Myanmar (ex Birmania) e Thailandia 2004

In diretta le ultimissime di Pietro Messa di Nuoro

 CONSIDERAZIONI GENERALI

 

GULP! RI-GULP e STRA-GULP!!!

Sono veramente sorpreso ed incantato dalla bellezza della cultura Thailandese.

E' la prima volta che metto piede in un paese d'Oriente, dopo diversi viaggi in America Latina, ma una prima grossa differenza si avverte subito già dai primi contatti con il popolo Thai.

Sono tutti calmi, spesso sorridenti, non s'adirano mai. Neanche nel caotico traffico cittadino, che dalle nostre parti è una delle maggiori cause di stress e nervosismo. Quando un thailandese raggiunge l'apice del suo nervosismo, magari perché qualcuno gli ha appena tagliato la strada, si limita al massimo a suonare il clacson, senza poi far seguire tutte quella serie di frasi "not politically correct" tanto usate da noi "occidentali".

Senza contare poi la gentilezza generale che hanno quando incontrano altre persone. E qui parte il classico saluto thailandese, con le mani giunte davanti al petto e la testa china, o anche un solo semplice e veloce saluto ma sempre con un sorriso più o meno accentuato.

Sembrerebbe una cosa insignificante, ma se provate a ricevere un sorriso quando proprio non ve l'aspettate, vi lascia dentro una piacevole sensazione!

 

Seconda grossa differenza con l'amata America Latina: la sicurezza.

Devo dire che è proprio piacevole uscire liberamente a qualsiasi ora del giorno e della notte, e in qualsiasi zona, senza dover sempre tenere gli occhi bene aperti e possibilmente guardarsi anche dietro le spalle, come purtroppo bisogna sempre fare quasi da ogni parte del Centro-Sud America.

Oggi mi domandavo perché.

Il clima è simile (caldo tropicale tutto l'anno), le condizioni economiche medie della popolazione pure, per cui quando c'è molta povertà dovrebbe automaticamente scattare l'istinto di sopravvivenza, e via a rapinare il prossimo.

Invece qui no.

E qui mi è nata una domanda che chissà se troverà risposta, prima o poi.

E' un fatto culturale, o genetico?

Cioè, il rispetto del prossimo che qui si avverte benissimo (e in America Latina invece spesso non esiste affatto) è dovuto solo alla diversa cultura, educazione e religione, oppure alla cosiddetta "razza"?

Come si comporterebbe un bambino sud-americano che nasce e cresce qui in Thailandia, e come si comporterebbe un bambino thailandese quando cresce e diventa adulto invece, per esempio, in una favelas brasiliana?

Boh'.

Nell'attesa di trovare una risposta, continuo nel notare altre differenze nel mio parallelo con l'America Latina.

Meno polizia in giro. Le uniche guardie private che ho visto a Bangkok (davanti ad uno dei centri commerciali più grandi della città, il W.T.C.) erano "armate" solo di un semplice manganello, senza l'ombra di un'arma, mentre quelle che ho visto, per esempio, in Venezuela (presenti all'ingresso di ogni negozio o attività commerciale anche medio-piccola) avevano in bella mostra pistoloni a canne lunghe (mai visti prima!), fucile o mitra, manganello e giubbotto antiproiettile.

Questi latini, che birichini !!

Per il resto, c'è da segnalare che anche qui, come in tutto il mondo, i tassisti (razza bastarda!) cercano di fregarti se non contratti sempre il prezzo, così come nelle bancarelle è buona regola pagare sempre meno della prima richiesta.

 

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Bagan

 

 

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Shwedagon Paya

 

 

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VIAGGIO

 

Prima tappa BANGKOK, città caldissima e afosa (29° C fissi di notte, molti di più di giorno) ma interessantissima.

