Brasil

di Mirkao

 

PREFAZIONE

Voglio raccontarti del mio viaggio in Brasile e delle esperienze vissute in questo paese che da sempre ha evocato la grande fuga verso orizzonti tropicali lontano da realtà e utopie.

Ho scoperto una parte di me stesso alla quale non avevo mai condiviso e mi sono convinto che nemmeno noi stessi ci conosciamo bene in fondo, di questo te ne rendi conto solo quando ti trovi di fronte a situazioni e realtà completamente diverse da quelle che viviamo nei nostri soliti confini. 

Non mi ritengo un amante del passato ne onoro i ricordi, preferisco essere una persona in continuo  rinnovo, aperta e reale come questo viaggio  in Brasile, un pezzo di Sudamerica fatto di sogni e di realtà, di soddisfazioni e amarezze.

Cosi voglio parlarti di questa realtà che ho vissuto con  il semplice piacere di farlo e trasmettere le mie sensazioni  e l’amore che provo per questo continente da sempre considerato nel mondo una sub-America in una America di seconda classe, dall’identificazione incerta.

Come scriveva Edoardo Galeano nel suo libro “las venas abiertas de America Latina”, L’America Latina come tale è una regione dalle vene aperte.

Dalla scoperta ai nostri giorni, tutto si e trasformato sempre in capitale europeo o più tardi nordamericano e la sconfitta dello sfruttamento delle ricchezze ha sempre generato la propria povertà per accrescere la prosperità degli altri.

La forza del sistema imperialistico nel suo complesso si basa sulla necessaria disuguaglianza delle parti che lo formano, e questa disuguaglianza assume una dimensione sempre più drammatica.

La povertà di massa è cardine di una economia proiettata verso l’estero e impedisce che il mercato interno di consumo cresca nella misura necessaria a sostenere un armonico sviluppo economico.

Il principale prodotto d’esportazione dell’America latina, qualsiasi cosa sia, materia prima o manufatto sono le sue braccia a basso costo.

Il nordest del Brasile è attualmente la regione più sottosviluppata dell’emisfero occidentale, dalle sue terre fiorì il più grande affare dell’economia agricola coloniale nell’America Latina.

Nel Nordest la parola progresso è un tabù, il nutrimento della minoranza si trasforma nella fame della maggioranza.

Ho notato che  negli anfratti di povertà di Bahia è molto viva la frustrazione di quella massa di gente emarginata e trapiantata fin dai tempi e forse ciò porta ad avere l’impressione che il Brasile sia la terra dove maggiore è l’integrazione razziale, non esiste la regola questa è la mia terra e tu sei straniero e non per questo esistono stranieri che in fondo la amano più della loro patria. 

Sicuramente dalla parte superficiale del turismo incosciente potremmo notare atteggiamenti diversi ma i canti della povera gente umiliata che ho sentito con le mie orecchie invocare:

Forza Bahiana

Forza Africana

Forza divina

Vieni.

Vieni e aiutaci.

Lascia molto pensare se in fondo alla mia coscienza possa soffermarmi con indifferenza a pensare di quale vergogna possa sentirmi nell’essere il successore di quei tiranni schiavisti e predicatori venuti da oltre oceano con il diritto della benedetta prepotenza nel fare di queste ricchezze terra bruciata.

Come un successore o colonizzatore del nuovo millennio inglobato involontariamente nel ciclone del turismo mondiale e nuova espressione di guerra imperialistica, voglio riflettere, intraprendere una strada differente e avvicinarmi a realtà  più originali per meglio comprendere e acquisire un senso per la mia stessa esistenza e soprattutto portare rispetto a questo Nuovo Mondo.

 

                                                                                                               MIRKO GIORGI

 

 

Era il 2 Novembre 2000, il cielo grigio apriva inesorabilmente le porte al freddo inverno europeo.

Seduto sul divano osservavo incantato il mio zaino immaginando il Brasile e nonostante un po’ di tensione ero felice e come sempre carico di sogni, si tornava in Sud America.

