Kenya

Jambo e Karibu in kenya

Racconto di viaggio 2002

di Saby e Ivo Motta



Eravamo in coppia - Partenza il 02/08/2002, ritorno il 21/08/2002 


Non sapevamo ancora come potesse essere realmente" l'Africa ", non siamo tipi che si fanno troppe aspettative... 
...ma percorrendo la strada che collega l'aeroporto di Mombasa verso la zona turistica di Shanzu, ci siamo subito resi conto delle contraddizioni tipiche di questo continente. Infatti ci hanno colpito immediatamente le centinaia e centinaia di persone ammassate ai lati delle strade, frenetiche nei loro affari, presso delle bancarelle precarie o ancora, oziosi come ad aspettare un autobus che li portino lontano, chissà dove….

 


Abituati come siamo alla tecnologia, alle modernità, e comunque alle case e palazzi di cemento, vedere queste baracche, in lamiera e fango, oppure sterco e legno, povere postazioni di lavoro con meccanici, saldatori, falegnami ricurvi a terra e piegati nell'immondizia… insomma ci ha creato un non poco senso di soffocamento iniziale, e ci ha persuaso, come se fossimo inglobati, risucchiati subito in questo lontano diverso mondo. Quando siamo usciti dalla città di Mombasa, il numero di persone, le case e la confusione sono diminuite, riportandoci all'aria vacanziera e di deja vù, ed a una finta leggerezza che la fa da padrona.

 


I primi giorni di permanenza, forse a causa del mal tempo mattutino, abbiamo potuto collaudare l'ottima struttura dell'Asa (African safari club) nostro tour operator svizzero, purtroppo non supportata dalla competenza e dalla professionalità delle assistenti in loco.
Sistemazione camera n. 1709, al terzo piano, siamo all'Hotel Paradise.
Già per il fatto che ci hanno assegnato, senza richiederla, una suite, composta da ampio soggiorno, camera matrimoniale con doppio lettone e mega bagnone, più una bellissima terrazza che da sulla piscina, beh, la cosa ci aggrada assai, ci sorprende e non disdiciamo di certo la location, però però…
però avvertiamo subito nell'aria molta umidità, data dal fatto che le settimane precedenti sono state parecchio piovose, per cui negli ambienti chiusi si respira odore di "risotto ai funghi", o meglio "muschio", è da ridere a dirlo, ma è proprio così!
Fortunatamente l'aromaterapia durerà solo per 3 mattine, al contrario invece della compagnia dei nostri amici gechi, dei gatti e delle scimmiette dalle palline azzurre, che tutti i pomeriggi vengono a prendersi la meritata banana sul bordo balconata.
Iniziamo ad ispezionare anche l'esterno del resort, conosciamo subito i beach boys, lungo la spiaggia, dei deliziosi ragazzotti del posto, tutti operanti nel settore turismo, che allacciano frequentemente rapporti con i villeggianti, e propongono diverse escursioni e gite varie.
Contrariamente a quello che dicono le ragazze dell'agenzia (non date confidenza, sono pericolosi, sono inaffidabili, noi non garantiamo nulla…) prenotiamo con loro tutte le fantastiche escursioni a metà prezzo (verissimo, le consigliamo e garantiamo noi per loro).
E così con Moses e Kasimu il bel rastamen accanito fumatore di mira, blocchiamo il safari di 2 giorni al parco nazionale dello Tsavo Est, l'escursione a Mombasa per l'indomani e l'escursione in barca. La mattina successiva, puntualissimi come i nostri compagni svizzeri, partiamo con Selim, di nuovo alla volta della caotica Mombasa, ex capitale ed ora seconda città solo a Nairobi come popolosità.
L'autista ci porta per primo al suo tempio indu, dove le donne avvolte nel sari preparano sul pavimento del riso tostato, poi nell'accattivante Old Town, alla foresta dei baobab, al Fort Jesus con tanti studenti ancora in divisa e all'esposizione dei cannoni.
Poi ancora alla fabbrica del legno, dove assistiamo alle varie fasi di costruzione delle famose statue d'ebano. La lavorazione è complessa, si parte dal tronco intero, che una volta smussato e levigato viene tagliato in grandi pezzi che sono poi smistate nelle varie capanne (circa 200) e modellati dai ragazzini in nuovi animali, maschere, divinità locali e nei mitici "dombolo", che immediatamente catturano la nostra attenzione.

