Tanzania e Zanzibar

Diario di viaggio giugno 2011

di Alessio Quatrini

www.ospitiinafrica.com

 

Considerazioni generali

 

Viaggio vario, multicolore e imprevedibile, che possiamo dividere in due metà, l’una a contatto con la natura nelle savane più belle d’Africa e l’altra sulle favolose spiagge tropicali di Zanzibar. Se la prima parte è sicuramente massacrante anche se ben ripagata dagli scenari del Serengeti e Ngorongoro oramai celebri in numerosi documentari, la seconda rilassa e soprattutto “spolvera” tutto il corpo dalla polvere dei safari nelle acque turchesi dell’isola di Zanzibar.

E la gente, così straordinariamente “vera”: non potrò dimenticare le mille facce di bambini, con quegli occhi grandi e neri come l’Africa, che gridano “Jambo” appena ti vedono, senza chiedere null’altro che un sorriso; i Masai, popolo guerriero e fiero, riconoscibile nel mezzo delle deserte distese con il loro mantello rosso sul corpo gracile e nervoso; i Boscimani, con il loro stile di vita ancora primordiale, che ti porta indietro di millenni, con le loro frecce, con il fuoco accesso strofinando un bastone di legno, con le loro famiglie sparse nel bosco; e tutte le altre etnie, ognuna con le sue proprie caratteristiche morfologiche, ognuna con i suoi abiti e le sue usanze. Zanzibar è invece il paradiso tropicale, sabbia bianca e fine come borotalco, mare turchese cristallino, palme a non finire, bar e ristoranti sulle spiagge dalle quali ammirare i tramonti più suggestivi, mentre le donne riportano verso casa i coralli appena raccolti e le reti da pesca dei propri mariti ed i bambini fanno il bagno nudi tra i dhow.

 

 

 

1° GIORNO: Siamo ad Arusha, una delle poche città della Tanzania, base di partenza per ogni tour che comprenda i grandi parchi, qui è necessario rifornirsi di tutto ciò che può servire per i prossimi giorni che saranno trascorsi in tenda: quindi bombola a gas, spesa alimentare e non. Partiamo alle 10:30, strada asfaltata fino al gate del “Tarangire National Park”, sono le 12:30, ora di pranzo e prima di entrare ci fermiamo a mangiare riso con agnello. Il safari dura dalle 13:00 alle 16:30, il parco è famoso per i baobab e da subito iniziamo a vedere gnu, giraffe, elefanti, facoceri attorno ad una pozza d’acqua e, attrattiva del giorno, una leonessa che sbrana l’intestino di uno gnu, si sentono i morsi che lacerano la pelle dell’erbivoro. Fa molto caldo, la segnaletica è ben tracciata e ci fermiamo ad ammirare il paesaggio in uno dei punti ristoro. Dal parco a Mto Wa Mbu sono 90 km, arriviamo alle 17:45, e, anziché dormire nelle tende a bordo piscina preferiamo prendere le stanze per soli 20 USD/pax, praticamente 10 USD in più, ce lo possiamo ancora permettere per fortuna. Usciamo per una passeggiata al centro del paese, c’è il Masai Market pieno di souvenir e batik di tutte le fogge, io preferisco concedermi il lusso di una barba e mi  addormento sulla poltrona al rumore soporifero e lento della macchinetta, ... , e me la fa cortissima. Il Resort dove siamo sistemati permette l’uso cucina, facciamo la polenta integrata col salame. A proposito, nel frattempo abbiamo comprato due pentole, un coperchio, un mestolo e una gavetta per cucinare.

2° GIORNO: Da Mto Wa Mbu prima di iniziare il giro del parco adiacente, saliamo per una strada suggestiva ed impervia che ci porta a visitare un villaggio abitato da Boscimani in quanto abitanti del bush, della macchia, che possiamo definirla “mediterranea” per altezza e colori, non certo per le specie presenti. Essi cacciano con strumenti di legno da loro stessi fabbricati e durante le pause usano fumare e fumare un erba, forse marijuana, fino allo stordimento.

