Sri Lanka: natura e spiritualità

Diario di viaggio 27 dicembre 2018 -12 gennaio 2019

di Arturo & Nelly

 

 

 

 

Ora che abbiamo visitato paesi d'Europa, America e Africa, ci mancava qualcosa in Asia, per questo dopo lunga riflessione ho optato per lo Sri Lanka.

 

Ho esaminato le offerte e ho trovato un operatore che mi ha proposto un tour con autista solo per noi. Egli parla italiano e ci farebbe fare un giro di 16 giorni che mi e parso facesse al caso nostro.

 

Il tour tocca il centro del paese con i resti storicamente più importanti dal punto d vista religioso ed archeologico, poi scende a sud fino allo Yala Park e da qui, risalendo la costa ovest ci porta prima a Bentota e poi alla capitale. Infine arriva sulla spiaggia di Negombo. Non viene toccata la parte nord del paese.


 

 

27 dicembre 2018 – giovedì, 28 dicembre 2018 - venerdì

 

Alle 12 siamo a Malpensa, pronti per le lunghe procedure di controllo. I passaporti ora vengono controllati con il riconoscimento facciale, la procedura forse è più sicura, ma è più lenta dei poliziotti.

 

Si vola verso est per 5 ore. Decollo alle 14,20 (quasi in orario) e arrivo a Kuwait city alle 19,20. Ora purtroppo dovremo attendere le 2,20 e siamo già  stanchi.

 

Saliamo sul secondo aereo e abbiamo la gradita sorpresa di avere i posti in business class. Ben altra musica che all'andata in termini di spazio! Arriviamo a destinazione alle 9,50 ora locale piuttosto stanchi. Passiamo il controllo passaporti mostrando il visto fatto via internet. La valigia di Arturo arriva subito,  mentre per la mia aspettiamo mezz'ora col patema che l'abbiano perduta visto che in passato la cosa si è verificata più volte..

 

Usciamo alle 10,50 e vediamo che ad aspettare i turisti ci sono una cinquantina di autisti, ciascuno con un cartello in mano: faccio due giri prima di trovare quello che ha il nostro cognome sul cartello. Ci presentiamo, lui  è  Siri e mi consiglia di cambiare qui gli euro in rupie. Mi faccio quindi cambiare 400 euro che al cambio di 200,91 fanno 80364 rupie cingalesi. Andiamo all'auto e poi partiamo per Habarana che dista 170 km.

 

Siamo a Negombo che è  la città  dell'aeroporto. La prima impressione è di traffico caotico con centinaia di tuc tuc (tipico mezzo sullo stile dei nostri APE Piaggio) che sfrecciano ovunque. Qui si guida a sinistra. Ogni tanto, agli angoli delle strade, vedo cappelle con grandi statue di Buddha. Per non essere da meno, i cattolici hanno installato grandi statue di Gesù. Dato il periodo natalizio compaiono qua e là  dei presepi. Due moschee ci vengono indicate dall'autista che parla un discreto italiano. Le case sembrano tutte fatiscenti ed i negozi a bordo strada paiono baracche.

 

Siri è vissuto in Italia lavorando per 25 anni come domestico presso famiglie molto ricche. I suoi due figli sono nati in Italia ed è tornato qui su richiesta della moglie e della figlia. Mi dirà spesso, durante il viaggio, che il suo cuore è un po' qua e un po' da noi. Quando propone di fermarsi a mangiare decliniamo l'invito perché sogniamo solo un letto. Arriviamo distrutti, non dormiamo da 31 ore.

 

La bibita che ci offrono all'arrivo verrebbe volentieri saltata e anche attendere i 5 minuti perché un garzone porti le valigie in camera (sono molto impositivi su questo punto: vietato portarsi le valigie da sé) risulta sgradita. Ci facciamo una doccia e ci buttiamo sul letto per qualche ora. Sono le 15.

 

Alle 18,30 ci vestiamo. Il condizionatore acceso emette un soffio gelido sul letto, roba da restare congelati. Chiedo subito che vengano a controllare perché il telecomando non va e dopo un cambio di pile tutto si risolve. L'hotel è il Nice Place, la camera è molto grande e con un bel bagno, le stanze sono in mini palazzine di quattro stanze, c’è un ampio giardino e la piscina.

 

Andiamo a cena dove un ricco buffet ci consente di scegliere quel che ci appare meno speziato: pollo, pesce e ottimo riso bollito. Un magnifico brodo viene assaggiato e subito abbandonato perché eccessivamente pepato.

 
 

 

29 dicembre 2018 - sabato

 

Mi sveglio al canto degli uccelli. Tanti e dal canto molto diverso. Scoprirò in seguito che in particolare un verso piuttosto forte e non del tutto gradevole è quello dei pavoni che passano la notte sulle cime degli alberi e scendono a terra durante il giorno. Bello!

 

Siamo riposati e contenti (devo dire che non sentiamo più di tanto il jet leg). Siri ci porta al parco Minneriya che è una importante riserva d'acqua nella stagione secca per gli elefanti della zona. Il Village Safari Tour è un percorso misto, piuttosto breve, in cui ti portano con carri trainati da buoi fino ad un piccolo lago, qui si sale in barca e si va canoando in giro fra i giacinti d'acqua, ammirando vari tipi di uccelli acquatici. In una lanca si scende per visitare una casa costruita secondo la tradizione con terra battuta e sterco di mucca.

 

Una signora ci mostra come cucinano con la legna, ci fa provare a pestare il riso nel mortaio e ci prepara uno spuntino con paratha, una sorta di frittella buona se mangiata appena cotta e immangiabile se fredda.  E' una dimostrazione un poco ingenua che mi ricorda quella di Taquile (in Perù) che sa molto di spettacolo ad uso di noi turisti. Parlando con Siri gli dico che cento anni fa noi non eravamo tanto diversi... si conclude il giro in tuc tuc.

 

Lungo le strade che percorriamo ci sono innumerevoli baracche con pavimento in terra battuta, che vendono frutta, soprattutto banane e cocco. In tutte le cittadine minori i negozi sembrano più baracche che veri e propri esercizi commerciali; davanti a ciascuno sempre cani appollaiati all’ombra.

 

Segnalo più volte all’autista che siamo disposti ad alzarci presto se si tratta di vedere gli animali perché sappiamo che solo ad inizio giornata si ha il meglio, ma sembra non voglia schiodarsi dalle 8 del mattino per partire. Intanto ci dicono che possono esserci fino a 70 jeep impegnate costantemente in questa zona che ospita anche alcuni gruppi di elefanti. A noi non viene molta voglia di trovarci in troppi e ci propongono di tornare domani mattina presto quando ci sarà meno gente. Intanto abbiamo visto un camaleonte e un paio di iguane.

