COLOMBIA: Un paese che è il riassunto dell’America Latina

Diario di viaggio 2012

di Federica Orzati

www.eatpraylove.altervista.org

 

Questo viaggio è nato da un grande amore. Un amore che affonda le sue radici nel passato. Quando, girando per la libreria Martelli di Firenze, mi imbattei in un libro dalla copertina gialla. Vivere per raccontarla. Fu così che conobbi Gabriel Garcia Marquez e i suoi romanzi. Realismo magico, lo chiamano: realtà e magia intrecciate in un equilibrio che gli è valso il Nobel. E l'amore per la sua terra trapela ovunque. Nel modo delicato in cui descrive un amore sul mar de Caribe, nello spogliare e rivestire di sentimenti ed emozioni ogni città ed ogni guerra. Marquez E' la sua terra, ma in chiave magica. Parla di bambine che mangiano la polvere. Di bambini che nascono con la coda di porco. Di maledizioni e di amori perduti. Di viaggi alla ricerca della donna amata. Di donne bellissime che ascendono in cielo, come Madonne. Di un vecchio colonnello che fabbrica pesciolini d'oro e di un vecchio uomo che amava le vergini. E dentro ogni singolo rigo c'è la passione bruciante per la sua patria, soprattutto per la perla del caribe: Cartagena. E' perché avevo voglia di magia e di esperienze forti che ho scelto la Colombia. Cercando un po' di quella magia che lega tutte le cose.”

   

PERCHE’ LA COLOMBIA: La Colombia è un paese che si gira relativamente bene, le persone sono estremamente gentili e solari e ci sono diversi scenari: Ande, Amazzonia, Caraibi e grandi città. Si può considerare un riassunto dell’America Latina in un unico paese. Paradiso dei backpakers per quanto riguarda l’esclusività. Purtroppo sta diventando una meta relativamente cara.

 

BREVI E IMPORTANTI INFO: Periodo di viaggio 14 Agosto-25 Settembre. Volo: Iberia andata Roma-Madrid-Bogotà, ritorno l’ho fatto sul Perù. Prezzo and e rit: 850€ a testa, preso un mese prima della partenza. Clima: Bogotà freschino (notte 9-giorno 17), Ande idem, Caraibi caldo assurdo, clima perfetto in alcune città di mezzo (tipo San Gil). Il mio viaggio totale (Colombia e Perù) è durato un mese e mezzo di cui, le prime due settimane, Colombia.

 

 

SICUREZZA: la classica domanda: la Colombia è sicura? La risposta non esiste. O perlomeno: non
 esiste una risposta assoluta. I dati parlano chiaro, la Colombia resta uno dei paesi più pericolosi del mondo, anche se i crimini sono in rapido calo.
 Ma il capo delle narcos è stato ucciso nel 2011 e i ribelli sono ritirati
 in alcune zone, come quelle amazzoniche e ai confini. Quindi, parlando da
 profani e da non-statistiche si può fare un distinguo: 1) colombiani e non.
 I colombiani hanno un rischio molto diverso dai turisti. Nei paesini poi,
 mi raccontava un tassista, ci si conosce tutti, e quindi se qualcuno viene
 derubato nel giro di mezz'ora si trova il colpevole. Per quanto riguarda i
 turisti è completamente diverso. Sono di transito e sono miniere d'oro. Per
 esempio sulla costa e nei paesini il turista viene spennato molto più
 spesso degli autoctoni. Nelle grandi città, come Bogotà, sono gli stessi
 colombiani ad aver paura. 2) turisti e viaggiatori. Questo distinguo è
 molto evidente nelle zone turistiche. Difatti alcune zone sono battute solo
 da viaggiatori zaino in spalla, altre invece vedono sia il viaggiatore
 indipendente e a basso budget che i turisti. A Cartagena alcuni scendevano
 dalla nave tutti ingioiellati, con anelli, cappellino con visiera, tutti
 vestiti di punto e col classico atteggiamento da "vediamo gli indios come
 se la passano". Ecco, se fate così non stupitevi se vi spennano. È logico.
 L'atteggiamento con cui ci si pone è tutto. Per la mia esperienza quando si
 viaggia in certe zone (ovunque, specie in posti poveri e più che mai in
> posti pericolosi) bisogna assumere l'atteggiamento da "disgraziato".
 Ovvero: da povero. Viaggiare con vestiti senza marchi, con molta umiltà,
 dormendo in posti tranquilli, facendo il viaggiatore insomma. Altra cosa
 che ho notato sempre a Cartagena è che i venditori ambulanti ti assalgono
 appena varchi le mura della città vecchia. Ti vendono magliette, acqua,
 occhiali. Ma se rifiuti gentilmente, parli spagnolo e ti fermi un secondo a
 parlare con loro (ad es. Oggi sì che è una bella giornata!) loro ti
 rispettano perché capiscono che non sei un polletto qualunque, che conosci
 il posto, che hai già visto e che quindi sai come girare il paese (e ció
 include il non portarsi nulla di valore dietro). E nasce il rispetto. Io prima di partire ero terrorizzata dalle macchine fotografiche e
> telefoni. Ecco sono le uniche due cose che hanno tutti. Ho visto gente che
 dormiva nelle baracche ma aveva l'iPhone. Quindi, paradossalmente, fanno
 più gola cappellini e orologi.
 Altra cosa che posso consigliare è il non attaccare mai briga. In India ho
 davvero discusso col mondo per farmi valere sui soldi. Qua non c'è bisogno.
 Sono tutti molto educati e ci tengono che il turista faccia altrettanto.
 Ripeto: non sarà difficile perché loro sono i primi ad essere molto
> rispettosi. Quando si passa è normale il "buenas". Quando si chiede un
 prezzo non si contratta in maniera un po' ignorante e giocoliera come in
 Asia. Ma si chiede uno sconto, e se dicono di no si ringrazia e si va via.
 Se qualcosa non va si chiede perché, non si alza la voce. Più si è gentili
 meno probabilità ci saranno di essere oggetto di problemi.
 La Colombia è frequentata quasi esclusivamente da zaino in spalla a parte
 Bogotà e Cartagena. Per cui i colombiani sanno che il budget e le
 disponibilità di chi viaggia zaino sono basse. Quindi non ci provano
> neanche a derubarti :) anzi si sentono più ricchi di quei "disgraziati con
> gli zaini sudici" :) scherzi a parte ho trovato l'educazione dei colombiani
 davvero degna di nota. Se si entra in un negozio, si chiede un prezzo e si
 viene via perché è troppo alto.. In Asia ti ricorrono, ti tirano per un
 braccio, ti supplicano, in India si incavolano :) qua assolutamente, ti
 dicono che è stato un piacere e arrivederci.
 Altre due raccomandazioni. La prima: occhio alle zone. Alcune hanno brutta
 nomea (Candelaria a Bogotà, Gestemanì a Caragena) altre sono probative
 (quartieri a sud di Bogotà). Io direi che nelle zone non raccomandabili
 bisogna adottare misure più accorte mentre nelle zone proibitive.. Boh, io
 non ci vado. Stesso discorso per uscire la notte. Il rischio diventa cento
> volte il giorno... Perchê sfidare la sorte? Non dico di rincasare al calar
 del sole, ma io dopo le 22 (complice stanchezza e un po' di sano istinto di
> auto conservazione) torno alla base. Piuttosto preferisco alloggiare in
 ostelli dove all'esterno o all'interno ci sia uno spazio comune. A Bogotà
 ad esempio c'era un salottino con amache e poltrone, a Santa Marta un
> ristorante privato e un bar, a San Gil addirittura giardino con jacuzzi,
 a Cartagena c'è una corte bella grossa con piante, tavolini e wifi.
 Insomma, più si è tranquilli, educati e vestiti male meno si rischia!

 

 

PREZZI: Per facilitarvi nel calcolo ricordatevi che 1000 pesos sono come le nostre vecchie 1000 lire. la Colombia è cara. Lo è molto più di quanto dica la lonely planet,
 che è vecchia e fatta non troppo bene. Menomale questo mese esce la nuova
 lonely della Colombia in inglese, quindi si auspica che il prossimo anno al
 massimo esca in italiano. Devo dire che per gli alloggi non avere una lonely
 di riferimento è stata una bella rottura. Quando arrivavo di sera in un paesino e i prezzi
 erano quadruplicati e alcune attività erano addirittura chiuse... Beh mettersi a girare per cercare un letto in certi orari è un po' stressante nonché
 rischioso. Consiglio quindi di comprare subito quella inglese. Per quanto
> riguarda i ristoranti peggio che mai. Quei 4 posti della lonely dopo essere
 stati sulla guida per anni sono diventati tutto fuorché posti tipici e di
 nicchia. Per non parlare del rialzo dei prezzi.. I posti sulle lonely nuove
 ok, ma già dopo un anno.. Io li scanso. Meglio
 gironzolare alla ricerca di una trattoria o anche solo un forno che ispiri. Spesso hanno la comida coriente con un prezzo fisso. Altri hanno
 menù e servizio da Hilton. Solitamente la cucina a vista è più sicura.
 Ovviamente consiglio di prendere bibite chiuse, senza ghiaccio e evitare
 cibi crudi finché possibile. Comunque un pasto con menù fisso in un posto
 cercato per bene costa sui 10.000 pesos (circa 5€) più da bere che non
 costa poco. Ovviamente se si prende il pesce nel ristorantino sul mare, si
 arriva a spendere il triplo. Anche se si tratta di un posto colombiano
 tipico e non ristorante occidentale. Quindi occhio.. Per dormire una camera
 privata con bagno varia da cittá a città. Ho speso dai 70.000 cop (35€) di
 villa de leyva ai 9.000 cop in camerata con bagno in comune (4,5€) di Bogotà. Ma triplicate tutti i prezzi lonely. I fine settimana peggio che
 mai, alzano tutti i prezzi e spesso è tutto pieno. I trasporti non costano
 poco. Il pullman San Gil-Santa Marta costa sui 50€.