In tarda mattinata, siamo al gate del “Lake Manyara National Park”, sicuramente è il meno bello e dove vediamo meno animali; inizia con una strada che attraversa la foresta e poi pian piano si apre in una prateria ben pascolata che degrada nel lago, gli ippopotami ci sono ma lontanissimi, così pure qualche bufalo, ma niente in confronto a ciò che vedremo i giorni a seguire. Siamo fortunati nell’avvistare i famosi leoni arboricoli del parco, anch’essi però molto lontani; alle 1230 sosta pranzo con tonno e parmigiano sottovuoto, acqua da bere caldissima e alle 1530 usciamo dal parco. Sam, la nostra guida, ci ferma in un negozio di souvenir che vende tutto ciò che potete immaginare di comprare in Tanzania, del resto se dovete acquistare fatelo qui poiché nei giorni a venire troverete veramente poco. Poi io e Sam andiamo a far la spesa per la cena, un pezzo di manzo e delle banane che prepareremo come stufato insieme a carote e peperoni, e il resto del pomeriggio lo passo a tagliare carne e sfilettare verdure nella cucina del Resort. Cena apprezzata da tutti.

3° GIORNO: colazione con la cotognata fatta da me, ormai un classico dei miei viaggi in Africa, e partenza da Mto Wa Mbu alle 0900, sosta caffè al paese di Karatu e alle 1030 entriamo nel “Ngorongoro National Park” (entriamo a quest’ora poiché l’ingresso dura 24 ore e domani abbiamo così il tempo di raggiungere l’altro gate del parco entro le 1030, che dista circa 2ore e mezzo dal camp dove dormiamo; i guardia parco sono molto fiscali e anche per un minuto di sforo fanno pagare l’intero importo di una giornata) . Prima saliamo al campo immerso nella nebbia,, dove montiamo le tende, ci mettiamo dentro i borsoni e le chiudiamo con i lucchetti, poi scendiamo e inizia il safari. Ben altra cosa rispetto agli altri parchi sia in quantità che in qualità di animali avvistati, arriveremo a fine giornata che siamo stufi di veder leoni, da lontano anche un rinoceronte, iene, sciacalli, fenicotteri, gazzelle, gnu, bufali, etc… fate attenzione durante la sosta pranzo, infatti il pic-nic site è infestato dalle aquile e potrete consumare il vostro cibo solo chiusi nelle jeep, organizzatevi prima. Finiamo il safari alle 1730, risaliamo al bordo del cratere, scorta di birre in un villaggio dove vive il personale del parco, e iniziamo a cucinare e a prepararci per la cena. Importante che occupiate presto i tavoli con sedie e stoviglie, nella cucina siamo gli unici bianchi cuochi, tutti gli altri gruppi hanno con se uno staff cucina. Mangiamo, pasta e lenticchie, fagioli in umido solfritti con la margarina e la cipolla. La notte si dorme bene, nessun rumore molesto o selvaggio, forse qualche cinghiale in cerca di cibo, al risveglio la tenda sarà molto umida e quassù fa un discreto freddo, siamo a circa 2000m.

4° GIORNO: sveglia alle 06:00, colazione poco dopo e partenza dal camp del Ngorongoro alle 07:30; alle 09:45 dopo una strada che taglia un interminabile prateria e dopo aver superato diversi villaggi Masai (all’interno del territorio del parco ai Masai è concesso di vivere, nel Serengeti no), arriviamo al confine Ngorongoro/Serengeti. Solite formalità burocratiche che impegnano l’autista per una quindicina di minuti e inizia il safari, stavolta un elogio Sam se lo merita, infatti ci porta in una strada sterrata interna dove vediamo famiglie intere di elefanti, leoni, bufali ed ippopotami a pochi metri, anzi a pochi centimetri dal finestrino. Dopo invece, grazie a Michela, per la prima volta avvistiamo un leopardo su un albero abbastanza vicino, spettacolare, è la prima volta che mi capita di vedere questo elegante felino, che appena si sente osservato balza giù e si perde nell’erba alta della savana. Sostiamo per il pranzo in un pic-nic site, questi sono gli unici luoghi all’interno del parco dove è possibile scendere dall’auto, di solito dotati di servizi igienici non sempre con l’acqua. Poco dopo il pranzo inizia a piovere, sempre più forte tanto che chiudiamo i tetti della jeep e ci fermiamo in un “visitors center” a bere un caffè e a fare una passeggiata lungo un sentiero illustrato con guida, è pieno di procavie, piccoli mammiferi antenati dell’elefante, strano a crederci. Dopo due ore circa smette di piovere e si apre il sole, il campo di questa notte è piuttosto vicino, tuttavia il terreno non è dei migliori, sembra appena arato a tratti oppure con erba alta secca e cesposa. Montiamo le tende e ci rilassiamo, stasera in cucina andremo a preparare un risotto agli asparagi e gli ultimi salamini con parmigiano.