 

 

Il giro prosegue anche per la città nuova, che conserva anch'essa un'essenza orientale, parcheggiamo davanti al Moi Avenue, l'ingresso della via principale dei negozi, contraddistinta dalle enormi zanne di elefanti ricostruite e diventate simbolo della città anche per la lotta contro i bracconieri.
In queste tappe imperdibili siamo sempre sostenuti da improvvisati ciceroni locali, che si avvicinano sorridendo dispensando informazioni e notizie simpatiche per qualche moneta e soprattutto per caramelle e biro. Prima di ritornare all'hotel visita al primo museo della città , fondato dai tedeschi nel 1930 e capatina al mercato delle spezie, dove ci viene offerto di tutto, dal safran alle droghe.
Al rientro socializziamo con alcuni ragazzi, che si riveleranno anche deliziosi compagni di viaggio nel prosieguo della vacanza, sono Silvia ,Carlo, Bill e Michele, e contrattiamo con loro e i beach boys un'altra gita a "Copacabana" o meglio villaggio locale di Mpata, un'escursione in barca con tanto di grigliata di aragoste e polipi.

 


La mattina seguente in 12 "navigatori bianchi" e due splendidi captains partiamo verso una bella spiaggia, lontano circa un'oretta di navigazione, e riusciamo a trascorrere, con il gruppo italiano una giornata originale, anche senza aver fatto il bagno per colpa della bassa marea, sotto un sole scottante, con tanto pesce e salsa piccante, compagnia divertente e improvvisata partita a calcio con i ragazzini del posto.

 


Al rientro piccolo problemino, perché a causa dell'alta marea, questa volta,
non è possibile rientrare via mare con i dhow, per cui Moby dick e Aly i nostri referenti, inventano il rientro in hotel via terra.
Camminiamo un pochino oltre il villaggio, c'è la possibilità di addentrarci nella splendida realtà incontaminata dal turismo, scoprire le prime manyatta, case di terra riparate dalle palme, i recinti e gli orticelli, i frutteti e i bananeti, mi sembra di essere tornata indietro nel tempo.
In più vedere questo piccolo villaggio di solo 200 persone di cui ben 120 bambini, beh è stupefacente, perché ad un certo punto siamo letteralmente "circondati" dai ragazzini, tutti scalzi, sporchi, sorridenti con grandi occhioni profondi, con le loro faccine morbide, che ci prendono per mano con naturalezza e spontaneità, insomma, lungo questo percorso fino alla strada principale davvero devo dire che le emozioni non hanno avuto voce.
Anche loro sono stupiti, i bimbi non hanno mai visto cosi tanti MZUNGU, (bianchi) tutti insieme mi dice Agnes, e sono contenti della novità.
Ci fermiamo ad una bancarella, e con il mitico Carlo capogruppo compriamo un sacchettone di mentine, le distribuiamo ai bimbi che ordinatamente si mettono tutti in fila indiana, come se fosse un rito già vissuto, nei loro occhi c'è luce serena e tanta allegria, per me ed Ivo questo è stato il dono più inaspettato e il più bello di tutta la giornata.

 


Quando giungiamo finalmente e purtroppo alla strada asfaltata, troviamo il nostro matatu, cioè un bus non certo dell'ultima generazione, unico mezzo di rientro per l'hotel.
Dovrebbe trasportare 10 al massimo 12 persone, noi ci montiamo su e ne contiamo 19, escluso l'autista e il ragazzino appeso fuori, che schiamazza con chiunque incrocia sulla via.
Torniamo al resort, spaventati, frastornati, tutti sani e salvi, e da lontano vediamo la sbarra d'ingresso che si alza, "jambo jambo, habari, nzuri sana", ce l'abbiamo fatta e ci siamo proprio divertiti.
L'indomani siamo di nuovo in spiaggia, il panorama è meraviglioso per i nostri piccoli occhi, l'oceano offre una tonalità di azzurro infinito, esaltato ancor di più dall'effetto della bassa marea.
Qui sulla battigia, ritroviamo come sempre le decine di venditori che ogni volta cercano il contatto, un pò per marketing ma soprattutto per riempire le loro solite giornate di sole.
Sono incuriositi dal turista, dai nostri stili di vita, affascinati da quello che indossiamo, da cosa facciamo, e nell'approccio, che inizia sempre con la contrattazione di qualche monile, il dialogo è parte fondamentale, non solo per la vendita ma anche per il confronto e lo scambio di idee.
E' inutile dire che ci siamo affezionati davvero ad alcuni di loro, come Ali, Phillip, Dorcus, Kasimu, perché sono apparse subito persone genuine, vere, autentiche.
Ci raccontano prima dei loro affari, delle bancarelle, dei gusti , poi delle ambizioni che hanno, della famiglia, delle usanze.
Dorcus, la ragazza famosa per le sue conchiglie nei capelli, dice che ha studiato molto per diventare assistente turistica, vorrebbe trasferirsi in Europa, migliorare l'italiano e il francese, conoscere nuovi posti e soprattutto evadere dalla mentalità Masai, che lei considera troppo maschilista e molto limitata.
Ci fa conoscere altre persone, scherza e ride in continuazione, tenta di parlare il dialetto milanese, e ci parla di Moses, un pittore locale e della sua bella bottega di quadri.
Non possiamo far altro che andare a trovarlo, è simpatico, alla buona anche lui, e compriamo una sua bella tela variopinta, rappresentante la tribù masai, una fierezza per lui sono i nostri complimenti che lo intimidiscono quasi, dal tanto è modesto.

