Australia

Racconto di viaggio 2006

di Paolo Spontoni

 

Questo racconto, oltre che essere un itinerario di viaggio, vuole essere una dichiarazione d'amore nei confronti di un Paese e di un Popolo; esso non potrà mai trasmettere in maniera esaustiva le emozioni che mi hanno accompagnato in questo meraviglioso viaggio, tuttavia spero di far comprendere il motivo per cui,  al più presto, vorrei tornare in Australia.

 

 

SYDNEY: 25-12-2005/02-01-2006

 

E’ tardo pomeriggio quando atterro a Sydney. La città è deserta , i locali tutti chiusi. Oggi è Natale anche qui e, a parte il caldo , è come da noi: tutti a casa in famiglia. Fortunatamente avevo prenotato le prime due notti dall’Italia in un ostello nei pressi della stazione. Colgo così l’occasione per andare subito a dormire e cercare di recuperare il jet lag .

 

Il primo giorno faccio subito conoscenza con il caldissimo sole australe. Ci sono almeno 30° C e ricordare che fino a due giorni prima mi inoltravo tra le strade di Milano con guanti e sciarpa mi trasmette una meravigliosa sensazione di euforia.

La città è veramente bella, moderna, ricca di verde, molto vivibile e ben servita dai mezzi.  Decido di visitare la city a piedi per non perdermi nulla. (Scelta che peserà molto sulle mie gambe nei giorni successivi). Eccomi pronto con i miei inseparabili compagni di viaggio(guida turistica, macchina fotografica , marsupio) a  mordere chilometri d’asfalto.

La zona più caratteristica di Sydney è sicuramente Circuar Quay. Qui ho ammirato la famosa Opera House, l’Harbour Bridge e il Botanic Garden.

L’Opera House è una struttura veramente unica,  i suoi tetti appaiono un po’ come vele gonfiate dal vento, un po’ come un gioco di conchiglie, o forse nella mente del disegnatore volevano rappresentare delle fronde di palma. Si capisce esattamente perché questo non sia semplicemente un centro congressi o un teatro ma rappresenti il vero simbolo di Sydney.

L’Harbour Bridge, per la gente del luogo ‘vecchio attaccapanni’, attraversa la baia collegando le sponde nord e sud della baia di Sydney. Lo si può attraversare con qualsiasi mezzo ma il transito è a pagamento. Io l’ho  percorso a piedi e devo dire che fa un certo effetto.

Il Botanic Garden è uno stupendo concentrato di flora proveniente da ogni parte del mondo. Sinceramente preferisco altri parchi di questa città, come Hyde Park, ma i giardini botanici sono sicuramente un esperimento interessante e piacevole. 

Verso la fine di questa giornata mi sono recato sulla collina dell’Osservatorio Astronomico. Da essa si ha una vista della baia veramente straordinaria ed inoltre è un fantastico posto dove riposarsi dopo una lunga camminata.

 

E’ di nuovo mattina ed ho proprio voglia di mare. Arrivare a Bondi Beach è molto semplice e veloce. Gia dal bus che mi porta verso la spiaggia riconosco la lunga striscia di sabbia dorata a forma di mezzaluna.

Qui è tutta spiaggia libera, ci sono delle grandi onde e un sacco di gente che fa surf. Diciamo che e' divisa in 3 parti:a sinistra ci sono i bambini e surfano i principianti, in mezzo ci sono i bagnanti come me che si divertono a saltare le onde, in fondo i veri surfisti che cercano di domare la grande onda. Vicino alla spiaggia ci sono zone dove si può praticare qualsiasi tipo di sport , dallo skate alla palestra.

L’immagine più imponente è data dalle onde. Ecco, qui il mare calmo non esiste. Non si può pensare di nuotare tranquillamente nell’acqua perché si viene investiti ripetutamente dalle onde. Io personalmente mi sono divertito come un bambino nel cercare di avanzare nell’acqua dalla quale venivo continuamente respinto.

Controindicazioni? Il sole non lascia scampo, e quando ci si rende conto dei suoi effetti è ormai troppo tardi. Io ho provato a “difendermi” con una notevole quantità di crema protettiva ma  nel pomeriggio mi sono ritrovato rosso come un peperone ed addirittura mi si sono avvicinati un paio di bagnini che mi hanno consigliato di mettermi una maglietta. Ormai il danno era fatto.

 

Decido di impiegare i due giorni successivi girovagando per la città, ricchissima di quartieri interessanti come Chinatown, The Rocks,   King Cross e Wooloomooloo.

