Mucho gusto Ecuador!

Diario di viaggio dal 05 al 26 agosto 2008

di Fulvio & Stefy

 

05/08: partenza! Como/Linate/Madrid/Quito con volo Iberia (molto caro ma è l’unico collegamento diretto). Arriviamo a Quito dopo circa 11 ore di volo da Madrid. Il tempo non è bello e, come al solito all’arrivo, la città sembra caotica e disordinata. Avremo tempo e modo di conoscerla domani, oggi siamo cotti e il fuso si fa sentire. Alle 17:30 locali siamo all’Hostal Secret Garden (sconsigliato, gestito da americani per americani), posiamo gli zaini, doccia e ci addormentiamo immediatamente.

 

06/08: primo giorno a Quito! Il cielo è azzurro, l’aria del mattino pungente. L’altitudine (2850 mt.) si fa sentire con un leggero cerchio alla testa, tutto assolutamente sopportabile! Di buon’ora siamo alla scoperta del centro storico, tutto in stile coloniale, con alcune delle più belle chiese del Sud America. Consiglio una visita alla Compañía de Jesus una chiesa che, internamente, è completamente laminata d’oro. Purtroppo non si possono scattare foto. Anche la Cattedrale, l’Iglesia de San Francisco, il palazzo del Governo e Plaza 10 de Agosto oltreché i due principali parchi meritano una citazione ma… non molto di più. Di per se Quito è la classica capitale latinoamericana, con tutti i pregi ed i difetti che ne conseguono. Devo dire che, per quanto riguarda il centro storico, la presenza capillare di polizia, la continua pulizia delle strade e il rifacimento degli edifici più importanti, danno forse un’immagine edulcorata della realtà, visibile e riscontrabile non appena si esce in periferia.

 

07/08: oggi primo spostamento. Per ottimizzare il tempo a nostra disposizione decidiamo di acquistare un’escursione all’agenzia dell’ostello. Visiteremo nell’ordine: i mercati di Saquisilì, la Laguna di Quilotoa e i villaggi vicini.

Saquisilì è un villaggio andino come tanti altri se non fosse per i mercati che il giovedì animano le piazze. Parlo di mercati in quanto, in piazze separate, si svolgono il mercato del bestiame, quello di frutta e verdure e quello dei manufatti. Causa un guasto alla ruota del bus rimaniamo un’oretta in più a gironzolare per la cittadina, il che non ci dispiace. Risolto l’inconveniente ripartiamo per Quilotoa, una laguna incastonata tra le Ande a 3850 mt. Per arrivarci è un continuo saliscendi tra le vette andine, la strada è lunga ma ne vale la pena, la vista di questo vulcano collassato che ora è, appunto, una laguna è davvero suggestiva. Scendiamo a piedi e risaliamo a dorso d’asino.

Pranzo (o merenda vista l’ora) frugale con brodo di pollo e verdure e si riparte. Io e Stefy non torniamo a Quito col resto della comitiva, ci facciamo lasciare nei pressi della stazione degli autobus di Lacatunga. La nostra meta è Baños, non essendoci un bus diretto dobbiamo “fare scalo” ad Ambato. All’ora di cena arriviamo a Baños, un signore, gentilissimo, si offre di accompagnarci alla Posada de l’Arte, facendoci risparmiare un po’ di tempo e mostrandoci le vie principali della cittadina.

 

08/08: primo giorno a Baños. Decidiamo di provare le terme, scegliendo quelle della Virgen con la temperatura dell’acqua che oscilla tra i 45 e i 50 gradi. La mattinata scorre veloce, il sole va e viene ma è sufficiente per scottarmi. Dopo un pranzo veloce visitiamo la cittadina. Non c’è molto da vedere se non la Cattedrale dove potrete vedere tutti i miracoli compiuti dalla Virgen e le vie centrali dove si può bere o mangiare a tutte le ore, fare acquisti e, soprattutto, stare a guardare come i locali lavorano l’impasto per le caramelle soffici e dolcissime.