I miei accompagnatori all’aeroporto G. MARCONI di Bologna erano la cugina Roberta e mia mamma, come sempre in grande fermento emotivo per la mia partenza.

Negli ultimi mesi avevo lavorato con molto impegno nell’agenzia di sicurezza BOLD ed ero soddisfatto della disponibilità di denaro per il viaggio.

In mano un volo aperto sei mesi della compagnia aerea LUFTHANSA, e subito una sgradita sorpresa quando al chek-in mi hanno richiesto il visto di permanenza per il Brasile, costringendomi a telefonare all’agenzia per risolvere il problema e spostando al momento la data del rientro a limite dei tre mesi, il tutto con le solite ansie e arrabbiature.

L’ operazione è stata fatta e mi sono imbarcato con il saluto di mamma e Roberta che tra due giorni avrei incontato a Copacabana, la mitica spiaggia di Rio.

Solo quando l’aereo si stacca da terra ti rendi conto veramente che sei partito e mentre ti trascina in quota,  guardi al finestrino le luci della città e mandi il solito saluto a tutto quello che c’è sotto.

Da Bologna sono atterrato nell’ immenso aeroporto di Francoforte, e aspettando l’ imbarco per RIO previsto per le 21:25 ero seduto con il diario di viaggio osservando i passeggeri, in maggioranza tedeschi e qualche brasiliano, di italiani nemmeno l’ombra.

Finalmente ci siamo, il  volo per RIO è puntuale e il grande aereo puntava  in direzione del tropico.

A cena terminata non sono riuscito a dormire a causa di una fastidiosa turbolenza sopra l’oceano e purtroppo la mia posizione centrale nel corridoio e quindi lontana dal finestrino non mi ha permesso di osservare la meravigliosa città carioca dall’alto.

 

RIO DE JANEIRO

LA CITTA’ MERAVIGLIOSA

 

Alle 7:20  arrivato all’ aeroporto internazionale GALEON di RIO, con facilità ho preso un taxi verso COPACABANA.

Benvenuto in Brasile Mirko !, mi sono detto,  guardando dal finestrino per rendermi conto se non sognavo e intrapresi subito con il taxista una staffetta tra spagnolo e portoghese di poca intesa.

L’ appartamento che mi aveva affittato Flavia (una ragazza brasiliana che viveva in Italia) per 15 giorni era decisamente carino; pavimento in mogano lucido, Cucina, Tv, e un buon letto a disposizione.

Dopo avere sistemato i bagagli sono sceso con tutta curiosità fino alla famosa Avenida Atlantica di COPACABANA dove ho riconosciuto le caratteristiche montagne irte e arrotondate di Pao de Azucar, rimanendo sorpreso dagli enormi palazzi dislocati lungo e interni la baia.

Ci sono diverse strade parallele che percorrono la parte più arretrata di COPACABANA, tra queste Nossa S.ra di Copacabana è la maggiore, piena di edifici commerciali con un alto flusso di traffico  ben scorrevole e ordinato grazie alla disposizione a rete regolare delle varie strade.

Il collegamento tra le varie baie BOTAFOGO, IPANEMA e CENTRO STORICO è dato dalle gallerie che evitano le colline montagnose della città, donando ampie zone di lussureggiante vegetazione.

Il CORCOVADO la famosa montagna con in cima la statua del Cristo dominante la città di RIO   non è possibile vederla dalla Avenida Atlantica,  se non scendendo fino alla spiaggia per aumentare lo spazio visivo dell’orizzonte.

Ho camminato per le strade e ho visto in RIO una città universale, incomparabile per la sua geografia affascinante, dove di certo il cemento non manca, ma non sempre è sinonimo di stress e per questo tra enormi edifici un movimento da spiaggia fatto di pantaloncini e ciabatte infradito ne danno la conferma anche se in questo periodo di Novembre le grandi distese di sabbia chiara erano abbastanza vuote.

La stagione estiva era alle porte e il clima di Rio era particolarmente afoso, un caldo umido fastidioso, ci sono stati giorni che la foschia potevi chiamarla nebbia, e quale giorno migliore per visitare il CRISTO REDENTOR con la nebbia ?