 


Insomma sono persone splendide, forti e moderne, che si fanno rispettare nel villaggio, e che vogliono sempre e non solo migliorarsi, ma anche motivare le loro tradizioni .
Alla fine della vacanza per me sarà difficile lasciare Dorcus, congedarmi da lei, la figura che più mi è piaciuta in questo viaggio, che più mi è stata a cuore, per il suo essere tosta.
Ancora adesso la ricordo con molto affetto, e anche se la sento via internet, non è certo come essere la con lei, o come trascorrere i lunghi pomeriggi nel villaggio, con le nostre chiacchierate in inglese ed italiano maccheronico, e scambiarci occhiate e commenti reciproci, insomma , tutto passa e tutto si ricorda.
Una cosa è certa, questo viaggio a Shanzu mi ha fatto apprezzare molto la natura, le spiagge, ma anche la volontà e la determinazione, e l'energia di tanta brava gente come Dorcus.

 

 

 

 

 

Come natura crea, Kenya conserva 

Eravamo in coppia - Partenza il 02/08/2002, ritorno il 20/08/2002 - Spesa approssimativa, da 3 a 5 milioni

Una delle mete naturalistiche più affascinanti che io e Ivo abbiamo mai visto, 
che ci ha offerto una varietà di attrattive senza limite... 
...uno splendore ai nostri occhi, natura selvaggia, umanità serena, maestosità degli animali, delle spiagge, delle riserve naturali, splendido Kenya, in ogni stagione ed aspetto.
Che dire, doveroso per chi non lo sa o ancora non ci è stato, introdurre il Kenya in questo modo, insieme ad altre notiziuole importanti, giusto per sapere che questo Stato è posto al centro est dell'Africa, attraversato dall'equatore, vanta i 2 monti più alti di tutto il continente nero gli impedibili Kilimanjaro (metri 5895) e Monte Kenya (metri 5200), insieme a enormi parchi nazionali come l'Amboseli, il Masai Mara, Tsavo est ed Ovest, Nakuru, le acque interminabili dei laghi Vittoria. E Turkana, e poi ancora, la maestosa Rift Valley, la fossa tettonica di quasi 5000 kmq, rinomata per i suoi burroni e i vulcani estinti.
Insomma come introduzione niente male, se poi ripensi, te li ricordi lì, impressi nella tua mente, visti dall'alto o da vicino, vogliamo proprio elevarlo ad inno di bellezza naturale.
Per non parlare della gente incontrata e conosciuta, Kasimu in primis: la nostra guida ci ha spiegato che su 30 milioni di abitanti, 10 sono tutti bambini, ne abbiamo visti tantissimi, tutti teneri sdentati, con grandi occhioni, così come ci ha spiegato che esistono tanti gruppi tribali, più di 70 esistenti, i principali sono i Masai i più famosi superbi e fieri nei loro kanga rossi, come Aly, gli akamba, i bantù come Charles, i samburu come Phillip e Steven, i Meru e i Turkana.

 

   


