Egitto

Racconto di viaggio 2009

di Simona Dragoni

 

 

 

Marsa Alam, mare stupendo ed escursioni mozzafiato........

 

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Siamo una famiglia di 4 persone, quest’anno abbiamo voluto conciliare il bel mare con un assaggio della civiltà egiziana.

Partiti da Orio al Serio, tempo di percorrenza 4 ore......... per giungere a Marsa Alam. Il nostro tour operator ci è venuto a prendere per accompagnarci al Resort dove eravamo alloggiati per dieci giorni....

 

Alcune notizie di storia in generale

Marsa Alam, in arabo significa “la baia delle bandiere” veniva chiamata così perché era consuetudine della piccola popolazione elevare bandiere per consentire alle piccole barche in mare di trovare facilmente la via del ritorno.

Negli ultimi anni, a seguito dell'apertura dell'aeroporto internazionale nel 2001, è cresciuto rapidamente fino a divenire una popolare destinazione turistica, come lo sono già Sharm el Sheikh e Hurghada.

Situata 270 chilometri a sud di Hurghada e a 132 chilometri da Quseir, lungo la costa del Mar Rosso si trovava questo sconosciuto paese di pescatori e allevatori chiamato fino a quando, agli inizi del 2000, da una grande operazione urbanistica e supportata da una impressionante azione pubblicitaria divulgata attraverso tutti i mezzi di comunicazione europei è nata dal nulla la famosa località turistica di Marsa Alam, in questo momento il centro turistico più conosciuto del Mar Rosso.

Abitata fino a poco tempo fa da non più di seimila persone che si occupavano di pesca e pastorizia ma soprattutto erano in gran parte minatori che lavoravano nelle antiche miniere di marmo e fosfati che si trovano nella zona interna del deserto. E’ questa la vera origine di Marsa Alam che risale al tempo dei faraoni e successivamente dei romani, periodi nei quali il deserto circostante era ricco di miniere d’oro, smeraldi e pietre preziose.

La popolazione locale di Marsa Alam ha origine da due diverse tribù beduine: gli Al Ba Abda e la tribù degli Al Basharya che vissero per lungo tempo nella parte del deserto orientale e ancora oggi queste tribù vengono utilizzate per proteggere il confine orientale del paese.

Con il tempo le tribù si mischiarono sempre più alla cultura araba al punto che venne loro inculcata la religione islamica. Gli Al Ba Abda e gli Al Basharya parlano oggi la lingua araba ma le loro lingue originarie sono chiamate Tebdawi o Badawit e sono soltanto parlate e non scritte così come per buona parte dei linguaggi delle tribù

beduine. La vera natura di questa gente è da sempre la caccia e i loro rifugi chiamati Khisha venivano costruiti su vari livelli per ripararsi dalle piogge ed era responsabilità delle donne quella di costruire e mantenere le capanne.

Oggi il governo egiziano ha avviato un progetto per la costruzione di abitazioni, servizi sociali, ospedali e scuole per queste persone che improvvisamente sono state sbalzate dalla loro piccola comunità beduina per trovarsi oggi immersi in una realtà che non gli appartiene.

Marsa Alam è situata all’incrocio tra la strada che costeggia il Mar Rosso e l’antica strada proveniente da Edfu sul Nilo. La prima parte del percorso, provenendo da Edfu è occupata da un deserto piuttosto piatto e leggermente ondulato; più avanti le rocce s’innalzano nelle cime dei monti del Mar Rosso. Questa strada, costruita molto probabilmente da Tolomeo II nel periodo greco, attraversa innumerevoli luoghi storici come Wadi Baramya dove gli antichi egiziani estrassero molto del loro oro, poi Wadi Miya, dove si trova un tempio costruito da Seti I. Lungo il tragitto sono presenti diversi graffiti del periodo prefaraonico che rappresentano perlopiù animali come giraffe, capre e scene di caccia.

 

L’odierna Marsa Alam ha perso tutti i suoi vecchi connotati di paese arabo abitato da beduini e pescatori e oggi è unw susseguirsi di hotels che stanno piano piano invadendo tutta la costa. Numerosi hotel sono stati aperti in questi ultimi anni e a differenza delle altre località, a Marsa Alam si sta almeno cercando di costruire rispettando lo stile architettonico del luogo.