 

Ora riprendiamo l'auto e andiamo a Sigirya. Un'enorme roccia magmatica alta 370 metri che si erge solitaria dalla foresta. Paghiamo il biglietto di entrata che permette sia di visitare un piccolo museo che di salire in vetta attraverso una serie di scale. In cima vennero costruiti inizialmente dei monasteri e poi le abitazioni di alcuni re. Sulle scale si sale in fila indiana ed  è impossibile scendere una volta iniziata l'ascesa. C'è così tanta gente che ci servono 3 ore per arrivare alla porta dei leoni, uno spiazzo in cui riprende la coda per l'ultima parte della salita con un'altra ora di lento progredire. Tutti però sono molto pazienti e la prendono con filosofia, forse erano più preparati di noi a quel che ci aspetta.

 

La porta dei leoni non esiste più, restano solo le zampe della grande struttura che fungeva da porta di entrata alla città .

 

Molte scimmiette stanno sugli alberi e sui parapetti in attesa di ghermire qualche ghiottoneria e una strappa di mano a un bimbo  una banana tra le risa dei presenti. Finalmente arriviamo in cima. Il panorama intorno dà  sulla foresta e sulla magnifica serie di giardini che sono stati costruiti dai vari re alla base della roccia. Le rovine del castello sono scarse e forse non valevano tutta la coda che abbiamo fatto, almeno questa è la nostra impressione.

 

Desta invece interesse la folla di turisti che salgono con noi. L'abbigliamento delle donne va dallo scollacciato di alcune europee al burka nero, ai sari coloratissimi che rendono l’ambiente quanto mai allegro. Quasi tutti indossano ciabatte infradito e lungo il percorso ve ne sono molte abbandonate qua e là  sulle rocce circostanti. Forse le perdono...

 

A proposito di abiti, fino ad ora abbiamo visto una preponderanza di abiti occidentali che mi ha un po’ stupito.

 

Scendiamo subito e sempre in coda tornando alla porta dei leoni. La discesa si fa lungo un sentiero e ci rendiamo conto che se fossimo saliti da qui avremmo impiegato al massimo un'ora. Sembra che salire dalle scale sia obbligatorio per un controllo dei biglietti e per vedere una serie di affreschi antichi che noi siamo riusciti a mala pena ad apprezzare visto che la coda avrebbe impedito qualsiasi sosta.

 

Torniamo in albergo e la giornata si conclude con una buona cena.


 

 

30 dicembre 2018 - domenica

 

Ieri sera il capo sala ci ha invitato ad andare con lui alle 6,30 per un breve giro di bird watching ed eccoci qui con il nostro binocolo. Ci sono anche tre tedeschi e 5 giapponesi, ma loro non hanno alcuno strumento per poter vedere bene gli animali.

 

Osserviamo alcuni splendidi uccelli: il maschio di un uccello del paradiso con lunga coda e color terra di Siena bruciata. Un'aquila se ne sta appollaiata in  cima ad un albero, mentre nella risaia ci sono aironi di vario tipo.

 

Il giro si conclude dopo un'ora soltanto, ma io sono felice perché potrò andare da sola negli stessi posti

magari domani mattina.

 

Dopo colazione Siri ci porta ad Anuradhapura a visitare quel che resta dell'antica capitale fondata nel 380 a.C. Ci sono qua e là  rovine di numerosi edifici; essi sono i resti di una vasta città  fondata dal primo re venuto dall'India.

 

Per entrare nella zona sacra, bisogna essere scalzi e neppure le ciabatte sono ammesse. Cammino con i calzini. Per noi che non siamo abituati è un po' una sofferenza, ma lo facciamo volentieri mescolandoci ad una gran folla di fedeli in abiti rigorosamente bianchi. Anche noi rechiamo un fiore di loto in omaggio al Buddha che la tradizione vuole sia stato qui. I fedeli pregano a mani giunte e prosternandosi davanti all'edificio e ad alcune statue di Buddha, un monaco mette un nastrino al polso destro della persona che gli si presenta e dà  una sua personale benedizione. Non fa distinzione alcuna così noi ora abbiamo due nastrini al polso che porteremo per tutto il viaggio. Siri ci ha detto di essere cattolico, ma vediamo che ha molta attenzione e sembra in qualche modo devoto anche al Buddha. E’ come se le due religioni potessero convivere senza problemi visto che Buddha non è un dio e che la sua è una ricerca personale di distacco dalle cose terrene che ben si accorda anche con una visione sinceramente cattolica della vita.

 

Uno dei templi restaurato ha sulla sommità  un'enorme gemma che, si racconta, in certe notti di luna risplende quanto il sole. Andiamo a vedere l'albero sotto il quale Buddha ebbe una delle sue illuminazioni. Secondo la tradizione avrebbe 2300 anni. Il tronco, nascosto da una struttura, non consente una valutazione. Io sono scettica, ma la fede può tutto e i fedeli sono così numerosi; offrono della frutta a noi: sarebbe per Buddha che però non ha alcun problema a condividerla. Siri raccoglie una foglia dell'albero sacro e me la offre perché porta benessere. E' un poco ingiallita, ma la conservo con piacere.

 

Il ritorno dura un'ora e mezza e io che questa notte mi sono svegliata a mezzanotte senza riuscire a riaddormentarmi, mi sento piuttosto stanca. Arturo vede e fotografa un bel varano a bordo strada. Siri non si dà  pace, vuole farci assaggiare il mango che è assai migliore di quelli che si trovano in Italia. Si ferma in uno delle centinaia di baracchini lungo la strada; dice che Anton (il capo dell'agenzia turistica) gli ha chiesto di offrirci questi spuntini. Ogni giorno compra acqua e biscotti per noi che preferiamo saltare i pranzi.


 

 

31 dicembre 2018 - lunedì

 

Appuntamento alle 7,30 per andare a vedere gli elefanti all'Eco Park.  Alle 5 si è messo a piovere e ora continua l'alternanza di pioggia e sereno. Saliamo su una jeep che percorre piste piene di buche profonde e fango alla ricerca di un gruppo di elefanti. Il rollio dell'auto impedisce qualsiasi tentativo di fotografia degli uccelli che vediamo. Superiamo un piccolo gruppo di bufali selvatici. Il paesaggio è strano; gli alberi sono radi  è quasi tutto prato con erba alta. Mi stupisco che la chiamino jungla. Gli alberi poi mi sembrano troppo giovani per non sospettare che si tratti di disboscamento ritornato selvaggio anche perché l'eco park non è una riserva priva di insediamenti umani, ma ha parecchie case (con relativi cani) tanto che Siri mi ha detto che i cani aiutano a tenere lontani gli elefanti.

