100 giorni in India

12-11-01/23-02-02

di freefred

http://www.marcob.org/go.asp?~freefred/travel/ 

 

JAIPUR

La cosa piu' difficile da trovare in India e'
per ora di certo la solitudine.
(Nella pratica resta invariabilmente attraversare la strada)

Mi segue per quasi un chilometro volendo a tutti i costi
regalarmi una marionetta, che sospettosamente continuo a rifiutare.
Tra l'altro faccio bene perche' la sera stessa cerca di regalarmene
una pure un gitano.Non ho nulla contro i gitani ovviamente, ma se due persone
diverse, nello stesso giorno, cercano di regalarti una marionetta,
qualche sospetto di sola ti viene per forza.
Oltretutto, io detesto le marionette.
Non riesco comunque a liberarmene, mi sta accanto con questo cazzo
di marionetta gialla in mano.
E' uno di quei momenti, alla fine della giornata, in cui l'India
ti sta sulle spalle tutta intera, e inconsciamente riesci soltanto
a pensare: "se potessi avere i piedi puliti, uno smoking e una
mitragliatrice..."
Ma anche questo fa parte del tutto, e col tempo del tutto non sara' che un
riflesso.
Tornando a piedi alla guesthouse, a chiunque mi avvicini riesco
soltanto a dire tre parole: I need silence.


La prossima volta che qualcuno mi fara' la fatidica domanda:
se non c'e' un dio, allora chi ha creato te, le montagne e la frutta?
rispondero' che per le montagne e la frutta non so, ma per quel che riguarda me
mi ha creato mia madre, e lei l'ha creata sua madre, mia nonna,
e mia nonna mia bisnonna, e cosi' via in un tempo infinito all'indietro.
E la prima donna non l'ha creata nessuno, perche' le donne ci sono sempre
state.


TEMPLE OF THE SUN GOD, MONKEY VALLEY

Mi siedo poco prima del tempio, a fumare una sigaretta
circondato dalle scimmie e dai loro cuccioli.
Poi salgo l'ultima parte del sentiero ed entro nel tempio dedicato
al dio del sole.
Vengo accolto da un giovane indiano a cui non riesco in nessun
modo ad impedire di farmi il segno rosso col pollice sulla fronte.
Mi dice di chiamarsi "rompipalle".La cosa mi fa piuttosto ridere,
ma ugualmente gli dico che sono in cerca di solitudine.
Mi balza davanti urlando "i'm the killer of your loneliness!"
E' una frase cosi' geniale che mi conquista all'istante.
(piu' tardi mi stupira'ancora, quando per chiedermi una sigaretta
dira' :"can I share your cancer?"
Ci sediamo su una roccia e mi fa assaggiare un frutto che non conosco,
all'apparenza ruvido ma con una polpa bianca e liscia, fresca come una mela.
Mi racconta della sua vita con le scimmie, e mi indica la montagna
di fronte, zona protetta, dove ora vanno allegramente a spasso
quattro cuccioli di leopardo.
Seguendo il suo consiglio, seguo l'altro sentiero, fino ad un complesso
di piccoli templi che fanno da cornice a un lago artificiale.
E' un luogo meraviglioso e di pace, dove bambini fanno eslpodere fuochi
artificiali e uomini e donne si bagnano nell'acqua, o lasciano offerte votive
sotto forma di cesti di frutta.
Due ragazze mi sorridono, ridendo probabilmente del segno che ancora porto
sulla fronte, e mi fanno cenno di scendere per unirmi ai pellegrini.
Ma non vado, sono solo un turista in un posto sacro, dove uomini a torso
nudo affondano nell'acqua fino alla vita reggendo in mano bastoncini
d'incenso.Non e' il posto mio.
Mai come in India forse, dove gli dei sono cosi' tanti e sono cosi' presenti,
io mi sono sentito senza un dio.
O forse sono solo terrorizzato dal sorriso di due ragazze indiane.
Tornando verso la citta', attraverso il sentiero di roccia ai cui lati
siedono famiglie con bambini nati direttamente da una tempesta di sole e di
sabbia, che mi salutano e mi stringono la mano, guardandomi come un alieno.
Poco piu' avanti, disposte su due file, un centinaio di persone stanno sedute
per terra mentre viene loro servito un thali su foglie di banano.
Attraverso questa mensa di comunione lentamente, come se stessi facendo
un salto della fede indossando stivali da atronauta.
Quando rientro nel traffico delirante di Jaipur, cammino sulle acque, e quasi
senza accorgermene sto canticchiando una canzone dei Beatles.


PUSHKAR

Ora sto a Pushkar, per la Camel Fair.
20000 cammelli, una visione a tratti stupefacente.
Al contrario delle giraffe, comunque, i cammelli non sembrano nasconderci
nulla.
E' un luogo sacro, piccolo e tutto attorno al lago, molto turistico.
E' qui infatti che vedo i primi occidentali vestiti da indiano,
(massimo rispetto anche per loro, ma devo ammettere che quando vedo qualcuno
che lascia la sua cultura per abbracciarne cosi' totalmente un'altra, non so
perfche' mi torna sempre in mente lo scritto di Emma Goldman:
patriotism: a menace to liberty.)
C'e'qualcosa di greco nelle strade principali, dove le librerie vendono
kerouac e la vita di Milarepa e si sente Bob Marley uscire dagli stereo dei
ristoranti.
Ammetto quindi di aver comprato dell'incenso e un chiloom, e di fermarmi qui
qualche giorno.


Ma il lago e' davvero magnifico, ci arrivo la prima volta che il sole e' gia'
quasi tramontato.Ancora mi ricorda la Grecia.La Grecia antica, se avessero
avuto l'elettricita' e le luci ad intermittenza.
Pipistrelli giganti volano ad angolo sopra di me (non e' un delirio, ci sono
davvero).

E' qui e adesso in fondo, davanti all'acqua che diventa scura, mentre stento
a credere dove sono e cerco forse di capire quale sia il mio posto, che
oggi 22 novembre 2001, compio 35 anni.

P.S.:oggi mi sono pesato per strada.76 chili.Alla partenza ne pesavo circa 85.
Vado quindi ad ingozzarmi di chapati e a provare il mio primo lassi bhang.

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