100 giorni in India

di freefred

8

Eccomi, pensa Johnson, sono arrivato.
Adesso c'e' un momento di pausa per lasciare aperta
la porta del tempo trascorso, e ricordarsi.
A cominciare da quando si era svegliato a Bophal, in mezzo alla notte,
il suo zainetto andato, e una voce nella testa che gli diceva:
"dio ma quanto sei stato stupido, babi, bauscia, pirla, scemo, tonto.."
E un'altra voce, piu' forte, che aveva chiuso la bocca a quell'altra:
"sei stato intelligente come un casco di banane, ma non e' questo
il momento di pensarci."
Quella voce, piu' che il treno successivo, l'aveva portato ad Agra, davanti al
Taj mahal.
L'esattezza, perfetta.
Johnson guarda l'acqua bassa, che prende luce.E' un mare nuovo questo
della Baia del Bengala, un altro mare in cui bagnarsi per arrivare
a conoscerli tutti.
E poi arrivano gli altri pensieri, con un rumore di monete.
Il primo viaggio in autobus, verso Jaipur, di notte.
Da allora non aveva mai piu' viaggiato di notte in bus, solo
su un treno.Perche' il treno e' un continuo muoversi vivo, le persone
che si spostano, le famiglie che mangiano, i venditori di tutto,
le grida alle stazioni - chaaaai! chaaaai! - mentre l'autobus e' come stare
dentro a un frigorifero a luce spenta.
Non succede niente tranne andare su e' giu', e non si vede niente, troppo
buio,
troppo vicino.
Adesso ascolta il rumore della risacca, e lo ascolta finche' non gli
resta familiare.
Quella volta che il cammelliere si era preso una spina in un dito, per
impedire
che un cespuglio gli arrivasse addosso.
Erano spine lunghe e cattive, Johnson se ne era trovata una infilzata in una
suola, mentre camminava per la strada principale di Bikaner.
L'unico posto al mondo in cui non gli venisse voglia di fumare.
La spina non era riuscita ad arrivare al piede, ma se ne stava li',
infilata nella scarpa, dritta e dura come un chiodo.
In realta' non erano scarpe, quelli che indossava Johnson, ma sandali,
i primi che avesse mai indossato in vita sua.
Li aveva comprati una sera che la deriva del passo l'aveva portato
nel quartiere musulmano di Udaipur.
Se ne era accorto lentamente, vedendo i cappellini bianchi e i camicioni
lunghi.
Non c'era niente di ostile, gli uomini erano forse meno espansivi
degli hindus, ma i loro bambini sgambavano per strada probabilmente piu'
felici
dei loro nemici.
Mentre stava contrattando il prezzo, due giovani erano entrati nel negozio e
gli avevano chiesto se sapeva chi fosse Osama Bin Laden.
Il negoziante li aveva cacciati, e loro ridendo se ne erano andati,
prima di sentire quello che Johnson diceva sempre in questi casi:
"I don't need enemies".
A quegli stessi sandali, che in questo momento camminavano leggeri sulla
sabbia,
si era staccata una cucitura mentre scendeva da un autobus a Calcutta.
Adesso Johnson sta guardando attorno, e vede costruzioni da una parte sola,
dall'altra e' tutto orizzonte, acqua, vele e vento che arriva.
A Jodhpur, dovette difendersi da un tizio che voleva a tutti i costi
convincerlo a comprare un vestito di Armani.
Prima Johnson disse che credeva che i suoi vestiti di Armani erano originali
come la borsa Champion che aveva comprato a Pushkar era veramente Champion, ma
il tipo, giovane, camminava troppo veloce,insisteva, garantendone
l'autenticita'.
Allora provo' a dirgli che di certo erano troppo cari, e non poteva certamente
permettersi un vestito di Armani, in fondo era un backpacker.
Il tizio, che si aspettava la considerazione dal primo istante, affermo' che
persino Madonna e Chevy Chase erano venuti a Jodhpur a comprare i suoi abiti,
e questo metteva la parola fine alla faccenda se fossero a buon mercato o
meno.
Allora Johnson, col suo fragile inglese, aveva quasi gridato:'Amico, devo
stare in India ancora 2 mesi", e aveva allargato le braccia con le mani aperte
in un gesto circolare, come per invitare l'altro ad aprire gli occhi e a
guardarsi attorno. Le fogne a cielo aperto delimitavano una strada di sabbia,
ai cui lati le mucche banchettavano con la spazzatura, e cuccioli di maiale
si rotolavano davanti a un ristorante.
"Mi dici che cazzo me ne faccio di un vestito di Armani?"

