo a Torino

 

 

22 dicembre

Ci troviamo  all’aeroporto di Torino Caselle alle 17.30: siamo in 4 amici, Gabri, Max , Sara ed io. Abbiamo atteso molto questo giorno visto che l’acquisto del biglietto risale ad aprile. Infatti, visto che io stavo dietro a questo viaggio da diversi anni ma non ero mai riuscita a concretizzare il sogno per via dei prezzi proibitivi degli aerei, questa volta ho insistito per muovermi con largo anticipo e altri 3 “pazzi” hanno voluto seguirmi. Costo del biglietto aereo Torino- Roma- Buenos Aires andata e ritorno dell’Alitalia 1130€ a testa. Il nostro aereo  decolla puntuale alle 19 da Torino Caselle. Arriviamo a Roma alle 20.30, ma purtroppo il nostro aereo diretto a Buenos Aires decolla con un’ora di ritardo, ovvero alle 23, per via di una persona che ha avuto un malore a bordo prima del decollo.

 

23 dicembre

Alle 9 del mattino, ora locale, atterriamo a Buenos Aires. Ad attenderci  troviamo Oscar, la persona che abbiamo contattato dall’Italia e dalla quale abbiamo preso in affitto il mezzo che ci accompagnerà in questo viaggio: una Jeep Wrangler con tenda montata sul tettuccio. Costo dell’auto: 3200€ incluso di drop-off dell’auto da Ushuaia a Buenos Aires. L’agenzia di Oscar si chiama Cultura Gaucho e mi sento di raccomandarla caldamente prima di tutto perché Oscar è un vero professionista che si è dimostrato di una disponibilità rara, e in secondo luogo perché noi siamo stati molto soddisfatti del mezzo che ci ha affittato. Come prima cosa cambiamo degli euro in pesos argentini, dopo di che partiamo con Oscar alla volta di un luogo comodo per farci compilare le scartoffie, farci vedere il funzionamento dell’auto e della tenda, mostrarci tutta l’attrezzatura che ci lascia in dotazione e vedere con lui il percorso più indicato e le strade consigliate. Alle 16, finalmente, possiamo partire: attraverseremo tutta la Patagonia, destinazione Fin du Mundo. Fuori dalla città di Buenos Aires facciamo subito l’incontro con la pampa e con le strade lunghe e monotone che la attraversano. Cerchiamo di portarci il più avanti possibile visto che abbiamo perso più ore del previsto con Oscar. Ci fermiamo intorno all’una di notte a Bahia Blanca dopo aver percorso circa 700 km. Apriamo per la prima volta la nostra tenda in una stazione di servizio e cerchiamo di riposarci qualche ora. Sarà l’unica volta in cui guideremo con il buio, poiché fortemente sconsigliato in questa regione, soprattutto per via dei molti animali che attraversano queste strade.

 

24 dicembre

Alle 6 del mattino siamo già pronti per rimetterci in marcia verso la Penisola del Valdes. Attraversiamo ancora km e km di Pampa che però oggi riesco a godermi di più. Lo trovo un paesaggio distensivo ed è bello percorrere queste strade. Alle 17, dopo quasi 800 km, arriviamo a Puerto Piramides, piccolo paese sito nella Penisola del Valdes. Per entrare nella Penisola si paga una tassa di 70 pesos a testa. La temperatura è meravigliosa, circa 30 gradi, e anche se tira il vento si sta benissimo. Giriamo un po’ allo scoperta del paese anche per capire come sistemarci per la notte. Optiamo alla fine per il campeggio (l’unico del paese) spendendo 45 pesos a persona, poiché oltre al veicolo e alla tariffa singola, è necessario pagare un extra per poter fare…3 minuti di doccia calda! Ovviamente non mi sento di consigliare questo campeggio come sistemazione a Puerto Piramides! Anche trovare un posto dove consumare il nostro “cenone” di Natale si trasforma in un’impresa non da poco dal momento che tutti i locali sono chiusi per le festività. I ristoranti aperti sono solo due e uno solo di questi non ha il menù fisso per la cena di Natale. Noi optiamo per questo e festeggiamo così questa vigilia un po’ insolita.