 

Incrociamo un'altra jeep e c'è uno scambio di informazioni fra i due autisti. Dopo poco ecco gli elefanti! Sono quattro femmine adulte con i loro piccoli. Mangiano tranquillamente e noi possiamo riprenderli dall'auto visto che è considerato pericoloso scendere a terra.

 

Prima di uscire dal parco vediamo un bel pavone maschio e da un'altura su cui siamo potuti salire a piedi, abbiamo la vista a 360 gradi del parco. Per quel che abbiamo visto ci pare che la gita fosse cara (e non cambierò idea neppure alla fine del viaggio) e non ne sono rimasta impressionata.

 

Si è messo a piovere a dirotto, ma siamo al riparo e quindi non abbiamo problemi. Riprendiamo l'auto per andare a Polannaruwa. Lungo la strada vediamo un gruppo di persone guardare uno stagno: c'è un elefante morto nell'acqua. "Qualche malattia" dice Siri.

 

Polannaruwa è bellissima. In un parco immenso e ricco di alberi meravigliosi ci sono le rovine di una serie di palazzi reali e di templi. Ci sono in giro decine di scimmie (Macaca sinica, specie esclusiva del paese)  ci sono cani sciolti dappertutto. Ci spostiamo tra i vari edifici in auto. Anche qui piedi nudi d'obbligo. Mentre Siri ci spiega la storia di questa antica capitale, in cui i re facevano a gara per costruire palazzi e templi sempre più grandi, si avvicina una signora italiana scusandosi e chiedendo se può aggregarsi visto che il suo autista non sa nulla e non parla italiano. Finisce che facciamo compagnia unica fino al termine della visita. Lei, il marito e un bambino di circa 7 anni, sono arrivati con il nostro aereo e resteranno fino al 15.

 

Qui ci sono venditori di carabattole che non ti lasciano in pace. E' l'unico posto dove siamo stati disturbati. Comunque ho finito con il comprare una cartina del paese a 500 rupie. Il venditore era partito da 1500 ed è sceso via via che mi vedeva rifiutare le sue offerte.

 

A fine giro Siri ci offre l’acqua di cocco. Noi lo abbiamo già provato in Martinica: Arturo lo aveva aperto due volte con il suo coltellino ed era stata una bella impresa. Comunque non ci entusiasma ma è fresco.

 

Mentre stiamo tornando verso Harabana, Siri ci dice: "attenti, ci deve essere sulla strada un elefante perché mi hanno fatto un colpo di fari le auto provenienti in direzione opposta alla nostra..." dopo poco eccolo l'elefante, a bordo strada, molto indeciso sul da farsi. Siri dice che è pericoloso passare perché potrebbe caricarci (pochi giorni dopo in un parco, una persona verrà  uccisa avendo voluto avvicinarsi ad un pachiderma). Molte auto si fermano mentre alcuni autobus superano fin troppo velocemente con disappunto del nostro autista. Ci sono poi i soliti furbi che arrivano sparati per bloccarsi quando vedono che non siamo fermi per caso. Il modo di guidare qui è proprio pessimo.

 

Dopo poco incrociamo un altro elefante e questo ha un'aria proprio arrabbiata, Arturo riesce a fargli un bel ritratto.

 

Nello stagno dove questa mattina c’era l’elefante morto stanno tirandolo fuori con una gru e molti curiosi si godono lo spettacolo.

 

 

E' l'ultimo dell'anno e l'albergo ha organizzato una serata di musica e una cena speciale. Cantano perfino la vecchia canzone ‘Marina’ storpiandola un poco. Noi resistiamo solo fino alle 10, ma ho visto che anche gli altri ospiti non si sono dati alle danze. Le giornate sono troppo stancanti per non essere 'cotti' alla sera.


 

 

1 gennaio 2019 - martedì

 

Il nuovo anno inizia con il trasferimento a Kandi. Ci fermiamo a Dambulla, il famoso tempio d'oro. In una serie di grotte scavate dai monaci nella roccia, sono installate decine di statue del Buddha. Due sono enormi, rappresentano il Buddha sdraiato. Il soffitto è ricoperto da affreschi in ottime condizioni. Alle grotte si arriva attraverso una bella scala in pietra di 400 gradini. La vegetazione intorno rende tutto molto suggestivo.

 

C'è molto sole ed è una fortuna essere venuti presto perché credo che il caldo renderebbe le pietre roventi e visto che tutta l'area è sacra bisogna stare scalzi.

 

La successiva fermata è al giardino delle spezie. Un venditore di prodotti naturali ha creato un piccolo giardino con tutte le piante più interessanti: cacao, cannella, pepe, cardamomo, zenzero, albero della gomma e molti altri sono presenti per consentire ai turisti di conoscerle. Vicino ad ogni pianta c'è una bottiglia con l'essenza estratta al fine di decidere cosa comprare a fine giro. Ci accompagna un addetto che è interessato a farci spendere un po' di soldi nel negozio annesso. Per ogni pianta ti spiegano le proprietà  della sostanza. Cerco di controllarmi il più possibile perché ti verrebbe da comprare tutto.

 

Sono quasi le 12 e Siri teme di non fare a tempo a vedere il tempio indù. Fortunatamente è festa per loro ed esso rimane aperto tutto il giorno. Che fantasmagoria di figure e di colori! Le fedeli poi hanno sari meravigliosi. Qui non ci sono turisti, solo devoti indù che portano in dono alle divinità  frutta e cibo. In una cappella noi non possiamo entrare perché solo i credenti possono ricevere la benedizione. Da qui le donne escono col puntino in fronte mentre da un lato della cappella i fiori offerti devono essere buttati a vagonate perché sono troppi.

 

Tutto è di grande effetto. Siri spiega che per gli indù ogni persona che è vissuta santamente diventa un dio e questo spiega la quantità  di dei rappresentati qui.

