TRAINS
Il treno che dovrebbe portarmi a Varanasi, il leggendario (almeno
per me lo diventera') SAHDBAWNA EXPRESS, treno N.4016, dovrebbe partire
alle
16.45.Ho scelto questo, che parte dalla stazione di Old Delhi, perche',
pur
essendo piu' lento di un altro, arriva alle 9 del mattino invece che
alle 5.
Verso le 16 vado quindi a mischiarmi alla folla al binario n.13,
concentrandomi sul come vincere l'apparente impossibilita' per un
occidentale
di trovare il posto sui treni indiani.
Nel biglietto c'e' il numero della carrozza, che viene disegnato col
gesso
sulla carrozza stessa, e il numero della cuccetta.Sulla carrozza viene
anche
attaccato un foglio scritto a mano o a macchina che elenca i nomi dei
passeggeri
col relativo numero di posto.
Bisogna a volte guardare tutto questo nel tempo, lungo o meno, prima
della
partenza del treno.
E ovviamente, quando piove, tutto questo alfabeto di segni si scioglie
come
lacrime eccetera eccetera.
E nelle vicinanze non ci sono portatori.
E' stato Piero ad insegnarmelo.E' un ex insegnante, viaggiatore immenso
e,
almeno a prima vista, uomo di pace, che ho conosciuto quando il mio
aereo ha
fatto scalo a Gedda, in Arabia Saudita.
Degli occidentali che eravanmo sul primo aereo,
praticamente tutti hanno preso la coincidenza per le spiagge della
Thailandia.Ad andare in India siamo rimasti io, lui, e una ragazza greca
che meditava in posizione del loto sulle poltroncine dell'aeroporto.
Con Piero ho passato alcune ore i primi 2 giorni a Delhi.
Mi ha impedito di pagare le cose quattro volte il loro prezzo e mi ha
fatto
assaggiare cose che probabilmente ancora adesso dopo un mese non avrei
osato
mettermi in bocca.
E' nel suo albergo che ho lasciato la borsa che ho ritrovato 2 giorni fa
e
che ho sostituito ora con un meraviglioso baule di metallo.
"E' impossibile a volte trovare il proprio posto su un treno
indiano", mi
disse
portandomi in visita alla New Delhi Station - "ma spesso non ce
n'e' bisogno.
Dai poche rupie a un portatore, sono quelli la' con la casacca rossa, e
in un
lampo ti troverai al tuo posto con lo zaino appoggiato sulla tua
cuccetta."
Ma ora non vedo portatori, e sono le 16.55, dieci minuti dopo la
partenza
prevista.E nessuno attorno a me sembra conoscere nemmeno l'esistenza
della
lingua inglese.
Finalmente vedo un poliziotto, e ne approfitto per mostrargli il
biglietto e
chiedergli informazioni.
Allora, so.
Il mio treno ha un leggero ritardo, un ritardo indiano, quelle 7 ore
appena.
Parte alle 23.50.
La notizia mi appiattisce.
Torno a mettere lo zaino nella cloak room della stazione da dove l'ho
ritirato
solo un'ora prima.
Esco dalla stazione.La strada si e' riempita di banchetti che vendono
tutto il
cibo del mondo.le fiamme dei loro fornelli a gas illuminano i lati della
strada
mentre la sera scende su Old Delhi, la sua vecchia stazione e la
biblioteca
pubblica di fronte.
Mangio una delle loro frittate di cipolle e piccanza, servita su un
foglio di
giornale scritto in hindi.
Ne do' un pezzo a un cane che passa, certo che nella prossima vita,
karma o
non karma, anch'io saro' un cane di strada.
Compro 2 banane.
Aspetto.
Torno verso la stazione, salgo i gradini verso la sala d'attesa.
Mi fermo sui larghi balconi del corridoio, accendo uno dei 2 joint che
mi ero
preparato per il viaggio.
Aspetto.
Dall'alto, i fuochi e le luci dei venditori sembrano un accampamento nel
cuore
del traffico, e lo sono.
Passa canmminando un poliziotto, trattengo il fumo finche' non si
allontana.