Assolutamente straordinario è il panorama che si può osservare dalla Sydney Tower, dalla quale si ha una visione a  360° di tutta la città. Da questo punto di osservazione sono  riuscito a vedere la zona olimpica con tutte le sue strutture e si riescono a riconoscere anche le Blue Mountains. Dall’alto ho confermato l’idea che avevo gia elaborato dal basso camminando per la città : Sydney è una città omogenea , dove i quartieri residenziali si intervallano a numerose zone verdi; è una città molto vivibile.

Un aspetto che risalta è senz’altro la sua multietnicità, Inoltre quello australiano è un popolo sveglio, gentile, disponibile ed ospitale.

 

Tra giorni passati in spiaggia sotto un sole cocente e altri trascorsi a macinare chilometri e fare foto per Sydney , è giunta la vigilia di Capodanno.

Beh non si può dire che non facciano le cose in grande! Sono le  19.30 del 31 dicembre, Circular Quay è gia piena di gente proveniente da tutti gli angoli del Paese, forse del Mondo, pronta a godersi i primi attimi del 2006. Sulla baia navigano barche illuminate con luci che proiettano sull’acqua forme geometriche come cuori e stelle.

Alle 21 iniziano i fuochi d’artificio. E’solo un breve antipasto(almeno 15 minuti ) di quello che accadrà a mezzanotte.

Eccoci:3-2-1..!Buon anno!!!!

I fuochi  partono da almeno quattro punti diversi della baia di Sydney. Lo spettacolo è straordinario, emozionante ed io assisto silenzioso e affascinato a questa esplosione di luci, colori, rimbombi.

Molti dei disegni prodotti nel cielo richiamano il tema di questa festa, il cuore. La mia macchina fotografica fatica a seguire tutto lo spettacolo e credo che, se potesse parlare, mi maledirebbe.

Dopo più di mezz’ora ecco gli ultimi botti. E’finito lo spettacolo, è iniziato l’anno.

Adesso si innalza in cielo non più il rumore dei botti, ma il fragore del lungo applauso che tutte le persone fanno per manifestare l’enorme emozione provata.

Guardo l’orologio e penso a tutte le persone che mi sono care e che staranno ancora affrontando i preparativi per i festeggiamenti.

Ora cosa fare?Festeggiare fino all’alba?No, ho altro in mente. Tra poco più di 9 ore  si festeggerà in Italia ed io voglio farlo a modo mio.

 

Eccomi alle 9.45 scendere dall’autobus che mi ha portato a Bondi Beach. La giornata non è caldissima , la spiaggia non è molto frequentata. D’altra parte avranno tutti festeggiato fino a poche ore fa.

Ore 10.00 auguri Italia, buon anno, io mi butto nell’oceano e festeggio con una fantastica nuotata . Sono felice.

Nel pomeriggio torno nell’ostello: devo preparare i bagagli pronto a  partire per la prossima destinazione. Arrivederci Sydney; destinazione Outback!!!

 

 

ALICE SPRINGS: 02-01-2006/06-01-2006

Atterro sulla pista di Alice Springs nella tarda mattinata.

Il volo è stato bellissimo. Il cielo sereno e la quota non altissima del volo mi permettono di ammirare la varietà del panorama sottostante; si è passati nel giro di poche ore dalla lussureggiante natura  del sud al deserto rosso dell’Outback.

Il piccolissimo aeroporto è totalmente isolato. La temperatura è molto alta ma il caldo è secco e non da fastidio. Dopo aver ritirato i bagagli prendo il primo autobus disponibile per arrivare in città. Le strade sono praticamente deserte. Ai lati di esse si riconoscono poche abitazioni e , malgrado il rosso sia il colore dominante, la vegetazione è l’unica cosa che si vede a parte il grigio della strada. Alice Springs è una piccola cittadina con poche strade, case basse, pochi negozi, un centro molto semplice, poche attrazioni. Tutto ciò è molto strano se si pensa che è una delle più grandi città dello Stato. Una delle prime cose che mi colpiscono  sono i  numerosi Aborigeni che vagano scalzi e senza meta . Penso che la loro condizione non è assolutamente piacevole.

Decido di girare la città in bicicletta, dicono sia il modo migliore. La prima destinazione è la stazione del telegrafo, in quella zona vorrei finalmente vedere qualche canguro.

Eccolo finalmente! Fermo davanti a me, in mezzo al campo a “mordicchiarsi” le zampe. Il momento è così emozionante che impiego troppo tempo per fotografarlo. Scappato, è scappato saltellando . Sono comunque molto contento; la vista di questo animale, se ancora ce n’era bisogno , è l’ennesima testimonianza dell’unicità dell’Australia.

Anche questa giornata sta volgendo al termine; la voglio concludere passando la serata in un caratteristico pub australiano. La birra è buona , leggera ma buona e mi accorgo, con un po’ di stupore, che gli Australiani sono dei gran bevitori.