 

25 dicembre

Che Natale indimenticabile! Ci svegliamo presto sottovalutando il fatto che, se nessuno voleva darci cena il 24, figurati se qualcuno ha intenzione di svegliarsi presto il 25 per fare colazione a noi! Camminiamo avanti e indietro per le stradine deserte del paese per circa un’oretta fino a che riusciamo a fare un po’ di compassione alla gestrice di un albergo in riva al mare che ci propone cappuccino e croissant. Per noi va benissimo, pur di riuscire a mangiare qualcosa prima di mettersi in moto allo scoperta di questi luoghi. Anche oggi la giornata è magnifica: cielo terso e temperatura alta. Dopo un primo breve pezzo asfaltato ci immettiamo nella strada sterrata che percorre tutta la penisola. La strada è comunque molto larga e ben battuta, per cui facilmente percorribile anche senza fuoristrada…che però agevola sicuramente! La nostra prima meta è Punta Cantor. Lungo il tragitto abbiamo la possibilità di fare i nostri primi incontri con i guanachi, splendidi animali che vivono solo in totale libertà. Ad un certo punto il nostro cammino viene interrotto da un piccolo animale molto veloce che ci attraversa affannosamente la strada: è un armadillo! Lo inseguiamo per un po’ fino a che non si nasconde tra i cespugli. Punta Cantor è uno splendido mirador dal quale si può godere di un panorama sensazionale  che dà sulle scogliere e sul mare. Da qui riusciamo anche ad avvistare, molto in lontananza, il nostro primo pinguino e il nostro primo elefante marino. Ma è sulla strada che collega Punta Cantor a Punta Norte che si ha un punto di vista privilegiato per vedere i pinguini. Sulla spiaggia ce ne sono moltissimi e siccome le loro tane sono lungo tutto il pendio, abbiamo la possibilità di ammirarli molto da vicino. L’ultima tappa della giornata è Punta Norte, dove invece risiede una grande colonia di leoni ed elefanti marini. Qui si può percorrere una passerella sopra la spiaggia per poterli osservare poltrire sulla sabbia. Dopo questi 220 km intorno alla penisola, prendiamo la strada verso sud, direzione Punta Tombo, che da qui dista circa 260 km. Arriviamo alla Pinguinera Punta Tombo che sono le 18.30 e gli ultimi turisti stanno uscendo. Chiediamo all’ingresso di permetterci di entrare anche se è tardi, con la promessa che alle 19.30 puntuali ci faremo trovare di nuovo qui all’ingresso. Loro fortunatamente acconsentono. Punta Tombo è la  riserva che possiede la più grande colonia di pinguini magellano di tutto il Sudamerica. L’ingresso costa 35 pesos a persona. Visitiamo questo posto incantevole completamente soli, o meglio, accerchiati da migliaia di pinguini. Rimaniamo senza parole nell’osservarli avvicinarsi a noi e scrutarci, nel camminare in mezzo a loro senza causargli alcun tipo di turbamento. Le colline che scendono sul mare e il tramonto rendono questo momento, già di per sé indescrivibile, ancora più emozionante. Un Natale decisamente magico! Intorno alle 20 partiamo da Punta Tombo in direzione Trelew (150 km). Per stanotte abbiamo deciso di cercare un albergo perché, vista tutta la polvere accumulata, abbiamo decisamente bisogno di farci una lunga doccia. Scegliamo l’hotel Touring (250 pesos a camera) che ha una caffetteria molto suggestiva, dove sembra che il tempo si sia fermato. Camere scialbe e un po’ trascurate ma pulite.

 

26 dicembre

Ci svegliamo con calma e come prima cosa ci rechiamo a fare carburante. E qui troviamo una bella sorpresa: coda di 2 ore per fare il pieno. Ho infatti omesso di dire che siamo stati così fortunati da centrare in pieno i giorni di sciopero dei distributori di carburante, cosa che non ha reso per niente facili i nostri rifornimenti. Per fortuna, comunque, alla fine, sebbene con un po’ di code, ce la siamo sempre cavata. Partiamo quindi da Trelew che è mezzogiorno. L’obiettivo di oggi è tagliare in orizzontale la nazione per raggiungere Tecka dove faremo il nostro ingresso nella celebre ruta 40. Da Trelew imbocchiamo la ruta nacional 25. Questa strada si rivela una delle sorprese più belle di tutto il viaggio. Si tratta infatti di circa 500 km di sali e scendi tra paesaggi ogni volta diversi, canyon, colline, pianure, che cambiano colore e forme. Le poche nuvole bianco intenso dipinte sul cielo azzurro regalano la cornice perfetta a queste viste mozzafiato. Intorno alle 17 imbocchiamo finalmente la Ruta 40!Facciamo ancora un centinaio di km per poi fermarci in un paese immerso nel nulla: Gobernador Costa. Qui troviamo un campeggio comunale nel quale poter parcheggiare la nostra jeep e aprire la tenda. Il campeggio consiste in un semplice prato e dei servizi igienici che lasciano molto a desiderare. Del resto la spesa è molto bassa: 10 pesos a persona. Ci mettiamo poi alla ricerca di un posto per cenare ma anche qui, come nella penisola della Valdes, sia gli alberghi che i ristoranti sono quasi tutti chiusi per le festività. Troviamo infine un insegna illuminata di un ristorante e proviamo ad entrare. Dopo la riluttanza iniziale del proprietario, riusciamo a convincerlo a darci qualcosa per sfamarci. Lui ci fa entrare direttamente in cucina mostrandoci cosa sta cucinando così che possiamo scegliere. La sensazione è quella di cenare a casa di un amico che, canticchiando in cucina, prepara con fierezza i suoi piatti.