La vita nel villaggio è fatta di molte comodità e animazione, ma noi per non annoiarci abbiamo deciso di vedere le bellezze del luogo e il posto che merita una visita è Luxor, l’antica Tebe.... 

Siamo partiti di buon mattino per Luxor, armati di cuscino e con tanta voglia di dormire, dopo 4 ore di pulman siamo arrivati ai colossi di Mennone, che sono collocati sulla strada che porta alla valle dei re e delle regine, si incontrano i due colossi di Memnone, due statue di pietra arenaria alte circa 15 metri, che raffigurano Amenofi III (anche se secondo un'altra interpretazione, sarebbero la rappresentazione di Memnone, eroe caduto durante la guerra di Troia)

La fama di queste due statue era dovuta al suono che una di esse emetteva al levar del sole. Successivamente si è appurato che i suoni erano prodotti dalle variazioni di temperatura e umidità in una spaccatura della pietra. Dopo il restauro fatto per ordine dell' imperatore Settimio Severo, il canto di Memnone cessò.

Proseguendo intravediamo la valle dei re...............l’emozione è grande in quanto siamo immersi tra le rocce, in un paesaggio assolutamente inusuale......

Con il nome valle dei Re si suole indicare un'area geografica dell'Egitto, situata vicino all'antica Tebe, l'odierna Luxor, il cui accesso è a meno di 3 km dalla riva occidentale del Nilo, di rilevante importanza archeologica.

La scelta di questo particolare vallone, e non uno dei molti altri esistenti, sarebbe stata frutto di vari fattori di ordine morfologico-geografico oltre che religioso.

Una prima motivazione è di ordine verosimilmente pratico: la pietra calcarea di cui è costituita la valle è infatti facilmente lavorabile e scavabile, il che consentiva una certa facilità di lavorazione, oltreché la possibilità altrettanto semplice di ottenere pareti abbastanza liscie su cui poter dipingere. Dal punto di vista morfologico inoltre la Valle ha un solo accesso, il che ne consentiva il facile presidio a cura di sentinelle che venivano poste sui crinali che la sovrastano. Terza ma non meno importante la caratteristica geografica: la Valle è prospiciente al fiume Nilo e dunque era facilmente raggiungibile dalle processioni funerarie degli antichi re.

Abbiamo visitato le tombe di Ramesse VII e della sua dinastia, le tombe sono molto belle per i geroglifici alla parete, ma sono spoglie in quanto tutti i sarcofaghi e gli oggetti sono custoditi al museo Del Cairo.

Adesso ci spostiamo con il battello per raggiungere l’altra sponda del Nilo, dopo un lauto pranzo in uno stupendo hotel con cucina continentale ci avviamo verso l’entrata del tempio........

Nel tempio, che era "l'harem meridionale di amon", la sede del dio essendo il santuario di Karnak, sotto Diocleziano i romani installarono un accampamento militare; il nome arabo del luogo, el Uqsor, è il plurale di qasr, castello, derivante a sua volta dal latino castrum; esso ricorda quindi questa circostanza. La gloria di Luqsor, e uno dei luoghi più affascinanti di tutto l'Egitto, è il tempio di Amon, opera di Amenhotep III e probabilmente edificato dal suo "scriba delle reclute" e architetto Amenhotep figlio di Hapu. Si arrivava al tempio, che sta sulla riva del Nilo, per un viale di sfingi criocefale (a testa di ariete) proveniente da Karnak. Oggi le sfingi a testa umana che si incontrano allineate prima del pilone sono quelle di Nekhtnebef (Nectanebo I)(XXX dinastia). Il pilone e tutto il cortile retrostante sono opera di Ramses II, che anche qui volle lasciare il suo segno.

Egli fece precedere al pilone due obelischi - uno solo è in sito, l'altro è quello di piazza della Concordia a Parigi - due sue statue colossali, ai lati della porta, nelle quali è raffigurato seduto in trono con accanto la regina Nefertari, e altre quattro statue in piedi di cui solo una, mutila, rimane. Essendo opera di Ramses II non sorprende trovare nei rilievi del pilone il racconto della sua campagna contro gli Ittiti e i loro alleati e della battaglia cruciale di Qadesh, accompagnato dal testo geroglifico del cosidetto "poema di Pentaur" che di quello scontro narra le vicende, esaltando il valore personale del re. Il cortile è cinto all'interno da un doppio colonnato ai quattro lati, ma sulla sinistra è occupato parzialmente e sovrastato dalla moschea di Abu el Haggag, il cui bianco minareto caratterizza, insieme alla "foresta di colonne" antiche, la classica veduta del sito.