Prezzo medio a giornata dormendo in camera privata con bagno in comune, mangiando economicamente e spostandoci in bus: 40€ a persona.

 

POSTO PER POSTO: il mio giro> BOGOTA’ – VILLA DEL LEYVA – SAN GIL – BARICHARA – SANTA MARTA – PARQUE NACIONAL DE TAYRONA – CARTAGENA – ISLAS ROSARIO – PLAYA BLANCA – CARTAGENA

 

INFORMAZIONI BREVI PER CHI NON HA TEMPO DA PERDERE:

 

BOGOTA: La capitale è a 2600 mt di altura, quindi per alcuni possono già presentarsi i sintomi del mal daltura. Nel caso assumete una Tachipirina. La notte è freschino, di giorno è come la nostra primavera. E da vedersi, grazie alle alte e rigogliose montagne che la circondano, davvero suggestiva. Ha ben 100 quartieri dal più malfamato al più chic. La zona Rosa e zona T sono le più ricche, piene di negozi di lusso, curatissime, un altro mondo. Candelaria è il quartiere vecchio, tipico, pieno di ostelli, la notte attenzione. Gli altri quartieri evitateli. Io ho dormito allHostal Colonial la Quinta prenotando la prima notte su www.booking.com a circa 20. Bello il museo delloro. La LP parla benissimo della cioccolata calda, ma è acida e acquosa, completamente diversa dalla nostra, non sempre piace.

VILLA DE LEYVA (2.100 mt): trasporto da Bogotà tramite bus (Terminal 3) abbiamo preso il bus per Tunja e da là coincidenza per Villa de Leyva, 5 ore di viaggio. La città è minuscola ma è un chicchino. La piazza principale, che è lattrazione centrale, è in pieno stile coloniale, enorme e con i classici balconcini in legno. Si vede in 1 giorno. Ho dormito dietro la piazza centrale per 70.000 pesos (quasi 40, tantissimo).

SAN GIL (1110 mt): Ci sono due opzioni per raggiungere San Gil da Villa de Leyva: via Tunja o via Barbosa. La seconda vi diranno che è più corta, ed è vero. Ma vi scaricano su una strada e dovete fare autostop per fare lultimo pezzo. Andate col pullman via Tunja, anche se allunga leggermente. La città è molto carina, semplice ma graziosa, e piuttosto calda. Si possono effettuare escursioni nei dintorni di tantissimi tipi. Io ho dormito allOstello Macondo che ha anche una jacuzzi in giardino, stanza con bagno in comune: 50.000 pesos (25). In questo ostello organizzano direttamente le escursioni. Molto carino il rafting. Merita 2 o 3 giorni, incluse escursioni.

BARICHARA: Merita una gita fuori porta da San Gil, si vede in mezza giornata/una giornata. Non merita dormirci perché i prezzi degli alberghi sono spropositati. E lennesima cittadina coloniale colombiana, ma assolutamente pittoresca. Si presta bene alle foto, sembra un set di Hollywood. Si raggiunge via bus da San Gil (partono ogni poco, anche per il ritorno).

SANTA MARTA: lopzione migliore da San Gil è un pullman notturno che parte alle 17:45 con scalo a Bucaramanga e ripartenza alle 22:00 con arrivo alle 8:00 a Santa Marta. Strada fino a Bucaramanga orrenda. Nei pullman si gela da freddo, preparatevi con mante, calzettoni, di tutto Prendete le compagnie migliori, col bagno sul pullman, tipo Brasilia. Santa Marta è simpatica per certi versi, una cittadina caraibica che non fa neanche le scarpe a Cartagena, ma da vedersi per un giorno. Non di più. Mare bruttissimo. La città è piena di strutture per turisti, molto care. Abbiamo dormito in due posti diversi nelle due notti là, ambedue orrendi: RocaMar a 70.000 cop in una cella (non una stanza) e MiraMar a 15 a stanza, vi dico solo che quando mi facevo la doccia si bagnava il letto

PARQUE NACIONAL DE TAYRONA: per arrivarci abbiamo preso un pullmino dallhotel miramar a 7 che ci ha portati direttamente allingresso del parco, località El Zaino. Cè anche il bus pubblico, che abbiamo preso al ritorno. Tayrona probabilmente è la cosa più bella che abbia visto in Colombia. Ma preparatevi psicologicamente perché cè da camminare tanto e nel caldo torrido. Portatevi tantissima acqua, zaini leggerissimi (lasciate lo zainone in un deposito a Santa Marta) perché è impossibile farsi tutte quelle ore di giungla e di sali-scendi con zaini ad alti litraggi. Cera gente mezza moribonda per strada, collassata dal caldo e dallo sforzo. Il Parco costa 36.000 pesos a testa. Per raggiungere la prima spiaggia ci vuole 1 ora di cammino. Il percorso nella giungla peró è a tratti mozzafiato. Quando la natura lascia spazio a scorci sul mare scopre una visuale maestosa. La giungla è fitta e la vegetazione eterogenea. Anche la fauna, abbiamo trovato scimmie, iguane e farfalle enormi. Il mare non è quello chiaro caraibico, i più trasparenti (nonché gli unici balneabili) sono gli ultimi, con ulteriori ore di cammino. Ma la giungla a picco sul mare è davvero bella. Si può dormire in amache sul mare, con bagno lontano e scomodo, ma si spende niente. La LP ha prezzi sballati ma può fornirvi indicazioni. Entrate a Tayrona molto presto perché gli ingressi sono limitati. Se uno proprio non ce la fa a tornare si noleggiano muli.

CARTAGENA: Santa Marta Cartagena: ci sono pullman ogni poco. Cartagena è davvero bella. Come nei romanzi di Marquez. Colorata, romantica, passionale. Mi ha ricordato molto Cuba. La zona dei ristoranti e degli ostelli economici è Gestemanì. Non uscite tanto tardi, ma io non ho mai sentito pericolosità a sole calato, anche se ha una brutta nomea. Dormivamo al Mammallena Hostel, il più bello della Colombia per la vita giovanile e il bel cortile dove fare amicizia. 50.000 pesos a stanza, bagno privato ma doccia fredda. La città merita almeno 2 giorni pieni.

 

DIARIO DI VIAGGIO:

14 Agosto 2012  BOGOTA'

Dopo oltre 24 ore di viaggio tra volo e scali sono arrivata a Bogota', la capitale della Colombia. La citta' si trova a 2500 mt di altitudine, e si sente. Infatti passare dal caldo torrido di Firenze ai 10 gradi non passa inosservato... Pero' piu' mi arrampicavo con il taxi tra le stradine del centro alla ricerca del mio ostello nel quartiere Candelaria, piu' mi accorgevo che la citta' sembra "scaldare". Infatti l'architettura in legno, le numerose cioccolaterie, i colori delle case, tutto sembra accogliere. Certo, la strada dall'aeroporto all'ostello a sole calato ha mostrato il lato piu' oscuro della citta', dove in ogni strada c'e' sempre almeno un uomo che vi cammina, spesso nel buio. Ma il padrone del nostro alloggio e l'aria internazionale dell'ostello ci hanno convinti che valesse la pena svoltare l'angolo per andare a cena. E ci siamo ritrovati in una tavola calda stranissima, tutta in legno con un affresco andino, un vaso di rose rosse finte su un televisore vecchissimo spento, un sacco di maschere tribali attaccate al muro, un mega scaccia pensieri e un grosso caminetto spartano in mezzo alla stanza con tizzoni che schizzavano e ci venivano addosso. Ho preso una hamburgesa con papas (hamburger con patate), un arroz (riso bianco), un altro piatto di papas per Fili e due acque e abbiamo speso 8$ in due. In ostello invece, causa problema tecnico, la stanza con bagno prenotata era inaccessibile. Cosi' ci hanno dato un dormitorio da 8 posti solo per noi, a 9$. Ieri sera sono crollata a letto ai limiti del collasso tra fuso orario, ore di volo e altura. Adesso e' l'alba, anche oggi resteremo a Bogota' per  visitare il centro e pianificare la prossima destinazione. Hasta pronto! 