 

27 dicembre

Sveglia alle 7. Le notti in tenda mi stanno provando poiché lo spazio è veramente stretto e quindi faccio fatica a dormire. Diciamo che l’ideale sarebbe dormirci in 3, per 4 è un po’ piccola. Prima sosta alla stazione di servizio per colazione e rifornimento carburante. Alle 8.30 siamo di nuovo sulla Ruta 40 in direzione Perito Moreno (in questo caso si tratta del paese e non del ben più noto ghiacciaio). In tutto oggi percorriamo circa 350 km, di cui 50 di sterrato. La Ruta 40 presenta infatti ancora dei lunghi tratti sterrati che però, a giudicare dai lavori in corso, verranno completamente rimpiazzati da tratti asfaltati nel giro di poco tempo. Da un lato è un peccato perché le parti sterrate sono anche quelle che donano una parte di fascino a questa strada. Il paesaggio che attraversiamo oggi è più monotono rispetto a quello attraversato ieri. Arriviamo a Perito Moreno, altro paese sonnecchioso che compare all’improvviso in mezzo al nulla, che è circa l’ora di pranzo per cui optiamo per un pranzo a base di carne. Anche qui troviamo un campeggio comunale nel quale accamparci (5 pesos a persona e 15 per la tenda). Oggi decidiamo per un pomeriggio in totale relax a goderci il caldo sole della patagonia per poi uscire alla scoperta di questo piccolo ma rilassante paese.

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28 dicembre

Partenza alle 8 da Perito Moreno, direzione Cuevas de Las Manos. Percorriamo circa 80 km di cui 28 di sterrato. Arrivati a Cuevas de Las Manos paghiamo un’entrata di 50 pesos a testa per un mini trekking guidato che partirà alle 11. Il percorso ci accompagna alla scoperta dell’arte rupestre, risalente a più di 9000 anni fa, delle tribù che vivevano queste terre. Per lo più si tratta di impronte di mani colorate che formano disegni molto affascinanti sulle pareti delle montagne. Il sentiero si snoda su un lato di una bellissima vallata che già solo per la sua bellezza varrebbe questa escursione. Alle 12.40 siamo di nuovo in cammino perché oggi vogliamo riuscire ad arrivare a El Calafate. Percorriamo poco meno di 600 km sulla Ruta 40, di cui ben 280 di strada sterrata. Arriviamo a El Calafate che sono già le 21 e come prima cosa ci subiamo mezz’ora di coda al distributore. Ammetto che quando pensavo a El Calafate, mi immaginavo un posto molto diverso da questo. Mi aspettavo una cittadina di montagna mentre invece il complesso cittadino si sviluppa in una zona ancora pianeggiante, affacciata sull’immenso lago Argentino. E’ comunque un posto molto piacevole, sicuramente anche molto turistico, ma senza affollamenti stressanti. Anche qui, insomma, si respira “la calma patagonica”. Dal momento che, rispetto a Perito Moreno, qui a El Calafate la temperatura della notte è notevolmente calata, decidiamo di abbandonare la tenda e di trovare un posto in un ostello. Troviamo una camera da 4 con bagno privato al Calafate Hostel per 320 pesos a notte, colazione inclusa. Mi sento di raccomandare fortemente questa struttura per l’ottima pulizia delle stanze e delle parti comuni, per la bellezza della struttura stessa e per la posizione a due passi dal centro città. Ci fermeremo qui per 3 notti.