 

09/08: botta di vita! Noleggiamo due mountain bike e decidiamo di percorrere per i fatti nostri la “Ruta de las cascadas” che da Baños porta a Puyo. Noi, ciclisti molto meno che occasionali, ci fermeremo a Rio Verde dopo aver visto lungo la strada tante cascate e, proprio a Rio verde, il Pailon del Diablo, un’altra cascata decisamente più imponente e rumorosa delle altre. Rientriamo con un furgone sul quale carichiamo le bici e noi stessi, assieme ad altri “ciclisti” scoppiati.

10/08: è domenica e ci viene la “brillante” idea di provare le terme “El Salado”. Piccolo particolare: Baños è una città che, nei week end ed in particolare la domenica, si riempie di famiglie con bambini, provenienti dalle zone limitrofe oltreché da Quito o Ambato e quasi tutte queste famiglie si recano a Baños con un preciso obbiettivo: le terme! Dire che “El Salado” era pieno di gente non renderebbe bene l’idea. Gente stipata in ogni ordine di posto, occupando ogni minimo spazio e spiraglio disponibile. Inutile dire che all’ingresso le guardie si sono ben guardate dall’avvisarci e, dopo una rapida occhiata, optiamo per un dietro front.

Trascorriamo la giornata a zonzo per la cittadina, tirando sera tra una Pilsner (la birra nazionale) e un giretto al mercatino artigianale e comprando i biglieti del bus per l’indomani. La sera, quando i molti visitatori iniziavano a tornare a casa loro, riproviamo le terme, questa volta però ancora quelle della Virgen. Il risultato è migliore della mattinata e riusciamo a farci un bel bagno.

A chi dovesse recarsi a Baños consigliamo l’hotel Posada de l’Arte e il ristorante Quilombo.

 

11/08: zaini pronti, paghiamo la posada, facciamo colazione e via, siamo già sul bus che ci porterà prima ad Ambato, dove cambieremo e ne prenderemo un altro, e poi a Cuenca.

Precisiamo che abbiamo saltato il treno de la Nariz del Diablo perché ho clamorosamente sbagliato i conti dei giorni e, in secondo luogo, perché (a detta di molti locali) l’attrazione è stata completamente snaturata, ad uso e consumo di gringos e giapponesi.

Le strade sono per lo più sterrate, in alcuni punti ci sono lavori in corso, il viaggio è lungo (8 ore totali) ed è quasi sera quando arriviamo al terminal terrestre di Cuenca. Prendiamo un taxi e ci facciamo portare all’hostal Macondo. Attenzione: il prezzo che compare su Lonely Planet è pro capite, non per stanza (succederà altre volte in questo viaggio!). L’ostello è carino, non quanto descritto dalla guida, lasciamo gli zaini e, in astinenza da carboidrati, andiamo al ristorante “La Vigna”, ristorante italiano gestito dall’amico Eugenio (se ci andate dite che vi mandano Fulvio e Stefania di Como!!!).

 

12/08: sempre Cuenca, oggi giro completo della città. Iniziamo dalla piazza della Cattedrale arrivandoci dal mercatino dei fiori. La giornata è molto bella e il sole picchia. La zona limitrofa è abbastanza commerciale ed allora optiamo per andare a visitare le botteghe artigiane dove si fabbricano i Panama. Doverosa citazione: andate solo ed esclusivamente nella bottega (sembra un nostro sgabuzzino) del Señor Alberto Pulla. Lui, credo più che ottantenne, ed il suo fido assistente lavorano ancora manualmente questi cappelli. Il Signor Pulla inoltre vi farà visitare la sua personalissima collezione di articoli, foto, ritagli di giornali, cartoline che gente di ogni parte del mondo gli manda una volta tornati a casa. Il Signor Pulla non ha quasi più voce ma un cuore grande e nei suoi occhi vedrete la passione e l’orgoglio di un uomo che, nel suo piccolo, ha scritto un pezzo di storia di Cuenca!

Rimandiamo l’acquisto al giorno successivo e, proseguendo per Calle Tarquì, ci imbattiamo in un negozio-museo del panama. Lo visitiamo (sorprendentemente l’ingresso è gratuito) e vediamo i macchinari, dai più antichi ai più recenti, usati per dare la piega a questi cappelli. Dopo pranzo ci dirigiamo al museo cittadino che, secondo la guida – e noi confermiamo –, ha la sezione antropologica più sviluppata dell’Ecuador.

Giro finale sul lungo fiume, Pilsner, doccia in Hostal e cena da Eugenio.