 

15 Agosto 2012  BOGOTA'

Oggi ho visitato Bogotà. La città è davvero enorme e ha ben 100 quartieri. Il nostro, la Candelaria, è il centro storico e culturale della capitale. Su lonely planet e internet si dice che sia il miglior posto di Bogotà, ma gli abitanti non sono così d'accordo. Le strade ciottolate della Candelaria che si arrampicano in altura sono folcloristiche e molto belle. Come ho scritto ieri è quasi tutto in legno, con ciottolato rosso a terra quasi ovunque, le casine sono tutte colorate. Ma la cosa più bella della Candelaria è l'arte di strada, cioè i murales. Ce ne sono di meravigliosi, e ricordano le favelas e JR, un artista-fotografo di street art che adoro. Dopo aver parlato con dei poliziotti sulle norme di sicurezza da adottare ci siamo un pochino tranquillizzati sulla situazione della Candelaria di giorno, mentre resta tassativo il coprifuoco della notte. Così ci siamo anche concessi di scattare qualche foto. Scendendo verso le strade principali ho notato che ogni negozio è sprangato sia con grate di ferro che con lucchetti enormi. Spesso ci sono anche guardie private che presiedono una casa o un'attività. Il caso più bizzarro è stata l'università: allucchettata ben bene con guardia privata. In tutta Bogotà se si guarda intorno si vedono queste montagne bellissime. In relatà sono colline, ma sono a picco sulla città e con una nature rigogliosa. In cima ad un monte c'è una chiesa bianca e una figura che ancora non ho identificato, ma che dal basso sembra quasi un Cristo redentore. La parte del centro più bassa (Plaza Bolivar e company) e veramente brutta. Piena di gente, vendono di tutto, casermoni grigi, vestiti e negozi improponibili. Insomma non è assolutamente degna di nota, se non fosse che è l'emblema della metropoli latino americana. La cosa simpatica è stata che oggi passava un carro con gli alteti delle Olimpiadi di Londra 2012 (prima i medagliati e poi i non) per la via principale. Lo avessimo fatto in Italia ci sarebbero stati tre gatti, qua invece c'era il mondo. Preparazione di un'ora con venditori di bandiere, cappelli, zucchero filato, palloncini, e tutte le tv di stato. La gente dalle finestre degli uffici, delle case, riversata in strada, ovunque! E tutti veramente appassionati. C'erano anche i fanatici che non mollavano il carro, provavano a toccare le mani degli atleti, facevano cori convulsi. Ma c'erano migliaia di poliziotti e tutto e' stato divertentissimo con musiche colombiane a tutto volume, gli atleti sul camion dei pompieri e la banda colombiana che accompagnava la cerimonia. Abbiamo preso una cioccolata calda alla Puerta Falsa, locale famoso di Bogotà e poi siamo andati al museo dell'oro, notevole. Alla fine del percorso nel museo c'era anche una stanza segreta dove sei nel buio e riproducono i lamenti dei prigionieri, il tutto illuminando come fulmini le pareti tutte piene di oggetti d'oro. Dopo pranzo abbiamo preso un taxi e ci siamo fatti portare nella Zona T sotto la pioggia. Nel tragitto abbiamo anche visto una signora che probabilmente era morta, per terra a faccia in giù, coperta da un cartellone pubblicitario dalla polizia che tentava manovre di salvataggio. Si vedevano solo i piedi e tutti intorno con facce sconvolte. Credo che la coprissero perché era stata investita. Brutta scena. Siamo arrivati dopo mezz'ora di strada alla zona Rosa e zona T. È la parte ricca di Bogotà, ed è bellissima, nel senso occidentale del termine. Sembra Singapore, ma ha uno stile suo. È molto verde e alterna uno stile in legno, da pub o localini montanari, a uno stile spagnoleggiante con panchine stile Gaudi e uno stile ancora diverso, con grandi centri commerciali all'amricana. Quartiere pulito, curato al dettaglio, gradevolissimo. Il tutto coronato dalla incantevole cornice di natura che prestano le colline attorno alla città. La parte nord oltretutto è molto vicina alla natura e in dei punti ci si intreccia. Ora sono in ostello, sotto le coperte anche se sono le 20:35 perché sono distrutta. Domattina lasciamo Bogotà e ci dirigiamo in un tragitto di qualche giorno scendendo verso il mar dei Caraibi. La prima tappa sarà Villa de Leyva, cittadina sulle Ande molto caratteristica dove hanno girato Zorro. Abbracci, F.

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16 Agosto 2012  BOGOTA' - VILLA DE LEYVA

Mi sono svegliata all'alba per partire da Bogotà alla volta di Villa de Leyva, ma dimenticavo gli orari di vita dei latinoamericani... Infatti colazione servita alle 8:30. Ho scambiato due chiacchiere in ostello con un viaggiatore francese sulla sessantina. Stava girando il mondo alla ricerca di un posto in cui vivere e avrebbe trascorso 3 mesi in Colombia. Dopo aver pagato il proprietario dell'ostello ci ha chiamato un taxi, che in realtà era un suo amico. Ci ha portati al terminal degli autobus 3 dove abbiamo preso un pullman per Tunja per prendere la coincidenza con Villa de Leyva. Il percorso é stato tra le Ande con un paesaggio verde e maestoso. Via via che ci si allontanava da Bogotà si trovavano villaggi rurali, case di lamiera, povertà. L'ultima tratta per la destinazione finale è stata fatta in un mini pullman da 8 posti dove erano entrate 10 persone. L'autobussino zigzagava agilmente tra i burroni. Il tutto con finestrini rigorosamente aperti come se fosse caldo... Siamo arrivati a Villa de Leyva dopo 5 ore totali di patire anziché 3 come ci avevano detto al terminal. La città è un paesino coloniale sulle Ande, a 2100 (500 mt meno rispetto a Bogotà). Essendo monumento nazionale ha mantenuto intatto il terreno di ciottolato rustico, i muri di stucco bianco, e la sua struttura stupenda. Con i bambini colombiani che giocavano con gli aquiloni nella piazza principale sembra davvero un posto con una sua anima. In questa città hanno girato Zorro, ed effettivamente potresti trovatelo davanti senza scompaginarti più di tanto. Peccato per il maledetto turismo. Tutti i prezzi della lonely planet (che è del 2006) sono triplicati. Abbiamo girato con gli zaini tutta la città alla ricerca di una sistemazione decente ma economica. Alla fine abbiamo trovato un compromesso nella casa dove mi trovo ora che è subito dietro la piazza principale ed ha una corte interna in stile zorresco, molto bella. La stanza è fin troppo lussuosa con addirittura il tv schermo piatto (mai acceso) e un super bagno con doccia calda (grazie a Dio), il tutto per 70.000 pesos, ovvero 18€ a testa. Abbiamo cercato di rimediare a questa spesa mangiando in un posto tipico per colombiani, scansando i ristoranti per turisti. Ci siamo fatti una super cena a 2€. La città si presta magnificamente per le foto. Qua oltretutto i colombiani sono estremamente gentili. Quando passi ti dicono sempre buenas dias o buenas tardes, con un gran sorriso. Quasi tutti gli uomini portano il cappello da caballeros, e a volte lo abbassano per cortesia. Ora sono le 6:37 e tra poco abbiamo due pullman che dopo circa 4 h di viaggio dovrebbero condurci a San Gil, capitale delle escursioni e degli sport estremi. Hasta pronto! F.

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17 Agosto 2012  VILLA DE LEYVA - SAN GIL