Ma ora tutto questo e' in una scatola.La scatola contiene prese di tempo,
e qualcos'altro che non si puo' dire.
E' chiusa bene ma scattera' come una molla ogni volta che verra' riaperta.
Ha appena detto a qualcuno tu non puoi capire, non voglio pesce, marjuana,
oppio, collanine, statue, braccialetti, funghi (hai detto funghi?) o che
altro,
tu non puoi capire tutto quello che mi serve ora e' qui.
Johnson affonda i piedi scalzi nella sabbia.
Non e' piu' da nessuna parte ora, in nessun pianeta.
In nessun luogo e in nessun paese.
Non e' piu' nemmeno in India.
Adesso e' in spiaggia.

PURI

Cosi' sto in spiaggia.A Puri, in Orissa.
E' una delle quattro citta' e centri di pellegrinaggio piu' sacri dell'India,
(dhams)e per questo c'e' un bhang shop.Anzi, due.
E' famosa per il suo tempio dedicato a Jagannath, dio dell'universo,
impersonificazione di Vishnu.Il tempio e' aperto a tutti gli hindus,
senza distinzione di casta.
Ovviamente io invece, non posso entrare.
Adorano dunque Jagannath, la cui rappresentazione e' la piu' bella e
interessante che ho finora visto in India.
Di solito e' raffigurato in compagnia della sorella e del fratello, e
perlopiu' non hanno aspetto antropomorfo (la sorella non ha nemmeno le
braccia)bensi' sono qualcosa di piatto, nero, come delle facce sopra a dei
vasi molto simili a delle abat-jour.
(vedere qui che meraviglia: http://www.neonblue.com/tfs/np2.htm)
Questo pone domande.Per esempio, quanto sono grandi?quanto sono alti?
tre metri?trenta?sono piccoli come giocattoli o cambiano statura a seconda dei
casi?
(questo l'ho chiesto a un pescatore, che mi ha detto che in quella forma
Jagannath e' alto piu' o meno 40 cm.
Non molto per il dio dell'universo, ho pensato)
E come si muovono?Come si spostano, come camminano quando camminano?
Trottano?Saltellano?Volano?
Conoscerei probabilmente le risposte se mi facessero entrare nel tempio,
ma non mi faranno mai entrare.
L'induismo non fa proseliti perche' non accetta la conversione.
Per questo molti templi sono chiusi ai non hindus.
Le nostre chiese sono sempre aperte perche' il prete spera sempre che prima
o poi qualcuno cada in trance e si inginocchi davanti all'altare, ma questo
in India non avrebbe importanza.
Hindu si puo' solo nascere.
Non mi faranno mai entrare dentro al Jagannath Mandir, mai e poi mai e poi
mai.
Nemmeno se mi presentassi a braccetto con lo zombie di Ghandi,
o scendessi dalla scaletta di un elicottero che distribuisce biglietti
da cento dollari.
Nemmeno se facessi la strada fino al tempio strisciando su dei rasoi.
E mi verrebbe da salire sul tetto di un Ambassador e tenere un comizio
che comincia cosi':
"E quando sarebbe stato, esattamente, giorno mese e anno, che il vostro
dio vi ha detto che non voleva vedermi?"

