MALI - VIAGGIO IN SOLITARIA

Informazioni di viaggio novembre 2004

di Lauro

 

   

Abito a Milano, sono nato nel 1953… e dall’1/11/2004 al 27/11/2004 ho fatto un viaggio nel Mali da solo con zaino, tenda, sacco a pelo…, utilizzando trasporti locali e prendendo delle guide quando necessario.

Durante il viaggio mi sono accorto che mi sarebbero state utili delle informazioni che non avevo invece trovato né nella Lonely Planet né nei resoconti di viaggio che avevo letto in Internet.

Per colmare questa lacuna ho deciso di scrivere le informazioni pratiche che troverete più sotto, nello spirito dei viaggiatori: scambiarsi informazioni l’un l’altro per sfruttare nel modo migliore possibile il prezioso tempo che si trascorre viaggiando.

ITINERARIO DEL VIAGGIO

Milano – Bamako – Mopti – Timbuctù – Dogon -  Djennè – Mopti - Segou – Bamako - Milano

 

DIFFICOLTA’ DEL VIAGGIO / COSTO

Fare il viaggio da soli è più semplice di quello che sembra, ma è comunque adatto solo a viaggiatori esperti: chi ha poca esperienza è meglio che faccia il viaggio in gruppo.

Per questo motivo le informazioni che seguono sono indirizzate ai viaggiatori esperti.

Il viaggio è adatto anche alle donne sole, sia per la generale sensazione di sicurezza che si avverte che per la possibilità di essere sempre accompagnati da una delle tante guide che si offrono continuamente dovunque.

Ho speso in tutto (tenda, visto, foto, vaccinazioni, aereo, medicine, eccetera) circa 2.400 euro.

 

PERIODO DEL VIAGGIO / CLIMA / VESTIARIO

Ho fatto il viaggio in novembre perché tutte le guide lo citano come periodo migliore, dopo le piogge e prima del vento del deserto harmattan.  Sono stato contento della scelta: non ha mai piovuto, la temperatura è sempre stata di circa 35 gradi all’ombra di giorno e dai 22 ai 30 gradi di notte, il vento harmattan ha soffiato forte solo alcune notti verso la fine di novembre, mentre ero nella zona Dogon.

Il clima peggiore è a Bamako (inquinata ed afosa) mentre il migliore è a Timbuctù (ventilata di giorno e fresca di notte).

Vestiti pesanti: mi sono portato una giacca a vento leggera (usata solo durante una notte trascorsa sul tetto del battello della Comanav lungo il Niger) e un maglione (mai usato).

Ho dormito quasi sempre in tenda: le prime ore soffrendo molto il caldo e verso le 2 o 3 di notte entrando nel sacco a pelo leggero.

 

SPOSTAMENTI / PERNOTTAMENTI / CIBO  / LINGUA

 

Gli autobus collegano bene le città principali sulla direttrice Bamako/Gao: alcuni sono abbastanza moderni (che sono i peggiori, perché senza finestrini apribili in quanto progettati per l’uso con l’aria condizionata… rotta da chissà quanti anni).

Il tragitto Mopti/Timbuctù si può effettuare con il traghetto della Comanav (una partenza alla settimana, senza giorno preciso o orari) in circa 3 giorni, con le barche tipiche del posto ‘’pinasse’’ con tempi variabili da 1 giorno e mezzo a 4 giorni, oppure via terra con jeep private in 10 ore circa (io ho fatto il tragitto inverso Timbuctù/Sevarè).

Altri tragitti si effettuano con taxi ‘’a riempimento’’, con possibili trasbordi su altri mezzi durante il tragitto (a discrezione dell’autista).

 

Un po’ dovunque c’è la possibilità di dormire in albergo in camere con zanzariera oppure all’aperto con un materasso fornito dall’albergo messo sul tetto (con corde per appendere eventualmente una propria zanzariera), mentre una tenda può essere messa un po’ dovunque allo stesso prezzo del materasso sul tetto (mediamente CFA 3000). Ci sono anche persone locali che offrono ospitalità a casa loro con i soliti materassi messi sul tetto delle loro abitazioni, circa allo stesso prezzo degli alberghi.

 

Si mangia abbastanza bene, con una grande diffusione della pastasciutta.  Di solito si trova: cus cus, riso, pastasciutta, spiedini di carne, patate fritte, pesce persico, pane, pollo.

Per la colazione usano il tè in bustine, il latte e il caffè in polvere Nestlè, pane e marmellata.

Bere costa molto: si trovano dovunque bottiglie da 1 litro e mezzo di acqua minerale (negozi 400/700 CFA, bar e ristoranti 1000/1250 CFA) e bottigliette da 30 cl di bibite (negozi 200/250 CFA, bar e ristoranti 350/600 CFA). E’ molto buona la Fanta con poco gas.

 

In definitiva è abbastanza semplice sia spostarsi che trovare da dormire e da mangiare.

 

La lingua ufficiale è il francese, ma tutte le guide che si offrono parlano l’inglese e un po’ di italiano. Negli uffici pubblici (per esempio uffici turistici, che comunque non hanno praticamente niente) si parla solo francese. Io non parlo francese ma inglese, e comunque non ho avuto grossi problemi di lingua.

 

VOLO AEREO

 

Ho fatto il volo con la compagnia che mi ha fatto il prezzo più basso: la Royal Air Maroc (EUR 651,58), comperando il biglietto direttamente negli uffici della compagnia a Milano.

All’andata il viaggio Malpensa/Casablanca/Bamako prevede circa 7 ore di attesa a Casablanca, con arrivo a Bamako alle 2,30 circa di notte.