 

13/08: ultimo giorno a Cuenca. Decidiamo di visitare le rovine di Ingapirca “la più importante testimonianza Inca in Ecuador” a sentire la Lonely Planet.

La giornata è glaciale, complici il vento freddo, la pioggia trasversale e i 3000 e passa metri, siamo costretti con giacca invernale, sciarpa e guanti. Forse anche per questo non riusciamo a cogliere la bellezza del luogo. Sicuramente col sole lo scenario sarebbe differente ma in tutta sincerità, secondo noi, non vale le 6 ore di bus (andata e ritorno da Cuenca) spese.

Si tratta perlopiù di sassi acatastati in file ordinate. Solo “el castillo” ha una struttura definita e riconoscibile, per tutto il resto bisogna viaggiare di fantasia.

Torniamo a Cuenca e andiamo a comprare i due panama dal Señor Pulla, doccia in ostello, cena a base di carne e ultimo saluto all’amico Eugenio.

Di Cuenca ricorderemo certamente la bellezza delle chiese, il buono stato della città ma anche il traffico e, soprattutto, lo smog che rende l’aria irrespirabile. La città è sicuramente più bella di Quito ma nemmeno lontanamente paragonabile ad altre da me/noi visitate tipo Oaxaca, Salvador de Bahia, Città del Messico, etc.

 

14/08: ieri abbiamo acquistato i biglietti per Guayaquil, la città più grande e più popolata dell’Ecuador, crocevia di turisti in procinto di partire per le Galapagos. Quattro ore di bus scivolano in fretta forse per via del paesaggio del Parque Nacional Cajas che è un continuo susseguirsi di laghetti, prati verdi, fiumiciattoli, tanto da sembrare un paesaggio alpino.

Arrivati a Guayaquil cerchiamo un hotel. La nostra scelta ricadrà sul Suites Madrid. Dignitoso ma, come tutti gli altri hotel di fascia media/economica della città, il rumore del traffico rende impossibile dormire anche in piena notte.

Lasciamo gli zaini e ci dirigiamo sul Malecon 2000, ovvero il lungo fiume che costeggia il Rio Guyas. Si tratta di un’opera imponente che lascia di stucco per la modernità e l’assoluta cura con cui viene tenuto. Inoltre c’è un poliziotto ogni 50 metri (non esagero!).

Sul Malecon si trovano bar, chioschi, ristoranti, un cinema multisala, centri commerciali, mercati artigianali e i locali ci si riversano per lo struscio.

Visitiamo anche Parque Bolivar dove vediamo le iguane terrestri gironzolare tra i turisti. Una addirittura si lancia da un albero e atterra poco distante da noi… Incredibile!

Cena, Pilsner e a nanna (così almeno avremmo sperato), domani si va alle Galapagos!

 

15/08: oggi è il grande giorno. Oltre ad essere il mio compleanno (ne ho fatti 33 per la cronaca), è il giorno che ci vedrà sbarcare sulle isole rese famose da Charles Darwin. Taxi fino al’aeroporto e lì iniziamo una trafila infinita. Prima del check in infatti bisogna nel’ordine: far scannerizzare i bagagli per essere sicuri che non si trasportino animali o vegetali non consentiti, recarsi in un desk e pagare 10 $ per farsi registrare come visitatore (un balzello bello e buono!), pagare altri 100 $ per la tessera che autorizza la visita e l’ingresso al Parco Nazionale.

Fatta con ordine (ma anche con un po’ d’incazzatura…) tutta la trafila, ci imbarchiamo e, in un’ora e mezza scarsa, atterriamo a Baltra, l’isola aeroporto.

Cerchiamo i nostri bagagli facendoci largo tra allibratori che propongo dall’hotel alla crociera e, in rapida successione prendiamo: bus per l’ibarcadero, traghetto e ancora bus. Circa un paio d’ore dopo essere atterrati siamo a Puerto Ayora “capitale” delle isole.

Dopo estenuanti ricerche ed una clamorosa fuga dall’hotel Castro (sconsigliato!) troviamo alloggio al B&B La Peregrina. La signora ci affibia una tripla al prezzo di 60 $/notte, siamo stanchi, non abbiamo voglia di contrattare, va bene così, la colazione è compresa!

