DISCLAIMER:
Questa cosa non contiene nulla di interessante
riguardo al viaggio, quindi, anche se purtroppo
lo saprai solo dopo averla ricevuta, se non vuoi leggerla,
cancellala.
Zen mail.
Mi piace il Sea Green Cafe' perche' e' solamente
indiano,
e non concede quasi nulla alla mitologia freak.
Ci sono tavoli e sedie (solo i turisti si siedono sulle stuoie),
niente poster di Bob Marley e la musica di solito sono dei sitar
rallentati dall'antico mangianastri appoggiato al
frigorifero, che e' invece quasi nuovo, e tiene fredde le birre.
Dove sta Jeff, due chai shop piu' in la', c'e' un solo tavolo
basso e quasi perennemente i Doors.
Probabile questo si rifletta anche nella clientela, visto
che ogni tanto c'e' qualcuno che dorme per terra, scordato
dopo un chiloom di troppo.
Ci sono anche Mark e Gerson, inglesi, e alcolizzati.
Bevono whisky (indiano) e coca dal primo mattino, facendo scuotere
la testa ai cuochi e ai baristi, abituati forse a facce
annullate dall'oppio ma non a due Bukowsky occidentali.
Mark e' tranquillo, beve e disegna, Gerson (o qualcosa del genere),
e' piu' schizzato ma in fondo (se si tralascia la disperazione)
simpatico.Ha il pregio, se cosi' vogliamo chiamarlo, di portare sempre
una
ventata di tensione in un'atmosfera spesso felicemente immobile.
Anche nei momenti di pace migliore infatti, i fuochi artificiali
che escono dalle tasche laterali dei suoi pantaloni
insinuano un'aria di sorpresa e di pericolo.
Perche' nessuno sa quale sara' il prossimo cane a cui Gerson mirera' con
un
razzo infilato in una bottiglia di coca cola, o il prossimo turista
che vedra' il suo arrivo salutato con una trentina di petardi
fatti esplodere in spiaggia.
Anche questo preoccupa i baristi.
Ieri, nel chai shop alla fine della spiaggia, e' andata a fuoco
una capanna, sembra una candela creduta spenta e invece ancora viva.
Io e Jeff abbiamo lasciato il backgammon e siamo corsi insieme agli
indiani, senza torcia e completamente inutili.
Non abbiamo nemmeno visto il fumo ne' capito bene cos'era successo.
Hanno dovuto dircelo dopo.
Probabilmente e' stato il "good one".
In questo ribaltamento della domanda e dell' offerta, cosi' curioso
per me che vengo da una stato cattolicamente proibizionista, io e jeff
per
chiedere del fumo abbiamo tirato fuori le nostre scatole,
con l'ultimo rimasto del fumo peggiore, e abbiamo detto:
"Non vogliamo questo (benche' in Italia, "questo",
sarebbe un sogno), capisci?
Piu' morbido, piu' buono."
"The good one." ha detto l'indiano.
"The good one" a Gokarna sembra essere il cream.
Quando il giorno dopo ce l'ha portato, e abbiamo visto quella specie
di spugna di olio che stonava solo a guardarla, lo stesso, noiosamente,
abbiamo contrattato il prezzo e chiesto di provarlo.Ma sapevamo.
Quasi contemporaneamente abbiamo detto al terzo tiro:
"sinceramente, amico,
questa e' una delle cose migliori che ho fumato in vita mia."
Puo' sembrare che io parli soltanto di hashish, ma mentre fumo faccio
anche molto altro.
Prima per esempio, parlavo con Angelos, mentre fumavamo una canna d'erba
gigante che mi ha spiegato essere una forma di ospitalita' che deriva
dai Turchi.I greci, in ricordo di quando la maggior parte dell'erba
veniva dalla Turchia hanno assunto l'abitudine di fare giganteschi joint
(tre cartine) perche' si possano fumare lentamente in gruppo, come
in un antico accampamento.
"La mia ragazza e' tedesca" mi diceva "l'anno scorso era
da me in inverno,
e a Salonicco e' nevicato per due giorni di fila.
Ovviamente, siamo stati in casa due giorni.Lei non capiva, diceva che in
Germania quando nevica tutti fanno lo stesso tutto.
Ma per noi e' troppo freddo.
In Grecia, quando nevica, stiamo in casa."
Domani, e' deciso, vado a Goa.
Lascio a qualcun altro il compito di difendere "giovane", il
cane giovane,
dalle angherie del vivere in India.
D'altra parte, e' intelligente come una pietra e saggio come una stufa.
byez
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