L’indomani completo, sempre in bicicletta,  la visita della città. Oggi il caldo è molto opprimente e i riflessi sembrano rallentati, mi ritrovo  particolarmente stanco. Decido di passare una serata tranquilla, l’indomani mi aspetta una sveglia piuttosto mattiniera (4.30), comincia il tour.

 

Non è ancora l’alba; si parte per il  safari di tre giorni nel Red Centre, il cuore rosso dell’Australia.

Io sono l’unico italiano, con me ci sono canadesi, coreani, inglesi, tedeschi, giapponesi , insomma  persone provenienti da tutti gli angoli del mondo che insieme passeranno tre giorni indimenticabili.

Il mezzo di trasporto che ci accompagna in questa avventura è un pulmino, con tanto di carrellino per contenere le valigie e portabagagli sopra il tetto dove metteremo la legna per preparare il fuoco per la sera.

Il bus percorre una delle poche strade asfaltate della regione e subito capisco il senso del nome “red centre”: intorno solo pochi alberi a basso fusto e molta terra rossa.  Dall’autoradio risuonano le note di canzoni country australiane, ogni tanto vediamo qualche canguro saltellare per i campi.

 

Prima sosta: una tipica farm dove, volendo, si può fare anche una gita a bordo dei cammelli. Io  preferisco passare il tempo a fotografare gli animali della fattoria.

L’avventura continua e dopo poche ore ci troviamo di fronte al meraviglioso Kata Tjuta (Olgas), il cui nome significa “molte teste”. Questa incredibile struttura è composta da 36  formazioni rocciose che spuntano dalla terra innalzandosi dal deserto attorno.

Qui, infastidito da tantissimi moscerini fino ad essere costretto ad indossare una specie di retina copriviso, percorro la Valley of the Winds, valle che separa le diverse strutture del Kata Tjuta. La passeggiata all’interno delle gole è lunga circa 8 Km, impiego circa tre ore: immerso nel rosso delle gole, nel vento e nel silenzio trovo il senso più vero di questa terra, mi perdo in essa e dimentico me stesso.

 

Terminata la visita delle Olgas, mi attende un’altra emozionante visione : il  tramonto alle spalle di Uluru. Intorno ad Uluru esistono due  punti panoramici, uno a est per vedere l’alba e l’altro a ovest per vedere il tramonto, ambedue circoscritti da un filo oltre il quale non si può andare.

C’è un sacco di gente che aspetta, chi seduto in comode poltroncine, chi sul tetto della macchina, chi vicino al camper. Gente che coglie l’occasione per brindare, altri che attendono in religioso silenzio. La situazione ha uno stile  molto turistico, manca solo di dover pagare il biglietto per lo spettacolo. Ma è impossibile rinunciare a questa emozione.

Il tramonto è davvero bello: il monolite prima è scuro, poi pian piano prende vita, si sveglia, si accende, si infiamma  di un rosso acceso e poi torna gradatamente al suo colore naturale.

Dopo questa emozionante visione io e il gruppo con cui viaggio decidiamo di accamparci in un piacevole campeggio per cenare e passare la serata a chiacchierare davanti a un caldo fuoco,  bevendo delle fresche birre locali.

 

La mattina seguente mi sveglia  la fantastica alba dell’Outback.

Più tardi eccomi nel Kings Canyon. Esso è un insieme di varie strutture che vanno da cupole  di roccia a la strette gole traboccanti di vegetazione. La più interessante di esse è chiamata Garden of Eden.  Qui si cammina molto, e farlo a 45°C non è la cosa più comoda che ci sia. Percorro dapprima un tratto in  salita relativamente faticoso, ma dopo pochi minuti la strada diventa pianeggiante e mi concede un po’ di riposo. Il peggior fastidio è dato naturalmente dai moscerini e dalla difficoltà di bere evitando  di essere assaliti da queste fastidiose  bestiole. Sarebbe molto utile avere una borraccia dotata di rubinetto per non dovere ogni volta aprire lo zaino e sopratutto togliersi la retina. Ho visto una coppia di tedeschi che avevano una di queste diavolerie tecnologiche, ne terrò conto per la prossima vacanza.

Il panorama è fantastico, non pensavo che la solitudine dell’Outback potesse nascondere questi paradisi. Dopo circa un’ora mi trovo nel Garden of Even: un posto molto più fresco del resto del Canyon ed è veramente piacevole fermarsi per qualche minuto a fotografare il favoloso ambiente che mi circonda, un paradiso terrestre assolutamente magico.

La guida che ci accompagna, una specie di Mr Coccodrile Dundee, è molto zelante e continua a parlare. Io purtroppo non riesco ad apprezzare pienamente quello che dice ma mi colpisce la sua passione e il suo feeling con la natura.