Il primo approccio alle isole è affascinante; da nessun’altra parte al mondo vedrete così tanti e diversi animali senza la minima paura dell’uomo.

Noi, attraversando il paese e percorrendo un lunga strada appositamente costruita, andiamo a Playa Tortuga. Vediamo i primi granchi, iguane marine nerissime, pellicani, sule dai piedi azzurri. Sembrano si mettano in mostra per farsi fotografare, non hanno paura di noi, che bello!

Rientrando passiamo in rassegna le agenzie che più c’ispirano e ci affidiamo ad una per l’escursione che faremo domani a Isla Floreana.

Cena e a nanna, la giornata è stata lunga!

 

16/08: Pronti, partenza, via! Sveglia di buon’ora, colazione in hotel, appuntamento all’agenzia (dove conosciamo due ragazzi francesi molto simpatici) e poi al porto per imbarcarci sula pilotina che in un paio d’ore ci porterà a Isla Floreana.

Il tempo è variabile. A dire il vero alle Galapagos lo è sempre e, lo abbiamo visto coi nostri occhi, in una parte dell’isola può piovere e in un’altra esserci 7 soli!

Chiacchieriamo amabilmente con una ragazza inglese, un ragazzo sudafricano e con i due amici francesi quando inizia la “sfilata dello sbocco”. In rigoroso ordine d’arrivo ne accusano i sintomi: giapponese anziana e sua figlia (che però stoicamente resistono e resteranno con noi in fondo alla barca), ciccione americano che vomita di tutto (la prossima volta mangiane di più di peperoni a colazione…) e, subito dopo, morosa del gringo.

Proprio mentre raccoglievo le puntate su chi sarebbe stato il prossimo, arriviamo a Floreana.

Scesi a terra ci lasciano qualche minuto per fotografare iguane, otarie, pellicani e tutti gli altri uccelli dei quali ignoro i nomi. Rapida spiegazione sulla geografia dell’isola ed arriva la chiva (tipico mezzo di trasporto dell’Ecuador – praticamente un bus aperto lateralmente con un ripiano nel posteriore e con la possibilità di sedersi sul tetto) che ci porterà all’interno. Ottima l’idea di Stefania che mi fa sedere sul tetto… da lì a poco pioverà!

Scendiamo poco dopo e la guida ci spiega che a breve incontreremo le tartarughe giganti autoctone di Floreana. Lo spettacolo nel vederle è davvero notevole e non si riesce a descriverlo.

Avevo già visto le tartarughe marine deporre le uova in Costa Rica, ma l’imponenza, la maestosità, le dimensioni di queste lasciano davvero senza parole. Pensare che questi spettacoli della natura rischiarono (e talune speci rischiano ancora) di scomparire per mano dell’uomo che ne uccise, per  nutrirsene o per commerciarne i gusci, più di 50000 (cinquantamila…) è spaventoso.

Lasciamo le nostre amiche tartarughe ai loro affari e proseguiamo nella vista vedendo le grotte dove i primi coloni tedeschi alloggiarono (non vi tedio con la storia della Baronessa, dei suoi tre amanti, dei suoi discendenti, etc.) , le lagune, i vulcani collassati e proprio in uno di questi andremo a fare snorkeling.

Riprendiamo il mare circumnavigando l’isola. Abbiamo la fortuna di vedere anche i pinguini, più piccoli e minuti dei loro parenti del polo, questi sono i pinguini che vivono più a nord, oltreché otarie, leoni marini, fregate, sule, etc.

Finalmente arriviamo alla “corona del diavolo” un vulcano collassato ora sito d’immersioni. L’attrezzatura ci viene fornita a bordo, ammetto che mi sento un po’ ridicolo quando, mentre m’impegno per mettermi la muta, la nostra guida salta in acqua in mutande…

La fauna sottomarina non è da meno di quella terrestre. Tartarughe, pesci pappagallo, razze, stelle marine e anche due squaletti (a debita distanza) fanno bella mostra di se. Faremo snorkeling anche i un altro sito ma non vedremo tutto questo ben di dio.

La giornata volge al termine, la nostra barca sta tornando a Puerto Ayora, siamo stanchi ma tutta l’escursione è stata stupenda.

