Sumatra, Jawa e Bali

Indonesia

Storia di viaggio agosto 2016

di Michele Spiriticchio

 

Perchè è così facile perdersi nei sogni,

e il viaggio è dove si respira l'aria più fresca, quella più buona...

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E' la storia di un tempo, di tanti tanti anni fa. 

E' la storia di quando si celebravano gli dei, il sole e la luna, la terra, gli animali e la natura tutta.

E' una storia che racconta la pace che regnava quando gli uomini erano belli.

E' la storia di tanti secoli fa ma non si sa esattamente quanti.

 

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A Sumatera e Bali e a Jawa esistevano dei re e anche delle regine.

C'erano imperi, c'erano regni, c'erano tante terre dove ogni comunità si esprimeva con gioia e felicità. 

La vita era facile, ricca, senza pensieri.

Tante erano le discipline svolte, lo sport, la musica, la filosofia, le arti figurative (disegnini) e soprattutto l'arte più nobile che nell'architettura si manifestava pienamente.

 

Ogni comunità del regno viveva felice.

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Il re di Pranbanan aveva un'idea. Per la verità ne aveva tante di idee.

Il re di Pranbanan era sempre modesto, quasi si vergognava se usciva fuori con qualche sua tipica idea. Molti ( altri re ) lo vedevano come un megalomane e molto pieno di sè ma la verità era tutto il contrario...

Ma non ce la faceva, no, non riusciva a restare lì senza fare niente. Era più forte di lui. Ogni giorno si alzava e dopo colazione si metteva a ridere e doveva avvisare tutti delle sue nuove idee o "trovate"...

Il re di Pranbanan voleva vivere in armonia con la gente, voleva solo essere felice ma non solo per sè stesso. Il grande Re voleva la felicità di tutti. 

Un'utopia. La felicità del mondo e nel mondo.

Il grande Imperatore non aveva altri grandi sogni se non quello di vedere sorridere la gente, la sua gente. E a questo obiettivo dedicava ogni giorno nei suoi pensieri.

E il suo regno era bello, il suo regno era unico, in poche parole il suo regno era bizzarro, magnifico, splendido, bellissimo un esempio per ogni altro regno.

 

Ogni essere vivente partecipava alla vita sociale. Tutti.

 

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Ormai si era sparsa voce anche lontano da Jawa del re di Pranbanan ed è per questo che tanti volevano conoscerlo e soprattutto godere della felicità promessa.

La felicità promessa. Non era uno scherzo era la verità.

Il re non si fermava mai, rispondeva ad ogni intervista sempre con il sorriso sulle labbra. Il suo sorriso solito divertito e coinvolgente. Era un re così felice che non stava più nella pelle. 

E chi poteva sottrarsi a questo incantesimo quando ogni sogno veniva realizzato ?

 

Ma chi credeva nel re di Pranbanan ?

C'erano all'inizio e per primi i topolini. Sì i topolini.

Tanti topolini tutti in gruppo che ad uno ad uno arrivavano per partecipare e lavorare senza mai fermarsi.

Il re ne era fiero. 

I topolini erano piccoli, piccolini e così veloci che non stavano mai fermi. L'ideale per una comunità sempre vivace. L'ideale per il re che spesso si immaginava lui stesso un topolino tanto era frenetico e sempre di corsa quasi nervoso. 

Il grande Re aveva bisogno del supporto dei topolini che non se lo aspettava. 

I topolini avevano bisogno del re.

E i topolini arrivarono, pronti, felici, disposti a tutto. I topolini furono la fortuna del re.

A Pranbanan il re era fortunato, fiero e gonfio di soddisfazione.

 

Ogni topolino aveva una mansione.

Alcuni erano semplici operai. Poi altri invece studiavano e amministravano le ricchezze di pranbanan. Molti invece erano abili nei lavori manuali. Topolini dalle mani fatate. Mani. Zampettine piuttosto ma i topolini avevano mani esperte e molto precise.