Fantastici i templi buddisti maggiori (Wat Phra Kaew, con il suo Buddha di smeraldo - Wat Pho, con il suo enorme Buddha, lungo 46 mt, disteso su un lato e rivestito di foglie d'oro - Wat Traimit, con un Buddha alto 3 mt tutto in oro massiccio, del peso di 5,5 tonnellate!), tutti ricchi di stupendi mosaici, guglie dorate, statue di draghi e Buddha di ogni dimensione e posizioni, rifiniti con inserzioni dorate o di pietre colorate e brillanti che, al primo impatto, fanno sembrare le nostre più austere chiese cattoliche dei ripostigli (bè, si fa per dire).

 

Incredibile poi come sia facile svuotarsi il portafoglio passeggiando per strada. Nelle vie più trafficate dai turisti ci sono centinaia, migliaia di bancarelle con merce di ogni tipo, per lo più di buona qualità e anche molto bella, e soprattutto a bassissimo prezzo.

Magliette (2 euro) sia in modelli orientali, che imitazioni dei grandi marchi sportivi (una Lacoste perfetta costa 4 euro), pantaloni in tela (cotone) sempre a 2 euro. Poi parei di ogni tipo e colore, anelli, bracciali e collane in argento 925 (4-8 euro), cd taroccati ma di ottima qualità (2 euro), venduti in busta di cellophane sigillata, con dentro il cd con l'etichetta originale stampata e le 2 copertine a colori con la piega pronta, in modo da poterle inserire in una custodia cd vuota.

Insomma, non si può non cadere in tentazione ogni volta che si esce dall'hotel, anche perché le bancarelle sono da ogni parte e numerosissime (in Oriente il commercio ce l'hanno nel sangue).

L'altra sera avevo un appuntamento con Luca (quello di Tripluca.com, lo conoscete? Grande persona, sta facendo il giro del mondo) e alcuni suoi amici/amiche in un bazar notturno, un'area con bar, ristoranti, musica dal vivo e "qualche" shop: 3700!! Mi sono avvicinato ad uno, ed aveva dei bellissimi cuscini in pura seta, senza l'imbottitura, a 99 baht (2 euro). GULP! A fianco c'era un negozio che vendeva stupende lampade da tavolo/salotto in bambù/legno/tela e altri oggetti d'artigianato in legno stupendi, a prezzi ridicoli.... ma come si fa? Non è possibile comprare tutto ciò che piace, non basterebbero i 20 kg di bagaglio consentito in aereo, supponendo di buttare via il proprio zaino!!

 

Chiudo citando i famosi massaggi thailandesi, anche questi proposti in ogni angolo della città e che quindi alla fine ho voluto provare. 1 ora di torture per ogni mia articolazione, sottoposta a stiramenti e pressioni di ogni tipo e intensità (vi tirano anche le dita delle mani e dei piedi una ad una finché non schioccano!). A chi lo volesse provare io consiglio di farne solo mezz'ora (2 euro) anziché 1 ora (180 baht, 3,60 euro); è sufficiente per capire di cosa si tratta, e si limitano le sofferenze. ;-)

 

Well!

Prossima tappa: PHUKET, isola a Sud, dove trascorrerò una settimana di mare e immersioni subacquee (Similan islands), prima di lasciare il popolo Thai e recarmi, finalmente, in Myanmar.

 

 

 

Mercoledì 24/11/2004, 14.50

Ciao a tutti,

ecco la seconda parte del mio viaggetto.

Ora sono in Myanmar e domani lascerò Yangon per salire all'interno, dove i punti internet saranno ancora più rari se non assenti del tutto.

Per la terza parte quindi non garantisco.

Ciao ciao,

Pietro

 

2^ tappa: PHUKET

 

Dopo Bangkok, mi son spostato a Sud nell’isola di Phuket. Più precisamente mi stabilisco a Patong, una vera e propria “Farangland” (perché strapieno di “Farang”, termine con il quale i thailandesi identificano gli occidentali bianchi) ma se non altro ottimo punto di partenza per le immersioni subacquee che vorrei fare, vista l’alta concentrazione di centri diving.