5° GIORNO: Stamattina il game drive inizia all’alba, colazione alle 06:00 e partenza alle 06:30, avvistiamo dei leoni e leoncini che sbranano una preda, un ippopotamo fuori dall’acqua che ci attraversa davanti, il black mamba con la testa protesa fuori dalla sua tana, e soprattutto l’atterraggio di due palloni aerostatici, veramente suggestivi, e all’arrivo gli aspetta un tavolo apparecchiato con flut di champagne o succo di arancia, incredibile ma vero (il giro in mongolfiera di 1 ora costa 500 euro). Ritorniamo al camp a smontare le tende alle 10:00 e dopo mezzora siamo pronti a ripartire, adesso è sempre più facile caricare poiché le scorte stanno finendo. E alle 1230 siamo finalmente al “Lobo Lodge” investiti improvvisamente da tanto lusso e pulizia, serviti e riveriti, ci aspettano per il pranzo alle 13:00: menù alla carta con cameriere, siamo solo noi e mi aspettavo più turisti, anche perché tenere aperto un lodge del genere con tutto il personale è sicuramente dispendioso. Ci riposiamo e ci laviamo in stanza fino alle 17:00, poi altro safari fino al tramonto ma non vediamo niente, tranne uno sciacallo e le tante mosche tze tze , ci godiamo il sole che va giù all’orizzonte nella piana del Serengeti, spettacolo appagante dei sensi, che infonde quella tranquillità interiore propria dei grandi spazi naturali. Prima della cena brindiamo tutti e 5 con un bottiglia di bianco sudafricano, poi proseguiamo a cena con il rosso, e il gin sulla terrazza a bordo piscina, a pensare “agli interminabili spazi di la da quella, ove per poco il cuor non si spaura…” i versi dell’ Infinito di Leopardi, piacevoli mi sono tornati in mente. Buonanotte.

6° GIORNO: Partenza dal Lobo alle 08:05, ci dirigiamo verso l’uscita dal Serengeti, dove subito dopo c’è la tenuta di caccia, immensa, di un principe d’Arabia, infatti i telefoni insolitamente prendono una linea telefonica degli Emirati Arabi. La strada è bruttissima, aiutiamo un pulmino ad uscir fuori da un pantano e trionfali sono le grida di giubilo dei passeggeri, poi ci fermiamo a far merenda al villaggio di Wasso, con ottimi spiedini e patate fritte e una birra Kilimanjaro. Alle 13:30 arriviamo al camp del lago Natron, insolitamente con un po’ d’erba e alberi di acacia in un paesaggio così bianco, secco e polveroso. Alle nostre spalle imponente il vulcano Ol Donyo Lengai, mangiamo qualcosa e alle 15:00 partiamo per le cascate, a piedi distano al massimo 2 km, c’è da fare un guado quindi portate dei sandali, e volendo ci si può tuffare sotto e fare il bagno. Dopo le cascate, prima del tramonto andiamo a passeggiare al Lago Natron, i fenicotteri sono a pochi passi da noi, ma volano via, tutti insieme, in perfette squadre geometriche, appena ci avviciniamo troppo. A cena Sam ci prepara uno spezzatino di agnello, polenta di mais e verdure. C’è un vento caldissimo che ci investe, quasi vorrei dormir fuori con il materassino ma sarebbero troppi gli insetti a farmi visita, quindi scoperchio la tenda e dormo con la sola zanzariera.

7° GIORNO: ore 04:30, per l’ultima volta rimettiamo a posto le nostre tende e andiamo per l’alba sul lago Natron, ad aspettarci c’è un cielo che sembra un tappeto di sfumature rosa sopra, appunto, ad una miriade di fenicotteri rosa. Dopo l’alba partiamo per Arusha dove arriviamo dopo pranzo, giornata libera per rilassarsi e intanto meditare sulle meraviglie che abbiamo attorno, ci ritroviamo per cenare tutti insieme.