Ci siamo alzati presto per lasciare Villa de Leyva. Alla stazione degli autobus della città c'erano due opzioni per raggiungere San Gil: via Tunja o via Barbosa. L'autista per barbosa era sembrato più convincente dicendoci che la città era di strada e ci volevano solo 1 ora per là e altre 3 ore da là per San Gil. Così siamo saliti su un minibus con due anziane colombiane vestite con abiti andini (poncho di lana, magione, calze di lana e il tipico cappello andino). Tutto ci sembrava perfetto: scelta migliore, poco tempo, costo basso. E invece... 2 ore di buche (che dico buche...Fosse!) fatte con quel trabiccolino nel bel mezzo della campagna andina, che non compariva neanche nelle mappe lonely planet! Via via si fermava in mezzo a un campo, nel bosco, davanti a una casa di lamiere e faceva salire la gente che lo aspettava chissà da quanto. Io e Filippo ci siamo guardati pensando la stessa cosa: siamo del gatto. E invece, nausea a parte, dopo un bel po' compare l'asfalto come miraggio... L'autista inizia a sfrecciare a tutto fuoco e, ad un certo punto, si ferma. A sinistra una tavola calda, a destra un benzinaio, davanti una montagna enorme. E freddo, parecchio. Il tizio ci dice: e' qua il cambio per San Gil, quando vedete un pullman per Bucaramanga lo fermate col braccio. Dice così e se ne va. Ora... Se non mi fosse già successa la stessa identica cosa nel Borneo mi sarebbe venuto un attacco di panico. Ma ormai ho accumulato una certa esperienza e, facendo le corna, mi sono armata di tanta pazienza, mi sono seduta sullo zaino e ho tirato fuori un latte al cioccolato in tetrapak che avevo comprato a villa de Leyva con tutta l'intenzione di fare una seconda colazione. L'autistata aveva quantificato in 5' il tempo di passaggio dei pullman per Bucaramanga (e quindi per San Gil). Passano 20' e niente. Chiediamo alla cameriera della talvolta calda che dice che passano un po' quando vogliono, ma indicativamente ogni mezz'ora. Poi passa un ometto su un minibus e in uno spagnolo veloce e incompresibile ci dice di salire e andare in un'altra città e poi far autostop per San Gil. Nel mentre stavamo pensando al termine più creativo per mandarlo a quel paese è passato il pullman per Bucaramanga. Facendo piroette per farlo Fermare saliamo su come se avessimo visto una nave da un'isola deserta. Sul pullman (25.000 pesos per San Gil) tutti dormivano sotto coperte di lana, con la solita aria condizionata a 0 gradi. Ci siamo messi a sedere e dietro di noi babbo, mamma e due bambini piccoli francesi. Tutti solari e molto simpatici. L'autista per svegliare la ciurma ha messo Una Notte da Leoni (hangover). Il paesaggio è cambiato nel corso del viaggio. Da natura boschiva, case di legno e gente in pocho di lana a gente in mezze maniche, palme e case basse e in lamiera o mattoni. Ad una piazzola di soda ci siamo fermati e c'era un caldo torrido! Infatti siamo scesi da villa de Leyva (2100 mt) a San Gil (1100 mt). Ed essendo la Colombia sull'equatore anche a mille metri si schianta di caldo. Dopo poco abbiamo raggiunto la città. Anche qua ci siamo accorti che la lonely planet ha prezzi tutti sballati. E' tutto triplicato. Dopo aver girato tre posti alla fine ci siamo accomodati all'ostello Macondo. A parte il bagno in comune e la rustichezza delle stanze devo dire che l'aria che si respira negli ostelli a me piace tanto. È pieno di persone tutte molto disponibili e gentili (a parte due italiani che non ci guardano né parlano in italiano davanti a noi per non farsi riconoscere), l'ostello organizza miriadi di escursioni e ci sono cucina, terrazza, amache e jacuzzi in comune. Abbiamo speso 25.000 a persona (circa 12€). Abbiamo visitato tutta San Gil che è un buco e non c'è niente di speciale ma io me ne sono subito innamorata. Sarà la piazza principale che è in realtà è un giardino tropicale, sarà il ritorno del mio amato caldo o l'odore dei tropici, sarà la gente così cordiale e gentile. Ma ci starei una vita. Infatti abbiamo deciso di passarci Dalle 2 alle 3 notti, anche perché qua intorno è pieno di cose interessanti e San Gil è chiamata la capitale colombiana degli sport estremi! Ci sarà da divertirsi! Besos, F.

 

18 Agosto 2012  SAN GIL

In mattinata siamo andati a fare rafting in fiume dietro San Gil, immerso nella giungla. L'escursione veniva organizzata direttamente dall'Ostello Macondo. Nella nostra barca c'erano anche una coppia di colombiani e due spagnoli: lei era stata a fare volontariato a Cartagena mentre lui stava girando la Colombia in bici. E la guida, un colombiano muy loco. Ci siamo divertiti molto, oltre alla buona compagnia e all'esperienza in se' a me e' piaciuto molto traversare il fiume in mezzo alla vegetazione. Dopo un'ora e mezza siamo tornati a casa e ci siamo calati nella jacuzzi nel giardino dell'ostello. Di pomeriggio siamo stati male entrambi e cosi' siamo rimasti in camera tutta la sera.

 

19 Agosto 2012   SAN GIL - BARICHARA - BUCARAMANGA

Oggi è Domenica. E abbiamo constatato che la domenica è tutto ancor più lento e pigro del solito in America Latina. Ma in compenso siamo stati di buon'ora al mercato centrale di San Gil. E noi adoriamo mercati, riusciamo sempre a ricavare buoni scatti. Ci siamo presi un po' di frutta per colazione e poi siamo andati alla fermata piccola dei bus per andare a Barichara. Dopo mezz'ora di pullman siamo arrivati alla cittadina, che è un chicchino coloniale. La lonely planet lo definisce il set western perfetto per Hollywood. Infatti vi girano spesso film e soap. È costruita sulla falsa riga di San Gil ma, essendo monumento nazionale, non è stata cambiata di una virgola nel tempo. Effettivamente vederla dall'alto di una delle sue stradine è uno spettacolo. E talvolta, quando giri lo sguardo, trovi una viuzza col terreno in polvere e i terrazzini coloniali. Ma il turismo ha piantato radici anche qua e tutti i negozi sono per lo straniero. Mi ha ricordato un po' il centro di Praga. La chiesa principale è bellissima, anche se noi ci siamo passati durante un funerale. In cima alla città, dove sorge il parco principale, c'è una visuale sulla valle circostante davvero maestosa. Abbiamo visto tutta la città in qualche ora. Così siamo rimontati sul pullman per San Gil. Alla fermata di San Gil abbiamo chiesto gli orari di partenza dei pullman per i Caraibi (Santa Marta e Caragena) e la migliore soluzione ci sembrava un pullman notturno con partenza alle 17:30, scalo a Bucaramanga e ripartenza alle 22 con arrivo alle 8 a Santa Marta. Ma avevamo già una notte prenotata al Macondo hostal. Sicché siamo tornati all'ostello, abbiamo disdetto la notte e siamo tornati di nuovo al terminal per fermare due posti nel bus. il viaggio per Bucaramanga è stata un'esperienza di quasi morte. Con questo autista che guidava come un pazzo in curve strettissime in discesa. Dalla nausea mi sono dovuta stendere tra i seggiolini e meditare. Sono arrivata sana e salva a Bucaramanga ma con un sonno micidiale. il terminal era il paese dei balocchi: anche di sera tardi tutto era aperto. Pieno di banchini di dolciumi e gadget, colorati e brillanti. Mi sentivo molto Pinocchio nel mondo dei balocchi. Dopo un'attesa lunga una vita per il nostro pullman finalmente siamo saliti sull'Autobus per Santa Marta. Fuori 30 gradi e dentro 17. Ovviamente il freddo era inimmaginabile.. L'autista ha concesso una copertina di pail a due tuiste austriache e agli altri ha detto sostanzialmente di arrangiarsi. Ho provato a dormire col terrore che l'autista si addormentasse durante il viaggio (lo so, manie di controllo). Ed, essendo in prima fila, ogni tanto riaprivo gli occhi per controllare i suoi movimenti.

 

20 Agosto 2012  SANTA MARTA

Ho passato la notte tra il 19 e il 20 sul bus da Bucaramanga a Santa Marta. Ad un certo punto, verso le 6, apro gli occhi e mi accorgo che siamo fermi, che sta timidamente albeggiando e che l'autista... non c'è più. Tra il sogno e la realtà aspetto qualche secondo di vedere evoluzioni. Un ometto colombiano, che era sul bus con noi, stava guardando il davanti del pullman con aria incapacciata. Ho svegliato Fili che, con uno schizzo spaventato, è trasalito da sotto la montagna di roba in cui ci seppelliamo nei bus con l'aria condizionata. Scendono diverse persone dal bus, incluso lui. Dopo un pochino si riaffaccia e mi fa: "oh, abbiamo forato!". E chi conosce i miei viaggi sa che nelle mie avventure salgo sempre su mezzi di trasporto che foreranno! In Cambogia due volte, a Cuba, ora mancava la Colombia! Dopo poco si è fermato un secondo bus della stessa compagnia che ci ha caricati tutti su e ha continuato per Santa Marta. C'erano pochi posti liberi. Io mi sono seduta accanto a una signora colombiana. Mi ha chiesto se quello dietro fosse il mio ragazzo e gli ha ceduto il suo posto per farlo stare accanto a me. Il panorama per arrivare a destinazione è stato il più bello mai visto ai tropici: la montagna della Sierra Nevada (la più alta montagna sulla costa del mondo) tutta rivestita di verde e, sotto, palme, giungla, piantagioni, banani. La forza della natura. Un signore colombiano aveva preso in simpatia Filippo e gli faceva vedere ogni 5 minuti quanto mancava a destinazione sulla mappa dell'iphone. Quando siamo scesi una cappa umida tropicale ci ha pervasi. Eccoci ai Caraibi. Un tassista dal capelli bianchi ci ha convinto a dormire a calle 17 carrera 1 in un hotel nella "zona buona" di nome RocaMar. Un hotel fatiscente, con lenzuola sudicie e ragnatele, alla "modica" cifra di 70.000 cop in due. Ma con wifi (che strano paese). Ancora una volta lonely planet completamente sballata. Abbiamo passato la giornata sul lungomare. La città è la più turistica vista fin ora. Continuamente arrivano venditori più o meno insistenti ed è tutto a misura di turista. È anche l'unica città dove mi sono sentita un po' più bersaglio. Nel senso che ti guardano, ti prendono di mira, ti vendono di tutto, rincarano i prezzi, chiedono mance. Insomma.. Ho visto pochi turisti in Colombia ma tutto sembra fatto per il turista. Che peccato. Il mare a Santa Marta fa schifo, ma lo sapevo, la lonely era stata chiara. Sembra di essere a Riccione. Confido in domani quando andrò al parque nacional de Tayrona. Baci, F.

