CHENNAI (MADRAS)
"Liquor ruins family people and life"
c'e' scritto sulle bottiglie di birra in Tamil Nadu.
A Chennai mi sono riposato in un bell'hotel cheap e con tv color.
Mi ricordero' i giganteschi cartelloni dipinti della cinematografia
Tamil, con le sagome degli attori alte dieci metri che escono in
prospettiva da uno sfondo teatrale, e sembrano guardare in basso verso l'inesplicabile traffico di tutte le grandi citta' indiane, fatto di
migliaia di veicoli troppo differenti l'uno dall'altro per poter davvero
circolare contemporaneamente.
E mi ricordero' la St.Mary Church, con le sue lapidi del tempo
dell'Impero Britannico.Come ho pensato agli inglesi, partiti dalla loro isola
con idee di guerra e di vittoria, e ai loro ingegneri venuti in India per costruire ponti e morire di malaria, e ai suoi
capitani, venuti a conquistare popoli e poi caduti nell'assedio di una citta'
di cui ora nessuno ricorda il nome, o mentre cercavano di doppiare il Capo di Buona Speranza, o semplicemente sotto una tenda, per un colpo
di sole.
In quella chiesa sembra esserci scolpito sui muri in marmo bianco quanto
per ciascuno sia piccolo il proprio tempo.
MADURAI
Ho dormito tra gli insetti, ma sono stato 4 volte al
tempio.
Nemmeno i miei occhi possono descriverlo, figuriamoci le parole, cosi':
http://www.madurai.com/gallery.htm
KANYAKUMARI (CAPE COMORIN)
E' la punta dell'India, dove si incontrano tre mari: l'oceano
indiano, il mare della Baia del Bengala e il mare arabico.
E' retorica da guida turistica ma mi piace pensare di averli toccati e
visti tutti e tre, contemporaneamente, mentre me ne stavo in pace sulla terrazza del Gandhi Memorial a guardare le acque
diverse combattere battaglie di schiuma.
VARKALA, KERALA
Ora sto di nuovo in spiaggia.
Un luogo magnifico, un'atmosfera splendida e rilassante.
Immagino perche' molti arrivano qui da Goa, quindi gia' rilassati, e chi viene dal Sud, come me, e' troppo stanco del viaggio
per non essere completamente in pace.
Il Kerala e' la terra verde dell'India.
E a volte il Kerala e' cosi' verde che anche le sue notti sono d'erba.
PEOPLE
"Abbiamo dei problemi con i tedeschi.Niente sul piano pratico,
e' soltanto una sensazione.Ho avuto anche una ragazza tedesca.
E Israele e la Germania hanno spesso scambi culturali.
Sono stato anch'io in Germania a studiare.
Molti tedeschi, sopratutto i giovani, si sentivano in colpa
verso di me.Sinceramente colpevoli, con questo peso che non meritano che li accompagnera' per sempre.
Ma io non riesco a provare pena (mercy) per loro.
Lo so bene che le nuove generazioni non hanno nulla a che fare con la storia recente, ma devi pensare che noi cresciamo
con l'Olocausto (e usa la parola "olocaust", per me immagino, pensando in realta alla Shoa').
Fin da bambini ci parlano di quello che e 'successo, e vediamo filmati, immagini, e ascoltiamo racconti.
Forse e' anche eccessivo, ma alla fine e' successo pocopiu' di 50 anni fa, e' successo a mio nonno."
"Siamo piccoli.E abbiamo solo 50 anni.Nessuno pensa mai che lo stato di Israele ha solo 50 anni.Ma siamo ebrei,
ovunque nel mondo, non ci sentiamo israeliani, ci sentiamo ebrei.
E abbiamo sempre paura.In gruppo possiamo sembrare forti, ma stiamo in gruppo perche' abbiamo sempre paura, come
se dovessimo sempre difenderci da qualcosa o ci aspettassimo sempre di essere assaliti.
Perche' siamo sempre stati cacciati, attaccati, e abbiamo sempre dovuto difenderci.
Adesso, e' vero, e' il nostro esercito ad attaccare, ma e' per paura, ancora una volta.
Pensiamo che se concediamo qualcosa ai Palestinesi poi vorranno di piu' e poi sempre di piu'.
E molti ebrei non si fidano degli Arabi, per la loro fama di mercanti.
Abbiamo paura di essere imbrogliati, come bambini.
Siamo circondati, il Libano, la Siria, e noi siamo cosi' piccoli, e soltanto 6 milioni, che ci sembra impossibile concedere anche solo
un metro della nostra terra, perche' temiamo che poi i paesi arabi stringerebbero il cerchio e ci schiaccierebbero.
La pace e' un'idea da televisione.Gli arabi e gli ebrei non si amano e non si fidano l'uno
dell'altro.Per noi, come per i Palestinesi, la
pace e' un tempo in cui, pur non piacendoci, riusciremo a vivere uno accanto all'altro senza sangue e senza bombe, senza la paura di essere
su un autobus che esplodera' o di essere uccisi dai soldati a un posto
di blocco.Questa e' la nostra pace."