Il re era meravigliato. Non capiva se stava vivendo un sogno tanto era sorpreso, come se vivesse una favola, in un mondo fantastico...

Non la smetteva mai di ridere e tante volte venne ricoverato da "indigestione di risate". I dottori topolini lo curarono perfettamente facendolo arrabbiare. Era l'unica cura che funzionava in quei casi.

 

 

Quando fuori faceva freddo a pranbanan nessuno si fermava.

Anche le formiche collaboravano con i colleghi animaletti.

Ma i topolini ormai conoscevano ogni intenzione del re che quando si assentava era molto tranquillo. I topolini sapevano quello che il re stava portando avanti.

A pranbanan per la verità non faceva mai freddo. Solo una o due settimane ogni anno. Le temperature infatti si abbassavano solo di qualche grado che i topolini dovevano coprirsi con qualche fogliolina di banano e suggerivano anche al re di ripararsi un po', lui che non era tanto attento e sempre alquanto distratto. I topolini gli volevano così tanto bene che alla sera gli preparavano il letto con speciali coperte di foglie di banano, foglie giganti. Il re ogni volta prima di coricarsi rideva così tanto forte che svegliava tutti e le formiche, non più spaventate come le prime volte, non ci facevano più caso e divertite continuavano a correre lungo i loro piccoli cunicoli della città.

Il re intanto dormiva beato...

 

Non si sa esattamente come mai il re di pranbanan avesse tante doti da governatore. Lui seguiva una logica molto particolare. Non impartiva mai ordini ma disegnava tutto il giorno. 

Chi lo osservava da vicino notava che era abbastanza schivo. Non amava farsi vedere mentre disegnava. 

Davanti a un foglio di carta di banano, a volte usava le coperte che trovava nel suo letto, passava tanto tempo a pensare e poi buttare giù degli schizzi. 

Disegni e figure, pura arte figurativa.

Si divertiva così tanto che disegnava tantissimo e più si impegnava più sorrideva e continuava tutto il tempo nei suoi progetti.

Era veramente un re felice !

Non esistevano preoccupazioni. I topolini erano sicuri del loro operato, riuscivano a gestire ogni aspetto sociale con grande responsabilità.

Erano loro forse i veri capisaldo dell'impero di Jawa e Sumatera.

 

L'impero

Jawa e Sumatera e Bali erano solo una parte delle terre del re. Lora e Sulaw erano alcune delle altre isole dove si estendeva il grande regno di Pranbanan.

Terre favolose ricche d'acqua azzurra e verde e di innumerevoli fiumi colorati, distese di foreste profumate senza interruzione. 

Gli uccellini dai colori indescrivibili. Così tanti uccellini e pappagalli tropicali che non smettevano di colorare il cielo azzurro, rosa, arancio, verde.

Le coste bagnate dal mare andamano e dal mare di Sumatera turchese e smeraldo. Una meraviglia.

Spiagge lunghissime e deserte dove le conchiglie si addormentavano al sole...

Il re disegnava anche questo...

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Ormai il tempo delle guerre era finito da tanto, guerre che non avevano coinvolto Jawa. Pranbanan era la classica isola felice. 

Eppure in quegli anni non si desiderava altro che invadere le terre confinanti e arrivare alla battaglia per la Conquista. La Malesia e il Kalimantan erano teatro di massacri, carneficine il più delle volte. Scorribande e scaramucce continue, guerriglia e attentati, morti e desolazione.

Ma pranbanan restava isolata da tutto questo.

Le formiche e i maialini erano amici, i topolini il braccio destro del re, e le conchiglie si moltiplicavano...

 

 

Il grande tempio

Una volta un topolino ebbe un'esitazione mentre faceva il suo solito compito. Doveva portare dei sassetti quadrati in una precisa posizione. 

Lì dove sarebbe sorto un grande complesso sacro, un complesso di templi così grande che nessun altro regno avrebbe potuto rivaleggiare in confronto.