Il giorno successivo, di prima mattina ci rechiamo ad Ayers Rock (nome aborigeno Uluru).

Finalmente eccomi ad ammirare il Gigante Rosso da vicino. Uluru appare subito come una struttura quasi ultraterrena che nasconde  un miscuglio di sacralità e mistero. Non mi sorprende che gli Aborigeni lo considerino un luogo sacro.

Qui si possono fare due attività: scalare la roccia con una corda e guadagnare la cima oppure passeggiare intorno al monolite. Decido di non scalare Ayers Rock come chiesto dagli Aborigeni, che lo ritengono un luogo sacro. All’ingresso del parco c’è infatti un cartello con questo invito:  “per favore non salite su questa montagna a noi così Sacra, perché se uno di voi muore sulla nostra terra noi saremo molto dispiaciuti e penseremo con dolore ai vostri parenti che vi piangeranno perché sarete morti sulle nostre terre. Non possiamo impedirvi di salire ma ve lo chiediamo per favore: non salite !".

Il percorso che si snoda intorno ad Uluru è un sentiero di alcuni chilometri e consente, in alcuni punti, di poterne toccare le pareti. La struttura del monolite è molto varia e con un po’ di fantasia si possono immaginare dei veri e propri disegni naturali prodotti dall’erosione della pietra.

Molto interessante è  una specie di pozza creata dall’acqua piovana circondata da cespugli verdi, attraverso i quali rosseggia la roccia di Uluru. Vi sono alcuni  punti dove non ci si può avvicinare perché sono zone particolarmente sacre agli Anangu, popolo aborigeno di questa regione; altre che non è possibile fotografare. Si possono inoltre notare antichi dipinti aborigeni sulle superfici della roccia e vi sono appositi cartelli che ne spiegano il significato.

Finito il percorso mi reco al centro culturale di Yulara. Qui si può trovare qualsiasi informazione si desideri sulla storia degli abitanti di queste terre.

Nel pomeriggio torno ad Alice Springs. Rivedere la società civile è una bella impressione e la serata al pub è  il meritato premio per questa tre giorni avventurosa.

 

ALICE SPRINGS- DARWIN: 07-01-2006/09-01-2006

 

L’indomani eccomi davanti ad un’altro pulmino che in tre giorni mi porterà attraverso la  Stuart Higway  conducendomi  dal cuore del continente all’estremo nord, nella città di Darwin. Il pulmino può portare fino a 24 persone ma siamo solo in 6. Questo ci permette sicuramente di stare più comodi e poter fare più scelte riguardo l’itinerario. Miei compagni di viaggio sono una coppia di australiani che non avevano mai lasciato lo stato del Victoria, una coppia proveniente da Manchester che sta completando un lungo viaggio in Australia della durata di  tre mesi e una simpaticissima ragazza finlandese che viaggia da praticamente sei mesi da sola attraverso tutti i continenti.

Facciamo una prima sosta davanti a  un piccolo monumento che testimonia  il passaggio del Tropico del Capricorno. E’ sicuramente più interessante e di più alto valore il significato che la reale struttura architettonica. Il clima è molto caldo e secco, dobbiamo bere molto. La strada è spesso attraversata da numerosi canguri e purtroppo non è improbabile vedere carcasse degli stessi animali sulla strada. Sono pochissime le autovetture che si incrociano ed i pochi autotreni che percorrono quelle strade deserte sono veramente lunghissimi, mai visti automezzi di queste dimensioni. Ci sono lunghi rettilinei interrotti da sporadiche curve. Eccomi nel famoso bush australiano : un misto di terra rossa, eucalipti nani, cespugli verdi alti fino a due metri e stranissimi termitai. E’ sorprendente pensare che cosa possano costruire degli animali molto semplici e piccoli come le termiti.

In modo spedito, e con il sottofondo country che continua ad accompagnarci, ci avviamo verso  le Devils Marbles, un fantastico insieme di pietre per lo più perfettamente circolari di grandi dimensioni molto caratteristiche. Le rocce di granito, alcune in equilibrio che pare precario, sono magnifiche, di un rosso stupendo ed è facile e rilassante camminarci sopra e si può salire molto in alto. Nei pressi delle Marbles è possibile  visitare una interessante galleria d’arte dedicata alla cultura aborigena.

Procediamo verso nord e ci fermiamo a nuotare in un laghetto naturale presso il quale facciamo anche un piacevole picnic. I centri abitati sono sporadici e le poche cittadine che si incontrano sono molto caratteristiche. Meritano sicuramente una breve visita la città di Tennant Creek e soprattutto il più famoso pub dell’Outback, Daly Waters. Questo è il più antico locale che si possa trovare nel Northen Territory.  Tutti coloro che vi giungono lasciano un segno del proprio passaggio e quindi si possono trovare oggetti veramente strani provenienti da ogni latitudine (mutande, tessere scadute, reggiseni,  magliette,  bandiere , monete). Io ho lasciato il biglietto aereo del volo che mi ha portato da Sydney ad Alice Springs.