Nonostante non mi facciano entrare, o forse per quello, compro immagini
svariate
di Jagannath e della sua famiglia.
La rappresentazione di Jagannath e' estremamente varia e complessa ma sempre
precisa e chiara, e anche quando lo stile e' opposto la figura mantiene
sempre un'identita' pura, attraverso i tratti distintivi che la
caratterizzano:
il colore nero e piatto, gli occhi grandi e tondi rossi e bianchi, le
ghirlande di fiori e l'aspetto da pupazzo cattivo con in mano un potere che
non controlla.
Questa disquisizione in critical language per dire che mi chiedo quando sia
nata, e come, la rappresentazione figurativa di Jagannath, e addirittura per
la prima volta mi chiedo se non debba esserci stato per forza di cose un
modello, e quindi in definitiva se Jagannath, chissa' quando, non sia esistito
davvero.
Se cosi' fosse, potrei vederlo.

La spiaggia e' larga, non tropicale ma ci sono delle belle onde.
I turisti occidentali sono pochi e per questo il mio asciugamano e'
quotidianamente circondato da venditori e/o spaccciatori.
E c'e' un altro terribile spettro che si aggira per le spiagge indiane.
Ne avevo sentito sussurrare, nelle ombre delle guest house, in alcune citta'
che ho attraversato.
E' una presenza costante e misteriosa, che agisce in modo piu' chiassoso che
furtivo, ed e' piu' entusiasta che rilassata: e' il turista indiano.
I turisti indiani amano fare conoscenza con gli stranieri, battere pacche
sulle
spalle, stringere forte la mano, far firmare le loro agende e scattare
foto in compagnia.
Soltanto oggi tre volte.Un autografo sul diario e due foto in cui faccio
la parte dell'amico straniero.
Non so quanto a lungo la mia mente potra' sopportare tutto questo.

"Nyarlatothep, il Caos strisciante.Io sono l'ultimo e parlero' al vuoto in
ascolto."

Quando credevo che ormai non ci fosse piu' nulla che potesse stupirmi,
ho incontrato un belga in spiaggia.E' stato sposato con 2 donne indiane
e per farmi comprendere il credo a cui appartiene ha estratto da un
sacchetto due copie belle nuove di The Watchtower, altresi' nota come
La Torre di Guardia.
Insomma, era un testimone di Geova.
Sono 25000 in India, e ancora mi chiedo come e perche' ci siano arrivati.

 

Oh che mail lunga, quando forse bastava dire:
Sto a Puri, in spiaggia.Ho 4 tipi differenti di fumo, 10 gr. d'erba
e 5 gr. d'oppio.E' molto buono, e morbido, e forse devo ancora imparare
a governarlo.
Prendo il sole, bevo birre, mangio pesce.
Ho due radio.
Come tutti gli esseri viventi, non mi dispiacerebbe prima o poi
incontrare il dio dell'Universo.
Anche se, nonostante Jagannath, continuo a non credere in nessun dio.
Alla fine credo sempre nelle solite due cose:
la curiosita' e l'abbronzatura.


Buon Anno


ARAGOSTE

"Sai cosa c'e' di peggio del rumore delle unghie sulla lavagna?"
Johnson fece segno di no con la testa.
"Le grida delle aragoste.Quando le sbatti vive nell'acqua bollente.
Atroce, ti si gela il sangue.Per un certo tempo la mia coscienza
non riusciva a sopportarne nemmeno l'idea.
Mi credi se ti dico che sono stato quasi tre anni senza nemmeno
guardare un' aragosta?"
Johnson cerco' di inventarsi un'espressione di stupore.
Non ci riusci' benissimo ma l'altro sembro' non farci caso.
"Poi, grazie a dio e al mio maestro, sono riuscito a risolvere
la situazione.Quando mi viene voglia di un'aragosta, vado in un ristorante
e ne ordino due.Una me la faccio cucinare con le patate, e l'altra
la infilo viva nella borsa, vado in spiaggia, le tolgo
gli elastici dalle chele, e la butto in mare.
Una muore, ma l'altra e' salva.
Pace per tutti.
In un paese povero e' piuttosto semplice avere
la pancia piena e la coscienza a posto."

Buon anno

 

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