NOTE EGIZIANE

di Raffaella de Antonellis

   

RELIGIONE

Veramente onnipresente. Quello che più mi ha sorpreso è che, a differenza del Marocco, qui cinque volte al giorno si interrompe tutto per pregare. Per questo camminando sul marciapiede si possono trovare delle stuoie verdi o talvolta dei veri e propri tappeti. Un giorno ho cercato di entrare in una pasticceria ma era momentaneamente chiusa e varie persone dentro si prostravano. Alla biglietteria della stazione l’addetto si era assentato per lo stesso motivo. Questa pausa di orazione  non era però servita a migliorargli l’umore. C’è chi prega veramente molto e per questo si ritrova poi sulla fronte una specie di bernoccolo o macchia, e c’è chi, invece, utilizza gli spazi religiosi per altre finalità. Varie volte mi è capitato di cogliere nella moschea qualcuno disteso russando placidamente.

Praticamente quasi tutte le donne portano il velo (di cui ho appreso la tecnica di messa sul capo con tre spilli e una spilla da baglia). Alcune esagerano e si coprono volto e mani. Sono tutte nere e vederle con dei bambini fa una certa impressione. Mi domando se questi non si spaventino. Non sono ben considerate da chi, seguando i dettami del Corano, porta solo il velo sulla testa.

Ovviamente a casa propria tutti possono circolare seminudi e in questo senso i negozi di intimo offrono notevoli audaci modellini. C’è comunque della vanità anche nel velo. Nel vagone per sole donne del metro (presente in Messico solo in alcune linee e orari e qui invece più radicato) è interessante notare la varietà di colori, fantasie e abbinamenti.

 

DONNE

A proposito di metro le donne hanno la precedenza nell’acquisto del biglietto probabilmente non tanto per cavalleria ma per evitare che restino esposte in fila all’attenzione dei maschi.

Più volte ho assistito a scene di violenza nei riguardi del gentil sesso e in particolare me ne ricordo una quasi da film. Una giovane coppia in metro, lui in completo da manager, lei elegante e con il velo. Evidentemente lei non aveva nessuna intenzione di recarsi dove lui diceva. Dopo aver iniziato a gridare lui la trascina per le scale, lei gli morde la mano, lui le dà uno schiaffo. La scena continua all’uscita del metro. Bloccano il traffico mettendosi a discutere nello stesso modo in mezzo alla strada. La gente osserva ma non interviene. E pensare che nell’Antico Egitto le donne avevano molta importanza, non esisteva la cerimonia del matrimonio ma le persone si univano liberamente e potevano separarsi.

 

TRAFFICO

In confronto al Cairo Città del Messico è una tranquilla cittadina e gli automobilisti sono molto rispettosi. In nessun caso il pedone in egitto ha possibilità di passare per primo, qualunque sia la sua condizione di genere, età e salute. Mi domando come vivano qui i non vedenti, gli anziani, le mamme con carrozzina. Ho calcolato che in media ogni 3 secondi suona un clacson. Sembra los sport nazionale.

 

NEGOZI

Al quartiere islamico con Ahmed, giovane studente di storia nonchè simpatico amico, scopro alcune cose curiose. Un uomo che continua a utilizzare la tecnica di stiratura del padre: lo fa con un piede e attenzione non stira con i piedi ma molto bene!

Un barbiere invece ha inventato una tecnica di depilazione utilizzando un filo da cucito. Tutto questo tra i vicoli immortalati nelle pagine del premio Nobel Naguib Mahfuz. Si può bere un thè anche tra le tombe di un cimitero. Se vedete uno stenditoio per strada sicuramente siete davanti a un parrucchiere che cerca di asciugare velocemente gli asciugamani. In farmacia sono sempre saggiamente presenti delle sedie. Chi necessita di medicine tanto bene non deve stare: fatelo sedere! Un ambulante offre the da bere da un unico bicchiere che lava sciacquettandolo con una brocca.