Aspetto.
Torno in sala d'attesa, finisco il libro di Chrichton che ho preso in
inglese
a Jaisalmer.E' in inglese comprensibile e imparo qualcosa sui passati
remoti.
Vado allo snack bar a bere un chai.E' pieno di nepalesi che sembrano in
gita
scolastica, tutti con gli occhi sottili come mi sembra stiano diventando
i
miei.
Fumo una Wills, e aspetto.
Vado in bagno a lavarmi la faccia, poi scendo nell'atrio assalito da un
presentimento, uno brutto.
Guardo il tabellone con gli orari.
Un orrore lovecraftiano si impadronisce di me.
Reschudeled, dice il tabellone.Di nuovo.
Il mio treno partira' alle 5 del mattino.
Mi precipito a una fila per cercare di comprare un biglietto per il
treno
delle
22, ma ovviamente, su questa tratta cosi' frequentata non c'e' nemmeno
un
posto
senza prenotazione.
Aspetto.
Prendo un letto nel dormitorio della stazione.
E' soltanto pulito, soltanto questo.
Alle 5, parto.
Dopo un po', il mio vicino di cuccetta, che lavora al Red Fort di Delhi,
comincia ad aggiornarmi sul ritardo che il nostro treno sta accumulando.
"Guarda, Lucknow" mi dice per esempio "avremmo dovuto
arrivarci alle 3" e mi
indica l'orologio che segna le 5.
Il tempo del treno e' un tempo non scandito da nulla, se non forse dal
freddo
che arriva dai finestrini quando il sole tramonta.
Mi faccio 2 joint nei bagni, un notevole esercizio di stile.
Sara' la stanchezza, l'hashish, essere in un cubo che si muove cosi'
lento,
ma vedo la Madonna.
E' la ragazza nella cuccetta di fronte alla mia, disposta
orizzontalmente
lungo il corridoio.Sta dormendo, suo marito le sta accanto, seduto
contro la
spalliera, in un'immobilita' che solo l'Asia.
E penso che cosi' doveva essere Maria tutte le sere dopo Betlemme.
Avvolta di coperte colorate e sporche, che lasciano intravedere le
cavigliere.
I capelli scuri nascosti da un foulard ricamato a disegni, il suo
bambino in
braccio.
Addormentata felice dopo un'altra indimenticabile
notte di sesso col suo falegname.
All'1 del mattino appoggio il piede sul marciapiede di Varanasi Junction.
22 ore dopo la partenza effettiva.
32 ore dopo la partenza prevista.
35 ore esatte dopo avere attraversato per la prima volta
il traballante metal detector posto all'ingresso della stazione di Old
Delhi.
VARANASI (BENARES)
Alloggio, si fa per dire, all'Hotel Samman.La mia stanza, semza
smentite, fa
indubbiamente schifo.E' grande e ha una doccia (fredda) che funziona, ma
mi
trovo costretto a dividerla con troppe specie di animali differenti
dalla mia.
La tengo per pigrizia, perche' nella guest house dove volevo andare
hanno solo
stanze a 200 rupie (la mia ne costa 150) e perche' c'e' un piccolo
televisore
in bianco e nero in cui guardo deliranti film indiani.
Osservo degli Albano con la pelle scura e la pancia che fanno i bulli
per
delle
Romine indiane vestite da James Bond girls, e scene dove i cattivi
fumano dei
chiloom nelle sale d'attesa degli ospedali.
Cambio canale prima di innamorarmi della ragazza dello spot del sapone
Borosoft.
C'e' una partita di calcio in cui i raccattapalle indossano il turbante.
E l'incontro India-Inghilterra di cricket.
C'e' ancora qualcosa che mi sfugge nel cricket, e continuo a preferire
il
calcio a qualunque gioco di posizione, ma i giocatori sono indubbiamente
molto eleganti, e gli arbitri portano la cravatta.
Gli indiani comunque ne vanno pazzi.
Qui a Varanasi mi riposo dall'ultima settimana un po' dura.
