VENEZUELA

Diario di viaggio, dal 28.05.2004 al 26.06.2004

di Luigi Smaldini

   

 

 

 L’ultima volta che sono stato in Venezuela, nel gennaio 2004, avevo da tempo preparato con cura e dovizia di particolari, un percorso che avrebbe soddisfatto in gran parte la mia sete di conoscenza dei fantastici posti che spesso vedevo riprodotti in cartolina od illustrati nei siti web dedicati. Benché la vacanza, fatta con pieno spirito di avventura e cosciente di quelle che potevano essere le difficoltá che avrei trovato sul posto (condizioni igieniche, scarse comoditá e, soprattutto, un alto indice di delinquenza), non si è realizzata per come l’avevo programmata, per vari motivi che qui non sto a precisare però l’esperienza maturata è stata positiva poiché mi ha mentalmente e fisicamente preparato per il successivo viaggio, che di seguito verrò a raccontare, questa volta svoltosi nel migliore dei modi. Come vettore aereo ho sempre utilizzato l’Iberia anche perché dalla precedente volta il prezzo è variato di pochissimo ed è l’unica compagnia al momento più economica: circa 680,00 euro compreso le tasse aeroportuali e turistiche che si pagano in Venezuela.

 

Partenza dall’aeroporto Marco Polo di Venezia il giorno 28.05.2004 alle ore 08,05. In aeroporto bisogna andarci con almeno due ore di anticipo per i relativi controlli di polizia avendo una non indifferente dose di pazienza per le interminabili code che si devono fare. La destinazione è Madrid. Durata del volo 2 ore circa con arrivo a Madrid Barrajas Terminal 2 alle ore 10,30. La coincidenza la trovo al Terminal 1 con partenza per Caracas alle ore 12,30. 

L’aereo parte in perfetto orario e dopo circa nove ore di volo, spostando il fuso orario di 6 ore indietro, arrivo all’aeroporto Simon Bolivar di Maiquetía alle ore 15,40 locali; 21,40 in Italia. In aeroporto, dopo aver assolto le solite formalità di polizia e controllo di immigrazione si esce dall’”area protetta” ed inizia il solito assalto di chi si propone quale taxista ufficiale, portabagagli o cambivaluta in nero. Oltre al dollaro, l’euro è ben accetto e chiaramente vale di più. Il dollaro al cambio ufficiale é a 1.915 in vendita e 1.920 all’acquisto, mentre l’euro é a 2.246 all’acquisto e 2.392 per la vendita. Il cambio in nero oscilla intorno ai 2.500/2.800 bs per il dollaro mentre l’euro si cambia con una maggiorazione di punti 1,6 in piú del dollaro. Salendo al primo piano si accede all’aerea esterna dove si possono prendere i taxi veri colà parcheggiati. Sono solitamente bianchi con targa gialla e scacchiera gialla e nera sulle portiere e soprattutto con la pubblicità di ditte al retro o sulle fiancate. La mia destinazione e base operativa per il mio viaggio è la città di Maracay perché già la conosco bene, so di un buon albergo e la città è fornita di un buon terminal di autobus dal quale si può raggiungere qualsiasi destinazione del Paese. Per arrivarci ci sono due soluzioni, una economica e l’altra più comoda ma più costosa. La prima è quella di prendere un bus esterno, quindi trascinarsi i bagagli ed attendere quando questi arriva, con destinazione il terminal degli autobus di Caracas (credo la Bandera) e da li prendere un’altro autobus fino al terminal degli autobus di Maracay e successivamente, dal terminal, un taxi fino all’Hotel, tenendo conto che si é con bagagli pesanti. La seconda è quella di prendere direttamente un taxi. C’è sempre da contrattare prima il prezzo e solitamente, sino a Maracay (circa due ore di strada), sono 60.000 bs e forse si riesce a spuntare anche un prezzo inferiore, ma da non insistere. Prendo un taxi e parto, il cielo é plumbeo e non promette nulla di buono. Fa caldo, molto caldo, però il periodo che ho scelto per queste vacanze in realtá non é proprio il migliore in quanto qui inizia l’inverno che a differenza del nostro, non é freddo peró abbastanza piovoso. Infatti poco dopo 15 minuti di strada inizia a piovere, e tanto, pioggia che mi ha accompagnato fino a Maracay. Mi faccio lasciare all’Hotel Caroní in Avenida Ayacucho norte 19 che giá conosco e la giornata finisce lí salutando i vecchi amici della scorsa volta. Prezzo della stanza 20.000 bs con letto singolo, bagno aria condizionata e tv via cavo. L’hotel é pulito e confortevole. Una matrimoniale 30.000 bs. A Maracay rimango qualche giorno per organizzare il viaggio, studiando piú volte il percorso, chiedendo informazioni e dettagli, acquisti e cambio la valuta. Ho portato con me dollari. Presso l’hotel ho fatto base fissa lasciando li il mio bagaglio e da li sono partito per il viaggio con zaino in spalla contenente il necessario per il periodo di permanenza previsto.

La prima tappa è stata Santa Fé nello Stato Sucre. Il biglietto della compagnia degli autobus “Espresso del Mar” che ho comprato il giorno prima presso il terminal degli autobus, costa 17.000 bs. Gli autobus per i trasporti locali sono abbastanza vecchiotti peró quelli che fanno lunghi percorsi non sono male e generalmente si chiamano “ejecutivos”.

 

Si parte dal terminal dei bus di Maracay alle ore 08,10 con orario previsto di arrivo a Puerto La Cruz alle 16,00 (otto ore) sempre che non si incontri la pioggia, dice l’aiuto autista, in quanto si rallenta la velocitá per motivi di sicurezza. In Venezuela ci sono pochissime autostrade e molte volte queste iniziano in un punto e terminano all’improvviso proseguendo per una stretta strada normale.