Questo e' Nir ("Nir, like Nirvana", come dice agli indiani
quando si presenta) da Israele, in viaggio di un anno dopo il militare.
Dopo il primo anno di addestramento ha pero' chiesto di non combattere e di avere un lavoro d'uficio, anche se per la vita' non potra'
per questo lavorare per il Governo o negli uffici pubblici.
Ci scambiamo spesso discorsi sui nostri paesi.
Io gli dico che di Israele in Occidente abbiamo soltanto le immagini dei carri armati lungo la striscia di Gaza, e lui mi parla della scena
trance di Tel Aviv, e di come il 60 per cento degli israeliani non sia praticante ne'
tradizionalista.
Poi tocca a me spiegargli che noi italiani non siamo come nei film di Scorsese, non siamo tutti uomini d'onore,
e non mangiamo soltanto pizza.
"Ho passato i primi tre mesi in India senza parlare con gli
indiani, solo con i turisti e gli israeliani." dice, "Avevo una specie di paura nei riguardi degli indiani,
ma ora mi e' passata, e saluto tutti e cerco sempre di parlare con tutti."
E mentre camminiamo verso la spiaggia, ogni volta non posso fare a meno di sorridere vedendo l'espressione sorpresa degli indiani
che si vedono salutati da un turista con tanto entusiasmo.
Stiamo qui, a Varkala, in Kerala; fumiamo erba ("very strong stuff",
come direbbe Nir)e passiamo le giornate in spiaggia tra sabbia e onde.
Dicendoci ogni giorno che il giorno dopo andremo a vedere il tempio, e allo spettacolo di katakhali e io portero' il mio zaino da un
calzolaio (sembra essere l'unica via) ad aggiustare.
PEOPLE 2
"Si' e' vero che possiamo avere tipi di inchino differente
a seconda della persona che incontriamo.L'anno scorso ho lavorato in un casino' e mi hanno insegnato tre tipi differenti
di saluto con la mano, e inoltre dovevamo pronunciare alcune parole con toni di voce piu' alti o piu' bassi perche' l'esatta
pronuncia non si confondesse col rumore che fa la leva delle slot
machine.
Dio mio, e' una cosa cosi' stupida.
Il Giappone e' troppo strano, troppo bizzarro.
Credo che se la mia generazione non riesce a cambiarlo, non mi verra' mai voglia di restarci."
Questa e' Yakura, una giapponese piccola cosi'.
TRAVELLING
Mi piace spostarmi e viaggiare.
Mi piace partire e mi piace arrivare.
Mi piace quel momento di assoluto stupore che si mischia con l'
ignoranza di tutto quello che mi circonda quando esco da una stazione, o scendo
da un bus indiano affollato come uno stadio.
Quando non so ancora dov'e' niente e devo ancora dare i nomi alle cose.
Ho smesso da un po' di prenotare gli hotel, anche se arrivo di notte.
E quando arrivo prima dell'alba, aspetto il sorgere del sole in stazione
e poi vado a cercare un altro letto di legno in cui passare le notti successive e peggiorare il mio mal di schiena
(anche se il mare sembra fargli bene).
Perche' mi piace quando la vita appare.
Come quando da bambini non si puo' uscire dal giardino, o attraversare la strada.
Allora e' il tempo che passa che scandisce e permette visibilita' allo spazio.
Crescendo, si puo' arrivare fino al parco,andare oltre la scuola,
passare i binari della ferrovia.
E ogni volta sono mondi che si aprono.
Dopo la scuola c'e'un campo da calcio, dopo la chiesa un quartiere mai
visto, dopo la ferrovia, quasi mai, ma sarebbe bello, c'e' un fiume.
Viaggiare, il mio modo di viaggiare, ha qualcosa in comune con questa sensazione, come se la crescita non fosse soltanto un fatto naturale,
ma fosse strettamente collegata allo spazio differente che si
attraversa, e si potesse quindi continuare a crescere aumentando la quantita'
di spazio percorso, o conosciuto.
Per questo, forse, mi muovo così spesso.
Con sempre la sensazione di dover ricominciare tutto da capo.
Con la paura e il gelo che ti da' a volte lo sconosciuto, lo stupore del mai visto, il calore vivo che prende il corpo quando si incontra
qualcosa di nuovo.
Perche' ogni citta' e' un mondo che si apre.
Probabilmente non e' un'esperienza di conoscenza profonda, e' qualcosa
di leggero, e probabilmente azzurro.
Non ha importanza dove io sia, se in India o da un'altra parte.
Quello che conta sono i mondi che si aprono.
E sono venuto in India, non a cercare me stesso, o qualcun altro, ne' attirato da una qualche esperienza spirituale, ma soltanto
perchè'
sapevo che in India, i mondi da aprire sarebbero stati infiniti.
VARKALA 17012002
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