Qualche chilometro ancora e ci fermiamo per fare una piacevole nuotata in Mataranka Thermal Springs, dove ci sono piscine termali con acqua che raggiunge la temperatura di 35°C; sicuramente una pausa  molto piacevole.

Dedichiamo il giorno successivo totalmente alle Katherine Gorge. Vi sono 13 spettacolari gole scavate dal Katherine River all’interno dei 180.000 ettari del Parco Nazionale di Katherine Gorge.

Facciamo un’interessantissima crociera sul Katherine River tra pareti rocciose frastagliate e a picco sull’acqua, separate l’una dall’altra da una serie di rapide. E’ qui che avvistiamo finalmente i temuti coccodrilli australiani. Nel nord dell’Australia esistono due tipi differenti di coccodrilli: i freshwater (coccodrilli di acqua dolce non pericolosi se non disturbati) e i tanto temuti saltwater (di acqua salata). Nel Katherine River vivono solo i freshwater crocodilles e infatti è consentita la balneazione. Finita la piacevole crociera decido di provare un’esperienza unica e molto intensa : un indimenticabile giro in elicottero della durata di circa quindici minuti. Fantastico! Se mi mancava un solo punto di vista per ammirare pienamente questo fantastico territorio, eccolo! Per quindici minuti eccomi a fotografare il paesaggio con il cuore in gola.

Ultima tappa, prima di arrivare a Darwin è la visita di Adelaide River.

DARWIN- DARWIN: 10-01-2006/12-01-2006

Eccomi a Darwin. Arrivo in tarda serata dopo un fantastico ma anche stancante tour attraverso il Paese. Sono un po’ stanco e l’idea che l’indomani dovrò partire nuovamente per un nuovo tour mi consiglia di passare una tranquilla serata in un pub vicino all’ostello in cui dormo.

L’indomani mattina di buon ora eccomi pronto per una nuova avventura. Devo ammettere che dormire ogni tre giorni su un comodo letto è tonificante e mi permette di non risentire minimamente degli orari non proprio vacanzieri.

Per questo tour nell’estremo nord dell’Australia non utilizzeremo un comodo bus come fatto per i due tour precedenti ma un potente fuoristrada.

Questa volta non sono l’unico italiano ad intraprendere questa avventura, con me ci sono anche due ragazzi romagnoli che hanno deciso di fare un breve tour nei parchi del nord dopo aver visitato a lungo il Western Australia. Questo mi permette di tornare a parlare dopo molti giorni in italiano, cosa piacevolissima per uno come me che non conosce molto bene l’inglese.

Destinazioni di questo breve viaggio sono i grandi parchi dell’Australia : Litchfield National Park e Kakadu National Park. Il Kakadu N.P. è una delle meraviglie naturali dell’Australia, si estende per più di 200 Km da nord a sud e per 100 Km da est a ovest. Questo parco permette di osservare paesaggi incantevoli, fauna selvatica e i più bei esempi si arte aborigena rupestre.

In questo periodo dell’anno il tasso d’umidità è molto alto e vi sono frequenti precipitazioni. Per questo molte delle piste all’interno dei parchi sono chiuse perché impraticabili. Sarà difficile vedere molti animali ma la natura è sicuramente nel suo pieno splendore. La temperatura durante la giornata arriva a 38°C e l’umidità rimane sempre vicino al 100%. Un importante compagno di viaggio è la guida che viene data agli ospiti all’ingresso nel parco: “Welcome to the Aboriginal Lands of Kakadu National Park: Visitor Guide and Maps”; in questa guida sono elencate le differenti specie animali e vegetali presenti nel parco con estrema chiarezza. In questo modo posso comprendere facilmente tutte le magie del parco; indica soprattutto per ogni zona del parco le cose da non perdere (compatibilmente con tempo e mezzi a disposizione) più altri itinerari per chi ha maggior tempo.

Partiamo con un caldo sole ma nel giro di poche ore siamo investiti da un fortissimo temporale. Comprendo soltanto adesso la necessità del fuoristrada; senza di esso sarebbe impossibile muoversi tra le grandi pozzanghere create nelle piste dall’acqua piovana.

Il parco offre davvero splendidi panorami, una biofauna unica, i siti rupestri probabilmente più espressivi e più antichi della Terra. Prima tappa del nostro  viaggio è la Nourlangie Area. Qui, presso Nourlangie Rock, ho potuto ammirare alcuni siti di arte rupestre ed un bel lookout.