 

 

 

 

Dopo circa 10 minuti dalla partenza giá ci fermiamo ad un distributore di benzina non per una sosta o per fare rifornimento ma per riparare qualcosa al motore che non andava bene. Una sciocchezza, a dire dell’autista. Si peró questa sciocchezza, come l’ha definita lui, ci ha fatto fermare ben cinque volte. In realtá si è rotto un manicotto del turbo del motore e quindi l’autobus non ha la potenza giusta. Numerosi i tentativi di riparazione “alla buona”, che ci hanno fatto perdere molto tempo. Infatti a Puerto La Cruz sono arrivato che erano quasi le sette di sera. Anche quí il cielo é plumbeo e poi

 

 

è quasi notte e questo potrebbe cambiare i miei piani perché un conto é arrivare alle 16,00 di giorno e quindi vedere cosa fare per proseguire sino a Santa Fé ed un’altro é arrivare quando é oscuro conscio dei pericoli che ci possono essere soprattutto a Puerto La Cruz cittá non proprio tranquilla. Ad ogni modo all’arrivo riesco a sapere che fuori del terminal, in un angolo della strada, c’é un “por puesto” che stá raccogliendo passeggeri per Santa Fé e paesini che si trovano durante il percorso. Non ho voglia di passare la notte a Puerto La Cruz anche perché dovrei appena vedere per un albergo e pertanto vado al por puesto, una sorta di furgone in stile con gli automezzi disastrati che circolano in Venezuela. Questi, solo quando é pieno parte. Quando si utilizzano questi mezzi di trasporto, bisogna sempre attendere che si riempiano. Prezzo del passaggio 1000 bs. La partenza é abbastanza spericolata, l’autista mi sembra che maneggi con troppa disinvoltura il furgone senza tener conto che la strada é bagnata per la pioggia ed é scuro in quanto l’illuminazione cittadina é scarsa. Fuori da Puerto La Cruz iniziamo ad inerpicarci sulla montagna e lungo il percorso ho visto due incidenti con auto terminate nei canali laterali che costeggiano la careggiata. Per fortuna la vista di questi incidenti, la salita e la scarsa illuminazione, rendono l’autista “piú docile” nella guida. Arrivo a Santa Fé alle 20,30 passate e da li vado alla ricerca della posada “Santa Fé hotel Resort” in fondo alla spiaggia che si chiama Cochaima.

 

Immagini della spiaggia Cochaima di Santa Fé

 

In Santa Fé le posade si trovano quasi tutte sulla spiaggia ed infatti prima di arrivare a quella da me scelta ne passo avanti a delle altre però vado diretto la perché ne ho avuto una descrizione per internet e poi è tardi per chiedere, sono stanco. La posada, gestita da un olandese, ho saputo dopo che era la più costosa di Santa Fé; 30.000 bs. La prima notte l’ho passata in una stanza mediocre dopo averne cambiata una che era umida. Le stanze sono grandi ed i bagni capienti però il grande ventilatore tipo elica di aereo che si trova all’angolo della stanza puntato sul letto che ha appesa al soffitto una grande e vistosa zanzariera, non promettono bene e mi lasciano pensare che senza questi mezzi le notti non dovrebbero essere tranquille a causa delle zanzare. Le si vedono infatti svolazzare per la stanza. La notte per fortuna é passata bene con la zanzariera e con l’aiuto dei tappi alle orecchie per il rumore del ventilatore/reattore, però domani cambio. Santa Fé é un piccolo e tranquillo paesino di pescatori, si può stare fino a tardi fuori solo che non ci sono attrazioni od altro per il turista. L’unica é passare la serata seduti al “Café del Mar” oppure al minitasca restaurant “Los Molina” del sig. Julio, persona veramente simpatica. Queste si trovano sulla spiaggia di sabbia dorata a pochi metri dal mare.

 

 

Che bellissima sensazione stare seduti ad un tavolo mentre si mangia immergendo i piedi nella soffice sabbia e vedere il mare vicinissimo, splendido e limpido. La stessa sensazione si moltiplica la sera quando si ammira anche lo stupendo tramonto che mai, e dico mai, dimenticherò. Bene, detto questo torniamo alla posada.

Dopo averle visitate tutte, quella che più mi é piaciuta in rapporto alla qualità ed al prezzo si chiama “Oasi Caffé” e si trova proprio poco prima di entrare alla spiaggia, una casa gialla sulla sinistra. Prezzo della stanza 15.000 bs.. Si, ci sono sempre le zanzare ed i ventilatori, però la proprietaria mi assicura che ha il fornellino antizanzare e che spruzzerà insetticida. Speriamo bene!

 

 

 

 

 

                         

Posada Oasi Café                                                           Il mercato di Santa Fé

 

Dalla minitasca ristorante Los Molina nei giorni seguenti faccio colazione pranzo e cena per tutto il periodo che sono stato li. Mediamente una colazione con latte e caffé nonché un pezzo di torta costa intorno ai 4.000 bs, pranzo e cena, a seconda di quello che si mangia, pasta o pesce (filetto di Carite, Dorado, Pargo ecc.) con 2 insalate e “batido de fruta”, da calcolare intorno agli 11.000 - 15.000 bs.. Girando per il piccolo paese, abbastanza sporco e con le strade rovinate, piene di buchi e pozzanghere d’acqua sporca, si incontra un piccolo mercato dove la mattina si può fare la spesa di frutta, biscotti, necessario per panini ed acqua da portare con se quando si programma di andare in giro per qualche isola. Da Santa Fé si possono fare escrursioni alle isole del Parco Nazionale di Mochima e le spiagge dei dintorni. Da Julio, della tasca Las Molina, ricevo molte informazioni, é simpatico e disponibile. Faccio anche la conoscenza di un ragazzo che fa la guida per posti e luoghi particolari del Venezuela che lui descrive come bellissimi. Tira fuori riviste dove é fotografato con animali locali, anche pericolosi, dice di aver lavorato per riviste di società geografiche che realizzano documentari in Venezuela e mi mostra quaderni con annotazioni di turisti che hanno partecipato ai suoi tours e che gli hanno lasciato commenti positivi. Conosce bene l’inglese ed un po d’italiano. Mi propone di aggregarmi ad una comitiva di inglesi, americani e neozelandesi per un tour alla “Cueva del Guacharo”, una caverna che si dice delle più lunghe del sudamerica (12 Km) con all’interno di tutto, sia dal punto di vista estetico (stalagmiti e stalattiti) che faunistico e floreale. Insomma promette emozioni però francamente non me la sento di affrontare i percorsi che mi ha spiegato e poi credo di non avere l’abbigliamento giusto e pertanto rifiuto. Sicuramente sarebbe stata una bella esperienza. Prezzo dell’escursione 27 dollari, compreso colazione, pranzo e cena, con partenza alle sette di mattina e rientro alle otto di sera. Con Julio parlo invece per una escursione alle isole del Parco Nazionale di Mochima e questi mi segnala a Ramon un pescatore di fiducia che abita li vicino e che contatto subito per il giorno dopo. Costo della gita a playa Colorada, dove l’acqua del mare ha un colore verde smeraldo e forse per questo il nome, poi alla playa Arapito, isola di Arapo con escursione alla “Piscina” una conca di acqua limpida in mezzo al mare, non profonda, dove è bello fare un tuffo e vedere galleggiare la barca come sospesa in aria tanto é la trasparenza delle acque, costa 25.000 bs.. Il Parco Nazionale di Mochima é formato da varie isole più o meno belle, isolate e non, che vale la pena di visitare, solo che non si può fare tutto in un giorno e pertanto bisogna accordarsi per i giorni successivi. Ramon é un tipo puntuale, serio e silenzioso. Con altri escursionisti reperiti il giorno prima ci porta in giro per le varie spiagge da noi scelte, rimane con noi mentre facciamo un bagno e si visita il posto poi ci facciamo lasciare sulla bellissima isola di Arapo con richiesta di venirci a prendere il pomeriggio alle cinque.