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29 dicembre

Stamattina i nostri ritmi sono lentissimi, tanto che ci svegliamo alle 8, ma solo alle 10.20 riusciamo a muoverci. Probabilmente abbiamo accusato tutti e 4 i ritmi sostenuti dei giorni precedenti per cui qui ci siamo distesi. Partiamo quindi a bordo della nostra Jeep alla volta del Glaciar Perito Moreno che dista circa 70 km da El Calafate. A 10 km dall’arrivo ci fermiamo in un punto panoramico dal quale godiamo della prima stupefacente veduta del ghiacciao. La sua bellezza e la sua immensità ci lasciamo stupefatti. Qualunque parola non renderebbe l’idea della sua maestosità, imponenza e bellezza. Per entrare nel parco paghiamo un ingresso di 100 pesos a testa. Lasciata la macchina nel posteggio imbocchiamo la passerella lunga alcuni chilometri che ci permette di avvicinarci gradualmente al ghiacciaio e di poter godere di numerosi punti di vista differenti. Intorno alle 16 terminiamo la nostra visita e facciamo ritorno a El Calafate. Qui ci rivolgiamo ad una agenzia per organizzare l’escursione del giorno seguente. Abbiamo scelto la navigazione sul lago Argentino per andare a vedere altri 2 ghiacciai: l’Upsala e lo Spegazzini. Per questa escursione paghiamo 295 pesos a testa. Approfittiamo del tempo che ci è rimasto per dedicarci anche ad un po’ di shopping visto che qui i negozi decisamente non mancano!

 

30 dicembre

Partenza con la Jeep alle 7.15 dall’ostello in direzione Puerto Banderas, da dove parte la nostra imbarcazione. In mezz’ora d’auto raggiungiamo il porto. Oggi fa caldo ma tira un vento fortissimo. Paghiamo ancora 100 pesos per l’entrata al parco e dopo un’attesa di circa mezz’ora ci fanno imbarcare. Dopo circa un’ora di navigazione il lago si fa molto agitato, tanto che tutti e 4 iniziamo a sentirci male. Considerando che io di imbarcazioni ne ho prese molte e che non ho mai patito, forse si capisce meglio quanto fossero mosse le acque di questo lago. In circa tre ore di navigazione raggiungiamo la prima delle due mete previste per questa giornata. Purtroppo però i molti iceberg staccatisi dal ghiacciaio Upsala ci sbarrano la strada e ci impediscono di avvicinarci. Considerando che c’è anche molta nebbia, ci dobbiamo accontentare di scattare qualche foto agli iceberg. Navighiamo per un’altra ora e mezza ed arriviamo al ghiacciaio Spegazzini, noto per essere il più alto tra i ghiacciai del parco. Le pareti di questo ghiacciaio sono altissime e il ghiaccio si inerpica tutto a ridosso della montagna. Riusciamo a vederlo molto bene perché la barca riesce ad avvicinarsi. A mio parere comunque, il Perito Moreno, resta il più affascinante. Il ritorno al porto per fortuna risulta molto meno turbolento. Alle 16 siamo al porto e poi ci dirigiamo nuovamente verso El Calafate per fare ancora qualche acquisto lasciato in sospeso il giorno precedente.

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31 dicembre

Siamo così giunti all’ultimo giorno di questo 2011. Il nostro programma prevedere che il capodanno lo festeggeremo in Cile. La nostra prossima tappa è infatti il parco di Torres del Paine. Il gestore dell’ostello ci ha informati che purtroppo un grosso incendio sta recando enormi danni al parco ma che comunque una parte è aperta ed è visitabile. Prima di metterci in marcia decidiamo però di fare ancora una sosta a El Calafate per andare a vedere Glaciarium, il museo del ghiaccio patagonico. L’ingresso costa 80 pesos a testa e la visita si conferma molto interessante per tutte le foto, info e video che ci permettono di approfondire e capire meglio il fenomeno dei ghiacciai formatisi in questa parte del mondo. Finita la visita ci mettiamo in marcia sulla ruta 40 in direzione Esperanza per poi deviare verso Rio Turbio per varcare il confine con il Cile. Percorriamo 355 km, tutta strada asfaltata, per arrivare alla frontiera dove in una mezz’ora riusciamo a sbrigare tutte le pratiche nostre e dell’auto. Percorriamo altri soli 15 km e siamo a Puerto Natales. Il giorno precedente avevamo prenotato tramite internet 2 camere nell’ostello Lili’s Patagonico ma purtroppo, quando arriviamo, ci informano che si sono sbagliati e che ci hanno tenuto una sola camera libera. Le brutte notizie non sono però finite qui perché ce n’è una ben peggiore: la situazione incendio a Torres del Paine è molto grave per cui hanno dovuto far sfollare tutti i turisti e chiudere il parco alle visite. Ci rendiamo conto che siamo venuti in Cile per niente e abbiamo un momento di sconforto. Nel frattempo comunque riusciamo a trovare una sistemazione per la notte all’Hostel Dickson (27000 pesos cileni a notte per la doppia), molto carino, pulito e centralissimo. Proprio qui incontriamo un ragazzo che è stato sfollato dal parco. Ci racconta che la situazione è molto grave e che lui e molti altri sono stati portati via all’improvviso senza aver nemmeno avuto la possibilità di recuperare i bagagli. Questi racconti ci tolgono ogni speranza per cui dovremo inventarci un programma alternativo per i prossimi giorni. Una volta sistematici andiamo in un ristorante a prenotare il tavolo per la cena e poi ci facciamo un giro per il paese. Si tratta di una piccola cittadina di mare molto tranquilla e passeggiare per le sue vie è piacevole. Festeggiamo con una cena il nostro capodanno senza fare troppo tardi perché abbiamo deciso di ripartite l’indomani mattina in direzione Punta Arenas.