Un’ esperienza anche questa, ma volendo trovarci un lato positivo, aveva il suo fascino vedere apparire e scomparire la grande statua tra le nubi, immersi lassù in un mare bianco, cosi si mostrava il panorama quando siamo saliti io la cugina Roberta e la Lella il giorno 6 e naturalmente a parte il trenino a cremagliera che si arrampicava sul CORCOVADO da parte nostra un po’ di delusione fino al giorno che ebbi la mia personale rivincita riuscendo a vedere quello che fino ad allora avevo visto solo nelle cartoline. Assieme a due ragazzi colombiani ho raggiunto per la seconda volta la cima del monte con un taxi, e tutto quello che ho visto era vero, magicamente tutto insieme: Il Pao de Azucar, le belle curve delle baie, il Maracanà e li presenti le favelas che come antiche necropoli si accavallano tra le scarpate cariche di una  povertà estrema facilmente recepibile da lontano senza tante spiegazioni, dove in questi casi gli occhi servono per imparare lezioni di sopravvivenza pura.

Questi sono rari momenti dove hai una visione globale dell’esistenza, e capisci che la vita è legata solo al destino dove ognuno viene collocato nel proprio mondo.

E RIO di notte dove lo mettiamo ? Figuriamoci se potevo mancare all’appuntamento con la mitica discoteca;  un consiglio che posso dare agli uomini un po’ deboli di cuore prima di entrare all’Help e quello di munirsi di utile pasticcone anti-infarto.  

Oltre alla notte i carioca amano tutti gli sport all’aria aperta e per loro il calcio è la migliore forma per manifestare questa arte, partite colossali sulla sabbia non mancano e in qualche barettino sulla passerella la musica brasiliana fa da cornice e ti ricorda che con i suoi dieci milioni di persone RIO non perde mai il buon umore.

A RIO ho avuto l’impressione di essere al centro del mondo, una dimensione assoluta di esistenza tra ricchezza e povertà con il dubbio di trovare una collocazione ben precisa, se non quella di un piccolo turista.

 

LE CASCATE DI IGUAÇU’

 

Dopo tre giorni il motore era caldo, a parte il portoghese che non era decisamente uno scherzo e con Roby e Lella siamo volati verso le cascate di Iguacu, uno spettacolare dislivello nella confluenza tra i fiumi del Parà e Iguacu.

Il punto di partenza delle escursioni era la afosa città di Foz, e con un pacchettone turistico comprensivo di alloggio e visita guidata alle cascate, il giorno 8 abbiamo volato sopra il grande Brasile, il pezzo più grande del  nuovo mondo e nel mezzo di un mare verde solcato da serpeggianti fiumi dopo circa 3 ore di volo sono apparse le spettacolari cascate.

L’aereo ha virato facendo qualche passaggio sopra quella massa di acqua che dall’oblò appariva come una bianca cicatrice fumante all’interno del grande fiume marrone.

A Foz de Iguacu ad attenderci c’era come guida una signora di nazionalità argentina, che ci accompagnò ad un discreto Hotel dotato di preziosa aria condizionata per contrastare il caldo insopportabile presente  giorno e notte.

Nel pomeriggio abbiamo approfittato della buona giornata e siamo partiti con il pulmino per raggiungere il confine argentino e osservare le cascate da questo lato.

Lo spettacolo che si è presentato era indescrivibile e dalle passerelle che si trovavano nella parte alta delle pareti si vedevano le fumanti cascate e il gioco di colori dell’arcobaleno che nasceva all’interno del canalone.

Con la telecamera non sarebbero bastate tutte le cassette per riprendere tutti quegli attimi emozionanti e mano a mano che si proseguiva nel percorso la prospettiva cambiava fino a raggiungere i punti più significativi delle cascate.

Ho passeggiato anche nelle passerelle poste nella parte inferiore della parete e da qui si vedeva il fiume marrone più vicino.