 

 

       

 

L’isola di Arapo e le iguane

 

In tutte le spiagge che sono stato, come si scende dalla barca si viene contattati dai locali che ti propongono una buona “comida” nel piccolo ristorante od al baretto vicino oppure il pescatore che vuole farti assaggiare le sue ostriche che si pescano li vicino ed il solito venditore di collane, bracciali ed altro. L’isola di Arapo e un luogo veramente incantevole, da cartolina, con acque calme e limpide, con una spiaggia bellissima ed un sole forte da stare attenti a non scottarsi, altrimenti la vacanza come inizia finisce presto. Un protettore con fattore 30/40 va bene usando sempre prudenza a non esporsi per tanto tempo al sole. L’isola, come le altre del Parco Nazionale di Mochima é popolata da iguane di varie grandezze che abituate ai turisti si avvicinano in cerca di cibo. Sono innoque e non bisogna avere paura di esse. Giornata indimenticabile questa tra sole, mare, spiaggia e silenzio in quanto c’è pochissima gente. Quando ritorno dopo essermi docciato e cambiato, faccio un’altra capatina alla tasca di Julio e mangio un bel Sierra alla piastra, uno squisito pesce come pure il Cojinua mangiato in un’altra occasione, ammirando il bellissimo tramonto seduto vicino al mare su una soffice e dorata spiaggia rilassato dal rumore soave delle onde del mare. Però tutte le cose belle finiscono e pertanto arriva anche il giorno della partenza con direzione Rio Caribe, nella penisola di Paria, estremo est del Paese. Dalla piazzetta di Santa Fé prendo un bus (1.300 bs) che mi porta fino a Cumanà e dopo un taxi (2.000 bs) fino al terminal dei passeggeri dove vedo che ci sono solo auto e non bus. Da li dovrei raggiungere Carupano. Come dicevo, in questo terminal non ci sono bus ma vecchie auto stile americano che non aspettano altro di essere riempite per partire. Infatti quando si arriva al terminal i vari autisti sono in cerca di passeggeri per completare “il carico” e partire subito, pertanto si viene continuamente bersagliati da richieste in tal senso. Mi aggrego ad un gruppo e l’auto con sette persone a bordo, compreso l’autista, parte ed in due ore sono al terminal dei bus di Carupano. Costo del viaggio 8.000 bs. e con una aggiunta di 1.000 bs mi sono fatto accompagnare fino alla fermata dei bus che partono per Rio Caribe, situati in calle Juncal, perché non partono dal terminal. I bus per Rio Caribe sono ben tenuti e caratteristici, pieni di colori e molto belli. Si parte ed in mezz’ora circa sono in paese. Piove e devo assolutamente trovare una posada dove alloggiare. Chiedo in giro e in calle Crispin Quijada c’é una casa pensione completa di tutto anche di cucina a 30.000 bs., però é già occupata. Dopo alcuni sopralluoghi vado all’Hotel Evelin, prezzo della stanza con TV via cavo e condizionatore sempre 30.000 bs., però dopo averne preso possesso mi accorgo che il bagno non ha proprio un buon odore e pertanto chiedo di essere cambiato di stanza ma il risultato é sempre lo stesso. Il gestore mi spiega che il motivo del cattivo odore sta nel sistema fognario che non funziona bene a causa delle piogge che in questa stagione sono frequenti. Il giorno dopo mi sposto in una casa privata che affitta stanze, situata sempre nella via principale Avenida Bermudez. Unico riferimento che posso fornire è un grosso gelato disegnato su una parete segno della gelateria a fianco, perché non ha nome. La proprietaria é una gentile signora anziana che mi lascia la stanza per 25.000 bs., però il problema cattivo odore del bagno persiste, anche se in misura inferiore. Le figure che seguono sono state tratte dal sito internet Venezuelatuya.com e riguardano il paesio di Rio Caribe.

 

A 22 chilometri da Carúpano, si trova Rio Caribe, uno dei luoghi più interessanti dello Stato Sucre. Questo paese possiede un porto per pescherecci d'importanza per la zona di Paria ed è un passo obbligato per arrivare a una delle regioni più belle e completa della geografia venezuelana.

 

 

 

 

 

Questo paese, inoltre dell'intensa attività peschiera possiede un’architettura molto bella, esempio risaltante la sua chiesa del 1717, che fu ricostruita nel 1919 e la cappella del Calvario e San Michele Arcangelo, che si osservano nelle colline che circondano il paese.

 

 

 

 

 

 

Il vigore della sua gente si riflette nella poderosa attività del suo porto durante la mattina quando arrivano diecine d'imbarcazioni offrendo il prodotto della pesca giornaliera, che è molto richiesto dagli abitanti del luogo ed anche dagli uccelli marini che sempre volano intorno al luogo.

 

 

 

 

 

       

Uno degli aspetti più attrattivi che possiede Rio Caribe sono le sue case di stile coloniale che evocano l'oriente venezuelano del finale del secolo XIX.

 

Rio Caribe é un paesino di pescatori veramente ben tenuto, é il primo che vedo così. Le strade principali sono pulite, le case in stile coloniale con grandi patii sono d’epoca spagnola. Ho visto persino spazzini, cosa rara in Venezuela. La sera si può passeggiare fino a tardi in tutta tranquillità anche se mancano ritrovi per turisti. Tre piazze delle quali due belle e ben tenute, ed in particolare quella di fronte alla vecchia chiesa.

 

Insomma un giudizio positivo se non fosse per il fatto che pioveva spesso. Rio Caribe si trova accostato alla montagna e pertanto subisce l’influsso del suo clima piovoso. Per mangiare consiglio il ristorante “Mi Cocina” in una trasversale della avenida Bermudez. La via é quasi di fronte alla posada dove alloggio, ma é meglio chiedere perché esternamente é difficile individuarlo in quanto il ristorante ha solo una piccola porticciola di ingresso, non ben individuabile.
La chiesa ottocentesca

 

 

Il malecon (porticciolo) non offre nulla se non la veduta delle barche dei pescatori ed il mercato della mattina con la vendita del pescato della notte. E’ interessante vedere le varietà dei pesci, venduti veramente per poco.