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1 gennaio

Alle 10 partiamo da Puerto Natales e dopo circa 200 km arriviamo alla Pinguinera Turis Otway. Anche oggi il vento è fortissimo ma per fortuna il tempo continua a reggere. La pinguinera dista pochi km da Punta Arenas. L’entrata costa circa 6500 pesos cileni. Anche qui riusciamo a vedere i pinguini molto da vicino anche se non ce ne sono tantissimi. Il paesaggio è comunque bello per cui ci godiamo la passeggiata. Facciamo tutto il giro in circa un’ora e poi ci rimettiamo in strada. In meno di un’ora raggiungiamo Punta Arenas che, come avevo già letto in molti diari, è una città che ha ben poco da offrire. Si tratta inoltre di un centro molto più grande di quelli visitati fino ad ora. Giriamo un bel po’ per trovare un posto dove sistemarci perché tutti gli hotel economici sembrano essere al completo. Troviamo infine una camera all’Hostal Chiloe che ci propone una quadrupla con bagno a 40000 pesos cileni a notte. Per fortuna questa Hostal funge anche da agenzia di viaggi e la cosa ci torna molto comoda visto che, essendo il primo di gennaio, qui è tutto chiuso, anche l’ufficio informazioni. Concordiamo con la signora dell’ostello una gita in barca il giorno successivo all’isola di Maddalena dove troveremo un’altra colonia di pinguini. Per questa escursione paghiamo 25000 pesos cileni a testa. Facciamo poi un giro a piedi per la città confermando la prima impressione negativa. Mangiamo cena in uno dei pochi locali aperti e poi proviamo a trovare una sistemazione per Ushuaia tramite internet ma anche lì sembra essere tutto pieno. Pensiamo di provare a chiedere aiuto ad Oscar visto che il suo socio, al quale dovremo restituire il veicolo, gestisce un camping ad Ushuaia e quindi ha sicuramente molti contatti.

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2 gennaio

Ci svegliamo con molta calma anche perché la nostra escursione parte alle 17. In verità, appena scesi per la colazione, la signora ci avvisa che, a causa delle condizioni meteo dello stretto di Magellano (vento forte) hanno dovuto anticipare l’ora della partenza di 2 ore. I nostri programmi per oggi prevedevano una gita a Rio Verde che però, visti i tempi, non riusciamo più a fare. Ci rassegniamo a fare ancora due passi sul lungo mare di Punta Arenas e ci rechiamo anche al mirador che, anche se indicato dalla Lonely Planet, si può tranquillamente evitare. Visto che oggi l’ufficio turistico è aperto ne approfittiamo per andare a prendere informazioni circa il traghetto per la Terra del Fuoco. Qui da Punta Arenas ne parte solo uno al giorno alle 9 del mattino e ci mette circa due ore. Noi optiamo invece per traghettarci a Punta Delgada (150 km da Punta Arenas) che è situata nel punto più breve dello Stretto di Magellano, dove i traghetti partono ogni mezz’ora e ci mettono soli 20 minuti a fare la traversata. Alle 14.30 siamo al porto e qui scopriamo che la nostra imbarcazione altro non è che un grosso traghetto di quelli utilizzati per la traversata dello stretto. In 2 ore di navigazione raggiungiamo l’isola di Maddalena, interamente abitata da pinguini e gabbiani. Seguiamo il sentiero fino al faro ammirando le centinai di esemplari di pinguini tutto intorno a noi. La luce magnifica che c’è a quest’ora e la bellezza dell’isola regalano ulteriori emozioni a questa splendida visita. Dopo circa un’ora ritorniamo sul nostro traghetto che ci riporta sulla terraferma per le 20. Durante la cena vediamo che Oscar ci ha risposto confermandoci che il suo socio Fernando ci ha trovato una sistemazione ad Ushuaia.