 

17/08: giornata d’intermezzo. Viaggiando in economia non possiamo permetterci escursioni tutti i giorni, tanto più che abbiamo già prenotato quella per l’indomani a Seymour. Decidiamo di visitare la fondazione Charles Darwin, poco distante dal ns B&B. L’ingresso è gratuito e nel percorso senza guida si trovano più o meno tutte le speci di tartarughe terrestri presenti sulle isole, compreso il famoso “lonesone George”, George il solitario. Dicono sia l’ultimo della sua specie e pare non abbia intenzione di riprodursi. In loco ho letto articoli contrastanti, chi dice che il momento è vicino, chi invece che non ci sono più speranze. Di certo è un bell’esemplare, uno dei più grossi.

Nel pomeriggio proviamo a stare in spiaggia ma un po’ per il tempo, un po’ perché non sono esattamente le spiagge adatte alla balneazione, ci stufiamo e torniamo in hotel.

 

18/08: Escursione a Seymour, l’isola degli uccelli. Alle Galapagos basta alzare gli occhi al cielo per capire che le isole sono rifugio per un sacco di speci sia residenti (tipo i fringuelli di Darwin) che migratorie. L’isola di Seymour è il posto adatto per vederle in maniera unica e ravvicinata (intendo a pochi centimetri!). Partiamo in bus per il nord dell’isola di Santa Cruz, da qui una barca fino appunto a Seymour. Piccolo appunto: non sappiamo come ma siamo finiti in escursione con ospiti del Red Mangrove Inn, l’hotel più figo di tutta Santa Cruz. Anche la barca è fin troppo bella e, solo per pochi istanti, ci sentiamo un po’ estranei al tutto.

Scesi a terra iniziamo il percorso, tracciato ed obbligatorio, tra i nidi di fregate e sule. Vediamo otarie coi cuccioli, pellicani che si litigano la placenta di queste ultime, fregate che gonfiano a più non posso il gozzo rosso.

Le sule, uccelli marini, nidificano a terra e i maschi covano le uova, le fregate invece optano per i cespugli. Entrambi comunque a pochi metri, a volte centimetri, dal percorso dei visitatori.

Torniamo sulla barca col tender e uno squaletto fa bella mostra di se vicino all’imbarcazione. Il pranzo a bordo ci impegna giusto il tempo di giungere ad una delle più belle ed inaccessibili spiagge di Santa Cruz, litorale nord. Fenicotteri rosa nella laguna dietro la playa e snorkeling spettacolare a pochi metri dalla battigia. Anche oggi soddisfatti torniamo a Puerto Ayora.

 

19/08: ultimo giorno alle Galapagos. Lo dedichiamo a cercare qualche souvenir particolare e a visitare le ultime spiagge che ci mancavano. Il tempo, al solito, non invoglia, è sempre coperto, nuvoloso. Dopo l’ennesima cena a base di pesce andiamo in stanza a preparare gli zaini, domani ci aspetta un bel trasferimento: prima aereo e poi bus da Guayaquil a Montañita, in totale 7/8 ore.

 

20/08: un pick up taxi ci porta alla fermata dei bus, poco fuori il peblo di Puerto Ayora, da lì 45’ di bus, poi taxi boat e ancora bus fino all’aeroporto. Il volo dura circa 1 ora e mezza. La fortuna è che a Guayaquil aeroporto e terminal terrestre sono quasi attaccati, bastano 5 minuti di taxi e si passa dall’uno all’altro. Riusciamo a prendere il bus Guayaquil/Montañita delle 17 così da arrivarci verso le 21. Non abbiamo nulla di prenotato (come al solito!) ma le idee chiare.

Non so che tipo di viaggiatori siate ma se come noi non amate il casino estremo, il kaos ad ogni ora e le radio a tutto volume dalle 6 di mattina, dirigetevi verso “La Punta”, l’estremità settentrionale della spiaggia. Si tratta 2/300 metri a nord del pueblo, necessari per trovare quiete e tranquillità.

Noi alloggiamo all’hostal Kundalini composto da poche cabañas ma fronte playa, amacario e giardinetto privato annesso. Carino, nulla di speciale, 20 $ a capanna a notte, colazione esclusa, onesto!