21 Agosto 2012  SANTA MARTA - PARQUE NACIONAL DE TAYRONA

Siamo sempre a Santa Marta. Stamani abbiamo lasciato l'hotel fatiscente per un hotel ancora più fatiscente, ma almeno a soli 15€ a stanza (miramar), con un piccolo spazio comune all'esterno e un ristorantino familiare. Dall'hotel venivano organizzati pullmini per Tayrona per 7€ a testa. Così in mattinata siamo andati al famoso Parque Nacional de Tayrona. Il tragitto per arrivarci è molto bello, ai piedi della Serra Nevada. Arrivati a El Zaino (località dove entrano i visitatori) abbiamo pagato la bellezza di 36.000 pesos a testa e il nostro pullmino ci ha portato fino al parcheggio di tayrona, ultimo punto in cui sono ammessi motori. In questo punto ho anche conosciuto due ragazzi italiani. Uno di Siracusa e l'altro di Venezia, amici di viaggio da anni. La camminata per arrivare al parco è nella giungla e dura circa 50'. È stata dura. Non tanto per la pendenza o pericolosità del cammino ma per il caldo torrido (siamo sull'equatore..) e per il conseguente terribile mal di testa. Il percorso nella giungla peró è a tratti mozzafiato. Quando la natura lascia spazio a scorci sul mare scopre una visuale maestosa. La giungla è fitta e la vegetazione eterogenea. Anche la fauna.. Abbiamo trovato dai millepiedi alle iguane, dalle bertucce ai volatili e alle farfalle enormi e colorate dei tropici. Inoltre ci sono formiche gigantesche già dall'ingresso del parco. Arrivati al primo pit stop siamo morti ad in bar scolandoci tre bottiglie di acqua. Il mare è scuro e molto mosso, ma la giungla a picco sul mare e lo scenario complessivo sono unici nel genere. Dopo un po' di relax abbiamo deciso di venire via senza arrivare alle ultime due spiagge (cabo San juan e la piscina) perché richiedevano un'ulteriore ora/ora e mezza di cammino per poi fare le corse per tornare indietro (altre 2 ore e mezza) in tempo per il pullman di ritorno verso santa Marta. Eravamo già soddisfatti della visuale. C'era anche la possibilità di montare a cavallo e tornare al parcheggio così, ma erano tanti soldi e sembrava una cosa da turisti. Così ce la siamo rifatta a piedi. Dopo qualche centinaio di metri abbiamo trovato una scimmia. Filippo la stava filmando con la go pro. Questa l'ha guardato per un po', poi si è sporta tantissimo verso di lui e ha lanciato un urlo malefico con denti di fuori e ha iniziato a rincorrerci. Fil ha gridato: scappiamo! Bolt ci faceva una pippa. Immagino da fuori la scena.. La scimmia che rincorre Filippo e dopo due metri io, facendo gincane nella giungla. Quando l'abbiamo seminata abbiamo atteso un po', ma poi dovevamo tornare indietro. Ci siamo avvicinati un po' e abbiamo fatto capolino nel viottolo e lei era ancora là, in mezzo al sentiero tutta gonfia coi denti di fuori. Allora a-ri-corsa nella giungla. Poi abbiamo visto due turisti tedeschi.. Abbiamo mandato gentilmente avanti loro! Quando sono arrivati al punto hanno visto la scimmia che era tornata sull'albero ed erano tutti esaltati, tiravano fuori le macchine fotografiche. E lei li aveva già puntati. Allora  noi due a corsa ce la siamo data a gambe tra gli sguardi perplessi dei tedeschi. Siamo arrivati al parcheggio dopo un mio quasi svenimento. Appena arrivati ha iniziato a piovere, la classica tempesta tropicale pomeridiana. Sul pullman di ritorno abbiamo conosciuto un'altra coppia di italiani, di vicino Milano. Loro avevano dormito a Tayrona e gli mancava qualche giorno per concludere il viaggio. Ci siamo divisi, e noi siamo saliti sul pullman per Santa marta. Mi seduta accanto a un colombiano settantenne che mi fa:"ahi mamacita.. Mucho calor!" e io l'ho sventolato col mio ventaglio, e si è messo a ridere. Dopo circa 10 minuti l'autista ha tirato una bestemmia colombiana e son tutti scesi dal pullman. Ovviamente.... Avevamo forato! Ma sono io che porto sfiga con le gomme delle macchine, ormai è testato. Sicché in mezzo alla giungla in otto colombiani a montare e smontare ruote. Comunque devo decantare la loro efficienza perché in 10' eravamo nuovamente in viaggio. Adesso sono nel mio maestoso tugurio mentre fuori imperversa un acquazzone tropicale. Tra poco cena e poi letto, che la camminata di oggi e la corsa dalla scimmia mi hanno massacrata.. Domani Cartagena, la perla del Caribe (ti prego non deludermi)! Buenas noches!

 

22 Agosto 2012  CARTAGENA

Ahi! Cartagena... Quanto amore c'è in questa città. Nonostante i miliardi di negozietti squallidi che stanno sorgendo ai piani inferiori delle abitazioni del centro, se si alza lo sguardo le strutture trasudano storia. Epopee di grandi amori travagliati. Quelli di cui ha scritto Marquez. Balconi coloniali da cui pendono fiori dai mille colori.È una città così romantica. E domani la vedremo meglio, lonely planet alla mano. Oggi ci siamo lasciati guidare solo dall'istinto, dopo un lungo viaggio in bus da Santa Marta via Barranquilla. Dormiamo in un ostello (Mammallena Hostal) davvero creativo: pieno di murales, piazzetta privata con musica rock, l'immancabile wifi e escursioni di ogni genere. Adesso sono qua a godremi un leggero venticello nel caldo tropicale. Si sta veramente bene. Siamo nel quartiere Getsamaní, di dubbia nomea. Ora andiamo a cena in una delle stradine qua dietro. Abbiamo visto un tramonto stupendo poco fa, color porpora.

           

 

23 Agosto 2012  CARTAGENA

Oggi ci siamo dedicati alla città di Cartagena. Lonely planet alla mano abbiamo percorso le stradine della città vecchia, davvero deliziose. Appena si entra nelle mura peró si viene subito aggrediti da decine di venditori. Ma, in puro stile colombiano, propongono e poi tolgono subito il disturbo se dici di no. Finalmente oggi abbiamo anche iniziato a fare qualche foto. Infatti Filippo, reduce dall'esperienza del Venezuela del 2006 dove la gente non amava farsi fotografare, aveva accuratamente evitato foto alle persone. Mettici anche che la macchina fotografica è sempre meglio riporla dopo una foto.. Insomma: zero foto alle persone. E invece oggi abbiamo deciso di tentare. Solitamente io faccio amicizia con la gente, ci parlo, ci scherzo, e poi Filippo fa le foto. E nessuno si arrabbia. E stavolta è stato un successione! Tutti molto gentili e si prestavano all'obiettivo... E quando è così ti diverti molto.. Dal mio canto ho fatto amicizia con tutta Cartagena. Dal venditore di ghiaccioli al ciabattino passando per la fioraia e il panaio. Ad un certo punto, ad un mercato dei fiori, un signore e un ragazzo mi hanno chiesto se gli facevo una foto. Dopodiché mi dicono: ce la mandi? E io: avete facebook? E loro: Claro que si! Così ci siamo scambiati i contatti e siamo rimasti che li taggheró arrivata a casa. Invece, facendo amicizia con un venditore di bibite ambulante, mi ha detto dove fosse la casa di Gabriel Garcia Marquez. Così io e fil, sotto il sole e l'umido tropicale, ci siamo fatti quattro quadre e siamo arrivati in una viuzza. Ho chiesto a qualcuno e un signore mi fa: è quella. E mi ha indicato un muro color terra di Siena. Insomma.. Era la sua casa Privata! Appostata davanti al suo garage sembravo una Stalker. Così me ne sono andata. Girellando per le vie ho trovato tante mense e panetterie molto economiche dove mangiavano solo colombiani. Per pranzo siamo tornati a Calle S.Andres nel quartiere di Getsemaní, che è sempre il quartiere vecchio ma è la zona "brutta", dove sorgono tutti gli ostelli compreso il nostro. Questa via è ottima per i pasti, si trovano tantissime alternative economiche. Abbiamo mangiato nello stesso ristorante del giorno prima, ma le pietanze erano meno fresche. Nel pomeriggio ci siamo fatti portare al mercato di Bazurto. Mercato per stomachi forti. Siamo scesi dal taxi con le macchine fotografiche al collo nel bel mezzo di questo mercato sudicio e pieno di uomini che si sono girati all'unisono appena ci hanno visti. Io e fili ci siamo guardati e siamo venuti subito via. È un peccato perché il mercato è unico nel suo genere. Ma va girato senza zaini e senza nulla addosso. Dopo un po' di relax in ostello siamo usciti per cena in calle s. Andres e io ho bevuto un brodo di pollo molto buono. Dopo una birra sono crollata.

 

24 Agosto 2012  CARTAGENA - ISLAS ROSARIO - PLAYA BLANCA

CRONACA TRAGICOMICA DI DUE POLLETTI DA SPENNARE (nonché la peggior giornata avuta in Colombia).