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3 gennaio

Partenza alle 6 per arrivare a Punta Delgada in tempo per il primo traghetto delle 7.30. purtroppo, una volta arrivati, scopriamo che è vero che c’è un traghetto ogni mezz’ora…però a partire dalle 8.30 e non dalle 7.30. Ci mettiamo in coda dietro i camion che erano lì prima di noi e attendiamo l’imbarco che effettuiamo puntuali alle 8.30. Non paghiamo nulla come passeggeri ma soltanto il trasporto dell’auto: 13900 pesos cileni. Alle 9 del mattino siamo ufficialmente nella Terra del Fuoco. Facciamo ancora circa 130 km in Cile prima di arrivare alla frontiera con l’Argentina. Questa volta ci mettiamo un po’ di più per le pratiche di frontiera, circa un’ora. Mentre procediamo Max si accorge che abbiamo forato. Incredibile…eravamo quasi alla meta e siamo caduti così sul finale! Ma come direbbe Max: “questa è avventura” e anche la foratura ci sta benissimo. Ci mettiamo in 4 e in tempi record la gomma è sostituita. Riusciamo a farla aggiustare nel paese successivo.  Arriviamo a Tholuin, cittadina sita sul Lago Fagnano, poco distante da Ushuaia, che sono le 16, giusto in tempo per fare merenda in una notissima Panaderia del posto. Mangiamo delle ottime empanadas e dei dolci tipici del posto. Ripartiamo in direzione Ushuaia. Il paesaggio intorno a noi lentamente cambia, fino a ritrovarci circondati da montagne dalle punte innevate ai cui piedi si aprono immensi laghi blu. Un paesaggio dal fascino indiscutibile. Alle 18 varchiamo la soglia di Ushuaia. In un certo senso per noi è come se parte del viaggio finisse qui. Qui finisce infatti l’avventura, il nostro cammino partito da Buenos Aires per arrivare alla fine del mondo. E la Fin du Mundo adesso è qui, ci siamo arrivati. Fermiamo la nostra auto nel campeggio La Pista del Andino dopo aver viaggiato per circa 660 km per cui ci concediamo un caffè caldo. Incontriamo finalmente Fernando, una persona simpaticissima e disponibilissima, proprio come Oscar! Fernando ci spiega anche quali sono le attività che possiamo fare ad Ushuaia nei giorni seguenti. Ci accompagna poi al nostro hotel, il Choconcito Apart-Hotel, dove per 420 pesos a notte, abbiamo una sorta di mini appartamento con bagno e angolo colazione. Tutto molto carino, pulito e personale molto cordiale. La struttura si trova a più di mezz’ora a piedi dal centro città, soli 10 minuti in macchina. Per la cena scegliamo un posto vicino all’hotel perché ormai si è fatto tardi, anche se qui, essendo chiaro fino alle 11, è difficile rendersene conto.

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4 gennaio

Visto che anche oggi il bel tempo ci accompagna, decidiamo di impiegare la giornata visitando il Parco Nazionale della terra del Fuoco (85 pesos a testa per l’entrata). All’interno del parco è possibile scegliere tra diversi percorsi che hanno diversi gradi di difficoltà indicati sulla mappa che forniscono all’entrata. Noi scegliamo l’unico con difficoltà alta sottovalutando il nostro scarso allenamento. Risultato: dopo circa un’ora di sentiero ripidissimo decidiamo di tornare indietro e di optare per percorsi meno difficoltosi. Vediamo così la diga costruita dai castori…ma purtroppo dei castori nemmeno l’ombra. Arriviamo poi all’Unidad Postal Fin du Mundo, una sorta di gabbiotto costruito su un pontile dove un tenero vecchietto mette il timbro della Fin du Mundo sui passaporti. Il paesaggio qui è bellissimo: una piccola scogliera che si affaccia sull’impetuoso canale di Beagle. Percorriamo ancora un sentiero di circa 2 km per raggiungere un belvedere dal quale si può ammirare il canale di Beagle dall’alto. Usciamo dal parco che sono circa le 18 e ci rechiamo di nuovo al campeggio di Fernando per acquistare da lui i biglietti per l’escursione del giorno seguente: 250 pesos a testa per un giro in barca che ci porterà ad osservare l’isola dei leoni marini, quella dei cormorani e il celebre faro di Ushuaia.

