LA STORIA DI ARMIRA
Racconto
di Antonio Liberti
Era stanca di quella vita. Aveva solo vent’anni ma non nutriva i sogni e le
speranze di una ventenne. Dai lineamenti del suo volto traspariva una gioventù
crudelmente bruciata in fretta.
Il suo nome era Armira. Era nata in un piccolo paesino dell’Albania ad una
cinquantina di chilometri da Tirana. E proprio Tirana con quei fatiscenti
casermoni di periferia, la sua immensa piazza Skanderberg orrendamente deturpata
dai monumenti eretti in onore del regime, dai suoi rari negozi dinnanzi ai quali
file di disperati attendevano pazientemente il loro turno, rappresentava per
Armira uno dei pochi punti di riferimento della sua esistenza. Aiutava la zia in
una sartoria e la domenica, unico giorno di libertà, si trasferiva in città
“gustando” tutto ciò che la vita di campagna le negava…li c’era la
possibilità di fare qualche conoscenza maschile e poi…c’era perfino un
cinema e poco importava se il film in programmazione si ripeteva per mesi… La
sua vita scorreva così, tra un lavoro non certo gratificante ma pur sempre un
lavoro, le faccende domestiche da sbrigare fino a tarda sera e… l’attesa
della domenica…
Aveva vissuto l’”Albania Socialista” quella della “dittatura del
proletariato”….lei era una bambina e poco ricorda delle scuole elementari
quando, in aula, più che insegnare matematica o geografia si “lavaggiava”
il cervello esaltando le grandi “conquiste sociali” ottenute dal regime...
Ricordava il giorno in cui i suoi genitori la portarono ad una grande festa del
partito, del lungo discorso di Ramiz Alia e di quella bandierina che lei, bimba
di 6 anni, doveva sventolare ininterrottamente….non capiva, allora, che cosa
significasse…era solo un gioco, un gioco a cui i suoi genitori chiedevano di
partecipare e poi…. per l’occasione c’erano tutti gli altri compagni di
scuola…tutti quel giorno con la stessa bandierina in mano ed i genitori
sorridenti, felici, inebriati delle parole del loro leader…..
Ricordava la confusione, incomprensibile, che regnava nei giorni in cui tutti
erano per le strade a festeggiare..parlavano di libertà riconquistata, di
democrazia…tutti sembravano impazziti di gioia…tutti rincorrevano qualcosa
ma non capiva bene cosa…ed anche lei si sentiva felice, sentiva che la vita
sarebbe cambiata e che solo il futuro le avrebbe spiegato come e perché….
E la vita cambiò…per alcuni…vide auto che non aveva mai visto, vide vestiti
ed oggetti che non immaginava esistessero ma…. le sue cose restarono le
stesse, improvvisamente senza valore perché umiliate dal confronto…..
Ma esisteva un mondo, poco lontano, in cui tutto ciò non era appannaggio di
pochi fortunati ma di tutti….tutti felici, belli, ricchi e fortunati…..
Bastava attraversare quelle cinquanta miglia di mare, in qualsiasi modo e
poi..anche lei avrebbe lasciato finalmente alle spalle quel mondo diventato
improvvisamente troppo stretto…..oggi non c’era più nessuno a convincerla
che quella era la migliore società del mondo, la più giusta, la più
democratica….quello stesso Paese, oggi, la invitava a cercava fortuna altrove
e lei..accettò l’invito…
L’impatto con la realtà fu durissimo e Armira, come tante della sua età
all’inseguimento degli stessi sogni, si ritrovò nelle mani di uomini senza
scrupoli che la minacciarono, la sfruttarono, la umiliarono…qualche volta
rimpianse il suo Paese, qualche volta ne provò nostalgia , qualche volta
pianse…non tanto per la vita che stava conducendo ma per il dolore che
provocano i sogni infranti…
Non si sa più nulla di Armira….forse oggi ha capito che questo è il suo
destino e che in fondo, poi, non è così brutto…forse ha capito che molte
altre persone si vendono, in altri modi, più subdolamente, eppure sono
rispettate magari anche invidiate….
Forse un giorno Armira tornerà al suo Paese e lo troverà così cambiato da non
riconoscerlo più..cercherà la sua infanzia e non la troverà….avvertirà lo
stesso rifiuto che avvertì il giorno in cui mise piede nel Paese che avrebbe
dovuto restituirle una dignità….e continuerà nei suoi sogni sospesa fra la
devastazione delle esperienze di una donna sfruttata, umiliata e le ingenue
speranze di una bambina mai cresciuta…..
Questa non è solo la storia di Ramira, è la storia di tante persone vittime
inconsapevoli di un disegno più grande di loro…non chiedono pietà, forse
neanche comprensione..ma noi sappiamo che la loro sofferenza, un giorno, ci
renderà migliori.
di Antonio Liberti