8° GIORNO: l’ultimo parco che andiamo a visitare è l’ “Arusha National Park”, non è certo il top ma ha dalla sua il fatto che si può girare a piedi, quindi è uscita fuori una piacevole passeggiata tra le giraffe, non certo la quotidianità. Dopo pranzo prendiamo un bus pubblico che in tre ore ci porta a Marangu, questo piccolo paese, si trova costruito sulle cosiddette “Falde del Kilimanjaro”, il nostro lodge è perfetto nell’ambientazione: in un piccolo giardino che strabocca di fiori colorati e profumati, dove finalmente l’aria è fresca e senza più polvere.

9° GIORNO: questa è la giornata più faticosa del viaggio, ma finalmente si cammina, e tutti ad aspettarci di vedere il celebre leopardo del Kilimanjaro, neanche l’ombra naturalmente e i molti sostengono che oramai da decenni non abita più questi luoghi. Partiamo di buon mattino per il primo rifugio del Kilimanjaro, il Mandara Hut, a 2850 m, sono tre ore di passeggiata che sale debolmente solo negli ultimi tratti, mantenendosi costantemente dolce, forse a tratti scivolosa per l’umidità. Il sentiero attraversa tutta la foresta pluviale che praticamente finisce proprio al Mandara Hut, per far posto ad una vegetazione più bassa, spesso attraversa e riattraversa un piccolo torrente. E’ una passeggiata che difficilmente permetterà di vedere la celebre cima d’Africa, a meno che non proseguite un po’ oltre, e siate fortunatissimi con le nuvole. Tuttavia rappresenta un buon intermezzo tra il safari e il mare, o meglio, può essere vista come l’ultimo sforzo prima del riposo al sole.

10° GIORNO: per il mare prendiamo un bus che ferma proprio sotto il nostro lodge, alle 07:30 siamo tutti in fermata e circa dopo 8 ore, con una sola sosta pipì, siamo al porto di Dar es Salaam, dove parte l’aliscafo per Zanzibar che in due ore di mare ci farà scendere nell’antica capitale del sultanato di Zanzibar: Stone Town, città dove peraltro, nacque Freddy Mercury. Il quartiere vecchio ha tutta l’aria di una qualsiasi Medina nordafricana, stretti vicoli tinti di bianco, dove, talvolta, colpisce lo sguardo e l’attenzione un magnifico portale, qua ce ne sono di fiabeschi. Ceniamo in una delle tante bancarelle lungomare, che alla griglia cucinano pesce in quantità.

Dall’11 al 15° GIORNO: Zanzibar è da sempre famosa per le spezie, essendo ponte e scalo commerciale, tra l’Asia e l’Europa quindi, prima di andare in spiaggia, un bel giro al giardino delle spezie, o “Spice tour” come lo chiamano: ce ne mostrano di tutti i tipi, veri o verosimili e naturalmente, alla fine, offrono la classica composizione di spezie da regalare a casa, che poi invecchia, per decenni, nelle dispense di tutto il mondo. A pranzo stavolta, siamo in spiaggia, a Jambiani, un villaggio di capanne nel sud dell’isola. Qua trascorriamo ben 4 giorni, praticamente già dopo poche ore, ci conoscono già tutti per nome, soprattutto i bambini. Il tempo vola via tra sole, birre, tatuaggi all’enné, massaggi con olio e sabbia e lunghi libri da leggere; al mattino il bagno non si può fare perché c’è la bassa marea e il mare è a kilometri e kilometri, allora le donne del luogo coltivano i coralli che poi alla sera verranno sommersi dal mare. Nel pomeriggio, invece si alzano divertenti onde. Mangiamo sempre pesce, accompagnato spesso dal riso.

Dall’ 16 al 20 GIORNO: un semplice trasferimento in pulmino, ci porta dal sud al nord dell’isola di Zanzibar, a Nungwi: qui l’atmosfera è meno naturalistica e più turistica, centri che organizzano immersioni, locali notturni, più gente bianca in tutto: ed anche maree invertite: forse qua il mare è più balneabile, forse le spiagge anche più belle, ma il clima selvaggio che si respirava a Jambiani lo preferivo molto di più.

21° GIORNO: il giorno dell’odissea, quello che dalla spiaggia di Zanzibar ci porterà a Roma, attraversando, Stone Town, Dar es Salaam, Entebbe in Uganda e Il Cairo in Egitto.

 

 

Alessio Quatrini ideatore e inventore di “Ospiti in Africa”: contattatemi sul sito, su Facebook, sul cellulare, dove volete, sarò sempre disponibile e felice di potervi aiutare.

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