 

Visto che è presto per in check-in in albergo, Siri ci porta a vedere una mostra di pietre preziose che vengono estratte qui in Sri Lanka. Pensavo avessero campioni con cristalli per la mia collezione, ma non è così. Hanno solo gemme lavorate e gioielli. Il giovanotto che ci accompagna ci resta un poco male alla mia affermazione che non uso gioielli; non capisce proprio il concetto di collezione mineralogica e arriva a proporre di togliere una pietra da un ciondolo. E' evidente che sono persone pagate a percentuale, quando capisce che non c'è nulla da fare, ci riaccompagna all'uscita

 

Di fronte alla gioielleria c'è un grande magazzino che vende oggetti in legno. Qui ci sentiamo più a nostro agio. Ci sono cose bellissime come grandi tavoli che poggiano su grosse radici ripulite e lucidate ma con l'intreccio originale, maschere tradizionali, bassorilievi di divinità  indù, elefanti e cavalli di grande dimensione e tanti piccoli oggetti fra i quali finisco per scegliere i souvenir per i miei ragazzi. L’addetto ci fa anche notare una curiosità: la segatura di un certo legno messa in acqua calda dà  un  colore, se mescolata con limone un altro, se con calce un altro ancora e così via.

 

 

Andiamo ora al Liyya Residence dove resteremo due notti. Riposiamo fino alle 16,30 quando andremo ad uno spettacolo di danze tradizionali.

 

Il traffico di Kandy, antica capitale prima della sconfitta da parte degli inglesi, è caotico, il peggiore che io abbia mai visto. Il nostro autista detesta muoversi qui e  ha giustamente preferito lasciare l'auto ferma. Alle 16,30 scendiamo col tuc tuc fino al fiume. Siamo sul lago Kandy, a 500 metri sul livello del mare.

 

   

 

Lo spettacolo dura 45' con tamburi e danzatori che rappresentano momenti della vita rurale.

 

Torniamo in albergo dopo aver dato un'occhiata all'esterno del palazzo reale. Esso è  del XIV secolo; a quel tempo i portoghesi non erano interessati a penetrare nel paese e furono gli inglesi a pretendere di arrivare fino a qui. Essi vinsero il re di Kandi e introdussero le coltivazioni di  te e gomma. L'antico palazzo è molto suggestivo e vi si trova un tempio buddista importantissimo perché contiene una sua reliquia. E' sera ma una lunga coda di fedeli è in paziente attesa di entrare. Sono tutti vestiti di bianco in onore di Buddha. Si sta facendo buio e sul lago si riflettono innumerevoli luci.

 

Rientriamo ancora col tuc tuc e ceniamo.


 

 

2 gennaio 2019 - mercoledì

 

Alle 6 fa fresco. Ci svegliamo molto riposati. Fuori canti d'uccelli, scoiattoli che si rincorrono su un tetto.  A colazione c'è parecchio da mangiare, tutto molto buono.

 

Alle 8 andiamo al Royal Botanic Garden (Peradenyia Garden): 60 ettari di piante stupende. 8000 alberi, 4000 diverse specie botaniche, fiori multicolori e una raccolta di orchidee. Ci sono alberi che hanno più di 100 anni. Le piante sono disposte in zone così abbiamo: il giardino delle spezie, il viale delle palme con oltre 200 varietà diverse, la zona dei cactus, un laghetto con le piante acquatiche. Nato da un piccolo nucleo fatto piantare da un re, è stato in realtà reso quello che è dai botanici inglesi che sono maestri in questo.

 

Siri ha capito che volevamo restare qui a lungo e ha cancellato la visita all'orfanotrofio degli elefanti che era a 45 km da qui. Su una zona del parco, in cima ad alcuni alberi, innumerevoli pipistrelli attendono la sera.

 

Da ora in avanti vedremo molto di più le persone in abiti tradizionali: uomini con il sarong e donne in sari variopinti.

 

Quando usciamo dal giardino sono le 13,30. I bambini stanno uscendo da scuola e fare 4 km in auto richiede un'ora. I bambini e i ragazzi indossano una divisa bianca, le femmine sono tenute a raccogliere i capelli in trecce e ad indossare una cravatta che cambia in base alla scuola. I genitori che vengono a prenderli usano tutti i mezzi possibili dal tuc tuc sovraccarico, all'autobus, all'auto, ma il vero problema  è il tipo di guida: ti sorpassano a destra e sinistra, creano  imbuti impossibili a districarsi. Solo alle 15 arriviamo in hotel e finiamo la giornata riposandoci.

 

Riflettiamo che a noi l’idea della divisa a scuola piace molto, dà un senso di ordine, di pulizia e di rispetto per la scuola stessa. Le insegnanti a scuola sono tenute ad usare il sari.


 

 

3 gennaio 2019 - giovedì

 

Partiamo alle 7,30 sperando di evitare code, invece i bambini stanno andando a scuola e siamo daccapo. Intanto io conto i tuc tuc che sono sulla corsia opposta alla nostra. Arrivo a 500 e stimiamo  che nella città  di 125000 abitanti ci saranno 3/4000 tuc tuc! Fa un mezzo di questo tipo ogni 50 abitanti. Intanto, al solito, tutti ci sorpassano a destra e sinistra e in un piazzale ci supera pure un autobus. Ci ritroviamo come una fetta di salame fra due fette di pane; bus alla nostra destra e alla nostra sinistra, noi al centro e decisamente in pericolo. Ce la caviamo per il rotto della cuffia. Siri detesta Kandy e noi non possiamo dargli torto.

 

Finalmente usciamo dalla città  e ci avviamo verso Nuwara Eliya. Si sale verso le montagne per una bella strada. A 800 m di altitudine iniziano le coltivazioni di tè. Gli arbusti di camellia japonica sono verdissimi e sono sotto alti alberi che forse li proteggono dal sole cocente. Ci fermiamo ad ammirare il panorama e delle signore vengono a farci vedere qualche fogliolina per farsi fotografare e avere qualche soldo. Una ha anche il fiore, cosa rara perché in piantagione non fanno mai fiorire le piante. Arturo dà  alcune rupie ad una delle signore perché è anziana e secondo Siri non ha altro sostentamento. Lavorare nelle piantagioni è un lavoro duro, si fa nelle ore più fresche del mattino ed in  genere lo fanno i tamil che sono la parte della popolazione più povera.

 

Una nuova sosta per vedere una cascata non particolarmente interessante, poi ad una fabbrica di  tè dove un addetto ci mostra il procedimento di produzione. La foglia in cima ad ogni rametto serve per ottenere la qualità  oro, le successive 2 la qualità  argento che sarà  il tè verde e le altre (comunque sempre le superiori) vengono fatte spezzettare, asciugare e tostare. A fine lavorazione tutto è spedito in grandi sacchi alle aziende che imbustano e confezionano.  Poiché la tostatura avviene alimentando un forno a legna, mi fanno mettere alcuni rami nel fuoco. Le tre donne che sono qui vorrebbero tutte la mancia e sembrano scontente che Arturo l'abbia data solo a una. Alla fine del giro mancia anche al giovanotto.