Sempre nel cortile di Ramses II, sulla destra, appoggiata alla faccia interna del pilone, vi è la preesistente cappella tripartita delle barche della triade tebana, Amon, Mut e Khonsu. E' opera di Thutmosi III ed è per rispettarla che il cortile di Ramses è stato disegnato sbieco rispetto al tempio retrostante. Fra i rilievi sulle pareti del cortile è da notare, nell'angolo destro in fondo, quello il cui la processione dell'inaugurazione si dirige verso il pilone di Ramses II, che vi è disegnato con i due obelischi, le sei statue e le quattro antenne portastendardo. Negli intercolumni di buona parte del portico del cortile vi sono undici statue stanti di Ramses II, che pose anche altre due sue state di granito nero ai lati della porta di fondo. Per tale porta che attraversa il pilone di Amenhotep III, si entra nella parte del tempio quale è stata concepita da questo re. Qui la prima struttura architettonica che si incontra è inusuale: due file di sette grandi colonne, con capitello a campana rovesciata, formavano una galleria di accesso. Sulle pareti che delimitano i lati vi è il ciclo di rilievi fatti eseguire da Tutankhamon - e quindi ancora permeati da gusto artistico amarniano - ma poi usurpati da Horemheb. Vi sono descritti i preparativi e lo svolgimento della processione della barca sacra del dio, portata a spalla dai sacerdoti durante la grande festa annuale del dio. Si passa quindi nel grande cortile: le colonne fascicolate, con capitello chiuso, in due file su tre lati ed in quattro file sul lato di fondo a formare una sorta di atrio, molte ancora collegate dai possenti architravi, emergono libere e suggestive per la caduta dei muri perimetrali: è la "foresta di colonne". La parte posteriore del tempio, secondo l'articolazione di Amenhotep III, vedeva sull'asse centrale, completato da ambienti laterali, la successione di due sale ipostile, una trasversale e una quadrata, e la cappella della barca sacra di Amon. Dietro il muro di fondo di quest'ultima vi è un'altra sala ipostila e infine il santuario contenente una statua colossale del dio. E' singolare il fatto che questi due ultimi ambienti non si potevano raggiungere con un percorso rettilineo, ma soltanto passando per le stanze alla destra della cappella della barca sacra.

Non è facile spiegare le motivazioni, probabilmente liturgiche, di questa situazione architettonica. Successivamente, con tutta probabilità in età tolemaica, fu aperta la porta fra la cappella della barca e la successiva ipostila e nella cappella stessa costruito un naos con ingresso sia nella parete anteriore sia in quella posteriore, naos in cui è rappresentato Alessandro in cospetto della triade tebana.

Particolare interessante del tempio di Luqsor è ancora una delle stanze laterali della parte posteriore, in cui è raffigurato il concepimento divino di Amenhotep III da parte di Amon e della madre Mutemuia, la gestazione e la nascita. Questo ciclo allegorico ripete quello di Hatshepsut nel suo tempio a Deir el Bahri e ha lo stesso significato ideologico.

Sucessivamente siamo andati a visitare la fabbrica di papiro, in realtà è un negozio con tutti i papiri dove fanno la dimostrazione della lavorazione del papiro, molto interessante.......

 

IL PAPIRO

Dalla pianta del papiro si ottenevano, fogli, sui quali l'antico popolo degli Egizi ha scritto per moltissimo tempo. Ma con il papiro gli antichi egizi hanno anche costruito semplici zattere con cui solcavano le acque del Nilo; erano costruite con le fibre della pianta intrecciate fra loro, legate alle estremità in modo da formare la prua e la poppa dell'imbarcazione.

Il papiro, leggerissimo, consentiva il galleggiamento anche senza una vera e propria chiglia in legno. La sua lavorazione permetteva inoltre la manifattura di corde,sandali,canestri. Piante di loto, paludi di papiro e boschetti costieri sono riconoscibili in molte delle raffigurazioni che si ammirano nei templi e nelle necropoli antiche, ma oggi di queste piante, simbolo dell'Egitto, non resta traccia.