Tutto ha avuto inizio di notte quando ho sognato l'esistenza di un universo parallelo che distruggeva il nostro. Dovevo capire l'antifona, e invece... La sera prima Filippo aveva acquistato un tour di un giorno per Playa Blanca, definita una spiaggia stupenda, la più bella della Colombia! Il proprietario del nostro ostello, un australiano giustissimo, aveva spiegato che il tour "it's ok" spiegando che la spiaggia era bella e ne valeva la pena. Convinti dal tizio e dalle due righe della lonely planet (delle quali vedevamo solo il positivo) avevamo staccato il biglietto da 50.000 pesos per Playa Blanca. Al che, di mattina presto, ci muoviamo verso il porto. Iniziamo a vedere in lontananza una macchia mobile che poi scopriamo essere un ammucchiamento di corpi flaccidi e unti di crema di solare. TURISTI. Gironzolavano attorno ai tornelli con bandierine multicolori, audio-guide, borse a tracolla, perizomi ghepardati, vestitini trasparenti, unghie laccate e occhiali Dolce&Gabbana. Mostriamo i ticket a un poliziotto che ci dice che la nostra è una lancia veloce e quindi partiremo da un altro punto, Più in giù. Super felici per la notizia, aspettandoci finalmente una banchina vuota con solo noi e due sacco a pelisti dendy ci avviciniamo verso un'altra macchia immonde... Il triplo dei turisti riversati su un maxi tornello. Ci sbatte contro una donnetta tutta-tette e ci parla in uno spagnolo improbabile. Tipico dei colombiani di pelle scura, che hanno una parlata più stretta e rapida. Io non ascolto perché le ho visto dei baffi neri e ispidi e non riesco a far a meno di guardarli. Fili aveva ricevuto disposizione dal capo dell'ostello di parlare con una certa Faraj. Al che, quando baffetta gli parla a raffica lui le dice che vuole parlare con Faraj. Lei farfuglia qualcosa, chiama un'altra che dice qualcos'altro e tutte concitate chiamano un'altra che ci dice di pagare. Le spieghiamo che abbiamo già pagato in ostello e lei fa: ahhh! Tutta stupita. Poi prende il telefono e fa: chiamo Faraj. Ma evidentemente questa Faraj oggi era rimasta a letto perché non rispondeva nemmeno al cellulare. Allora baffetta ci ha messo nella sua lista e ci ha spintonato in una coda per pagare "le tasse portuali". La bellezza dI 12 pesos così, al vento. Finita la funzione baffetta ci fa passare i tornelli, borbotta qualcosa rapidamente e ci abbandona in mezzo a mille/duemila turisti tutti appiccicati sulla sponda cementata del porto. Avevano messo a disposizione della gente un centinaio di sedie che venivano assediate tipo i salvagenti durante l'affondamento del Titanic. Abbiamo aspettato mezz'ora. Mezz'ora lunga una vita dove accanto avevo un russo con un orologio d'oro e una israeliana con un diamante come anello di fidanzamento. Dietro una ossigenata che rideva sguaiata con un pareo di hello kitty e davanti otto bambini che si ricorrevano. A Disneyland c'è meno artificio e caos. Nel giro di qualche minuto iniziamo a scioglierci come neve sotto il sole. E allora accorrono i venditori di acqua e bibite che ci mettono davanti agli occhi una bella Coca Cola ghiacciata. Abbiamo provato a non resistere ma, rischiando l'assiderazione, abbiamo comprato la bottiglia d'acqua più piccola e anonima alla meravigliosa cifra di... 2€! Nella magica Colombia dove (aldilà dei costi rialzati) stiamo dormendo a 12€ a notte.. Se ne sono spesi 2 per quella bottiglietta d'acqua. Incredibile. Iniziano ad arrivare le lance, ce ne sono una decina, e le varie pr chiamano le proprie liste. Baffetta ovviamente non c'è. Iniziamo a cercarla e poi ci stanchiamo. Ci mettiamo a sedere su due delle seggiole libere e aspettiamo che qualcuno ci dica qualcosa, dato che tutte le pr vociano i nomi dei propri clienti. Dopo dieci minuti vedo spuntare la retina bianca sui capelli di baffetta, circondata da un nugolo di persone. La raggiungiamo ed era l'unica che chiamava a voce bassa. Gli diciamo i nostri nomi che lei, ci confessa, non era riuscita a pronunciare (difficili eh..). Ci fa salire su una lancia. Filippo aveva fatto tutta una serie di calcoli per prevedere la zona ombra/visuale e invece arriva un barcarolo e ci spintona dentro mettendoci a sedere dove decide lui. Dopo aver fatto salire una trentina di persone in una lancia per dieci, partiamo. Ovviamente i salvagenti erano contati e ne mancava uno, cioè.. a me. Filippo ha insistito con loro perché me lo dessero e alla fine ne hanno trovato uno per caso. Nella barca c'erano anche due bambine piccole, di 4/5 anni. Ovviamente i genitori geni le avevano messe tutte esterne e senza salvagenti. Quindi, quando la barca è uscita dal porto e ha cominciato a viaggiare in velocità, le bambine hanno rischiato di volare in acqua e poi si Son prese un'acquata da onda anomala in faccia che le ha sistemate per le feste. La mamma, notevole, ha cominciato a immortalare il momento con macchina fotografica, iPhone e, meraviglia delle meraviglie. IPAD! E paparino, dopo aver fatto circa 100 autoscatti, ha cominciato a fotografare il panorama con iPad sporgendosi tutto dalla barca. Bisogna essere delle faine. Oltre a questa simpatica famigliola c'era un gruppo di cileni. Il fulcro del gruppo era una coppia di giovani ragazzi. Lui, sosia del protagonista di Shakespeare in love, misterioso e affascinante. Lei classica faccia a stronza con l'ottava di seno con un reggiseno della grandezza di un filo interdentale, che copriva a malapena i capezzoli, fatto a tendina con i farpali, verde pisello... A occhio e croce lei aveva 5 anni più di lui. Credo che fossero con la famiglia di lei. Ricconi cileni con Rolex e la mamma borsa di Gucci. La coppia praticamente passava tutto il tempo a baciarsi, guardarsi negli occhi, accarezzarsi maliziosamente. Mah. Poi c'erano mamma novantenne e figlia armadio di un metro e novanta tutta tatuata che la proteggeva facendole scudo con il braccio. E altra gente anonima. A parte alla coppia accanto a me. Non ho capito di dove fossero, forse lituani o croati. Lei denti perfetti e sorriso smagliante, capelli fatto, occhialone a maschera Dior, unghie decorate, bracciale fuxia, cappello in punto. Lui tutto vestito a damerino con reflex in mano (in barca... A velocità massima...). I due ridevano ed emettevano gridolini compiaciuti per ogni stronzata. Che fosse un grattacielo che spuntava, un'onda appena più grossa, una frase in spagnolo del barcarolo. I classici all inclusive-I love escursioni. Mi hanno fatto venire un mal di testa incredibile... La barca così formata è scivolata via per un po' finché non ci siamo fermati accanto a un piccolo villaggio di pescatori, dieci minuti dopo. Lo speaker della barca si è presentato volendo un fragoroso applauso, ovviamente cominciato dai due accanto a me, che non hanno potuto far a meno di gridolinare un po'. La coppia cilena era troppo impegnata a pomiciare. Lo speaker, con la scusa di dire il nome di due scogli, ha fatto avvicinare due bimbetti a nuoto che hanno chiesto soldi. Finita la missione soldi lo speaker ha chiesti chi dovesse andare solo a playa Blanca e chi anche a islas Rosario. Noi e altri 4 dovremo fare solo playa Blanca. Allora, a barca sempre ferma, senza ripartire, il capitano della nave da una parte e lo speaker dall'altra hanno iniziato opere di convincimento mirato, andando personalmente da ciadcuno per spiegargli che era assolutamente meglio fare entrambi i posti perché playa Blanca da sola fa schifo! Ovviamente noi abbiamo resistito più per gli altri. Un po' perché abbiamo un altro Tipo di esperienza e un po' perché il capo dell'ostello aveva detto di andare solo a playa Blanca così ci facevamo un'intera giornata di mare che altrimenti di saremmo persi coi vari spostamenti. Ma hanno insistito così tanto e la barca ferma in mezzo al mare.. Ci sentivamo ostaggi e, presi da claustrofobia, abbiamo accettato. Alla fine avevano garantito: nessuna spesa aggiuntiva, stesso prezzo! Così la barca riparte con i due molto (troppo) contenti. Prendendo velocità sembrava di volare e alcune onde erano davvero spacca-schiena. Ad un certo punto la barca si ferma e lo speaker fa:" uuhh guardate quanto piove laggiù! Ecco laggiù c'è playa Blanca, quindi non ci possiamo andare.. Vi ci portiamo alle 15, così avrà smesso di piovere!". Ovviamente tutti ci hanno creduto, anche perché c'erano davvero nuvoloni. Solo dopo ho capito il giochino. La barca prosegue fino alle isole Rosario. Appena si iniziano a vedere gli isolotti verdi e pieni di mangrovie accorrono subito svelti e svelti i venditori in barca! E vendono di tutto... Ma soprattutto le aragoste crude e la ceviche. Ovviamente detto così può sembrare una cosa "figa". Tutt'altro. Era tutto architettato per turisti. Piattini di plastica già pronti, un'aragosta veniva 15.000 pesos, il pescatore (o presunto tale) conosceva il disorsino a memoria in tre lingue diverse. Solo una barca vendeva qualcosa di mio interesse. Le arepa. Che sono tipo panini di qua, fatti con una farina loro e ripieni di qualsiasi cosa tu