 

Sempre sulla via principale ci sono posade che offrono anche tour per le spiagge e verso le aziende turistiche interne famose per il cacao, l’allevamento dei bufali e cure termali. Quando ho chiesto se c’era la possibilità di una escursione, ho avuto da tutti una risposta negativa a causa di una strana epidemia dei mezzi che avevano a disposizione per il tour, che erano tutti danneggiati, però gli addetti mi hanno fornito un numero telefonico di privati, di loro fiducia, da contattare, nel caso volessi fare la gita.

 

 

 

 

 

 

Pesca ricca a Río Caribe

 

Mi é parso di capire che essendo bassa stagione (inverno), in assenza di turisti, per l’agenzia non é conveniente organizzare viaggi per pochi e quindi vi ho rinunciato.

Volendo fare un’escursione alle spiagge della zona, alla titolare della casa/posada dove alloggio, ho chiesto informazioni per contattare direttamente, sul malecon, i pescatori che fanno queste escursioni. Mi dice di andare tranquillo perché la gente di qui é tranquilla e ci si può fidare.

Dalla guida Lonely Planet che ho con me e dal materiale ricercato in internet, le più belle spiagge di questi posti sono quelle di Playa Medina e Playa Puy Puy. Al malecon ci sono tanti pescatori che chiedono se voglio andare alle spiagge. La lancia si affitta a persona od a gruppo ed il prezzo varia.

Mi sono aggregato ad un gruppo di americani e spagnoli ed ho pagato per l’escursione alle spiagge 40.000 bs. Il prezzo è ottimo perché chiedono solitamente di più, anche sino a 60.000 bs., ma contrattando si può spuntare un buon prezzo. Il “lancero” rimarrà sempre a nostra disposizione portandoci dove chiediamo noi. Questi si presenta all’appuntamento con un suo amico ed il figlio piccolo di tre anni e questo mi da più fiducia sul personaggio.

Compro qualcosa rapidamente in paese e dopo circa mezzora si parte. Si passa dalla playa Coco, playa Uva, tutti lembi stupendi di sabbia con cocchi e tanta tranquillità. Si arriva a playa Medina, nostra meta, e naturalmente il posto é indiscutibilmente incantevole con un mare pulito, cocchi e capanne che si possono affittare nel periodo estivo (ottobre-marzo). Ho tratto sempre dal sito internet Venezuelatuya.com., alcune foto che mostro di seguito;

 

Spiaggia Medina, un luogo veramente privilegiato per la sua esuberante vegetazione, il verde colore delle sue acque e la finezza della sabbia.

 

 

 

 

 

 

 

Spiaggia Medina è un vero paradiso, per le persone che desiderano isolarsi dal mondo per comunicarsi con la natura.

La grande estensione coperta dalle palme di cocco, è una delle caratteristiche più evidenti della sua vegetazione, provvedono un’ombra ideale per riposare sulle rive del mare.

 

 

 

 

In questo lido vi sono capanne turistiche dove alloggiare e la possibilità di comprare pesci direttamente dai pescatori nella zona al loro approdo.

 

 

 

Distante pochi chilometri dalla spiaggia Medina si trova un altro dei bellissimi luoghi che possiede Paria. Conosciuta come Puy Puy è una spiaggia di forti ondate idonea per la pratica del surf. Fra le caratteristiche più notorie di questa bella spiaggia è la sua zona protettrice delle tartarughe marine nella quale gli abitanti residenti collaborano alla sussistenza di questa fauna marina. 

 

 

 

Mentre sono steso sulla spiaggia, chiamo il lancero e gli dico che al baretto vicino se vuole può prendersi una birra che offro volentieri anche al suo amico ed una bibita per il figlio. Non l’avessi mai fatto, perché quando vado a pagare mi ritrovo sul conto cinque birre, una coca ed una bottiglia di liquore (anice). Mai offrire da bere ad un venezuelano se non direttamente presenti e, soprattutto, mai esagerare. Vabbe, in fondo siamo in vacanza e tutto procede bene. Ho parlato troppo presto. Nubi minacciose si avvisinano a noi ed il panorama cambia. Comincia a piovere ed i turisti americani e spagnoli fanno il bagno sotto l’acqua. Lo faccio anch’io, perché no, pensando comunque ad una situazione passeggera ed ad uno dei soliti piovaschi passeggeri. Non é stato così anche perché il mare cominciava ad ingrossarsi e pertanto si é deciso di muoversi. Siamo arrivati a vedere la spiaggia di Puy Puy, che chiamano la spiaggia maledetta perché ogni anno fa vittime per la forte risacca delle onde, al contrario del mare di playa Medina che é più tranquillo. Però ora il mare si sta facendo sempre più minaccioso e ci fa paura, lampi nel cielo e la pioggia continua ci fanno optare per il ritorno al paese. Questo avviene sempre sotto una pioggia battente, onde alte e.....……..... in verità la paura di finire a picco, perché non tanto il conduttore della lancia ma l’amico aveva bevuto un po di troppo e cominciava a molestare una passeggera della barca. Finalmente arriviamo al paese ed il lancero si scusa per il comportamento dell’amico e ci offre, per il giorno dopo, un giro gratuito in barca per altre spiagge. Il resto della comitiva accetta ma io ci devo pensare perché se domani il tempo é come quello di oggi, non ne vale la pena. Infatti il giorno dopo il cielo non prometteva nulla di buono e pertanto mi informo come fare per ritornare a Carupano. Vorrei andare all’isola di Margarita prendendo il ferry da Cumanà. L’autobus parte al lato della piazza, dove c’é l’antica chiesetta, alle sette di mattina oppure alle otto di sera. Scelgo la partenza delle sette di mattina. Prezzo del biglietto 6.000 bs. Salendo sull’autobus, che è un ejecutivo, si lasciano le borse nel bagagliaio, però é bene portarsi con se un berretto, maglie e quant’altro per coprirsi, perché i condizionatori sono a tutto regime ed il freddo é intenso. Arrivo a Cumanà alle 11,30 circa e dal terminal prendo un taxi fino alla stazione dei ferry (1.500 bs). Per arrivare all’isola di Margarita ci sono due tipi di ferry, uno normale che impiega poco più di 4 ore e mezzo ed un’altro, espresso, che in circa due ore e mezzo ti porta a Punta Piedra sull’isola di Margarita. Prendo l’espresso “Gran Cacique II” della Navarma che dovrebbe partire alle 14,00, il biglietto costa 18.000 bs.. Margarita è un'isola del Venezuela situata nel mare dei Caraibi al Nord Est di Caracas e dista solamente 35 minuti di volo dall’aeroporto internazionale e nazionale di Maiquetía. È una delle mete turistiche preferite in Venezuela. Margarita è riconosciuta mondialmente per la qualità del suo mare. Essendo un'isola, è circondata da spiagge e ve ne sono per tutti i gusti, con o senza onde, grandi o piccole, frequentate o deserte, profonde o pianeggianti, tiepide o calde, con vento o senza. La mappa che segue e stata estrapolata sempre dal sito Venezuelatuya.com.