Mi reco così per 2 gg/1 notte nelle fantastiche isole Similan, nel mar delle Andamane, vicino al confine con il Myanmar (9000 baht - 180 euro -

tutto compreso, cioè 6 immersioni diurne e 1 notturna, trasferimenti in bus-motoscafo, vitto, alloggio in comodo traghetto, attrezzatura sub completa) dove ho avuto l’immenso piacere di fare le mie prime immersioni in mare tropicale, osservare da vicino coloratissimi pesci, enormi conchiglie bi-valve, seppie gigantesche (50 cm), le meravigliose e simpatiche tartarughe marine dalla singolare nuotata (nuotavano formando dei cerchi via via più ampi, prima vicino a noi sub - anche ad una distanza di 30 cm - incuriosite, e poi lentamente allontanandosi) ed infine, proprio nell’ultima immersione, una coppia di squali-leopardo! Son riuscito a nuotare a meno di 1 mt dal più grande!

Per il resto Patong è troppo piena di stranieri per i miei gusti. E’ una località che va bene a chi va con un gruppo di amici.

La sera, nelle vie centrali, almeno un centinaio di pub uno accanto all’altro e alcune grandi discoteche si riempiono di migliaia e migliaia di persone di ogni nazionalità. Ogni pub (tutti all’aperto) diffonde la sua musica ad alto volume, che insieme alle urla, risate, luci psichedeliche, caldo, formano una bolgia enorme come non ne avevo mai visto.

E fra i thailandesi, le donne sono in netta maggioranza soprattutto nei locali, dove cercano di intrattenere i clienti, quando non offrono anche altro.

Le spiagge di Patong…. così così, sufficienza scarsa (devo dire però che ho il palato difficile…. sono sardo!). Fra l’altro sono piene di moto d’acqua e motoscafi che scorrazzano continuamente.

Da Patong mi sposto nell’altra costa, a Phuket Town, città assolutamente non turistica, dove infatti i Farang sono molto rari.

Qui vengo ospitato in casa da 3 ragazze thailandesi, una delle quali conosciuta un paio d’anni fa tramite internet. Eh eh, mai perdere i contatti.

Abitano quasi in periferia, in un grande quartiere chiuso che sembra un paesello indipendente. Una di loro mi farà anche da guida per visitare il sud di Phuket.

Per sdebitarmi, le invito a pranzo un paio di volte nei piccoli ristorantini familiari presenti in ogni viuzza del quartiere. Costo per 3 pasti + bevande: 130 baht (2,60 euro! Eh eh eh).

 

Ultima tappa di Phuket: Phee Phee islands, visita di 1 giorno a queste stupende isolette, dove è stato anche girato il film “The beach”, con Di Caprio.

Da Phuket volo per Bangkok e poi per Yangon, Myanmar, da dove sto scrivendo (il Governo non ha oscurato il sito di Tiscali, a differenza di Yahoo, Msn e tutti i più grandi).

Qui ci arrivo di notte, e la prima cosa che ho notato girando per le strade sono…. gli enormi ratti (più di 30 cm!) che entrano ed escono dalle lastre di cemento sconnesse che coprono i canali delle fogne, nei marciapiedi.

Ma di questo ed altro ne parlerò nella prossima puntata.

SA WA DEE,

Pietro

 

CONTATTI

Bangkok

Hotel NANA PLAZA INN, 202 Khaosan Road, tel. +66 (0)2 2805663, 2816402,

Fax 02 2816814.

Zona centralissima, aria condizionata, bagno in camera, acqua calda e Tv.

400 baht (8 euro) la singola, 600 baht la doppia.

In zona si può trovare anche a meno, ma bisogna rinunciare al bagno in camera o all’aria condizionata e, soprattutto quest’ultima, a Bangkok è indispensabile.

