100 giorni in India

di freefred

4

Spariamo.
Bhang,
diventiamo invisibili.
(vabbe'...)


Lo so che avevo detto che.
Ma il tao rotola, la swastika gira...
insomma lo ammetto, ho fatto un camel safari.

KHURI

Sull'autobus per Khuri, piccolo villaggio nel deserto a 45 km da Jaisalmer,
conosco due fiorentini.Fede, 25 anni, e Linda, 19, ex fidanzati che al momento
dell'addio avevano gia' in tasca un biglietto per Bombay e quindi sono
partiti.
E'una cosa curiosa, ma sono molto simpatici.
Arrivati a Khuri, ci lasciamo condurre a vedere una guest house
(parola un po' forte per un gruppo di capanne disposte attorno a un fuoco
centrale, con letame secco come pavimento)nella parte vecchia del villaggio,
molto vicina alle dune che si vedono in lontananza.
Prendiamo un chai, ci informiamo su un po' di cose, e chiediamo al tipo
dell'oppio.Ce lo procura dai cammellieri che girano attorno.
Non l'avevo mai provato quindi potrebbe essere qualunque cosa, comunque
lo chiamero' oppio.
E' scuro, amaro, e ti da' un'impressione come se niente potesse toccarti,
perche' forse tutto e' niente e quindi anch'io sono niente e sono tutto.
Rilassamento, e rallentamento di tutto, organi interni compresi.
Parliamo col tipo della guest house e, visto che il prezzo e' davvero
economico rispetto alle offerte a Jaisalmer, ci accordiamo per
un camel safari da farsi due giorni dopo.
Lo salutiamo e ci incanmmminiamo verso il ritorno.
L'autobus che doveva portarci a Jaisalmer, l'ultimo, quello delle 18,
lo vediamo passare in lontananza mentre camminiamo verso la fermata,
alle 17.30 (this is India, sir).
Ci viene proposto un passaggio in jeep per 350 rupie, ma e' un prezzo
folle abituati ormai ai prezzi indiani, quindi rifiutiamo.
Riusciamo piu' tardi fortunatamente a contrattare per 150 rupie un passaggio
su un camion di sacchi di iuta.
Alle 20 saliamo in 7 in cabina, noi tre piu' quattro indiani, e partiamo alla
volta di Jaisalmer, stretti come sabbia nell'abitacolo pieno di lustrini,
ciondoli, pendoli, immagini di dei che si accendono e si spengono ad
intermittenza.
Guardando la luna grande attraverso il vetro, vedo il luccicare del sorriso
dei cani che le ballano attorno.

DESERT

Il giorno seguente ci fermiamo a Khuri per la notte, mangiando oppio
e sciogliendolo nel chai.
La mattina dopo partiamo per il camel safari in compagnia di due cammellieri
molto giovani e premurosi.
Il fatto che il safari sia economico si rivela la prima volta a pranzo, quando
scopriamo che i cammellieri sono tutt'altro che ottimi cuochi e non hanno
nemmeno un coltello, e alla sera, quando dobbiamo prestargli le nostre torce.
Per il resto, i pro e i contro di tutti i camel safari, economici o meno
che siano.
Innanzitutto, dopo una giornata di cammello sei spezzato, le gambe ti tremano,
hai il culo in fiamme e le palle in gola.
In secondo luogo, mentre i cammellieri prendono due volte al giorno l'acqua
fresca dai pozzi, per i turisti viene portata una scorta di acqua minerale.
Questo vuol dire bere acqua fredda all'alba e fresca verso le 9 di sera.
Durante il giorno, si beve magnifica acqua bollente.
Campeggiare nel deserto significa poi ritrovarsi i vestiti e le coperte
piene di spine e rassegnarsi a fare amicizia con una svariata quantita'
di insetti, tra cui formiche color sabbia, scarafaggi, grandi scarabei neri,
e mantidi religiose.