 

 

Al molo sono in attesa del Gran Cacique II che arriva con mezzora di ritardo sull’orario previsto (14,35).

  

Il Gran Cacique II ed il biglietto della Navarma

 

Si iniziano le operazioni di carico merci e passeggeri. La borsa che ho con me è un po’ voluminosa però non tanto e spero non facciano storie perché vedo che i bagagli li caricano a parte. Non mi va di lasciarla nel bagagliaio della nave in quanto una signora che stava in attesa del ferry mi ha detto che la scorsa volta le hanno ripulito tutto quello che portava di buono nella sua borsa.

Purtroppo il rigido controllo all’entrata del ferry non lascia scampo e tutti coloro che hanno un bagaglio, a loro avviso voluminoso, “lo sequestrano” e di danno una contromarca per il ritiro. Il viaggio dura due ore e mezzo come previsto e perché la traversata non sia noiosa, proiettano sugli schermi tv posti all’interno in vari punti, un film in DVD. Alle ore 16,45 si arriva a Punta Pietra sull’isola di Margherita, unico punto di attracco per le navi e ferry. Un forte vento mi accoglie e credo sia sempre così in questo punto. I bagagli sono caricati su un camion e li consegnano al punto di smistamento della società di navigazione. Bisogna fare un tratto a piedi come di un centinaio di metri e cerco di capire dove fanno questa consegna. Seguo gli altri e finalmente si arriva ad una specie di garage dove distribuiscono i bagagli. Nel mio, per fortuna, c’è tutto. Non appena ritirato il bagaglio, ecco che si fanno avanti i tassisti che ti attorniano e per la somma di 10.000 bs ti portano a Porlamar. Non conviene, perché poco avanti ci sono le busetas che per la modica somma di 1.000 bolivares ti portano ugualmente a Porlamar la capitale dell’Isola di Margarita nello Stato Nueva Esparta. Da Punta Piedra a Porlamar è tutta autostrada e l’autobus è veloce anche se fa numerose fermate. Sono solo una trentina di chilometri e si passa anche davanti all’aeroporto dell’isola, vicino alla spiaggia El Yake, il tutto in mezzora circa. Arrivato a Porlamar, quasi al capolinea del bus, vedo tanta gente assembrata; la polizia ha appena arrestato un borseggiatore o che so io, lo ha ammanettato e fatto stendere a terra. Non so se essere contento per il buon funzionamento del servizio di polizia oppure preoccupato per l’insicurezza ed il dilagare della delinquenza, anche qui che è un’isola prettamente turistica. Francamente come primo impatto sono rimasto un po’ deluso della capitale Porlamar perché la pensavo come un luogo tipo alla Miami in Florida, con palazzoni e ricchi turisti in giro. In realtà nulla di tutto questo sia nel centro che sulle coste. E poi, turisti pochissimi, quasi nulla. L’autobus si ferma vicino alla piazza Bolivar, molto frequentata e piena di venditori di ogni genere. La signora con cui avevo parlato al molo di Cumanà mi dice che se voglio mi accompagna ad un hotel di una sua conoscente che è abbastanza buono e si paga poco. La seguo anche perché mi ispira fiducia. L’hotel YAMILE, in calle Fraternitad cruce con calle Velasquez (tel. 0058-295-2633011 o 2618257), in effetti non é male. Si pagano 30.000 bs e le stanze sono pulite, comode e spaziose, con frigo ed una tv un pò vecchiotta a dir la verità, però un bagno spazioso in camera. Chi sta alla reception è veramente gentile e mi da tutte le informazioni del caso per andare nei luoghi più interessanti dell’isola. Vicino all’hotel, ad un angolo della strada, proseguendo, c’è un buon ristorante dove ci andrò spesso a consumare pranzi e cene. E’ ottimo se non fosse per l’aria condizionata dentro che ti obbliga a coprirti bene. E’ inutile trovare un cantoncino riparato, perché non c’è e non si viene risparmiati dal getto gelido. Passeggio per le strade vicino che però in realtà non mi danno tanta fiducia, sono le sette di sera e non mi sento tanto tranquillo, Attraverso un ponte piccolo per andare ad una delle vie principali di Porlamar, la lunghissima Avenida 4 de Mayo, che arriva sino a Pampatar, una località balneare niente male della quale parlerò più avanti ed al centro commerciale Jumbo. Più avanti c’è il Sambil, altro megacentro commerciale dove c’è di tutto. Come dicevo, ho attraversato a piedi un piccolo ponte sopra un rio e sono attirato da una specie di ribollire dell’acqua. In un primo momento non capisco cosa sia, data l’ora e la scarsa visibilità, la poca luce dell’illuminazione pubblica fa pensare al movimento dell’acqua o a scarichi. Vedo meglio e scopro che sono larve di zanzare che infestano lo specchio d’acqua. Sono talmente tante che l’acqua sembra che bolli. Chissà perché non lo bonificano, soprattutto sapendo del terribile Dengue che queste portano (i sintomi sono quasi uguali a quelli di un’influenza. Si debella con antibiotici, però se si prende quello emorragico e non lo si cura in tempo, nel giro di una settimana ti porta alla morte. Non esiste vaccino ed il morbo è portato dalla stessa zanzara, la Aedes Aegipti, la cui puntura, se infetta, porta anche la Febbre Gialla. Di quest’ultima malattia esiste però vaccino). Prendo l’autobus e vado a passare la serata al centro commerciale Jumbo che arrivati ad una certa ora, e parlo delle 22,00 circa, tutte le entrate vengono sorvegliate da guardie private per evitare che entri gente poco raccomandabile soprattutto per furti e rapine. C’è tanta polizia fuori e questo mi impressiona pertanto decido di ritornare, con un taxi, in hotel per pensare alla giornata seguente.

Il giorno dopo ho deciso di andare a vedere Playa el Agua, una delle più gettonate dell’isola. In una delle vie adiacenti all’albergo, c’è la fermata della buseta che per 1.300 bs ti porta vicino alla spiaggia. Playa el Agua è una lunga spiaggia di circa due km con sabbia bianca, mare chiaro e pulito, insomma veramente bella per essere una spiaggia abbastanza frequentata dai turisti, anche se in verità ne vedo pochi. Sarà sicuramente a causa dell’attuale situazione che versa il Venezuela. Lungo tutta la spiaggia pullulano ristoranti e chioschi di tutti i generi, alcuni un po’ costosi e quindi se si decide di mangiare lì, non fermarsi al primo che capita. Il sole è forte e fa caldo, la giornata è bella e volteggiano piccoli aerei sportivi biposto, che possono essere noleggiati per una escursione con pilota sulla costa. Non so il costo di questo e nemmeno dove si possono prendere, però credo non molto lontano da dove mi trovo.