Nel pomeriggio, terminato il temporale e sotto un piacevole sole, ci  dirigiamo  ad Ubirr. Qui  si può ammirare soprattutto un tramonto emozionante da un lookout che domina tutto il Kakadu con una vista a 360°. Il giorno successivo si prosegue il giro all’interno del parco tra fantastici boschi, ricche zone paludose e piacevoli cascate sotto le quali è possibile nuotare in assoluta tranquillità senza il rischio di incontrare i temuti coccodrilli.

Nella guida sono ben segnalate le zone in cui c’è il rischio di incontrare  coccodrilli e quelle in cui è invece consentita la balneazione. Sono comunque presenti ad ogni angolo cartelli di avvertimento.
Terminiamo il nostro breve viaggio all’interno del parco e ci rechiamo a visitare il Litchfield National Park. Questo parco è molto simile al Kakadu ma è più piccolo. Consiglio quindi di passare più tempo a visitare il Kakadu tralasciando pure la visita di questo . Anche nel Litchfield è possibile trovare dei piacevoli laghetti nei quali si può tranquillamente nuotare; è fantastico farlo immersi nella natura a pochi metri da una moltitudine di pipistrelli appollaiati sugli alberi.

Alla fine del nostro tour ci ritroviamo con due pneumatici bucati, un vetro rotto e qualche altro piccolo inconveniente al nostro mezzo. Ciò dimostra, se c’era ancora bisogno di una conferma, la durezza del territorio in questo periodo dell’anno. In tarda serata giungiamo a Darwin. Sono molto stanco e dopo aver consumato una veloce cena mi reco subito all’aeroporto: destinazione Brisbane.

 

 

BRISBANE: 13-01-2006/18-01-2006

 

E’ l’alba quando giungo nell’aeroporto di Brisbane. D’altra parte perché passare la nottata in una città se il mattino dopo vuoi essere ad un fuso orario da essa? Sicuramente meglio sfruttare i voli notturni così da arrivare di prima mattina a destinazione.

Appena arrivato in città cerco un ostello per la notte successiva così da poter lasciare i bagagli e muovermi più facilmente. Ho la fortuna di trovare un grande ostello in centro, a poche centinaia di metri dalla stazione centrale e dal Mall, il centro nevralgico della città. L’ostello, il Palace, è grande e sotto di esso si trova anche un pub molto carino e un’agenzia turistica, pertanto ho risolto molto velocemente il mio unico problema.

Nel Queensland avrei voluto  fare parecchie cose: vedere la barriera corallina, visitare Fraser Island, la città di Brisbane e, non per ultimo, sguazzare nell’oceano Pacifico. Purtroppo non ho molto tempo a disposizione, mi sono fatto un po’ prendere la mano dal favoloso Outback e i giorni sono passati velocemente. Devo così prendere delle decisioni, fare delle scelte. Fraser Island era una priorità e almeno due giorni sull’isola li devo passare. Per vedere la Grande Barriera Corallina dovrei fare molti chilometri verso nord e sarei costretto a prendere un paio di voli. Decido pertanto di rinunciare, mio malgrado, alla visione di questa meraviglia della natura. Gli altri giorni li passerò tra Brisbane e le coste. Ops dimenticavo, devo tornare a Sydney! Visto che devo partire per l’Italia il 20 gennaio decido di trascorrere ancora due giorni a Sydney. Ergo, il 19 volerò a Sydney.

Odio programmare i viaggi ma in certi casi è necessario. Controllo il mio programma e sono soddisfatto, penso di non aver buttato via neanche un giorno.

E’ giunto ormai il primo pomeriggio e decido di trascorrerlo visitando la città. In ostello prendo una mappa di Brisbane e noto con piacere  che le cose interessanti da vedere sono abbastanza vicine, è possibile visitarle a piedi. D’altra parte con tutti i chilometri che ho macinato in queste settimane le mie gambe sono ben allenate.

Brisbane è una città stupenda. E’ realmente la capitale dello "stato del sole". E’ piena di attività e allo stesso tempo tranquilla.

Il suo centro è praticamente tutto racchiuso tra due vie Elizabeth Street e George Street. Tra queste vie si concentrano l’Old Government House, la Parliament  House, l’ Observatory e il Queensland Museum. Nei pressi di queste strutture si ergono numerosi grattacieli che caratterizzano il centro finanziario di Brisbane. Tornando verso l’ostello attraverso il Queen Street Mall, è una lunga isola pedonale ricca di negozi ed attività. Mangio in questo caratteristico centro e poi torno verso l’ostello, mi aspetta una serata al pub.