 

21/08: primo giorno a Montañita. Già ieri sera abbiamo avuto un anticipo di quello che è questo villaggio: un luogo dove relax, surf e sballo si mischiano fino a confondersi e a confonderci!

Venditori di collanine, braccialetti, pipe e pipette ad ogni angolo. Ristorantini, bar e venditori di frutta, succhi di frutta o ceviche sempre presenti e sempre aperti.

Il tempo è bruttino, sempre coperto, nuvoloso. A volte, quando il vento si alza, c’è bisogno della felpa! Peccato perché la spiaggia è grande, molto lunga ed invita a fare dei bei bagni nel Pacifico. Noi invece dei bagni faremo lunghe passeggiate.

 

22/08: visto il tempo inclemente decidiamo di recarci subito a Puerto Lopez per fare l’escursione per vedere le balene.

Come riporta la Lonely Planet, da giugno a settembre nelle acque antistanti Puerto Lopez e più in generale della costa nord dell’Ecuador, si radunano i cetacei provenienti dai mari del nord per riprodursi o partorire. Nella fase della riproduzione i maschi, per farsi notare dalle femmine, eseguono salti fuoriuscendo dalla superficie dell’acqua e sbattendo le pinne sulla stessa.

Abbiamo prenotato l’escursione direttamente a Montañita. La mattina ci troviamo nel posto indicato e in macchina, noi due soltanto, veniamo accompagnati a Puerto Lopez. La strada è abbastanza malconcia e il tragitto dura circa un’oretta.

Arrivati a Puerto Lopez veniamo scaricati davanti all’agenzia e da qui, assieme agli altri partecipanti, passando per la spiaggia, caricati su una barchetta all’apparenza non troppo in forma.

Appena partiti i presentimenti diventano realtà: uno dei due motori fa i capricci. Niente che il “mozzo” non possa risolvere con un paio di martellate date a caso…

L’attesa dura poco, giusto il tempo di arrivare al largo ed iniziamo a vedere le evoluzioni delle balene. Non ci sono parole per questo ennesimo spettacolo della natura, bisogna vederlo.

In circa un’ora di osservazione la guida conta 6/7 balene, alcune sfuggenti, altre più “dive”. Ci viene detto che siamo stati fortunati “Ieri le abbiamo viste ma non saltavano”. Non so se sia una frase di routine ma oggi hanno saltato, eccome!

Tornati a terra scopriamo che la nostra escursione prevedeva il trasporto all’andata ma non al ritorno!

Nessun problema, troviamo il terminal dei bus e saliamo sul primo diretto a Montañita. Veniamo fatti sedere io di fianco all’autista (sembravo il copilota!) e Stefy esattamente dietro di me. In Ecuador, come un po’ in tutta l’America Latina ma qui in particolare, il clacson è fondamentale. Sul bus in questione non funzionavano tachimetro, fari e i freni non mi sembravano affidabilissimi ma… radio e clacson assolutamente si!

 

22+23/08: ancora a Montañita

 

24/08: mattinata a Montañita poi alle 13:15 bus per Guayaquil. Passeremo la notte qui.

 

25/08: bus Guayaquil/Quito, 10 ore di saliscendi sulle Ande. Arriviamo in aeroporto a Quito.

Un’altra volta la malinconia e quella strana sensazione che tutto sia finito ci avvolge, chi non viaggia o chi si rinchiude in villaggi all inclusive, probabilmente non capirà ma voi, viaggiatori liberi, sono sicuro che mi state capendo e quel mix di sensazioni che salgono dallo stomaco al cervello ad ogni conclusione di viaggio sia simile per tutti noi.

L’unico modo per esistere è promettere a se stessi che non sarà mai l’ultima volta, l’unico modo per resistere è cominciare a sognare il prossimo viaggio!

 

In conclusione: abbiamo viaggiato con mezzi pubblici, alloggiato in sistemazioni di fascia media, abbiamo utilizzato escursioni organizzate solo quando era assolutamente necessario, eppure non abbiamo mai avuto nemmeno la percezione di essere in pericolo.

Con i normali accorgimenti e le minime precauzioni, l’Ecuador è un paese assolutamente visitabile dove troverete gente per bene, gentile e disponibile. Consigliamo a tutti di andarci.

 

Fulvio & Stefania

fulvio.gatti@multisped.it 

 

 

 

 

 

 

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