Patong: l’hotel non merita, per cui neanche lo cito.

Phuket Town: casa privata!

 

 

 

Venerdì 10/12/2004

Sono appena tornato dal Myanmar. Fra le altre cose, anche internet non funzionava bene, in quanto è costantemente controllato e filtrato dal governo, per cui i maggiori server delle e-mail (Yahoo e Hotmail) ma anche molti altri non sono accessibili, quindi non ho più potuto scrivere.

 

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Censura

 

Andando in Myanmar ho fatto un viaggio nel tempo, ho spostato il datario dell’orologio di almeno un secolo indietro.

Ho visto i campi coltivati senza il minimo mezzo meccanico, gli aratri trainati da 2 buoi e il riso falciato e raccolto a mano, ciuffo per ciuffo, sotto il sole cocente.

Ho visto le strade in costruzione, i cui operai erano gruppi di ragazzi dell’apparente età di 15-16 anni, che spaccavano le rocce con le mazze e raccoglievano poi i sassi in ceste, portandole via sempre a mano. Le uniche 2 ruspe che ho visto erano inesorabilmente ferme. Probabilmente perché la benzina costa più della mano d’opera di quei poveri ragazzi.

 

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Ho visto le donne che lavavano i panni e i piatti al fiume, come faceva mia nonna quasi un secolo fa. Questo perché, nel 2004, in Myanmar l’acqua corrente in casa non ce l’ha quasi nessuno, e la corrente elettrica è presente solo per poche ore al giorno.

Ho visto un ragazzo tedesco che mi ha fatto vergognare di essere anch’io occidentale, quando in un bus carico fino all’inverosimile di persone e merci, ha insistito per far alzare un monaco buddista da quello che riteneva fosse il suo sedile, come indicato nel biglietto, anche se di numeri in quei sedili sgangherati non ce n’era neanche l’ombra. Nei paesi buddisti i monaci sono venerati e rispettati da tutti, e sarebbe buona regola che tale rispetto sia osservato anche dai turisti stranieri, pur se non buddisti.

 

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Ma ho visto anche la gente affascinata e incuriosita, dopo decenni di isolamento,  al solo vedere passare un turista occidentale, tanto da seguirlo con lo sguardo fino a quando non scompariva dalla vista, accompagnandolo quasi sempre con un sorriso, un “hello’ ” o un saluto con la mano. E ciò in misura maggiore se si usciva anche di poco dagli itinerari turistici più battuti. Il tutto, naturalmente, unito alla perenne pacatezza e dolcezza che contraddistingue i popoli buddisti.

 

Dopo 30 anni di isolamento voluto dall’attuale (e sanguinaria) dittatura militare, il Myanmar ora rischia un altrettanto lungo periodo di isolamento economico, decretato dai maggiori governi mondiali per cercare di piegare il governo. Certo è per colpe anche molto gravi di cui quest’ultimo si è macchiato, ma alla fine chi ne paga le conseguenze è sempre la povera gente, non i ricchi generali e i loro tirapiedi.

Ieri ho letto nel giornale che son stati stanziati 500 milioni di dollari per aiuti alla Cambogia, altro paese povero del Sud-Est asiatico, così come viene costantemente fatto per i vicini Laos e Vietnam. Ogni anno miliardi di dollari vengono stanziati dalla comunità internazionale e dal Fondo Monetario per aiutare i paesi in via di sviluppo, ma per il Myanmar il saldo è sempre zero. Ad un paese dove lo stipendio medio (per chi ce l’ha) è di 7-10 euro al mese, servirebbe qualcosa di più per tirare avanti.

 

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>> Tutte le foto a questa pagina:  http://it.pg.photos.yahoo.com/ph/myanmar_112004/album?.dir=/de4e&.src=ph&.tok=ph6VuYCBuOqhV2Gu

 

 

 

Ciao ciao a tutti,

                                 Pietro             (pietro.messa@tiscali.it)