 

Nel bar annesso ci offrono il tè e Siri compra un dolce. E' d'obbligo comprare il tè. Cerco la qualità  oro ma non ce n'è più, devo accontentarmi della varietà  argento. Inutile comprare quello nero che si trova facilmente dappertutto.

 

Poi riprendiamo l'auto. Durante questi spostamenti abbiamo modo di parlare con Siri chiedendo informazioni sugli usi locali. Arturo chiede se anche qui come in molti paesi i matrimoni sono combinati. Egli risponde che la tradizione è ancora molto presente anche se c’è un lento cambiamento. D’altronde dice che la scelta dei genitori è sempre rivolta a garantire alla sposa un marito che sia un lavoratore e una brava persona.

 

A Nuwara ci fermiamo a cercare una scheda per la macchina fotografica. La troviamo ad un prezzo uguale a quello italiano. Fra i negozietti vari ci attira uno strano banchetto che ha delle foglie arrotolate. “E' betel”, dice Siri. Scopriamo che si tratta di foglie di betel, più noce di araca, più tabacco. Il tutto viene fumato da alcuni e ha effetti allucinogeni.

 

Raggiungiamo il nostro albergo per una strada strettissima e in salita mentre Siri prega di non incontrare nessuno nel senso inverso. Il fondo stradale è ampiamente sconnesso. Ci ritroviamo in un buon albergo a 1800 m. di altitudine. Purtroppo il panorama è decisamente scarso: intorno stanno costruendo e tutto sembra fatiscente. Il lago sullo sfondo non si vede e le cime intorno sono oscurate da edifici.

 

A cena Siri ci avvisa che è riuscito  dopo molte telefonate a garantirci i posti in treno per Ella. Essi sono così richiesti che si prenota con mesi di anticipo.


 

 

4 gennaio 2019 - venerdì

 

Oggi ci si sposta in treno. Siri porterà le valigie con l'auto. Da giorni  il capo dell'agenzia turistica si dà da fare per prenotare i posti e pare sia riuscito nell'intento.

 

Alle 8,30 andiamo in stazione e siccome alle 9 i dati della prenotazione non ci sono ancora, ci consegna i biglietti e ci consiglia di cominciare a salire sul treno. C'è una grande quantità  di turisti e quando arriva il treno di quattro vagoni appare evidente che non solo non si può pensare alla prenotazione, ma neppure in un posto a sedere. Saliamo spintonando un po' e ci piazziamo sulla piattaforma d'entrata, chiudendo la porta opposta a quella da cui siamo saliti. Accanto a me si piazza una canadese che mi dice: "Dopo la partenza puoi aprire la porta e sederti sul predellino. Potrai fare meglio le fotografie." Io la guardo perplessa: se in questa confusione, stretti come acciughe, qualcuno spingesse il mio zaino, ci vorrebbe poco a finire giù. Una volta partiti però mi rendo conto che vale la pena di provare perché tre ore e mezza in piedi mi sembrano eccessive. Così io e la canadese ci sediamo sul predellino mentre un bel paesaggio sfila davanti a noi.

 

Ad una fermata sei persone pretendono di salire e non so come, spingendo e strizzandoci riescono a superarci. Io non ho voluto muovermi dalla porta perché temevo l'aria irrespirabile dell'interno. Intanto Arturo è stato ospitato dal capotreno nel reparto bagagli, è in piedi, ma almeno può muoversi con una certa  tranquillità .

 

Il treno percorre verdi paesaggi, a volte fra piantagioni di tè, a volte nella foresta. Per due volte restiamo fermi per mezz'ora perché il binario è singolo e dobbiamo far passare il treno che viene nella direzione opposta. Si tratta di treni 'normali' con numerose carrozze e un aspetto decente. Il nostro è chiaramente ritenuto un treno che si può penalizzare. Intanto le ore passano e non sarebbe un problema se non dovessi andare in bagno: da qui non ci si schioda e non so neppure se un bagno ci sia...

 

Alla fine, dopo 5 ore, arriviamo a Ella.L’autista ha aspettato due ore. Ci offre subito da bere, poi gli chiediamo di fare due passi per sgranchirci le gambe e lui ci porta attraverso un sentiero nella foresta fino ad un punto panoramico in cui si potrebbe fotografare un ponte col treno. Questa sembra una meta ambita perché ci sono molti turisti in attesa. Io non vedo motivo di aspettare un treno che non si sa quando passerà , solo per una fotografia.

 

Tutta la città sembra nata dal nulla per i turisti: decine di alberghi e ristoranti.

 

Torniamo sui nostri passi e andiamo all'albergo Mount Heaven. Esso ha una hall enorme, ma la stanza è la peggiore che abbiamo avuto in questo viaggio. Unico punto valido è il panorama che si può godere:

le stanze si affacciano tutte su un porticato e su due poltrone esterne e ci si può sedere alla luce del tramonto e dell'alba. La cena è ottima con dei funghi fritti eccezionali.

 

 

 

5 gennaio 2019 - sabato

 

L'alba è stupenda sulle montagne. Uno stormo di uccelli bianchi continua a volare intorno. L'aria è fresca. Alle 7 andiamo a colazione. Come al solito ci limitiamo a pane e marmellata anche se ci sarebbe da abbuffarsi. Il servizio lascia un po' a desiderare, ma forse è perché è presto? Difficile dirlo dato che da nessuna parte sono indicati gli orari dei pasti.

 

Partiamo per fermarci dopo poco ad una bella cascata, poi proseguiamo verso sud. Da qui in avanti le case sembrano molto più curate, in muratura e con qualche eleganza rispetto a quelle che abbiamo visto fino ad ora.

 

In un paesino vedo un mercato ed esprimo il desiderio di visitarne uno. Siri si ferma subito dicendo che abbiamo tempo per farlo. Si tratta di un mercato locale al quale vengono coloro che abitano nella foresta ed hanno questo  luogo per approvvigionarsi di verdure e pesce. Siamo molto contenti di poter vedere un vero mercato locale, siamo gli unici turisti e tutti sono felici di mostrarci le loro merci. Una signora vende mestoli fatti con il cocco e io ne compro uno; non lo avevo fatto in altri posti perché non mi convincevano, un manico tutto colorato era poco in sintonia con l’oggetto rustico. Ci sono verdure e frutta, pesce fresco e secco, uova, arnesi. Tutto viene appoggiato a terra su una stuoia.

 

I negozi fissi della piazza fanno i lavori più strani, c'è una stireria con ferro a carbonella, una sartoria, un riparatore di utensili. Tutti molto pittoreschi e interessanti.