In giornata abbiamo visto anche il punto dove si incontrano gli stati del Brasile, Argentina e Paraguay alla congiunzione dei grandi fiumi Paranà e Iguacù dove come segna confine c’erano degli obelischi di colore rappresentanti le tre nazioni e proprio qui c’e una sala riunioni circolare collocata all’incrocio dei fiumi dove si svolgono incontri di carattere politico riguardo le questioni socio-economiche dei tre paesi confinanti.

Il primo giorno è stata bellissimo e al ritorno ho apprezzato con Roberta e Lella lo spettacolo, ma il bello doveva ancora venire.

Alla sera eravamo abbastanza stanchi e dopo una doccia rigenerante e una  cena abbiamo fatto quattro passi e ci siamo fermati a bere in un localino all’aperto poco distante dal nostro Hotel.

Foz di Iguacù è una cittadina di 250.000 abitanti e il clima particolarmente afoso ti impedisce nelle ore centrali del giorno di girare per le sue vie disposte regolarmente a scacchiera.

Il sonno della notte è stato pesante e il risveglio anche in quanto la sveglia ha suonato alle 07:00. Ma lo spettacolo che ho visto valeva sacrifici maggiori.

La parte brasiliana delle cascate faceva osservare in tutto il loro splendore e maestosità il grande flusso di acque fino a giungere nella “Garganta del Diablo” che era veramente impressionante, e in quel momento ho pensato che mi trovavo in un punto nel mondo dove la natura era o meglio mostrava tutta la sua potenza, quella dell’acqua e del suo ruggito, un qualcosa di divino che nessuno potrebbe imitare se non in quella maniera cosi naturale .

L’acqua mi ha bagnato e il vapore sciamava nell’aria verso il centro della gola, uno spettacolo difficile da descrivere a parole che sono sempre limitate paragonate a tale meraviglia, dove le sensazioni primitive sono certo non siano cosa da poco, dove gli occhi servono a trasmetterti delle immagini indelebili e i sensi dell’udito memorizzano il rumore facendone una sensazione completa che ti attraversa la mente e il corpo come un evento che in qualche maniera  da una sferzata di energia alla tua vita.

La parte più bella doveva ancora venire e forse anche la più curiosa, infatti dopo il giro sulle passerelle ci è stato proposto un giro con il gommone all’interno della gola e da parte mia non avendo intenzione di sborsare altri soldi ho optato a concludere la visita, ma la guida mi invitò a proseguire al suo posto sul gommone e sono rimasto meravigliato dal gesto di clemenza che la signora mi fece sfruttando cosi la situazione.

Dopo un passaggio all’interno di una foresta tropicale siamo arrivati al  punto di attracco fluviale del gommone e dopo essermi indossato il giubbotto galleggiante, con tutto il gruppo a bordo abbiamo sfrecciato veloce sul fiume  raggiungendo le cascate con l’acqua che ci cadeva a pochi metri bagnandoci completamente.

Il brivido è stato speciale la telecamera ha ripreso fino che poteva dovendo tenerci pulito l’obbiettivo e per finire tutto si è risolto in un finale all’insegna di una immersione totale nella natura in tutti i sensi con un passaggio rapido fino a lambire le pareti scroscianti di acqua toccando da vicino la forza di quella natura per fissarla in questa straordinaria esperienza.

 

Era passata una settimana ed era solo l’inizio,  un benvenuto di un Brasile che ancora oggi dopo tre anni mi fa ancora sognare……

 

                                                                                                 Mirko Giorgi

“si puo anche vivere senza avere visto il Brasile ma non lo consiglierei"

 

 

Nella mitica Salvador Bahia con 15 – 16 mila euro si comprano ottimi appartamenti in altrettanto valide zone residenziali come Barra, Ondina, Rio Vermelho, ecc, e sapendo che in Italia a prezzi tali non si compra nemmeno un garage, l’investimento in Brasile ora, dato il cambio favorevole euro-real è una buona scelta.

Conoscendo diverse agenzie e uffici notarili per le pratiche immobiliari oltre la lingua portoghese sono a totale disposizione a chi volesse realizzare il sogno di una finestra sull’oceano, e credimi ne vale veramente la pena.

 

 

 

 

 

 

 

 

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