Playa El AguaPrima di arrivare a Playa el Agua, la buseta fa delle fermate per altre spiagge dove si può praticare surf in quanto le onde sono abbastanza sostenute. Anche il mare di Playa el Agua ha onde e si potrebbe fare surf, però non tanto forti per gli appassionati. Nell’unica piazzetta attigua alla spiaggia, ci sono bancarelle dove è possibile acquistare souvenir, veramente belli.

 

 

 

 

 

Playa “El Agua”

 

La giornata passa tranquilla e rilassata e già penso dove andare il giorno dopo. Al ritorno in hotel, chiedendo informazioni, sono consigliato di fare un tour per l’isola con un tassista di loro fiducia. Se approfitto c’è una coppia che domani farà questo tour e se voglio posso aggregarmi. Prezzo dell’escursione 30.000 bs.. Accetto volentieri e pertanto il giorno dopo, attrezzato d’acqua e viveri comprati prima, parto. Il tassista è un tipo simpatico ma chiacchierone e, aggiungo io, un furbone, ci considera come la sua famiglia, dice che ”somos para él como hermanos, primos ecc.”, che è a nostra completa disposizione per portarci dove vogliano noi. A differenza di tutti i tassisti e conduttori che ho conosciuto e visto in Venezuela, questo è il primo che vedo viaggiare ad una velocità non superiore ai 60 km orari tanto che a volte diventa una noia il viaggio. Ma lo fa apposta per far passare il tempo??? Ci facciamo consigliare per il percorso e la prima meta è il pueblo di Boca del Rio dove andiamo a visitare il museo marino. Ingresso 5.000 bs e ne valeva la pena perché all’interno ho visto cose veramente belle. Nel cortile interno è esposto lo scheletro di una balena trovata morta sulle spiagge brasiliane qualche anno fa e donata al Venezuela. E’ enorme a vederlo così da vicino.

Di animali vivi, ben poco, a parte una vasca con tartarughe e piccoli squali nonché un acquario con varietà di pesci e crostacei. Le sale d’esposizione sono molto belle. Coralli di ogni tipo e forma, conchiglie delle più disparate e curiose che non basta una giornata per ammirarle tutte, mandibole di pescecani, scheletri di animali marini e tantissime altre cose interessanti come pure le sale con i filmati virtuali ed interattivi sulla vita della fauna marina.

 

 

 

 

Tutto veramente bello, peccato che non si poteva stare troppo tempo altrimenti la nostra giornata passava li. Prossima tappa, la laguna della Restinga. Segue una breve descrizione tratta sempre dal sito VenezuelaTuya.com.

 

ANDARE A LA RESTINGA

Una delle migliori attrazioni di Margarita è la visita al Parco Nazionale Laguna della Restinga. Si affitta una piccola barca che percorrendo i canali fra la selva di "mangrovie" si arriva a una spiaggia lunga vari chilometri. Sbarcati potete degustare piatti tipici preparati con pesci freschi e crostacei sotto una capanna coperta con rami di palme.  

 

   

La laguna con le mangrovie                                  Il porticciolo di San Leonardo sulla spiaggia

 

Presso questa laguna, abbastanza grande come descritto prima, si possono noleggiare imbarcazioni che ti portano ad una escursione tra i viali delle mangrovie ai quali curiosamente hanno dato nomi che si addicono per passeggiate romantiche, come ad esempio viale del bacio, viale degli amanti, viale del dolce amore ecc. Costo per mezz’ora di escursione, 25.000 bs., con possibilità di sosta alla spiaggia del porticciolo di San Leonardo, cosa che chiaramente non mi sono lasciato sfuggire. Caratteristico vedere le radici delle mangrovie metà dentro ed il resto fuori dell’acqua salata del mare ed attaccate a queste numerosissime colonie di ostriche. Tante, veramente tante. Del resto l’isola di Margarita, anticamente era nota per la raccolta delle perle. Adesso è rarissimo trovarne di naturali ma in compenso sono ricorrenti quelle che coltivano e che vendono anche sui banchi dei locali. San Leonardo è un piccolissimo paesino che francamente non so di che cosa vive la gente a parte il raro flusso turistico della zona.

 

 

La spiaggia in realtà non è un granché perché non è formata da sabbia ma da un’immensità di gusci di vongole e conchigliette triturate finemente, tanto che andare a piedi potrebbe essere rischioso per un probabile taglio. La desolazione è tanta e la gente quasi nulla con turismo si può dire zero.

Facciamo ritorno all’ora prevista e dalla laguna de la Restinga ci spostiamo al piccolo paesino di Juan Griego. Il “pueblo” è ben tenuto, c’è una bella spiaggia dove approfittiamo a fare il bagno e poi una piccola escursione in paese. Caratteristica è la chiesa.  

 

 

 

La caratteristica chiesa bianca nella piazza di Juan Griego.

 

 

 

 

La calma e la tranquillità regnano sovrane, poca gente e tanto sole. Dal molo, più avanti, dei bambini si divertono lanciandosi in acqua ripetutamente. Riprendiamo il tragitto ed adesso tagliamo per il centro dell’isola attraverso il pueblo de Asuncion dove finalmente si notano vari negozi di artigianato ed in particolare di amache, varie e coloratissime. Proseguiamo sino a Pampatar, un altro piccolo paesino di pescatori che ha ugualmente una bella spiaggia. Mare sempre limpido e trasparente, calmo e veramente invitante ad un bagno del quale ne ho subito approfittato. Atteso che la meta successiva era nuovamente Porlamar da dove siamo partiti, abbiamo congedato il nostro autista e siamo rimasti li chiedendogli prima dove passavano le busetas per Porlamar e da dove si prendevano. Il pomeriggio è passato immerso nella solita calma e goduria del fantastico posto. A sinistra c’è il piccolo porticciolo dei pescatori con i pellicani sulle barche che sonnecchiano. In lontananza si vedono nuove costruzioni e palazzi indice di sviluppo edilizio nella zona.