 

Più oltre c'è un bellissimo stagno che è riserva d'acqua per le risaie e laghetto per gli uccelli. Il panorama con alcuni alberi sullo sfondo è impagabile. Lo fotografiamo e sogno di dipingere un quadro con esso. Il nostro albergo di oggi è a Tissamaharama. L’Hibiscus è un lodge immerso nella campagna.

 

Alle 14,30 abbiamo appuntamento con la jeep che ci porterà  allo Yala Park che è il secondo del paese e quello che ospita più elefanti. Nel parco non si può scendere dalla jeep e la speranza di vedere animali è legata alla fortuna. Troviamo subito i branchi di bufali selvatici, uccelli vari che sostano negli stagni, coccodrilli mimetizzati dal loro colore e dal loro restare acquattati a pancia a terra. Vediamo diversi gruppi di elefanti. Ma il piatto forte secondo noi è il paesaggio: alberi meravigliosi, vegetazione alta quanto un uomo, stagni e radure.

 

Poiché alle 18 bisogna uscire, il guidatore si affretta (si prenderebbe due giorni di divieto ad entrare).

 
 

 

6 gennaio 2019 - domenica

 

Ci alziamo all'alba. Appuntamento alle 5,45 per garantirci di vedere gli uccelli con tutta calma. L'hotel ci ha preparato una colazione  al sacco.

 

Partiamo per il Bandala Park, un'area umida a sud di Yala. Un isolotto dello stagno che mi piace tanto è completamente bianco. Si tratta di uccelli così numerosi da far apparire candidi gli alberi.

 

Già  prima di entrare nel parco, nella zona franca, vediamo un bel coccodrillo. Gli stagni sono numerosi e brulicano di uccelli: ibis, aironi grigi, aironi bianchi e garzette. Alla fine avremo visto 23 tipi di uccelli diversi.

 

 

La pista è assai migliore di quella di ieri, il guidatore è esperto di uccelli, ci sono meno jeep in giro e data l'ora l'aria è piena solo delle grida degli animali. Vediamo gruppi di elefanti in lontananza, una iguana, una mangusta, parecchie scimmie.

 

   

 

La visita è di eccezionale interesse, più soddisfacente di quella di ieri. La guida migliore. Spiego a Siri  che chi ama la natura ha bisogno di tempo e le due ore di tour sono davvero poche. Sapendo che i parchi aprono alle 6 sarebbe bello poter entrare a quell'ora e restare di più; lui mi risponde che allora bisognerebbe pagare il tour da 4 ore. Noi avremmo rinunciato a qualcos'altro pur di avere più possibilità  di visita. Bisogna anche tenere presente che il trasferimento al parco porta via una certa parte del tempo utile.

 

Siri ci offre un succo di frutta, come sempre è buono ma un poco difficile da digerire. Egli ha fatto un tentativo infruttuoso di farci stare qui un giorno di più togliendolo al mare. Peccato. Non capiamo perché tutti impazziscano per il mare, vedremo se è così eccezionale.

 

Sono le 10,30 quando rientriamo, facciamo il bagno in piscina, poi riposiamo attendendo che il sole si abbassi per fare un giro in giardino. Nella nostra stanza abbiamo visite: una ranocchia, un geco, un coleottero simile a una blatta.

 

Alle 16 usciamo a girare per il giardino. Alcuni alberi hanno il cartellino col nome, un bird watcher giapponese ben attrezzato ci indica un paio di uccelli. Il mio binocolo mi aiuta a seguirne alcuni.

 

A sera le zanzare si scatenano: sono molto avide e grandi ma sembrano dare meno conseguenze fastidiose delle  nostre.


 

 

7 gennaio 2019 - lunedì

 

Prima della partenza riesco a riprendere un pavone in cima ad un albero. La loro onnipresenza dovrebbe renderli il simbolo del paese!

 

 

Partiamo alle 6,30 perché Siri dice che si può trovare parecchio traffico. Faremo la costa ovest fino a Galle, che ci fermeremo  a visitare.

 

Ci fermiamo ad una stazione tecno-agricola dove è stata installata dallo stato una struttura per fermarsi a mangiare. Ci sono delle signore che cuociono spuntini tipici. Tutto è molto pulito e mangiamo di gusto un paio di cose. Qui Siri ci dice che gli dispiace, ma deve lasciarci perché gli è stato chiesto di accompagnare da domani una coppia di sposini romani.

 

La cosa mi secca non tanto perché lui non sia con noi al mare, ma perché la visita a Colombo avrebbe chiuso in bellezza i 15 giorni passati insieme.

 

Quando raggiungiamo la costa i turisti aumentano considerevolmente. Lo so che siamo turisti anche noi, ma essere in tanti cambia il rapporto con i locali, ci sono più tentativi di agganciarti o di venderti cose.

 

A Galle c'è un caldo infernale e anche se giriamo poco, ben presto ci fermiamo all'ombra di un albero. L'importanza della città  sta tutta nella storia che ha visto prima insediarsi i portoghesi, poi gli olandesi che avevano ampliato le fortificazioni. In sé non mi fanno grande impressione le costruzioni di quel periodo che rimangono.

 

Riprendiamo lungo la costa, l'oceano ha onde lunghe e ha tutta l'aria di non essere adatto a noi.  In alcune spiagge vediamo i surfisti, in altre una barriera crea una zona più calma in cui nuotare.

 

Il nuovo albergo si chiama Villa@69, camera con vista sull'oceano, piccola piscina, accesso diretto alla spiaggia rosa. E' tutto OK ma sono seccata. Salutiamo Siri che parte subito.

 

Passiamo il resto della giornata in camera perché fuori, anche se in terrazzo, fa un caldo eccessivo. Essendo sulla costa ovest, dalle 13 il sole batte impietosamente sulla facciata dell'albergo e sulle camere. Avremo certo un bel tramonto.

 

Alle 17 usciamo a passeggiare sulla spiaggia andando verso l'estremità  sud delimitata da un piccolo promontorio roccioso. Troviamo un grosso pesce spiaggiato da poco. Arturo lo lancia in acqua, ma le onde lo rimandano subito a riva. L'aria è buona e comincia a passarmi il cattivo umore. Cena con pesce e verdure.

 

 

 

8 gennaio 2019 - martedì

 

Ci alziamo presto dopo aver dormito bene tutta la notte. Andiamo subito in riva all'oceano e passeggiamo, questa volta verso nord. La spiaggia è delimitata anche qui da un piccolo promontorio roccioso. Non c'è ombra di conchiglie o sassi interessanti, mentre gli scogli presentano innumerevoli cristalli lucenti.