Le formiche avevano già formato un reticolo sotterraneo per il drenaggio e l'irrigazione. Una grande unica opera d'arte ! 

L'acquedotto formicaio era come una spugna nel sottosuolo di pranbanan e camminandoci sopra era un molleggio piacevole. Il re ci giocava saltellando e con le spalle dondolava come un cantante di musica reggae !

Gli uccellini dall'alto erano come "telecomandati" dal re che a distanza come un direttore d'orchestra si adoperava nel dirigerli verso gli operai. L'effetto ventilazione era strategico e fondamentale. Quasi come una specie di aria condizionata fatta con lo sbattito delle ali. Adorabili uccellini. E questa volta erano i pappagalli a ridere di gusto...

 

I topolini più giovani erano quelli preferiti da tutti. Uno di questi con i suoi due sassetti quadrati in mano stava arrivando al punto dove li avrebbe lasciati. Esitò un po' nei suoi pensieri e si chiese: "ma com'è che dobbiamo portare qui tutti questi sassetti quadrati ?" 

Era il topolino più in gamba di tutti. Lui non lo sapeva, non l'avrebbe mai saputo. Era così in gamba che quando si riposava usava la coda per trattenere i due sassetti. Con la coda faceva una curva a elle dove posava i sassi quadrati spigolati che in questo modo non potevano cadere. Era dotato di un'intelligenza non comune. 

 

Ormai il mucchio di sassetti quadrati era diventato alto come una montagna. Una montagna pronta a trasformarsi in un'opera d'arte.

 

Il re pranbananino ( il re di pranbanan ) aveva in mente al posto della montagna di sassetti quadrati un grandissimo complesso di templi dedicati al cielo e alla terra e anche allo spazio e alle stelle. 

Sarebbe stato il suo omaggio e sacrificio a chi gli aveva donato tanta fortuna.

Al cielo e alla terra, allo spazio e alle stelle !

Il re pranbananino non stava più nella pelle, non vedeva l'ora di costruire il suo castello. Che sogno, che fantastica avventura. 

E ogni notte al re prima di addormentarsi veniva cantata una ninna nanna. Era la "Pranba topolin stone band" detta anche PTSB che con dei sassetti scartati, quelli rotondi che non servivano a niente, eseguivano una ballata molto dolce e leggermente ipnotica per via dello sfregamento delle pietre. Certe volte il re faceva finta di addormentarsi e abbracciare idealmente la "topolin band" che lo amava tanto. Ma le pietre rotonde per ipnosi riuscivano ad addormentare il re velocemente, in cinque secondi il sonno arrivava profondamente...

PS. Chi aveva formato la "topolin band" fu proprio il topolino che si domandò dello scopo dei sassetti quadrati. 

 

Intanto esistevano altri modi di vedere le cose. Ogni momento del giorno in quell'epoca era scandito da importanti pensieri illustri.

I topolini nei momenti di pausa giocavano a carte con gli altri amici. Non si giocava d'azzardo ma era azzardato pensare bene del re.

Le formiche non si sa bene perchè erano solite non accettare sfide con i topolini che invece trovavano una spalla ideale nelle scimmiette o macachi sempre pronte al gioco.

Le scimme infatti. Le scimmie che riuscivano a prendere per i fondelli tutti come al solito con quel sorriso marinaresco...

Ma le scimmie di pranbanan erano diverse.

Il re di tanto in tanto le invitava per alcune spedizioni nella foresta. Sì.

 

Preparati gli zaini, fatti di tela di banano, della tela del tipo "cambur", venivano riempiti di frutta di ogni tipo. Papaya, mango, salak e noci di cocco, kelapa.

Anche le scimmie avevano il proprio zaino; un po' più grande di quello del re che invece non si preoccupava mai delle sue provviste. Le scimmie spesso e volentieri portavano tanto riso e di più proprio per lui. Era un riso buono, cotto anche nel bamboo, squisito, una delizia.