E sicuramente in questa parte di mondo a noi sconosciuta fin d'ora, imperdibile è l'esperienza del safari, che per noi è stato oltre che un viaggio, una vera avventura, una scoperta all'interno della vacanza, una sorpresa e tanta adrenalina vissuta nella spettacolare riserva naturale del parco nazionale dello Tsavo Est, famoso per i suoi 20 mila elefanti rossi.
Capeggiati da Moses e Kasim, snobbando l'organizzazione deludente di ASA, abbiamo opzionato un safari di 2 giorni al Red Elephant Tsavo E., il più grande parco di tutto il Kenya, con una superficie pari a 21.000 kmq. Talmente infinito che per fini amministrativi lo Stato ha pensato bene di dividerlo in due appunto, Tsavo est e West. Così i parchi attualmente sono due, con due amministrazioni separate, due ingressi lontani con pagamenti distinti (25 US $ al giorno) e mappe diversificate.
E' così immenso che molti fai da te si disorientano, ma noi no, non ci perdiamo, perché siamo in ottime mani con i due kenioti from Shanzu.
Partenza dunque prevista per il 16.08.2002, di buon'ora, perché si sa che il Safari è massacrante giusto perché non si guarda mai l'orologio, si vive di pari passo con la luce del giorno, e si va a dormire di buon' ora se si vuole essere pimpanti.
Kasimu ci ha messo a disposizione un ottimo minibus con tetto apribile, ed ha assoldato un suo fido amico, il conducente guida crazy man di provata esperienza che conosce come le sue tasche lo Tsavo, il Masai mara e l'Amboseli (non poco direi), viaggia a memoria rifiutando le mappe, va dove lo porta l'istinto ed è incredibilmente preciso e capace, merita i nostri applausi in più momenti, è davvero bravo. L'andata dura circa 1 ora e mezza trascorsa quasi completamente nel sonno , disturbato dalle enormi buche che caratterizzano le strade africane. Facciamo una piccola sosta logistica, pausa pipì, in un mini market vicino all'entrata, dove troviamo statue, ciabattine e monili vari, ovviamente a prezzi esagerati, per cui si decide di non comprare nulla.
Ma eccoci finalmente arrivati in prossimità dell'ingresso, paghiamo con una tessera magnetica giornaliera e percorriamo circa 70 km. Per attivare al VOI Gate, dove i nostri occhi si illuminano, le videocamere si accendono, i rullini scoppiettano, abbiamo una splendida visione del magnifico scenario di terra rossa che proprio non ci aspettavamo, e posta più in là, notiamo la prima pozza d'acqua, dove ci dicono che stanno dormendo degli ippopotami.
Per focalizzarli ci mettiamo un bel pò, sembrano delle cunette di sabbia e con il binocolo non è semplice individuarli, non è che siamo impediti, ma obiettivamente gli occhi non sono ancora abituati a centrare i bersagli visivi, mimetizzati egregiamente nella flora circostante.
Finalmente poco dopo, uno solo dei 3 bestioni ci degna di uno sguardo, lentamente, con pigrizia assoluta apre la sua enorme bocca, spuntano gli occhi e spalanca le narici, gli uccellini che gli si annidano in testa scappano via... però, che pazienza per questa visione...
Molto più semplice nel percorso che ci porta al lodge, è avvistare una dopo l'altra , le razze più emblematiche degli animali degni di Super Quark. Nel fotosafari, lontano nel bush si distinguono per gruppi familiari, le zebre vellutate, di cui molte gravide, le giraffe eleganti ed altissime (Kasim ci spiega che dormono pochissimo al massimo 3 o 4 ore per notte), poi gli elefanti rossi imponenti, e grandi mandrie di bufali, tranquilli.
Simpatici sono anche gli struzzi, in particolare 4 pennuti he attirano la nostra attenzione ad un certo punto quando con le loro lunghe zampette tentano la rincorsa alla nostra jeep, noi procediamo al 70/80 all'ora, loro pure.
Nel tardo pomeriggio finalmente, arriviamo al RED ELEPHANT SAFARI LODGE, fiabesco rifugio per una notte, costeggiato da un lungo sentiero delimitato da 
cavi elettrici che proteggono il locale villaggio Masai e il resort da eventuali attacchi indesiderati.
La camera assegnataci è la n. 4, tutta rosa, ornata da piccoli elefanti alle porte e alle pareti (disegnati !!!), all'interno ha un enorme letto fatto in pietra, il design e lo stile è tipicamente "da campo " tutto profuma di avventura e di romanticismo al tempo stesso, soprattutto quando accendiamo le candele, solleviamo la zanzariera che pende dal soffitto e realizziamo, "Yè, siamo nel cuore dell'Africa vera, stiamo vivendo una magica realtà".
Apriamo la porta che dà sul retro sotto il bel porticato , realizziamo che la natura ci assale, all'aperto tutto sembra più infinito più esagerato, il sole che sta sopra questo suggestivo angolo di prateria già ci stava aspettando con i suoi colori, e noi, inconsciamente, siamo ancora impreparati ad assaporare tutta questa bellezza.
Ma, "Toc toc", bussano alla porta, "chi sarà mai??"guarda un pò chi c'è, due camere più in la, tra i vari ospiti del lodge vediamo i nostri cari Dolci e Castre, amici e compari di avventura nella crociera di Zanzibar! Che bello rivederli e ritrovarli, e così, via a chiaccherare insieme, anche qui ci si diverte insieme, è bello condividere i bei momenti con delle persone che consideri speciali, e loro lo sono davvero.
Dopo una cenetta veloce e fredda, veniamo accompagnati nel garden, dato che è prevista una cena con grigliata intorno al fuoco, che brucia lentamente per tutta la notte.
Mangiamo poco ma bene, gustiamo zuppa di spinaci, spiedini di carne di antilope, uova di struzzo e qualcosa d'altro di strano ancora; balliamo inebriati sotto il cielo che ci sta a guardare, cantiamo Battisti alla luna che qui ci sorride al contrario, la via lattea ha una scia luminosissima, insomma abbiamo il massimo contatto con la natura in questa visione di totale vita e bellezza.
Siamo molto stanchi, a me bruciano gli occhi, Ivo ha la pelle che scotta, ma il ricordo del nostro primo pomeriggio e di questa bella nottata rimarranno incancellabili nei nostri cuori.
E dopo aver bevuto del buon vino "africano" di dubbia provenienza, qualcuno inizia a straparlare, Babette e suo marito, gli amici francesi della nostra jeep, ci dicono che vorrebbero abbandonare la Costa azzurra, troppo chic, dove loro vivono e trasferirsi immediatamente a Milano, perché adorano l'Italia e la nostra cucina, io le rispondo che se dovessi proprio trasferirmi, preferirei sicuramente venire in Africa, non solo perché non c'è la nebbia, anzi, perché qui si vive dignitosamente con poco, ma si ha tutto l'essenziale che noi non sappiamo apprezzare.
Alla conversazione si uniscono i ragazzi moran del villaggio, che ci raccontano che alcuni loro amici sono andati al lago Vittoria a piedi, perché è in atto una lotta contro i samburu per la rideterminazione dei confini delle tribù. Andare al lago Vittoria significa farsi qualcosa come tre settimane di cammino a piedi, non sanno come stanno e non sanno neppure se li rivedranno ancora.
Che strano è il destino…