 

Il sole è quasi al tramonto ed è proprio ora di ritornare. Dalla piazzetta del paese prendo la buseta che mi porta sino alla Avenida 4 de Mayo dove scendo verso il finale per ritornare in albergo e già inizio ad informarmi per il ritorno alla terra ferma. Mi rappresentano che dall’isola parte anche un bus esecutivo che preso, ti sbarca fino a Maracay, dove sono diretto di ritorno. Oltre al biglietto del bus si paga a parte il traghetto che , però è di quelli lenti ed impiega quasi cinque ore per raggiungere Puerto La Cruz. In totale circa 13 ore e forse più di viaggio, però che importa, se non faccio trasbordi e fermate per cambiare mezzo, forse è la migliore soluzione. Il giorno dopo visito la città di Porlamar e mi accorgo che in realtà i prezzi non sono differenti da quelli che ho visto in altre parti del Venezuela e pertanto la fama di Margarita, come isola che si può comprare a buon prezzo, per me è da sfatare. Raggiungo l’agenzia della società che effettua il trasporto bus e mi viene comunicato che né oggi né domani effettuano partenze perché in questi giorni non c’è il traghetto che fa la tratta. Beh, però io domani devo andare via e pertanto mi informo in proposito. L’unico mezzo veloce e rapido è il Margarita Express della Conferry che in due ore e mezzo ti porta fino a Puerto la Cruz. Prezzo del biglietto 33.000 bs.

 

Non so gli orari di partenza e pertanto con calma, mi avvio verso Punta Pietra e faccio il biglietto. Il Ferry parte alle 12,00 e, prima di salirci sopra, si attraversa una moltitudine di gente che si offre come portabagagli e ragazzi che ti accerchiano per avere una “propina” ossia qualche bolivares. Il Margarita Express è un aliscafo enorme; all’interno tutto di lusso e confortevole, con tavoli ed un piccolo ristorante, tv, sale da gioco un minimarket per l’acquisto di generi ed enormi finestre per vedere fuori il panorama dall’alto.

 

 

 

Silenzioso e veloce, in due ore e mezzo sono a Puerto La Cruz, con lo stesso tempo impiegato da Cumanà a Punta Pietra però con un percorso più lungo. Il terminal dei Ferry di Puerto la Cruz, come gli altri che ho visto, ha le strade non curate, piene di buchi che si sono riempiti d’acqua a causa delle recenti piogge. Per raggiungere il terminal dei bus bisogna necessariamente prendere un taxi. Non faccio a tempo a scendere dal taxi che sono assalito da gente che ti propone viaggi per tutte le parti del Paese. Sono pertanto “agganciato” da uno che mi propone il viaggio sino a Maracay su un buon autobus. Prima di accettare voglio vedere il mezzo. La compagnia di trasporto è la “Global Express” e l’autobus è un “bus cama”, ossia provvisto di un particolare sistema per stendere le gambe su una specie di piattaforma. Tirando dietro il sedile, sembra quasi di stare stesi su di un letto. Molto comodo ed ottimo per lunghi viaggi.

 

 

I finestrini sono chiusi, non si aprono e sono oscurati da tendine che rimangono sempre tirate per non far filtrare il sole così non riscalda il mezzo, però all’interno è una vera ghiacciaia perché come al solito l’aria condizionata è al massimo e quindi è buona norma, prima di lasciare i bagagli, di prendere con se maglioni, qualche asciugamano da usare come coperta ed il solito berretto. Prezzo del biglietto 20.000 bs ed a bordo fanno anche vedere un film per mezzo delle varie tv sistemate. L’autobus parte alle tre del pomeriggio e fa una sola fermata prima di arrivare a Caracas, con le lamentele della gente, che chiedeva più soste per scendere a sgranchirsi o comprare qualcosa da mangiare. Gli autisti però hanno disposizione di arrivare a Caracas alle otto di sera e in effetti, così è stato. A Maracay arrivo alle 10,40 di sera. Passo qui qualche giorno giusto il tempo per riprendere fiato e riprogrammare il tutto per la prosecuzione del viaggio. La prossima tappa è il Parco Nazionale di Morrocoy, Tucacas e Chichiriviche con le sue incantevoli isole. Dal Terminal di Maracay prendo il bus fino a Valencia (1.700 bs) e dal terminal di Valencia il bus diretta a Tucacas-Chichiriviche (5.000 bs). Quando si è prossimi a Chichiriviche la laguna a destra e sinistra della strada può offrire uno spettacolo indimenticabile. Gruppi di fenicotteri rosa (Flamingos rosa) formano visibili macchie colorate nel mare azzurro sullo sfondo del verde della natura. Spettacolare!!. Quando si arriva in paese, consiglio la posada “Da Rigoberto” che è ubicata in una stradina vicino alla gelateria italiana sulla via principale quasi vicino al malecon. La spesa per camera va dai 15.000 ai 20.000 bs con bagno e tv via cavo. Il giorno dopo faccio una buona colazione all’italiana presso una gelateria caffè del corso principale (fanno anche pizze) e dopo aver chiacchierato con il titolare italiano, naturalmente, approfitto subito per andare sull’isola più vicina, “Cayo Muerto”. Compro il biglietto dalla “Taquilla” sul malecon. Per Cayo Muerto 20.000 bs, per Cayo Sal e Cayo Peraza 25.000 bs., per Cayo Varadero 35.000 bs. e per Cayo Sombrero, il più distante, 80.000 bs.. Dopo Cayo Muerto, nei giorni seguenti sarò anche su Cayo Sal, Peraza e Varadero.

 

 

Non è facile descrivere con le parole la bellezza di queste spiagge, materializzare quelle sensazioni che ho provato camminando sulla sabbia dorata, vicino ad un mare trasparentissimo ed in alcuni punti caldissimo da fare impressione. Forse le foto di seguito potrebbero rendere un pò l’idea. Per le varie escursioni mi sono fatto accompagnare da un lancero fidato, in gamba e soprattutto economico, che ho conosciuto in una precedente venuta a Chichiriviche.

 

 

 

 

 

Si chiama Aldemaro e la sua barca si chiama “Mamy”, però a volte utilizza anche la lancia del cugino Miguel che si chiama “Can Can”. Sono stato su alcune di queste isole ed ognuna ha un suo fascino. Cayo Muerto e Cayo Sal, indicatissime per i bagnanti con spiagge da sogno, sabbia bianchissima e mare limpido a volte caldissimo che quando si esce dall’acqua si sente la differenza di temperatura   nonostante il sole forte nel cielo. Cayo Varadero non è tanto gettonato dai turisti e dai venezuelani, anche perché il mare non è proprio tranquillo e la spiaggia non ha il fascino delle altre anche se, in ogni caso, è un luogo di una calma impressionante e distensiva per chi vuole riposare.