E si partiva infine per un lungo percorso. Un percorso lento ma continuo, fatto di conversazioni e discussioni accese, baruffe, rincorse, mangiate, sbuffi e sudate salite. Certe volte la strada diventava veramente difficile, scivolosa, pericolosa.

Tutto il gruppo però aveva sempre e continuamente stampato sul volto un sorriso largo quanto il regno felice di Pranbanan. Il re era solito tranquillo e pacifico, divertito. 

Non si sa cosa succedesse ma durante queste passeggiate nella foresta le scimmie erano le compagne più care, la compagnia migliore.

 

"Il sole si semina in diamanti di gocciole d'acqua sull'erba flessuosa" 

Il re pranbanino non capiva queste parole e questa frase lo molestava abbastanza tanto che chiese ad alcuni topolini cosa ne pensassero.

I topolini in gruppo arrivarono a una conclusione ma furono molto accorti nel raccontare dell'erba flessuosa. Al re dissero che i diamanti erano i frutti più buoni del regno e l'erba flessuosa non era altro che la foresta verde di Lora.

Il re pianse. Il re bambino pianse a dirotto per due giorni...

 

 

Intanto il complesso di pranbanan iniziava a prendere forma.

Oltre ai topolini alle formiche, agli uccellini e alle scimmiette anche i serpenti partecipavano alla costruzione. I serpentelli riuscivano in imprese molto difficili.

Visto che i sassi quadrati venivano posti uno sopra l'altro, i serpenti dall'alto delle massicciate individuavano gli spigoli sporgenti.

I lavori procedevano di giorno e di notte.

Gallerie e porticine, ogni tempio era dotato di corsie concentriche.

 

Il re aveva pensato proprio a tutto.

 

I topolini erano degli scalpellini formidabili. Non potete immaginare quanto fossero dotati. 

Gli uccellini i messaggeri.

I serpenti controllori dei lavori.

Le scimmiette abili nei giochi di squadra.

Le formiche non si fermavano mai, a ritmo continuo per ventiquattro ore al giorno.

"Sì, assieme alle noci di cocco mettici i fiori e anche qualche sguardo amorevole, se volete mettete anche dei cerchi così penseranno del ciclo cosmico". Così il re suggeriva ad alcuni scalpellini sul murales di una parete del tempio. Un lato del tempio dove le storie sarebbero state la parte fondamentale.

"Se non sapete come occupare lo spazio al limite fate delle figure a schema, dei cerchietti, delle crocette, delle linee dritte e curve, fate fate, mischiate senza paura così crederanno perfino che sono linee di tratti magici !"

E il re rideva, rideva che era tutta una festa. E gli scalpellini nel vederlo così felice scoppiavano di gioia che picchiavano a ritmo, tic tic tic-tic-tic-ti   tic, tic tic----tic-tic-tictic !

 

Le scimmiette facevano statue alte. Non tanto alte ma alte abbastanza perchè si potesse pensare che rappresentassero persone importanti. Statue di personaggi noti ma noti per loro solamente. Al re andava bene, benissimo. Il re non impartiva ordini ma aveva in mente solamente un disegno che riusciva a spiegarlo senza difficoltà a chi stava lavorando.

Le scimmiette erano sciolte nella loro immaginazione. Non avevano bisogno di consigli da parte del re che le lasciava indisturbate nelle loro costruzioni, sculture preziose. 

Ogni tempio aveva almeno quattro statue al loro interno. Quattro perchè c'era spazio abbastanza per ogni lato. Quattro perchè così le statue venivano ammirate con attenzione e senza venire distratti dalle altre statue che non si potevano vedere contemporaneamente. Quattro perchè per le scimmie è il numero perfetto (?). Ai topolini piaceva il cinque, alle formiche il 54, ai serpenti invece il sette e agli uccellini il 676434. Il re pranbanino amava il sei e il sette e anche l'otto.