Il pub sotto il Palace è pieno di gente. Ogni sera c’è qualche offerta per i clienti dell’ostello. Ascolto un bravissimo cantante di musica rock e country australiana e americana. Tra una partita a biliardo, una a freccette e qualche buona birra arriva l’ora di andare a dormire. La giornata è stata intensa e molto piacevole, sono contento di quello che ho visto.

Il giorno successivo vado a Surfers Paradise, la spiaggia più famosa della Gold Coast. Per giungere a Surfers Paradise bisogna prendere dapprima il treno e poi il bus. Questa località è un centro molto ricco con numerosi grattacieli e parecchie zone con negozi che vendono qualsiasi tipo di cosa. Vi sono anche numerosi pub e ristoranti tra cui il famoso Hard Rock Cafè. Il clima è molto caldo, il sole alto in cielo e io mi fiondo subito sulla spiaggia . Fortunatamente dopo circa venti giorni non corro più il rischio di scottarmi e quindi mi godo completamente questa giornata di sole. L’acqua è abbastanza fresca e le onde sono ancora più tumultuose di quelle di  Bondi Beach. Trascorro una fantastica giornata di mare e nel tardo pomeriggio torno a Brisbane. Dopo essermi riposato qualche ora in ostello decido di passare la serata nel vicino pub.

 

L’indomani la giornata è stupenda e ne approfitto per tornare in spiaggia. Nel pomeriggio, piuttosto presto,  torno a Brisbane per visitare la parte della città che non ho ancora visto. Passo attraverso i Giardini Botanici e raggiungo l’altra riva del Brisbane River.

Qui si trova South Bank,  una strada pedonale che costeggia il fiume Brisbane sul lato sud. Essa ospitò l'Expo del 1988. E’ una delle zone più vivaci della città, qui si trovano  ristoranti, caffè, un teatro IMAX, parchi e sentieri per le biciclette, bancarelle e persino una spiaggia sabbiosa per fare il bagno. Questo è veramente incredibile: accanto al letto del fiume ci sono delle piscine aperte gratuitamente al pubblico, con assistenti bagnanti, circondate da palme tropicali e sabbia finissima.

Se non fossi stato poche ore prima su una fantastica spiaggia oceanica avrei passato i restanti giorni in questo fantastico posto.

Provo una certa invidia per gli abitanti di questa città. Li immagino che dopo una giornata di lavoro al posto che immergersi nel traffico caotico della città si immergono in questo fantastico parco per riposarsi e ritemprarsi. Lungo il sentiero che costeggia il lato sud del fiume noto anche numerose insegne che ricordano gli sportivi più vincenti e famosi della storia del Queensland. Penso che sarebbe bello se anche in Italia esistessero simili segni di riconoscenza per personaggi che hanno portato in alto la nostra bandiera. Tornando verso l’altra riva del fiume ho il tempo di ammirare il Botanic Garden. In questo grande parco vi sono piante estremamente diverse provenienti da ogni parte del mondo e trascorro molto tempo nel fotografarle affascinato. Arriva sera. Domattina parto per Fraser Island, decido quindi di rinunciare alla serata al pub.

 

Eccomi di prima mattina ad aspettare l’autista che mi porterà a Fraser Islad. E’un tour come quelli che ho fatto nei Northen Territori. Mi aspetto quindi di incontrare la solita guida modello Mr. Coccodrile Dundee. Invece eccola, una giovane ragazza che scende da un fuoristrada e con fare deciso dice a me ed alle tre ragazze inglesi che mi accompagnano di salire sull’autovettura.

Partiamo per Fraser Island e , prima di giungere a destinazione , trascorriamo qualche ora a Rainbow Beach, una lunga spiaggia sabbiosa popolata di surfisti alle prese con onde veramente grandi.

Fraser Island è la più grande isola sabbiosa del mondo ed è patrimonio dell’Unesco. La cosa più incredibile è che, all’interno di quest’isola costituita esclusivamente da sabbia,  vi sono foreste fitte con alberi ad alto fusto e numerosi laghi nei quali è anche possibile nuotare. Fantastico è il paesaggio che ammiro dopo una lunga camminata che dalla costa mi porta attraverso la foresta in un punto panoramico da cui è possibile ammirare una grande distesa di sabbia bianca e sullo sfondo il lago Wabby. Se dovessi scegliere una fotografia per illustrare tutto il mio viaggio, una specie di copertina, sceglierei sicuramente quest’immagine: la foresta, la sabbia bianca e il lago Wabby nell’angolo della fotografia.

Dopo quasi un’ora di cammino eccomi nel lago a fare un piacevolissimo bagno nell’acqua calda.

Visitiamo l’isola fino al tramonto. Immagino che debba essere veramente divertente guidare la macchina ad alta velocità sulla spiaggia, peccato che la nostra autista si tenga tutto il divertimento per se stessa.

