VIETNAM....QUASI 40 ANNI DOPO

PENSIERI DI VIAGGIO – SUMMER 2010

di Saby

 

 

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Saigon 08 giugno 1972 - ore 17,00 uffici della Associated Press

 

"Perchè non ha i vestiti Nick?"

"Semplice, perche se li è strappati!

Bruciavano ! Ma lo sai l'effetto che fa il napalm? beh quella bambina rischiava di morire se non si toglieva quei vestiti in fretta."

 

"Un nudo! Di una bambina poi! E un nudo frontale, come se non bastasse! No non posso spedirla Nick lo sai, non posso."

Ishizaki il giapponese che aveva stampato la fotografia in questione, in una camera oscura dell' Associated Press sventolò una foto in 13x18 appena asciugata.

"Sono quasi le cinque del pomeriggio. Abbiamo il Radio Photo Cast tra pochi minuti e tu devi spedire assolutamente quella foto a New York."

L'uomo scosse la testa :

"NO. lo sapete che è un No . No subject.

Ragazzi è un tabù! qualcosa che neppure si puo sottoporre ai capi. Come la nudità frontale di una bambina . Ci siamo capiti . E' no! "

Ma il giapponese non voleva sentire ragioni.

Peter e Horst stanno arrivando, decideranno loro.

Tu che ne dici Nick?

L'autore di quella fotografia è HUYNH CONG UT detto "Nick" per gli amici.

Lui in quel momento sta pensando ad altro.

Non sta pensando alla foto, alle copertine, ai commenti, alle vendite. Sta pensando solo a quella bambina che aveva appena lasciato all'ospedale di Saigon in Vietnam , nella provincia di Cu Chi, che stava rischiando di morir. La bambina si chiama PHAN THI KIM PHUC.

Neppure sapeva chi fosse.

Fino a 12 ore prima quando era iniziata tutta quella brutta storia.

 

In quel tempo i giornalisti e i fotografi non potevano andare in elicottero e cosi lui quella mattina, aveva preso una strada, sperduta in mezzo villaggi che portava al nulla.

Quella era una giornata qualunque, il suo un lavoro di routine.

La solita dotazione, elmetto, giubbotto , kit di sopravvivenza, la sua divisa sudvietnamita con la scritta BAO CHI che significa stampa.

Con la sua immancabile Leica aveva deciso di partire verso il villaggio di Trang Bang, do ve non ci sono pericoli, non ci sono nemici, non ci sono caccia ne bombardieri, ne comandanti o battaglioni, dove non si sganciano bombe devastanti, non ci sono troupes tv .

Lui su uella strada, con la sua solita routine d'inferno. All'inferno !

"l'unica buona notizia di oggi è che non piove e forse farò foto dai colori veri, straordinari"

questo pensava.

 

Trang Bang è un villaggio tranquillo, pieno di civili.

Tra di loro anche una bimba di appena 9 anni, che abita vicino alle pagode con la sua famiglia.

" sotto quel bombardamento ero terrorizzata" ricorderà in seguito.

"All'improvviso un grande rumore e ho inziato a bruciare, ma mi sono subito resa conto che i piedini erano a posto cosi che potevo correre e ho iniziato a farlo.

Se solo si fossero ustionati sarei morta . D'istinto ho iniziato a correre. A scappare. "

 

Nick il fotografo è davanti a Lei, proprio su quella strada, con la sua sola Leica e un rullino in bianco enero.

"Scattavo in continuazione. Ricordo una vecchia donna con la gamba ustionata dal napalm, una giovane donna con un bimbo in braccio che perdeva la pelle e mentre fotografavo sentivo le urla salire, urla di genti e bambini."

"Ed ecco dal fumo nero apparire correndo questa figura. O mio Dio ma non ha niente addosso. È solo una bambina " mi son detto e mentre scattavo Lei urlava (NONG QUA, NONG QUA, che significa troppo caldo, troppo caldo).

 

In fianco a lui un cameramen con una videocamera a colori riprende tutta al scena ma l'impatto non sarà mai cosi emotivo come quell'immagine in bianco e nero ripresa dalla macchina di Nick.

Un' immagine fissa , impietrita, scioccante che a me ha sempre turbato profondamente il cuore.

 

Ora la vedo dal vivo, nel museo di Saigon,

Leggo i dialoghi degli stessi protagonisti, cerco di tradurre e tenere per me quelle didascalie sotto i cartelloni, in vietnamita e in inglese, fotografo a mia volta quella foto, la imprimo nella mia testa. Questa foto mi fa solo piangere e tacere.

E' dura , ancor più del vero, perchè quel Vero è la Memoria.....