Il papiro molto abbondante, una volta, sulle rive del Nilo,ha uno stelo molto alto con una sezione triangolare fino a 3 cm. Chi volesse coltivarlo a casa propria,deve sapere che necessita di cure e accorgimenti particolari.

I fogli di papiro venivano scritti e decorati dagli scribi,che erano tra i pochi a conoscere la complessa lingua dei geroglifici.

Lo stelo, ancora fresco, veniva raccolto e tagliato.Le parti di stelo venivano quindi scortecciate, tagliate a strisce. E successivamente pressate.

Le strisce venivano poi accostate in modo da formare uno strato continuo su cui erano distese altre strisce in senso contrario, che componevano un secondo strato: i due strati venivano fatti aderire, erano lasciati asciugare e quindi lisciati con un pomice; infine si rifilava il foglio a rettangolo. Fatto questo i fogli (una ventina)

venivano accostati e incollati e da ultimo arrotolati,lasciando all'interno la faccia con le fibre orrizzontali.

Sempre nel ritorno ci siamo fermati a visitare la fabbrica di alabastro............ interessante 

L’ alabastro eniva estratto in Egitto, in vari siti localizzati lungo la Valle del Nilo: Uadi Mousal, Hatnub, Uadi Asiut, El Amarna, Uadi Gerrawi oltre a Hatnub, uno dei piu' importanti dell'antico Egitto, posto sulla sponda orientale del fiume, presso il quale doveva essere la citta' che da questa pietra era stata chiamata Alabastra.

Le cave furono coltivate fin dal 4.000 a.C. e sembrano aver conosciuto il piu' intenso sfruttamento col regno dei Tolomei (circa 313-40 a.C.).

Fonti storiche fanno risalire la prima introduzione di questa pietra a Roma verso la meta' del I sec. a.C., ma lo sfruttamento delle cave da parte dei Romani dovrebbe essere iniziato, comunque, dopo la battaglia di Azio (31 a.C.) e continuato fino all'eta' bizantina.

Viene impiegato per colonne di medie e piccole dimensioni (le quattro colonne nel Teatro di Balbo a Roma), finestre, lastre decorative e rivestimenti (impiallacciatura di alcuni gradini del Tempio di Marte Ultore al Foro di Augusto), ma anche per manufatti scultorei come urne, vasi o altri recipienti e statue.

In epoche successive e' stato reimpiegato nelle specchiature della cappella Paolina di S. Maria Maggiore. Per la ricostruzione della Basilica di S. Paolo fuori le mura, distrutta da un incendio, furono donati dei blocchi di questo alabastro, da cui sono state ricavate quattro grandi colonne situate all'interno della basilica stessa.

Infine stanchi per il viaggio siamo ritornati nel nostro resort............ è stata un’esperienza magnifica anche perchè sono posti unici da visitare....

Le giornata nel villaggio passano piacevoli e piene di sole mare ed immersioni............. mare come questo (vedi foto)

 

 

 

Alla fine della nostra vacanza ci viene proposto una giornata nel deserto e un jeep safari, ci pensiamo un attimo e accettiamo tutti e quattro di passare anche questa bella giornata..........

dopo pranzo siamo partiti alla volta del deserto per vedere le case dei beduini e il loro villaggio, anche se sinceramente mi sembrava un ambiente turistico,,,,,,,,, loro vivranno sperduti più in là nel deserto, abbiamo cenato con loro e sucessivamente abbiamo visto lo spettacolo del darvisci rotanti, uomini che con la gonna continuano a roteare per molto tempo e fanno delle figure colorate.............

sucessivamente abbiamo guardato le stelle con il telescopio............

dopo due ore di jepp eravamo arrivati al nostro resort, anche qui stanchi ma soddisfatti di tutta la giornata particolare trascorsa nel deserto...............

 

 

Purtroppo dopo due giorni dobbiamo partire alla volta dell’Italia, a malincuore lasciamo l’Egitto, con il pensiero di ritornarci a visitarlo, prossimamente ci recheremo al Cairo per visitare il museo Egizio........... vi consigliamo vivamente di visitare questo paese ospitale, culturale e con un mare dai fondali incontaminati pieni di

coralli, pesci colorati.................

 

Simona

dragoni@mondadori.it 

 

 

 

 

 

 

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