voglia. Ne ho preso uno al pesce ed era davvero buono. Alla fine pagato pure relativamente poco (3000 pesos). Dopo che tutti si sono rimpinzati come porcellini e sono stati spennati ben bene la barchetta ha continuato fino a un punto dove ci hanno spiegato di chi fossero le case vip dei vari isolotti. Una era di Marquez ed era un isolotto con una villetta fatta come una grossa capanna, qualche albero e altre due costruzioni. Essenziale ma vistosamente costosa. Lo speaker ci ha spiegato che quello era un punto formidabile per lo snorkeling e che loro avevano maschere e boccagli da affittare a "soli" 20.000 pesos a persona. Dopo essersi assicurati che tutti avessero capito siamo ripartititi verso un microisolotto. Lo speaker fa: ora potere visitare l'acquario. Io e fili ci si guarda intorno e quel micro isolottino era drammaticamente pieno di tutti i turisti della mattina. La barca Alcatraz aveva un nome che rispecchiava perfettamente lo spirito della situazione. L'acquario era un vero e proprio acquario al chiuso. Quindi uno paradossalmente si fa 12 ore di volo per venire ai Caraibi e si vede un acquario. Ho chiesto al capitano dove fosse una spiaggetta per fare il bagno e lui: no, non ce ne sono. L'unico modo è fare snorkeling dove vi ho fatto vedere, con la nostra attrezzatura. Sensazione di trappola. Quella che ho provato molte volte in India. Non esistono alternative. Siamo scesi dalla barca cercando un angolo d'ombra dove aspettare le due ore di attesa prima di andare a playa Blanca. E invece ci ha ha seguiti lo speaker provando a convincerci. Mi fa: dai dai sono solo 20.000 pesos. E io: sono troppi, non ho soldi. Alla fine lui è sceso fino a 20.000 in due. Allora abbiamo accettato e siamo andati a fare questo snorkeling con la famiglia cilena e altri membri della barca anonimi. Il capitano ha portato la barca nel punto predetto e ci ha distribuito le maschere e i Giubbino salvagente. Ha spiegato meticolosamente come indossare la maschera e ha dato anche indicazioni medico-psicologico sulle tecniche di rilassamento da assumere in acqua. Un po' basita da questo monologo mi sono spogliata e mi sono calata in acqua. Se non che lo speaker tutto preoccupato stava per venire a salvarmi perché ero senza Giubbino e pensava che fossi caduta. Mi sono guardata attorno e tutti erano in acqua con i Giubbini. Alcuni addirittura Giubbini e tavolozza. I ragazzi della flotta trascinavano la gente tramite corde, aiutavano loro a respirare con il boccaglio, gli facevano supporto psicologico. Roba mai vista. Osceni. Quando allo speaker ho detto che sì, sapevo nuotare, mi ha guardata tra lo stupito e il sollevato. Guardando sotto l'acqua mi sono sentita peggio. Chiamarla barriera è un insulto alla barriera. In confronto a quella del Borneo è una bazzecola. Grigia, brutta, senza colori, pochi pesci. Anche a Cuba non era bella. Ma qua faceva pena. Ad un certo punto mi giro per cercare Filippo e trovo la coppia di cileni con lei tutta avvinghiata a lui e lui che le palpava il seno. S'andà benino... Alla fine di questo tour di tristezza siamo risaliti sulla barca. Ci hanno riportati all'acquario buttandoci letteralmente fuori dalla barca per 15' per poi risalire tutti. Ovviamente mi hanno dato il Giubbino mezzo d'acqua e ci siamo fatti la tratta per playa Blanca controcorrente. Siamo arrivati ad una spiaggia anonima, senza colori, e lo speaker ha annunciato playa Blanca. Ci ha anche intimato che alle 15:20 ci saremmo ritrovati tutti alla barca. Siamo scesi e subito lo speaker ci ha indirizzato ad un ristorante molto spartano nel confine destro della spiaggia, prima della giungla. C'erano piatti pronti che le cameriere portavano a tutti i passeggeri. Inclusi noi, che ci siamo avvicinati con diffidenza. Ho chiesto allo speaker, prima di sedermi: "ma bisogna pagare?" e lui faceva finta di non capire. E poi sussurrava qualcosa a bassa voce indicando il tavolino. Gli richiedevo la stessa cosa e lui: quanto avete pagato il tour? E noi: 50 a testa. E lui: "ah, ok, sedetevi, sedetevi". Voi cosa capireste? Ci siamo seduti e ci hanno portato un piatto unico con un pesce intero fritto, riso al cocco, una insalatina, due frittelle di banane e riso e un succo di frutta. Il piatto era ottimo, specie le frittelle. Tutti mangiavano come maialini a capo basso e con le mani. Finito il pasto sono andati tutti in spiaggia. Si avvicina uno dell'equipaggio e ci chiede di pagare 15.000 pesos a testa. Noi spieghiamo la cosa e lui chiama speaker che, con tanti rigirii di parole e a voce bassa, spiega che noi avevamo solo il tour e non il pasto (ovviamente lui non ha visto il nostro biglietto e non si ricordava quanto avessimo pagato). Allora poi, fingendo di fare il buono, ci ha chiesto di pagare solo un pasto: 20.000 pesos. Ma non erano 15.000?! Io queste cose le odio veramente. Il provare a prendere per il culo il turista. Soprattutto quando, in questi tour, ci finiscono viaggiatori di ogni tipo. Ovviamente lo speaker ci ha subito indicato degli ombrelloni (Son tipo tende) sotto cui sistemarsi. Piccolo particolare? 10.000 pesos a testa! Decisamente irritati ci mettiamo a sedere a un facilone di legno mezzo all'ombra e mezzo al sole. Da quella posizione abbiamo assistito a una delle scene più degradanti della mia vita. L'arrivo della nave Alcatraz all'orizzonte (navetta da crociera molto capiente). Data la stazza non riusciva ad attaccare e quindi due barche vanno in missione e con due viaggi raccolgono la gente. Filippo inizia a fare la telecronaca. Inizialmente parlava dello sbarco a Lampedusa e dei soccorsi ottenuti. Ma quando abbiamo visto arrivare verso di noi quelle due barchette e scendere quelle persone che cadevano rovinosamente nell'acqua... Filippo ha detto questa frase, che rimarrà nel mio cuore: "pare lo sbarco in Normandia, noi facciamo i tedeschi, fuciliamoli". E se ci ripenso mi sento male. La scena di noi che fuciliamo e loro che cadono di faccia in mare, precipitano di sotto, vengono aiutati ma restano con una gamba su e una giù. E poi tutti casi sociali. Una signora debole di cuore che ha avuto bisogno di tre aiutanti. Un sacco di persone obese. Uno senza una gamba. Tutti insieme in quella navetta, era davvero una scena anormale. Ovviamente quelle centinaia di persone sono andate a riversersi prima nel ristorante (che ovviamente ci ha scacciati dal tavolo) e poi in acqua. E sembrava di essere a tirrenia a ferragosto. Con questo mare anonimo e insignificante, grazie anche alle nuovole, puntellato di corpi. Ovviamente la cosa più drammatica erano le proposte di spesa che facevano i colombiani. Dalle varie carabattole di spiaggia (corallo, collane, pietre, conchiglie, aragoste etc) alle moto d'acqua, il bananone, il kit surf. Tutto in cinque metri di spiaggia tutti ammassati. Passavamo vicino a massaggiatori che impomatavano corpi flaccidi sulla sabbia, uno che costruiva una fossa dove seppellire la moglie, pagliacci che facevano ridere bambini. Un incubo. Ci siamo messi in un angolo, all'inizio della natura, dove avevamo pranzato, a guardare questo scempio. In tutti ciô mentre la piccioncina cilena veniva ben bene massaggiata nella sabbia lui si faceva foto da solo sperando di non esser visto. Finalmente ad un certo punto sono arrivate le 15:20 e ce ne siamo andati. Appena la barca ha fatto 10 mt uno dei cileni ha urlato che mancava la famiglia con le bambine. Così il comandante, incavolato come una iena, è tornato indietro e gli ha fatto un cazziatone epico. Le bambine sono state passate in alto di mano in mano. Poi Son saliti i genitori e siamo partiti. Ma eravamo pendenti e allora hanno fatto qualche spostamento mettendomi davanti la vecchietta che voleva attaccare bottone. Ma non era proprio giornata. Si parte e tutti si bagnano con il pilota che aveva messo il turbo perché probabilmente doveva andare della fidanzata. Tutti volavano, urla, tutti aggrappati, ma lui se ne fregava profondamente. La vecchietta penavo mi morisse accanto. A un certo punto le è arrivata un'ondata in faccia e si è messa il viso tra le mani per tutto il viaggio. A volte le pestavo un piede per accertarmi che fosse sempre viva. Siamo arrivati al villaggino di pescatori trovato anche all'andata e speaker ha fatto un'uscita patetica dicendo che ha un bambino che vorrebbe da grande andare all'università, che nel suo villaggio non c'erano telefoni fissi (...infatti lui aveva l'iPhone) di dargli una mancia libera. Passava da tutti soffermandosi a lungo, anche da chi non lasciava nulla. E quando qualcuno gli dava una somma ripeteva il nome del bambino. Mamma mia che cosa truce. Mi ricorda tantissimo l'esperienza del floating village in Cambogia, tale e quale. Si spendono cifre esorbitanti e chiedono l'impossibile, tutto è volto a spendere, rubacchiano e poi vogliono pure mance. Tremendo. Sicché quando abbiamo toccato terra siamo schizzati via. Giornata voto zero. E se questo è il miglior mare della Colombia allora il mio viaggio qua si è concluso.