Penso che sia cosi giusto avere Memoria, perchè ci si impone di avere Coscienza, quella che ci fa scegliere , che ci ascoltare coi cuori, che ci fa avere rispetto per chi ha sofferto e ci alzare la voce contro quella guerra e contro tutte le guerre inutili che insanguinano questo nostro bel mondo.

 

Ho passato una giornata intera al museo della guerra di Saigon.

Sono entrata di primo mattino e non volevo proprio uscirne fuori.

Mi son infilata per tutti i piani, visto tutte le sale, terrificante.

Ho voluto sentire addosso tutto quello schifo , sentire la guerra attraverso quelle immagini, scegliere di non sceglierla mai.

Stare qui è come stare in trappola, niente rispetto a quella povera gente che la guerra l'ha vista e vissuta sulla propria pelle.

Penso che il resto è storia e posso finirla qui.

 

Ho letto ancora, da qualche parte che Nick quel giorno prese una borraccia , svuotò l'acqua su quel corpicino martoriato di KIM e la caricò insieme ai parenti in minivan, verso l'ospedale di Saigon.

Arrivato convinse i dottori che quella bambina non era grave, dovevano guardarla, prendersi cura di Lei, che a sua volta doveva solo resistere , sopravvivere.

Perchè se i medici l'avessero messa da parte, con tutti quei feriti intorno, preferendo qualcun altro a Lei, Kim non ce l'avrebbe mai fatta.

La piccola doveva vivere.

Nick corse alla sua sede, alla Associated Press.

Doveva consegnare quella foto, farla sviluppare anche in bianco e nero.

Voleva urlare dal silenzio della sua foto, voleva condividere un dramma, alleggerire un dolore, sollevare non solo quel corpo ma il destino di un intero Paese martoriato dalla guerra.

Lui poteva, doveva farlo, mentre Lei cercava di sopravvivere nella tragedia della guerra del Vietnam .

Lui doveva, voleva, sentiva di denunciare, testimoniare, diffonderne lo scempio, per far capire QUANTO SEMPLICEMENTE " È " SACRA UNA VITA,

Niente altro.

 

Dagli uffici di Saigon si tenta di convincere New York che la nudità non c'entra niente con quella foto. Quella foto, racconta, nasconde e descrive altri mille scatti simili, altri mille momenti , mille urla e dolori sparsi in un intero Paese.

Alla fine insisti insisti, Horst Fass e Peter Arnett , amici di Nick, riescono a far pubblicare il fermo immagine di un momento devastante .

Il bruciore del napalm sulla pelle di Kim lo abbiamo avvertito tutti.

Da Saigon la foto passa attraverso l'antenato di un fax prima a Tokio, poi va a Londra, con un cavo sottomarino spedito a N.Y e da li subito dopo, pubblicata su tutto il circuito internazionale arrivando sui giornali di tutto il pianeta, raggiungendo tutte le Coscienze del Mondo.

Non sono trascorse neppure 12 h da quella mattina quando Nick , un giovane 22 enne fotografo in in forza nella guerra del Vietnam, caricava la sua Leica per quello che sembrava essere il suo lavoro di routine.

 

Nel frattempo, dopo 17 operazioni e una lunga degenza PHAN THI KIM PHUC è guarita,

Oggi ha famiglia e vive in Canada.

Non dimentica quel 08 giugno 1972 a Saigon.

Anzi, lo ha fatto conoscere al mondo intero, Kim è arrivata fino a noi.

"Grazie per avercela fatta".

 

Nick ha vinto un premio Pulizer per quella fotografia.

"Grazie per aver colto quello scatto".

 

Quel Peter invece, neozelandese amico di Nick, altro giovane reperter di guerra era Peter Arnett

quel Peter che dopo 20 anni sarebbe diventato il piu famoso giornalista al mondo per un altra storia, un' altra guerra.

"Grazie per aver scelto di Avere coraggio ".

 

Questo è stato il mio 19 agosto 2010 vissuto in Saigon incredibile città del Vietnam, sono lontana da casa, da tutt'altra parte del mondo.

Un giorno intero trascorso in un museo di Guerra a contemplare fotografie, con assoluto rispetto, tra sgomento e sconcerto.

A pensare e riflettere.

A inorridire.

E Quella era soltanto una fotografia. Una delle tantissime.

Una fotografica che racconta tutta una Vita.

Una fotografia destinata a cambiare il corso del conflitto in Vietnam, a entrare nella storia e nelle coscienze di chi alla guerra è stato capace di opporsi.

 

Quella era soltanto una bambina di 9 anni!

Un' immagine pura.

Un' emozione fortissima.

Sempre. Anche dopo quasi 40 anni.

 

Viaggiare è saper usare il cuore e vedere nella sofferenza degli altri la DIGNITa'

 

PER NON DIMENTICARE !!

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Saby , thinking about Vietnam

sabivo2002@libero.it 

 

 

 

 

 

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