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5 gennaio

Stamattina la temperatura è calata molto e il vento è decisamente più freddo dei giorni precedenti. Dopo la colazione ci spostiamo in auto al parcheggio del porto in modo da avere l’auto comoda al ritorno dall’escursione. Visto che di tanto in tanto scende anche qualche goccia, stabiliamo che è il momento propizio per immergerci nei numerosi negozi di Ushuaia, approfittandone così per conoscere meglio la città! Alle 14.30 facciamo ritorno al porto e alle 15 partiamo per l’escursione. Fortunatamente ha smesso di piovere anche se, il freddo insistente, ci spinge a ripararci all’interno della barca.  La prima sosta della barca è di fronte all’isola dei leoni marini, dove abbiamo la possibilità di osservarli molto da vicino, ammassati sulle piatte rocce delle scogliere. Di enorme fascino è anche l’isolotto dei cormorani. Ci spostiamo poi all’isola del Faro di San Juan de Salvamento, reso famoso da Jules Verne ne “Il faro in capo al mondo”. L’ultima tappa è un’isola sulla quale scendiamo per poter raggiungere, in un quarto d’ora di cammino, un punto di vista privilegiato su tutto il canale di Beagle. Facciamo ritorno intorno alle 19 e alle 20 scegliamo un ristorante specializzato nell’asado.

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6 gennaio

Oggi è il nostro ultimo giorno ad Ushuaia, o meglio, la nostra ultima mezza giornata. Scegliamo di ascoltare il consiglio di Fernando e di sfruttare la mattinata andando al Glaciar Martial che dista pochi km dalla città. Infatti, dopo soli 10 minuti di auto, arriviamo ad un posteggio dove lasciamo l’auto e prendiamo una seggiovia che, con 50 pesos a testa, ci porta nel punto in cui partono diversi percorsi, alcuni appunto diretti al ghiacciaio. Noi non abbiamo sufficiente tempo per il ghiacciaio ma decidiamo comunque di percorrere un sentiero che ci permette di godere della vista dall’alto della città e del canale. Terminata l’escursione ci rechiamo al campeggio di Fernando per prendere accordi sulla restituzione del veicolo. Avendo noi l’aereo che decolla alle 16.50 da Ushuaia per Buenos Aires, restiamo d’accordo di trovarci alle 14.30 al parcheggio dell’aeroporto in modo che lui e i suoi soci abbiano il tempo di fare tutti i controlli di routine sul veicolo. Abbiamo ancora il tempo per un pranzo per cui ci dirigiamo alla famosa Panaderia di Ushuaia dove assaporiamo dolci e empanadas tradizionali. Alle 14.30 puntuali siamo all’aeroporto. Spegniamo l’auto con il contachilometri che ci dice che abbiamo fatto in tutto 5465 km. Dopo un veloce check, le foto di rito e i doverosi ringraziamenti, ci dirigiamo al check in. L’aereo, il cui decollo era previsto per le 16.50, parte con mezz’ora di ritardo. Alle 20.30 atterriamo a Buenos Aires. Ad attenderci c’è il pick up inviato da Oscar che in un quarto d’ora raggiunge il nostro hotel, l’Aspen Square. Questo hotel lo avevamo già prenotato dall’Italia. Avevamo infatti pensato che dopo un viaggio così faticoso, sarebbe stato bello coccolarci per gli ultimi due giorni, per cui abbiamo scelto un albergo molto bello con piscina e solarium (120€ a notte a camera). L’Aspen Square è effettivamente un albergo bellissimo, le camere sono enormi e la parte di piscina e solarium molto curata. Sono salita in camera da appena 10 minuti quando ricevo una telefonata dalla reception che mi avvisa che il mio amico Manuelo è nella hall che mi aspetta. Manuelo e la fidanzata Clementina si sono trasferiti a vivere a Rio de Janeiro per alcuni mesi e hanno deciso di venire a fare una piccola vacanza a Buenos Aires proprio nei giorni da noi programmati così da poterci incontrare. Sono felicissima di riuscire a vederli per cui mi affretto a scendere. E’ molto bello incontrare degli amici dall’altra parte del mondo. Mi metto d’accordo con loro per la cena. Ceniamo nel quartiere in cui è situato il nostro albergo, Palermo Vecchia, zona molto frequentata dai giovani poiché ricca di locali serali. Noi ci sentiamo un po’ frastornati da tutta questa confusione e sentiamo già nostalgia per i silenzi della Patagonia.