Il primo giorno, dopo un pranzo su una duna, i cammellieri ci portano al loro
villaggio.Sono capanne di fango in mezzo al deserto (il deserto del thar ha
pochissime dune in realta', per la maggior parte e' piu' simile a una savana,
con cespugli e arbusti che crescono un po' ovunque a breve distanza
l'uno dall'altro)dove veniamo accolti da bambini in corsa a cui Fede e Linda
regalano penne e calzini.
Ci fermiamo per la notte sulle dune vicino al villaggio, e i cammellieri ci
dicono che possono facilmente catturare una gazzella, di cui il deserto e'
pieno, con una torcia e un coltello.
Glieli forniamo immediatamente ma per una scusa o per l'altra non partono mai
per la battuta di caccia.
Cominciano quindi a cucinare, ma l'oppio ci ha tolto completamente la fame, e
non mangiamo quasi nulla.
Nonostante tutto stiamo passando la prima notte nel deserto e abbiamo tutto,
la vastita', il silenzio pieno di rumori, il cielo stellato.
Giochiamo con i cammellieri a board games disegnati sulla sabbia, usando
come pedine palline di sterco secco.
Le stelle, dicevo.Si vedono bene, tutte.Non sapendone mezza di astronomia
devo per forza immaginarmele: c'e' la stella del bambino che ride,
ovviamente il cammello che sogna, e la quasi invisibile grande costellazione
della strada, che e' cosi' lontana che soltanto dal deserto si vede.
Verso le 11 sale dall' orizzonte una grande luna arancione che avanza
lentamente
verso l'alto dei cieli, verso il tutto degli universi, tenendo per mano la
luce.
Ci svegliamo guardando nascere l'alba, e questo basta.
Il secondo giorno facciamo parecchia strada prima di fermarci a una serie di
pozzi, sparsi in un'immensa prateria dove tra nuvole di polvere si abbeverano
centinaia di animali, capre, cammelli, mucche.
Dopo pranzo, stanchi di oppio (sopratutto forse il nostro stomaco) mangiamo
mezzo bhang cookie.
Quando arriviamo a un altro villaggio per fare bere i cammelli, ci offrono un
chai, e mangiamo lentamente anche l'altro mezzo.
Cosi' verso il tramonto, a dorso di cammello, il potere del biscotto (full
power)sale lentamente a prendere possesso della nostra testa.
Fede infatti rompe talmente i coglioni ai cammellieri dicendo "chicken"
che uno dei due si offre di andare, al buio (finche' non c'e' la luna il
deserto e' davvero buio) a cercare un pollo da cucinare al villaggio vicino.
Probabilmente l'ha fatto temendo che al ritorno ci lamentassimo del cibo o che
altro, ma eravamo in buona fede, solo innocenti prede del bhang.
Dopo un'ora comunque, torna a mani vuote, e cosi' insieme all'altro si mettono
a cucinare il solito thali mal fatto e il consueto chapati pieno di sabbia.
Mentre cucinano cantano magnifiche nenie che probabilmente si sentono
a distanza di chilometri.
Siamo a pezzi, dopo cena Linda e Fede si addormentano quasi subito, io resto
sveglio a guardare il cielo, aspettando l'ultimo the' (senza latte, perche'
nelle vicinanze non ci sono capre).
Guardo le stelle di nuovo.Ci sono ancora tutte, ed alcune le guardo cadere.
Il mio desiderio e' sempre lo stesso:vedere, vedere, vedere.

BIKANER

Ora comunque sto a Bikaner, ultima citta' che visitero' in Rajasthan.
Grazie alla fortuna e a una raccomandazione sto in un albergo magnifico,
dove per 3 dollari ho una stanza sconcertante.
Dopo un mese vedo le mie prime lenzuola, addirittura delle abat-jour.
E ci sono persino gli asciugamani nel bagno.
Non ci posso ancora credere.


A prestoz.

 

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