 

Aldemaro con la lancia di nome Can Can

   

La grandezza e la desolazione dell’isola, la mancanza di strutture baretti o ristorantini fa sentire più forte quel senso di solitudine ed in pratica mi sentivo come abbandonato. Su quest’isola mi sono fermato solo una volta e per il tempo necessario a visitarla. Cayo Peraza, invece, è un piccolo cerchio di terra con un ciuffo di vegetazione al centro, che si può girare a piedi in due minuti appena. Però la sabbia che circonda l’isola è pari a quella delle altre viste fin ora, fina, bianca con un mare caldo ed azzurro che sempre ti lascia stupito. E’ l’ideale per chi non ama il chiasso e desidera immergersi nel profondo silenzio che viene interrotto solo dalle delicate onde che lambiscono la spiaggia e da, ebbene si anche qui, il solito venditore di gelati o frutti di mare per i pochi che la frequentano.

 

   

La spiaggia di Cayo Muerto e piante di Mangrovie.

 

Il mare ha scogli piccoli e non è un granché rispetto alle altre spiagge però ad averlo noi un posto del genere.

 

Dato che ero in zona, ne ho approfittato per andare a visitare Tucacas poco distante da Chichiriviche. La mattina presto ho preso il bus dalla piazza e dopo circa mezz’ora sono a Tucacas (1.500 bs.). Il paese è molto più grande di Chichiriviche e sembra abbastanza ben tenuto. Oggi c’è mercato e vado a fare un giro per comprare qualche ricordino. Caspita che lungo questo mercato, bancarelle, tende e banchi di tutti i generi che occupano strade ed isolati del paese. Veramente grande!! Compro qualcosa e poi decido di andare al mare per vedere anche qui come sono i posti. Non è facile arrivare alle spiagge di Tucacas se non con l’aiuto di un taxi od altro, perché c’è parecchia strada da fare. Con un porpuesto (1000 bs), vengo accompagnato nella zona playera fino ad una laguna. La strada che porta a questa luogo costeggia anche una graziosa spiaggia che visiterò dopo. La terra secca e battuta, di un caratteristico colore rosso ed il sole cocente, fa sembrare che si è in pieno deserto. Nella laguna contornata dalle mangrovie, c’è un servizio di noleggio di pedalò ed il proprietario è un anziano siciliano che vive in Venezuela da parecchi anni. Ne noleggio uno al prezzo di 7.000 bs. all’ora e mi giro la laguna. Non ha niente di particolare a differenza di quella che ho visto a La Restinga, però l’unica cosa bella è che con il pedalò vai dove vuoi perché lo conduci tu. Una grossa corda dà l’alt per l’accesso al mare aperto.

Di fronte alla laguna, all’altro lato della strada, c’è un’altra spiaggia che approfitto subito a visitarla non appena finisco il giro in laguna. Non c’è quasi nessuno e la tranquillità regna sovrana. L’acqua è caldissima e sembra quasi termale. A proposito di acqua, per chi va in questi posti è bene portarsi con se una scorta d’acqua potabile perché non ci sono chioschi ma soli sporadici venditori ambulanti che arrivano in zona con le loro biciclette ed i frigo portatili e non sempre portano bevande. Come in una landa desolata, per la mancanza di gente e turisti, inizio a piedi il ritorno sino alla spiaggia che ho visto prima. Arrivato, lo spettacolo è meraviglioso e come sempre mi lascia a bocca aperta. Mi soffermo un momento a riflettere attivando in pieno i miei sensi ed i sentimenti gustando con sapore il momento, scruto i particolari, guardo e seguo incantando perché sono conscio che sto vedendo qualcosa che probabilmente non avrò occasione di rivedere un’altra volta. Una stupenda insenatura di sabbia bianchissima da far male agli occhi, con un’acqua limpida e chiara con un mare azzurro ed il verde delle palme che completa l’opera, mi mostra quello che la natura veramente mi offre. A volte non diamo tanto conto a questi particolari e ci soffermiamo più che altro solo ad una visione generale del luogo.

 

Al termine della giornata, sulla strada principale, fuori del paese di Tucacas, prendo nuovamente il bus che mi riporta a Chichiriviche. Questo mi intristisce un po’ perché domani dovrò preparare il tutto perché è l’ultimo giorno che starò qui in quanto la vacanza va a terminare. Eccomi giunto al 24.06.2004, dopo aver fatto colazione, mi concedo l’ultimo giro sul malecon per ammirare ancora una volta le isole di fronte, paradiso terrestre e delizia per gli amanti della natura e del mare.

 

 

 

 

Verso mezzogiorno vado in piazzetta per prendere il bus che mi porterà sino a Valencia. Vedo poca gente su e questo non promette bene perché gli autisti aspettano anche più dell’ora prevista per la partenza, allo scopo di raccogliere il maggior numero di persone possibili per non partire semivuoti. Oggi mi dicono che è festa e precisamente è la commemorazione della battaglia di Carabobo e quindi la gente è più orientata ad andare verso le località di mare che ritornare. Ad ogni modo si riesce a partire però arrivati a Moron, un uomo sale sul bus e confabula con gli autisti. Una signora riesce a captare che probabilmente dobbiamo raccogliere gente da un luogo differente dal solito tragitto. In realtà eravamo noi che dovevamo trasbordarci su un altro bus perché quello su cui ci trovavamo, viaggiava quasi vuoto e più avanti ci attendeva un altro che aveva posti liberi nel numero giusto per noi. Così è stato e non proprio contenti, tutti i passeggeri si sono traslocati in quest’altro bus mentre il nostro è ritornato indietro a Chichiriviche a caricare altra gente. E si, succede anche questo. Il viaggio è proseguito bene fino a Valencia e dal terminal ho preso l’altro autobus che mi ha portato a Maracay dove passo gli ultimi giorni girando la città e facendo gli ultimi acquisti. L’aereo parte dall’aeroporto internazionale Simon Bolivar alle ore 17,00 ed il giorno dopo sono all’aeroporto di Madrid diretto a Venezia ultima tappa del mio viaggio.

 

 

Esperienza indimenticabile la mia, e credo invidiata da tanti, perché sono sicuro che in ognuno di noi alberga lo spirito del viaggiatore avventuriero e quando se ne ha l’opportunità, questi dirompente salta fuori di noi e ci fa conoscere momenti e sensazioni fino ad allora sconosciute od appagate nel nostro inconscio. Viene quasi da dire “non svegliare lo spirito del viaggiatore dormiente in te” perché dopo ti tormenterà e ti spingerà sempre ad intraprendere nuove avventure che non sempre potrai portare a termine per tanti motivi, vuoi economici, familiari o di salute e pertanto rimarranno desideri reconditi in te. Si, parlo così perché il Venezuela ha lasciato dentro di me una indelebile impronta che a volte irruente si risveglia e mi fa gridare con forza, VIVA VENEZUELA!!!!

 

Luigi   lionkin59@yahoo.it

 

 

 

 

 

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