 

7 gennaio

Dopo una splendida colazione ci incamminiamo per andare a visitare la città. Oggi siamo in 6 perché con noi ci sono anche Clementina e Manuelo. Nonostante una leggera brezza fa molto caldo, ci aggiriamo sui 35 gradi e non c’è una nuvola in cielo. Prendiamo la metropolitana per raggiungere il centro della città. Architettonicamente Buenos Aires ha un carattere molto europeo. Ammetto che nessuno dei principali monumenti mi conquista. Procediamo a piedi fino a Puerto Madero, la zona più moderna e ricca della città, dove facciamo una lunga camminata lungo fiume. La passeggiata è ricca di ristoranti e locali di diverso genere. Procediamo ancora a piedi verso il quartiere Recoleta dove giriamo un po’ per il mercato e dove visitiamo il più famoso cimitero storico argentino in cui è stata seppellita anche Evita Peron. Siccome si sono fatte le 17, Sara ed io decidiamo di tornare in albergo per goderci qualche ora di sole nel solarium dell’albergo. Appena arrivata in albergo mi rendo conto di essermi scottata passeggiando per la città. Purtroppo avevo sottovalutato questo sole! Ceniamo di nuovo tutti e 6 insieme anche per salutarci perché domani Clementina e Manuelo dovranno partire. Scegliamo Palermo Soho, quartiere ricco di ristoranti che in meno di mezz’ora raggiungiamo a piedi dal nostro albergo.

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8 gennaio

Per questa giornata cambiamo strategia optando per le due ore di piscina già dal mattino. A mezzogiorno abbiamo appuntamento con Gabri e Max per continuare la visita della città. Ci informiamo per prendere un pullman che ci porti al quartiere Boca visto che la metropolitana non ci arriva. Ci mettiamo circa mezz’ora ad arrivare al celebre quartiere italiano. Il posto è molto bello, case colorate, ballerini di tango per le strade, negozi e ristoranti. Bello ma molto, anzi troppo, turistico. Ci spingiamo fino al mitico stadio del Boca Juniors, più noto con il nome di Bombonera. Da lì procediamo a piedi in direzione San Telmo, quartiere che raggiungiamo dopo un’oretta di passeggiata. San Telmo è noto per essere uno dei quartieri più antichi della città e proprio per questo ospita molti negozi d’antiquariato. Oggi è domenica per cui, in tutta la via principale, si svolge il mercato. Ci rendiamo presto conto che è un mercato infinito, tanto che termina in Plaza de Mayo. Devo dire comunque che San Telmo è il quartiere di Buenos Aires che mi è piaciuto maggiormente. Da Plaza de Mayo prendiamo la metropolitana per tornare in albergo. E’ ora di fare le valigie. Per la cena scegliamo nuovamente Palermo Vecchia.

 

9 gennaio

Scendiamo per fare colazione e troviamo già Oscar che è passato per salutarci. Siamo proprio contenti di aver avuto a che fare con una persona come lui e ci auguriamo di riuscire ad incontrarlo presto, magari ospitandolo in Italia! Alle 10.40 arriva il pick up, sempre compreso nel pacchetto offerto da Oscar, che in poco meno di un’ora ci porta all’aeroporto internazionale. Alle 14.15, dopo una coda infinita e aggiungerei, scandalosa, al check in, decolliamo in direzione Roma. Volo pessimo: arrivati alle utime file non c’era più la possibilità di scegliere il pasto perché avevano esaurito la pasta, film in prima visione non disponibili, monitor che indicano la rotta e il tempo percorso di viaggio non funzionanti. Volare Alitalia non è stata una bella esperienza.

 

10 gennaio

Atterriamo a Roma puntuali alle 7,10 del mattino, per cui riusciamo a prendere la coincidenza strettissima per Torino (8.20). Noi si, ma le mie valigie no. Ci mancava solo questa per definire il mio giudizio su questo volo! Alle 9.30 siamo di nuovo a casa.

 

CONCLUSIONI

La Patagonia insegna la pazienza e l’ottimismo: puoi procedere per ore senza che il paesaggio muti di un solo particolare, ma bastano pochi secondi per trovarsi improvvisamente catapultati nella meraviglia più assoluta. E non si avranno mai abbastanza occhi per poter assaporare lo spettacolo della terra e del cielo che avanzano all’unisono  in un’armonia di forme e colori.

Difficile scrivere le conclusioni di un viaggio che, a giudicare dai segni indelebili che ha lasciato su ciascuno di noi, forse, non si è ancora concluso.

 

Elena

elena.nebiolo@libero.it 

 

 

 

 

 

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