 

   

La mattina dopo alle 4.00 siamo svegliati dallo sgambettare degli impala che si avvicinano al resort molto delicatamente, all'inizio un po' ci spaventano, ma mai quanto Jarab, che invece all'alba delle 5.30 a.m. arriva e ci sfonda la porta con un fragoroso Jambo, it's a new day!!!
E' così che iniziamo il nuovo giorno, sorseggiamo velocemente del thè bollente, e via , subito di nuovo verso l'orizzonte, verso il nuovo sole, ad ammirare una nuova alba, verso il miracolo della vita.
Il risveglio della boscaglia intorno a noi è tutta una sorpresa, ed ogni animale che si avvicina è una gioia, non solo per noi turisti sprovveduti ed un po' incantati, ma soprattutto per Kasimu e Moses che fanno a gara nel segnalarsi via radio gli animali più "impossibili".
I top ovviamente, senza bisogno di grandi giri di parole rimangono per noi i 2 bellissimi leoni sonnolenti, i simba, re della savana, i 2 rinoceronti mamma e cucciolo (è 3 anni che Kasimu non li avvista) e l'attacco delle 3 leonesse affamate ad un gruppo di bufali, ovviamente tutto fotografato, documentato e degno di gran rispetto.
Che dire, non solo leoni, il safari alla fine è infatti ruotato intorno a tanti altri componenti, dai babbuini al macaco volgare che Alessandro istiga quando nota che si sta gongolando gli attributi davanti a noi, le gazzelle di Thompson dalle lunghe corna, al facocero e la genetta, mai visti né sentiti prima, e poi le antilopi, le zebre, gli avvoltoi, gli scorpioni, i cani selvatici, i termitai altissimi.. insomma abbiamo visto di tutto.
Alla fine di questa esperienza una cosa è certa, e noi ora non solo l'abbiamo capito ma l'abbiamo fatta nostra: "non l'avevo ancora lasciata e già ne sentivo la mancanza" questa frase di Hemingwai l'abbiamo letta e riletta nella guida, ed è il riassunto di ciò che veramente abbiamo dentro; vissuto con entusiasmo e con interesse profondo, per descrivere quella che è la più dolce e lontana malattia, senza cura né dolore che è il nostro MAL D'AFRICA ora ahimè provato e non ancora dimenticato.
E' vero, ci sono molte cose che la ragione non può capire, l'intelligenza non può descrivere e i soldi non possono comprare; noi abbiamo avuto la possibilità e la fortuna di sperimentarle, per cui non ci resta che augurare buon safari a tutti, GODETEVELO, perché ne vale la pena.

JAMBO JAMBO E HAKUNA MATATA, 

Saby e Ivo Motta from Italy.

sabivo2002@libero.it

 


 

 

   

 

 

 

 

 

 

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