Dormo fino a tardi, vado a passegiare sui ghats (scalini di pietra da
cui si
accede al fiume) e a guardare il Gange (Ganga) che scorre liscio
portandosi
dentro sacchetti, i colori del bucato dei lavatori (dhobi), mucche morte
e
tutti gli dei.
Il Gange e' bellissimo, e domani ci andro' sopra in barca, anche
se la Lonely Planet lo vede come un suicidio.
Mai andare da soli in barca, dice la guida, ricordando come a Varanasi
ogni 3/4 mesi scompaiano nel nulla un paio di turisti.
Ma ho pensato che, primo, il boatman e' anziano e io ho un coltello,
secondo, che c'e' un sacco di gente, e terzo, e forse quello che mi
salvera' la vita, ho promesso che dopo il giro in barca mi lascero'
portare in un negozio di sete e tessuti.
Oggi sono stato anche al Manikarnika ghat, uno dei posti migliori dove
un
hindu
puo' sperare di essere cremato.
(Varanasi e' una delle citta' piu' sante dell'India, chi muore
a Varanasi puo' interrompere il samsara, o ciclo delle rinascite)
Ci si accede per una strada stretta nella citta' vecchia, ai cui lati
stanno
enormi cataste di legna, i cui tronchi piu' o meno grandi vengono pesati
su
grandi bilance e venduti ai parenti del morto che li useranno per
costruire
la pira funebre.
Piu' la pira e' alta, e piu' costa, e piu' il morto era ricco.
Le cremazioni sono frequentissime, e infatti ce ne sono due.
Mi avvicino per guardare: la testa secca di un uomo vecchissimo spunta,
come i
piedi, dai lenzuoli e dalle carte dorate in cui e' avvolto, mentre
qualcuno
nei pressi cerca di dare fuoco alla legna sotto di lui.
Odore di incenso, di legna, di fumo, probabilmente anche di morte e
carne che
brucia, ma non mi fa cosi' effetto.
Per quanto speri sempre forse di sbagliarmi, continuo a non
credere a una vita dopo la morte, e per me quindi un cadavere e'
praticamente
nulla, come la televisione.
Faccio anche la figura del turista peggiore quando un gentile signore
mi chiede di allontanarmi perche' mi sono unito ai parenti della salma e
questo
non e' bello.Mi allontano in un mare di "man, i'm sorry..", il
mio inglese
parlato sempre piu' simile a un testo dei Public Enemy.
Qui a varanasi ammetto di avere comprato anche un'altra tola (10/11
grammi).
Mi hanno offerto del Manali, cioe' proveniente dalle montagne del nord,
e non
ho saputo rifiutare.
Per la prima volta, stamattina qualcuno mi ha pure offerto delle donne
facili.
"Ehi friend, hashish?good marijuana?Everything?Indian Girls?"
Assaggio cose, la mirinda alla mela, il belphuri: (si parte da un
piccolo
biscotto salato su cui viene messa della cipolla fresca e delle erbe e
delle
salse e poi ancora delle erbe, forse coriandolo, e delle salse e del
grattugiato, e quando il tutto e' alto piu' o meno tre cm. si mangia in
un
colpo solo e lascia la bocca in fiamme e fresca nello stesso tempo) e
vado in
giro mistico e stonato.
Insomma non mi manca quasi nulla, tranne forse un computer che pesi come
un accendino e una tastiera gonfiabile.
Chi eventualmente ne fosse in possesso e volesse sbarazzarsene, puo'
mandare
il tutto presso
Hotel Samman
Dasaswamedh Rd., Godowila Crossing
221001 Varanasi, India.
Oggi ho comprato il biglietto e tra due giorni parto di nuovo.Dico a
me stesso
che e' per il freddo ma in realta' probabilmente non sono ancora pronto
a
fermarmi a lungo da qualche parte.
Continua a piacermi il movimento, e spostarmi da un posto all'altro, di
citta'
in citta' e di stanza in stanza.
Per ora, la mia casa resta il mio zaino.
Se tutto va bene quindi, passero' il Natale a Calcutta, nel Bengala
Occidentale.
byez
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