 

IGIENE

Nota dolente. Per questo le mosche circolano ovunque. Il concetto di igiene personale e pubblica è veramente distante dai nostri parametri. Chillaba (la tunica) sporca, unghie nere, denti giallo-marroni (sembra colpa della pipa ashish). Cestini inesistenti. Per strada ci sono dei rubinetti d’acqua potabile con dei bicchieri metallici legati a una catenella. La gente beve dallo stesso bicchiere senza la minima preoccupazione e senza lavarlo. Tovaglioli di carta e carta igienica, articoli sconosciuti. Vanno molto però i fazzolettini di carta venduti per strada.

 

ABITUDINI

Se qualche egiziano fa il classico gesto italiano del ‘cosa vuoi’, ‘ che dici’ (che gli antropologi definiscono mano a saccoccia) il significato è un altro: ‘un momento’. Se vedete coppie di uomini abbracciati o con la mano in mano, non sono gay, sono amici.

Molto divertente sentire tutti i motivetti arabi delle suonerie dei cellulari. A proposito di cellulari, gli egiziani se non si arrabbiano parlano con un tono di voce molto basso. Me ne sono resa conto quando sul treno delle molteplici conversazioni telefoniche si è sentita solo quella di un italiano che in confronto agli altri sembrava star facendo un comizio. Quando si arrabbiano anche i cammelli sono molto espressivi, tutt’altro che mansueti.

Cambiando argomento, riguardo le abitudini nel bagno al posto del doccino dei water brasiliani, in Egitto esiste un piccolo tubo  metallico fisso all’interno del water. Se si apre il rubinetto il wc si trasforma in bidet. Che ne pensate? Due piccioni con una fava.

 

CIBO

Non è molto vario. Il piatto più popolare è un mix di pasta, riso, lenticchie, cipolle. A colazione vanno pomodori e olive. Le bibite più comuni sono il karkadè (come la jamaica messicana) e il succo di canna da zucchero (diffuso anche in Brasile). L’acqua pura si beve molto, le bibite gassate no.

 

VIAGGIO

Il mio viaggio ha toccato Cairo (molto varia tra la parte archeologica, quella islamica, quella copta e quella moderna) per 6 giorni, Luxor (troppo turistica, un vero assedio per il visitaore) 1 giorno più 2 di lungo viaggio percorso in treno, 11 h per 2), Alessandria (meditteranea, pulita e moderna). La cura delle istituzioni culturali (forte, biblioteca, musei) ad Alessandria è ben diversa da quella cariota. Il museo archeologico del Cairo ad esempio ha dei cartellini scritti con la macchina da scrivere e madraze (scuole coraniche) e wikala (antiche locande) sono totalmente vuote e impolverate, sembrano abbandonate. Complicato l’uso del treno per fare i biglietti. Tutto scritto in arabo e bigliettai che ignorano l’inglese. Persone quasi tutte gentili e socievoli. Al Cairo ho passato 2 giorni in compagnia di Ahmed e una casalinga e un’artista mi hanno accompagnato e invitato a mangiare (invito schivato). A Luxor sono stata con Fatma, studentessa come guida turistica. Ad Alessandria una coppietta voleva socializzare ma è stata stroncata. Nei viaggi in treno ho conosciuto un dj, un poliziotto, un venditore di apparecchiature mediche. All’hotel del Cairo, dove ero l’unica turista straniera, ero di casa e quando sono ritornata dopo Luxor mi hanno fatto tante feste. La cameriera mi mandava i bacini. In generale è inesorabile essere identificata come straniera. Tutti ti salutano, ti chiedono il nome, i bambini ti osservano, vogliono essere fotografati con te. Tutti i custodi (moschee, palazzi, siti archeologici) chiedono continuamente una mancia, a volte a tariffa fissa. Tutto questo a volte risulta un po’ noioso.

   

Raffaella

gi.raffa@tiscali.it

 

 

 

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