Prima del tramonto ci accampiamo in un punto dell’isola da cui si può vedere uno spettacolare tramonto. Ma il meglio, come si dice, deve ancora venire. Arriva la notte e posso ammirare il più bel cielo stellato che abbia mai visto. Neanche quando mi trovavo nel Red Center avevo visto un cielo così ricco.

L’indomani finiamo la visita dell’isola recandoci al lago McKanzie per un altro piacevole bagno.

Tornando verso Brisbane facciamo visita alla città di Noosa e vedendo nella vetrina di un’agenzia immobiliare alcune bellissime ville a  prezzi veramente stracciati rimpiango di abitare a 9 fusi orari di differenza.

Mi resta un solo giorno da passare a Brisbane e decido di recarmi al  Lone Pine Koala Sanctuary.

La riserva  ospita una grande varietà di fauna australiana, tra cui canguri, opossum, wombati, emu e uccelli lira. La sua maggiore attrattiva sono però i numerosi  koala, innegabilmente carini con i quali è anche possibile farsi fotografare tenendone uno in braccio. Ci si può avvicinare molto ai canguri fino a toccarli, cosa che nel resto del mio viaggio non ho mai potuto fare.

Passo la mia ultima serata un po’ in giro per la città e la termino al solito piacevole pub.

Ecco la mia ultima notte a Brisbane, l’indomani mattina volerò a Sydney.

 

 

SYDNEY: 19-01-2006/20-01-2006

 

Ritorno dove il mio viaggio era iniziato: Sydney. Al mio arrivo trovo la pioggia, ed io che pensavo di andare subito a Bondi Beach per un’ultima giornata di mare. In questa giornata cupa un po’ come il mio morale decido di tornare a Circular Quai. Mi accorgo così di sapermi muove molto bene a Sydney, lo trovo quasi più facile che girare per Milano.

L’ultimo giorno mi sveglio e trovo una fantastica giornata di sole. Il volo è nel tardo pomeriggio e non impiegherò molto tempo per arrivare all’aeroporto. Decido quindi di fare un’ultima puntatina a Bondi Beach. E’ il modo giusto per completare in modo indimenticabile quella che sicuramente è e sarà per sempre la vacanza più bella della mia vita.

 

Sono soddisfatto del viaggio che ho fatto, dei posti che ho visto, delle persone che ho incontrato .

L’Australia è certamente un Paese molto grande, molto vario e purtroppo lontano.

Per un viaggio di un mese bisogna fare delle scelte, non si può vedere tutto.

Penso di aver visto molto e soprattutto di non averlo fatto di corsa. Ho preferito limitare il mio viaggio a tre grandi regioni dell’Australia rinunciando a vedere molte città, che credo non siano estremamente differenti tra loro; mi sono perso anche la grande barriera corallina, occorrono molti giorni per percorrere le sue coste, la Tasmania e il Western Australia. Spero di poter vedere questi territori in un futuro viaggio che spero di intraprendere prima possibile.

Consiglio di non prenotare quasi nulla dall’Italia se non i voli e magari poche notti, quelle vicine agli spostamenti aerei. Temo possa essere limitativo, c’è il rischio di non poter cambiare i piani e dover rimpiangere alcune scelte. Solo quando si arriva sul posto si può realmente comprendere se ne vale la pena. Io ad esempio non pensavo di passare molti giorni a Brisbane, pensavo fosse una cittadina anonima, molto meno bella di Sydney. Invece mi sono dovuto ricredere .

Io ho viaggiato da solo ed ho trovato estremamente semplice programmare il viaggio direttamente sul posto. Ovunque ci sono agenzie turistiche e le persone sono molto cortesi. Inoltre si possono trovare alberghi di ogni categoria ed ostelli in ogni piccolo centro anche il più sperduto.

I mezzi di trasporto sono ottimi. I voli consentono di raggiungere qualsiasi città in un tempo limitato e grazie anche alla concorrenza tra le varie compagnie, non sono molto costosi. Gli autobus per i grandi spostamenti sono molto frequenti e malgrado impieghino più tempo, permettono comunque di poter ammirare il paesaggio circostante. Infine, cosa che però io non ho fatto, è facile e per nulla caro, noleggiare autovetture.

Per visitare alcune regioni particolari come i parchi o il Red Centre consiglio i minitour organizzati. In questo modo non solo non si corre alcun tipo di rischio ma si possono conoscere anche molte persone interessanti che provengono da ogni latitudine ed hanno lo stesso obbiettivo: conoscere ed ammirare questo fantastico Paese.

 

 

 

 

 

Paolo Spontoni

paolospontoni@libero.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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