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25 Agosto 2012  CARTAGENA

La giornata di oggi è stata passata a decidere la prossima mossa del viaggio. Infatti siamo arrivati al primo giro di boa. Avevamo mille idee: scendere in Peru' via Ecuador, andare alle isole San Andres nei Caraibi, andare a Panama, fare qualche volo interno in Colombia. Valutando costi, tempi, uragani, meteo, stress, impegno e volontà siamo arrivati a fine giornata a prenotare un volo Cartagena-Lima per martedì prossimo (28 Agosto). Nel frattempo dovremo trovare il da fare per questi prossimi tre giorni. Ormai siamo a Cartagena da qualche giorno e abbiamo imparato a conoscere le stradine, abbiamo un forno prediletto in centro, la nostra piazza Bolivar dove mangiamo sotto gli alberi e abbiamo anche stretto qualche amicizia. Stamattina sono andata a prendere da mangiare al market all'angolo e il commesso ormai mi riconosce, ci siamo fermati a parlare. Abbiamo anche incontrato in centro i due italiani conosciuti a Tayrona che nel frattempo avevano fatto un'escursione di tre giorni al confine del Venezuela. Per cena stasera abbiamo optato per un ristorante italiano nella nostra via San Andres. Infatti abbiamo girato tutti i ristoranti della zona e stasera ci sentivamo in vena italiana. Il proprietario è un ragazzo di Roma e il pizzaiolo è di Rimini. Alla fine abbiamo mangiato piuttosto bene. Ci siamo fermati a chiacchierare con loro dopo cena e ci raccontavano la difficoltà nel reperire generi alimentari di qualità in Colombia, a parte la pasta Barilla che riuscivano a trovare in qualche negozio in qua e là. Insomma ci hanno fatto capire che qua sono tutti molto più svogliati nel lavoro ma anche molto più tranquilli. Ma bisogna ammanicarsi un po' con i colombiani giusti per avere la "giusta protezione". Alla fine abbiamo passato una serata gradevole, anche se il conto della cena è stato un salasso. In una giornata così, fatta di passeggiate, ozio e una buona cena abbiamo speso 28€ inclusa la notte. E direi che è una cifra più che accettabile. Ora siamo a bere una birra nel nostro ostello woodstock dove trasmettono musica rock 20 ore su 24. Oh yeah.

 

26 Agosto 2012  CARTAGENA

Gli ultimi due giorni a Cartagena prima del volo per il Perù. Stamani il tempo non decideva ad aggiustarsi. Il classico caldo umido e la cappa grigia del periodo delle piogge. Ci siamo svegliati un paio d'ore dopo il solito, anche perché ieri abbiamo fatto amicizia con dei ragazzi israeliani, Media Luna era piena di gente, musica e confusione, e così abbiamo fatto tardi. Abbiamo fatto colazione a prezzo fisso in una tavola calda davanti all'ostello e poi siamo tornati un po' dentro per decidere il da farsi. Mentre Filippo trovava qualcosa da fare io ho iniziato a leggere la parte storica della lonely planet del Perù e mi sono documentata su internet sui desaparecidos e le dittature del Sudamerica. Verso le 11 siamo usciti e siamo andati al castello di San Filippo. Una struttura grande e a strati che nasconde angusti passaggi sotterranei con scarne rientranze a dir poco minuscole che fungevano da prigioni. Decisamente claustrofobiche. Mentre arrivavamo al castello abbiamo incontrato un mulinello di vento fortissimo, tutti si riparavano mentre questo vento girava a tromba d'aria portando dentro foglie, carte, roba leggera di vario genere. Uno ci fa: uragano! Sopra di noi stava attraversando un cielo nero circolare nel mezzo. Quando siamo arrivati ha iniziato a gocciolare. E chi conosce i tropici sa che dalla prima goccia alla tempesta corrono.. Secondi. Per cui stavo cercando riparo quando mi giro e vedo Filippo correre verso la cima del castello tutto esaltato con la reflex in mano. Io: "fili dove stai andando?!" lui "vieni presto! Facciamo una foto alla tempesta!". Sicché, maledicendolo in austroungarico, e facendo a botte con la gente che correva in controcorrente per salvarsi dalla pioggia, sono arrivata in cima. C'era un punto, in alto, dove una parte della fortezza creava un riparo. Eravamo una decina di persone. Mi sono seduta a terra, nel punto più vicino alla città. Ho preso le cuffie e ho messo una canzone. E intorno e sotto di me Cartagena sotto la pioggia. Bellissimo. Appena spiovuto (classiche piogge tropicali che durano mezz'ora) siamo andati a visitare queste prigioni angoscianti. Fanno riflettere. Finita la visita al forte abbiamo preso un taxi contrattato per 7000 pesos e siamo andati nel quartiere di Boca Grande, che sarebbe la parte ricca della città, chiamata la Miami del sudamerica, e in effetti la ricorda. Grattacielo bianchi, beautique, centri commerciali. Ci siamo fatti una lunga passeggiata, sotto un cielo torbido, per tutto il quartiere e poi a piedi fino al nostro ostello passando dal lungomare e dalla città vecchia. Di pomeriggio mi sono letta la lonely planet del Perù segnandomi le città e le zone interessanti. E la cosa buona é che la lonely planet ne parla con un entusiasmo non lontano a quello usato per la guida della Cambogia, paese che ho adorato. Poi siamo stati a cena in un terrazzino al secondo piano di una casa coloniale, a media luna. Ora latte e cereali con in sottofondo l'immancabile musica rock. 

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27 Agosto 2012  CARTAGENA

Stamani mi son svegliata con dei bellissimi sms di amici e parenti che mi informavano dei terremoti e rischi tsunami nel Centro America. Fortunatamente la cosa era meno grave del previsto, e comunue Cartagena si trova nella parte est, quella caraibica, non in quella oceanica. Quindi comunque non ci sarebbero stati problemi... Anche se domani ho scalo a Panama City! Oggi abbiamo trascorso la nostra ultima giornata a Cartagena. E devo dire che mi ero davvero affezionata a questa citta'. Cos¡ lontana ma cos¡ vicina... A causa di un caldo anomalo abbiamo dovuto fare molte pause tornando in ostello. Ma a parte questo inconveniente abbiamo passato la giornata guardando qualche zona nuova, abbiamo trascorso una parte di pomeriggio nel centro commerciale di San Felipe. Alle 18 siamo partiti dall'ostello con i nostri amici israeliani alla volta del piu' grande centro commerciale della citta', che e' un po' come i Gigli da noi. Abbiamo fatto un giro, cenato in un ristorante del posto e siamo davvero stati bene in loro compagnia. Siamo tornati in motel a bere una birra e a fare il check in online per i voli di domani. Poi li abbiamo salutati e ci siamo dati appuntamento nei nostri rispettivi paesi (peraltro Israele vorrei vederla con grande piacere)! Adesso dobbiamo rifare gli zaini e domani alle 13 abbiamo il primo dei tre voli della giornata che ci porteranno a Lima!

Lascio la Colombia con tanti ricordi, sicuramente e' stato un viaggio faticoso e non semplicissimo, alcune cose mi hanno delusa, altre mi hanno stupita. Ho trovato un popolo davvero stupendo. Gentile ed educato, come tutti i popoli dovrebbero essere. Lascio quel venditore di mais, nella piazza Simon Bolivar di Cartagena, che siede a giornate intere aspettando un gringo o un bambino a cui vendere la sua mercanzia. Cos¡ magro, cos¡ vecchio. Con mani vissute, dalle quali e' passato troppo mais. Lascio i balconi di buganville, colorati e unici. Lascio la musica, tutta questa musica che batte forte nelle citta', che colora l'aria, che da sapore al mondo. Lascio un popolo dalle mille pelli e dai mille accenti. Lascio questo caldo afoso, dei tropici, il caldo che in fondo amo. Lascio le patacon, la pechuga de pollo, il riso al cocco, la sopa de pollo e tutti questi fantastici cibi colombiani. Lascio una natura incredibile, vibrante, fascinosa, che da montagna si trasforma in giungla in un istante. Lascio il mondo di Marquez e tutti i pezzetti di Macondo che ho visto con i miei occhi dopo averne tanto letto. Spero che sia un Arrivederci e non un Addio!

Hasta luego amigos, ci risentiremo quando saro' diversi chilometri piu' a sud, nella terra del mistero e della magia! Abrazos, F.

 

 

 

Federica Orzati

federica.orzati@gmail.com

www.eatpraylove.altervista.org 

 

 

 

 

 

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