 

Sia ieri che oggi abbiamo incontrato una coppia di cani che ci hanno colpito: la femmina è sicuramente finita sotto un'auto perché è paralizzata alle zampe posteriori e trascina metà  del corpo sulla sabbia, il maschio sta sempre con lei, la aspetta se la vede lenta, ogni tanto la guarda. E' evidente che lei può sopravvivere solo sulla spiaggia ed anche nei prossimi giorni li vedremo in continuazione. A me fa proprio impressione e credo che sarebbe meglio sopprimerla che farla vivere così.

 

Mi sono definitivamente riconciliata con l'idea di starmene ferma qui tanto è vero che quando un giovanotto ci propone di portarci con il suo tuc tuc ad una escursione sul fiume, resto alquanto tiepida.

 

Al rientro dalla passeggiata scopriamo che è scomparsa una delle ciabatte di Arturo che avevamo lasciato vicino alla recinzione dell'albergo; probabilmente se l'è portata via un cane. A questo punto, subito dopo colazione, usciamo a cercare in spiaggia. Per fortuna fatti pochi passi vediamo biancheggiare qualcosa non molto distante e ritroviamo la nostra ciabatta.

 

Restiamo in piscina fino alle 14 tuffandoci ogni tanto e poi mettendoci all'ombra a leggere o scrivere il diario. Nella tranquillità,  un martin pescatore viene a fare il bagno in piscina. E' bellissimo!

 

Alle 17 usciamo a piedi in direzione di Bentota. Ogni tanto qualcuno ci chiede dove stiamo andando, io chiedo se posso trovare più oltre delle barche tradizionali, ma mi dicono che non troverò nulla. Proseguiamo e  possiamo fotografare un tempio e una vecchia cappella buddista.

 

Rientrando chiedo se si può fare qualche escursione. Tirano fuori un contenitore con alcune proposte da cui scelgo. Poi chiamano un giovanotto che mi propone di andare sul fiume e a vedere una miniera di gemme. Accetto la proposta per 9000 rupie.

 
 

 

9 gennaio 2019 - mercoledì

 

Alle 7 abbiamo appuntamento per la gita. Abbiamo fatto una rapida colazione grazie alla cortesia del cameriere anche se non era l'ora giusta.

 

Andiamo spediti fino al fiume. Mentre ci spostiamo chiedo al ragazzo che guida se tutta la costa è di difficile balneazione come mi pare e lui conferma che solo in alcuni punti si può nuotare perché le correnti sono insidiose.

 

Giungiamo ad una casa sul fiume. Il proprietario lavora a Roma dove vive con la moglie. Ci si trova molto bene in Italia e, come molti altri che abbiamo incontrato, ha una buona opinione del nostro paese.

 

Saliamo in barca e partiamo. Tutto intorno vegetazione lussureggiante: mangrovie e piante tropicali. Mi ricorda il Costa Rica. Animali pochi, ma in compenso abbiamo modo di vedere alcune attività  locali. Prima l'attività  dei pescatori di gamberetti che li prendono con l'amo e li tengono in una cesta piena d'acqua così da venderli vivi.

 

Più oltre ci fermiamo su un'isola dove vive un anziano. La sua casetta è in fango secco, semplice ed essenziale. Per abbellirla ha appeso alle pareti delle foto e immagini del Buddha. Intorno alla casa ci sono piante di cannella e lui ci mostra come la si prepara. Si prende un rametto, lo si raschia della parte verde poi, con un coltellino si incide verticalmente e si tira via la parte esterna del ramo (il cambio). Le varie sfoglie, messe una dentro l'altra si mettono a seccare per 8 giorni e diventano la cannella che conosciamo. Ora ci mostra come si ottengono le corde con la fibra di cocco: si mettono a macerare in acqua le parti esterne del cocco, poi si tira e si arrotola la fibra. Infine ci mostra come fare le stuoie per coprire i tetti con le foglie di palma.

 

Ovviamente ci si aspetta che acquistiamo qualcosa, io dico che lascerò una mancia ma non comprerò nulla, lui mi consegna comunque due bottigliette di essenza di cannella che fa bene per molti malanni compreso il mal di testa o, in gocce nell'acqua calda, per fare dei fumenti.

 

Questo fiume è famoso per la presenza di numerosi isolotti abitati e su uno c'è un importante tempio buddista.

 

Si avvicina una canoa e un ragazzo mi passa un cucciolo di scimmia da tenere mentre Arturo fotografa. E' morbida, ma mi sembra piuttosto triste.

 

Quando rientriamo, il signore che abita a Roma ci vuole per forza offrire da mangiare riso col cocco e un succo di frutta. Nel riso va messo peperoncino piccante e noi proviamo a metterne un poco per renderlo saporito. Facciamo quattro chiacchiere: sono in vacanza per un mese ma poi torneranno a Roma anche perché i loro bambini devono andare a scuola. Chiedo sempre cosa li spinga a lasciare il loro paese, ma non ottengo risposte del tutto convincenti. Suggerisco che siano motivi economici, ma dico anche che l'Italia è decisamente cara per viverci. Loro ridono affermando che le donne azzeccano subito i punti cruciali. Anche un altro signore che è sopraggiunto vive in Italia e Arturo scoprirà  che ci sono 100.000 cingalesi da noi.

 

Ora il tuc tuc ci porta ad una miniera di pietre semi preziose. Il solito addetto ci porta a vedere come si estraggono topazio, ametista e altre gemme. La specialità  di questa è la pietra di luna. La miniera viene avviata con un buco verticale di alcuni metri da cui partono le gallerie. Il terreno è molto friabile, quasi sabbia e viene portato in superficie con secchi, qui viene setacciato con l'acqua per vedere se in mezzo alla terra ci sono i 'sassi' preziosi. Questi vengono passati a chi fa le lavorazioni successive. Dato il caldo i turni sono di due ore.

 

Come già  accaduto, lo scopo della visita gratuita è quello di convincerci a comprare. Preferiremmo pagare un biglietto perché a questo punto inizia il tira e molla su quanto siano belle le gemme. I prezzi non sono affatto bassi e poi per me che non porto anelli, né collane o orecchini queste offerte sono assolutamente inutili. Ancora una volta cerco di spiegare che sono solo interessata a minerali da collezione, ma non sembrano capire di cosa si tratta.

 

Passeggiata in spiaggia e bagno nell'oceano in un punto in cui alcuni scogli smorzano la forza delle onde.