I personaggi che venivano raffigurati erano uomini e donne, anche se il re quando veniva a curiosare una volta chiese: " ma scimmiette mie care, come mai queste statue, questi uomini e donne di pietra me li fate che sembrano degli dei, quasi dei re come me ?" e ancora: " e poi tutte queste collane, questi orecchini, queste acconciature a cono, a conino e le trecce, trecce...boh, quelle mani a fiore che sembrano stiano facendo un rito magico, come se volessero ipnotizzare chi le guarda" e infine: "ma scimmiette, a quella statua avete fatto sei braccia e a quella al posto del naso gli avete messo una proboscide, sì, va bene inventare ma non esagerate ehh !" 

E rideva come sempre, rideva che quasi si strozzava...

 

Ogni momento di ogni giorno a Pranbanan scorreva con pace e gioia, felicità assoluta.

Assolutamente tutti sorridenti. Assolutamente.

Al re piaceva così tanto la parola assolutamente che anche a pranzo e a cena usava dire "che buono questo piatto, è assolutamente il migliore" ! A colazione invece usciva fuori con: "questo caffè è assolutamente squisito !"

I topolini che ormai sapevano ogni cosa del re non facevano più caso a quanto si divertiva anche con banali considerazioni, infantili per tanti. I topolini erano fieri del loro Re. Il re bambino e tanto stupido.

Ma gli scherzi con l'appiccica tutto che gli facevano li ammazzava dal ridere. Sì. delle piastrelline di attacca tutto che lasciavano in giro per la stanza dei disegnini del re. E nonostante le tante tantissime volte che il re si incastrava nelle piastrelle che non c'era niente da fare, lo scherzo riusciva... Assolutamente !

 

 

La libertà

Era venuto il momento di scompaginare ogni cosa.

Pranbanino non sopportava l'idea di una rivoluzione e proprio per questo decise il grande cambiamento.

Assolutamente.

Con tanta determinazione, e supportato dalle scimmie, che poi per la verità non erano che scimmiette innocue e pacifiche, il re iniziò a sviluppare la sua via di uscita.

Tutto funzionava a meraviglia e proprio per questo era il momento giusto per "FUGGIRE".

I topini sapevano tutto del re, percepirono dunque di questo cambiamento. I serpenti molto vicini alle formiche iniziarono a muoversi con sospetto. Gli uccellini erano in trepidazione, ansiosi... 

Le scimmie ormai non potevano fare altro che confermare ciò che il re stava covando. 

Il regno di pranbanan andava dimenticato. 

Il regno pranbanino voleva elevarsi nei pensieri del re che abbandonava le ricchezze e le grandi fortune.

 

 

La mietitura era vicina tanto che i campi erano gialli.

Le nuvole cariche scure. Nuvole pronte a scatenarsi. Piogge autunnali attese da tutto il regno.

 

Il re pranbanino era libero, nessun altro re era libero quanto lui. I suoi topolini non lo abbandonavano non ce n'era bisogno. Le scimmiette, gli uccellini e i topolini soprattutto lo vedevano come un padre mentre lui si riteneva un figlio o un bambino.

 

Il regno di Sumatera non poteva finire, non sarebbe mai scomparso per ogni cosa al mondo. 

Una terra leggendaria quella di Alor. Non è possibile descrivere quanta bellezza. Alor e Sulaw. 
Sumatera e Jawa erano isole uniche, fortunate. 

 

 

 

Continua molto presto....

 

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Michele

michele@viaggiareliberi.it

 

 

 

 

 

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Banda Aceh

 

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Pulau Weh

 

 

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Dokan e Lingga, vicino a Berastagi

 

 

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Jogjakarta

 

 

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Surabaya

 

 

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Bali

 

 

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Danau Toba

 

 

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Solo

 

 

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Michele

michele@viaggiareliberi.it

 

 

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