 

 

10 gennaio 2019 - giovedì

 

Ci siamo preparati convinti che venissero a prenderci per andare a Colombo, ma scesi nella hall ci dicono che a loro risulta dobbiamo restare un giorno in più. Una serie di telefonate lo conferma. Il fatto è che nel programma si dice che l'ultimo giorno dobbiamo fare colazione e poi andare all'aeroporto, ma noi dobbiamo partire alle 3 di notte.

 

Riportiamo i bagagli in camera e andiamo a fare due passi verso Kosgoda. Ci fermiamo a fotografare alcune barche tradizionali. Dei pescatori ci invitano a mangiare con loro, ringraziamo ma abbiamo appena fatto colazione.

 

Lungo la strada numerosissime le tombe. A parte nelle grandi città, qui non esistono cimiteri, ma nel proprio terreno o comprandone un pezzetto si inumano i propri cari vicino a casa. Di solito il terreno libero è la fascia che sta fra la strada costiera e la spiaggia forse perché non sarebbe utilizzabile in altro modo. Le tombe con nastri bianchi sono di mussulmani, quelle di giovani hanno spesso grandi fotografie tutto intorno.

 

Arriviamo alla riserva delle tartarughe dove ci fermiamo sulla via del ritorno. Una volontaria svizzera ci mostra le vasche dove tengono gli animali. Non c'è gran che perché giustamente le liberano appena nate. Hanno solo quelle con qualche problema che morirebbero se non le alimentassero loro e alcune appena nate per farle vedere ai turisti.

 

Dice che pagano ai pescatori 30 rupie per ogni uovo in modo da evitare che li vendano al mercato. Ci fa anche vedere le buche scavate questa notte nella spiaggia da due tartarughe che, forse disturbate, se ne sono andate senza deporre le uova.

 

Bagni nell'oceano, relax.


 

 

11 gennaio 2019 - venerdì

 

Ultimo giorno, peccato!

 

Il proprietario dell'albergo era molto simpatico. Ogni giorno si interessava di come stavamo e faceva qualche battuta, lo abbiamo salutato con calore.

 

Poco prima delle 10 arriva l'autista che ci deve portare a Colombo. Parla solo inglese e scambiamo poche parole. I 100 km per la capitale si percorrono in parte in autostrada, poi c'è il  solito traffico caotico delle città . La visita risulta essere un giro in auto piuttosto insoddisfacente. Il forte portoghese non viene neppure visto. Non so se sia per l'ora che abbiamo fatto o per quale altra ragione. Quando lo ritiene opportuno l'autista ci porta a Negombo all'albergo Camelot Beach.

 

Si tratta di un hotel sul mare con piscine, bar, ristorante, animazione. E' certamente di una categoria superiore agli altri.

 

Facciamo subito una  bella nuotata in piscina, poi una passeggiata sulla spiaggia. Qui vediamo le barche tradizionali che sono dei catamarani a vela. Incontriamo poi un giovanotto che vuol venderci stoffa, ma io adocchio un modellino di barca tradizionale che ha in borsa e contratto facendolo scendere da 2500 a 1000 rupie.

 

Riposo poi un paio d'ore per prepararmi alla nottata in volo. A sera ottima cena a buffet.

 

L'appuntamento con il taxi che ci porterà all'aeroporto è alle 23,30. Le ore che mancano alla partenza ci servono tutte perché: vengono fatti tre controlli, quello dei documenti si interrompe per un guasto al sistema informatico che ci fa aspettare mezz'ora, un ulteriore controllo personale avviene al gate di imbarco:  tutte le operazioni sono lentissime.

 

Partenza alle 3 di sabato 12 gennaio. Arrivo a Kuwait City alle 6,10. Ripartenza alle 8,40 ora locale e arrivo a Milano Malpensa alle 12.40. Mio figlio viene a prenderci a Malpensa.  Ho scelto appositamente il sabato come giorno di ritorno in modo da non recare troppi problemi a chi veniva ad aspettarci.  In effetti, dopo un’attesa abbastanza lunga dei bagagli e avendo cambiato le rupie che ci erano avanzate ottenendone 15 euro, usciamo e non dobbiamo aspettare più di 10 minuti per vederlo arrivare.

 


 

 

CONSIDERAZIONI FINALI

 

1.     Il viaggio è stato organizzato benissimo e Siri era una guida eccezionale; nel corso di qualche giorno ha capito cosa volevamo e ha fatto in modo di modificare, per quanto possibile, orari e luoghi. La visita a Colombo sarebbe stata sicuramente diversa con lui.

 

2.     Il turismo è un’industria chiaramente molto presente e forse addirittura in espansione. Esso è basato sempre sull’autista-guida che segue gli ospiti tanto che ogni albergo prevede stanze per gli accompagnatori. Ricordo che in Costa Rica si era molto seguiti per gli spostamenti, ma si trattava di autisti sempre diversi da una tappa all’altra.

 

3.     In Sri Lanka ci sono 40 milioni di cani e gatti e 20 milioni di abitanti. Parlando con Siri sembrava che egli non desse troppa importanza al fatto, ma abbiamo indagato ed effettivamente il governo ritiene di dover fare qualche cosa. Molti finiscono sotto auto e la rabbia crea qualche problema.

 

4.     I cingalesi sono persone cordiali, gentili e sembrano felici della propria condizione. Sicuramente non se la prendevano più di tanto per il traffico caotico: non ho mai visto nessuno litigare in situazioni in cui noi avremmo trasceso.

 

5.     Il cibo non ci ha dato particolari problemi. Ci siamo completamente astenuti dal cibo di strada e abbiamo evitato l'eccesso di spezie. Si mangiava piuttosto bene anche se non tutti gradiscono il riso al posto del pane. In questo senso io mi sono trovata benissimo.

 

6.     Il viaggio è costato poco  in relazione ai servizi ottenuti anche se abbiamo pagato noi tutte le escursioni che, in proporzione al resto, erano piuttosto care. L’escursione al safari park poi era del tutto inutile e molto costosa visto che gli elefanti li abbiamo visti ampiamente in altri parchi e in strada.

 

7.     Come sempre quello che uccide è il viaggio in aereo con lentezze esasperanti nei controlli. Quelli all’aeroporto di rientro sono stati particolarmente sgradevoli.

 

8.     Poiché in Sri Lanka, la scolarizzazione è molto alta e l’inglese si studia fin dai primi anni, tutti sono in grado di capirlo e non ci sono particolari problemi se lo si mastica un poco. La lingua invece è incomprensibile così come la scrittura.

 

 


 

 

 

Arturo & Nelly

 

negando@alice.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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