L’aeroporto di Casablanca è abbastanza moderno, si può fumare dovunque, ha una zona tranquilla per i transiti ma le poltrone non consentono di potersi sdraiare. I negozi (che chiudono nel tardo pomeriggio) e il bar accettano gli euro.

Ho avuto due problemi con questa compagnia aerea: un paio di settimane prima della partenza mi hanno spostato la data di partenza al giorno dopo (causa soppressione del volo Casablanca/Bamako) e al ritorno ho perso la coincidenza del mattino con il volo per Milano (causa ritardi alla partenza da Bamako) partendo poi al pomeriggio con Alitalia via Roma ma perdendo anche a Roma la coincidenza con Milano. Quindi sono stato ospitato dall’Alitalia all’Hilton accanto all’aeroporto e sono arrivato a Milano con un giorno esatto di ritardo.

Gli aerei della Royal Air Maroc sono moderni, con molto spazio tra i sedili e un ottimo trattamento. Il cuscino dell’andata l’ho tenuto usandolo poi per tutto il viaggio nel Mali.

Può essere interessante fare uno studio sui voli della Point Afrique (www.point-afrique.com) che fa voli economici da Parigi e Marsiglia su Mopti, Gao e Bamako. Ho incontrato parecchi viaggiatori francesi che l’avevano usata: l’unico problema è che non sapevano ancora l’ora esatta del volo di ritorno neppure a 2 giorni dalla partenza.

 

 

CAMBIO DEI SOLDI

 

Sono partito con 2.000 euro in contanti (divisi in 2 borsettine tenute sotto i vestiti) e ne ho spesi circa 1.100.

La valuta locale CFA ha un cambio fisso di circa 650 CFA per 1 euro, ma francamente mi trovavo più comodo a fare i conti velocemente contro lire: 1 CFA = circa 3 lire.

Non ho mai cambiato in banca (che sono poche e lente) ma dai numerosi cambiavalute che si trovano in giro oppure dai negozianti.

Il cambio migliore l’ho fatto a Bamako in uno degli innumerevoli uffici di cambiavalute attorno al grattacielo di una grande banca in centro (non mi ricordo quale): 1 euro = 670 CFA.

Altrove ho cambiato tra i 630 e i 650 CFA per 1 euro.

Alcuni pagamenti li ho fatti direttamente in euro, che vengono accettati molto facilmente.

Al ritorno all’aeroporto di Bamako mi sono trovato con un po’ di CFA avanzati. Ufficialmente non è possibile convertirli in euro (ed infatti la banca dell’aeroporto non lo fa) ma c’era un cambiavalute con dei galoppini che chiedono a tutti i turisti se hanno CFA da cambiare, al cambio di 600 CFA per 1 euro, e così ho cambiato gli ultimi 3000 CFA per 5 euro. 

 

AEROPORTO DI BAMAKO

 

ARRIVO

L’aeroporto è piccolo e poco confortevole.

All’arrivo bisogna compilare il solito modulo d’ingresso ma ci si sbriga abbastanza velocemente, anche con il bagaglio.

Vista l’ora di arrivo (le 2.30 circa di notte) mi sono fatto venire a prendere (EUR 25), ma l’impressione che ho avuto è che sarebbe stato semplice e sicuro prendere un qualsiasi taxi.

Il tragitto fino a Bamako è durato circa 20 minuti.

 

PARTENZA

Il tragitto alla sera è durato circa 40 minuti, con un traffico pazzesco.

Il tassista ha accettato subito la cifra che avevo offerto (5000 CFA), per cui forse è possibile spendere ancora di meno.

L’accesso alla sala delle partenze è possibile solo all’ora del check-in e la macchina avvolgi/bagaglio (1500 CFA) si trova solo nella sala partenze: è andata a finire che quando ho potuto accedervi per tornare in Italia (verso mezzanotte) l’addetto della macchina se n’era già andato. Quando alle 22 l’ho visto andarsene ho fortunatamente trovato nel negozietto dell’aeroporto un rotolone di nastro adesivo trasparente da pacchi (1000 CFA) usandolo tutto per avvolgere lo zaino, facendo un lavoro ancora migliore di quello della macchina.

La sala d’attesa ha sedili duri con braccioli (non ci si può stendere) e il posto più comodo e meglio illuminato è il ristorante ovviamente caro (omelette prosciutto/formaggio, patate fritte e birra molto piccola: 5750 CFA).

I servizi igienici sono all’esterno e a pagamento (mi sembra 25 centesimi di CFA).

PROGRAMMA DETTAGLIATO DEL VIAGGIO

 

1/11/2004 – Milano Malpensa / Casablanca / Bamako

2/11 – Bamako (arrivato alle 2,50 del mattino)

3/11 – da Bamako a Mopti in bus (10 ore, 7500 CFA, Bani Transport)

4/11 – Mopti (giro di 4 ore in barca nei villaggi vicini: 10000 CFA)

5/11 – Mopti – navigazione sul Niger (motonave Comanav, cabina di terza classe, CFA 20535)

6/11 – navigazione

7/11 – arrivo al porto di Kabara e quindi Timbuctù

8/11 – Timbuctù

9/11 – partenza per un giro nel deserto in dromedario (cammelliere, guida e ‘’interprete’’, 2 dromedari, 165000 CFA in tutto)

10/11 – 11/11 – 12/11 – 13/11 – deserto e ritorno a Timbuctù

14/11 –  Da Timbuctù a Bandiagara in jeep e vari taxi (11 ore in tutto, Timbuctù/Sevarè 20000 CFA, taxi Sevarè 1000 CFA, taxi Sevarè/Bandiagara 2000 CFA)

15/11 – 16/11 – 17/11 – 18/11 – 19/11 – Giro paesi Dogon a piedi (guida e pensione completa per 20000 CFA al giorno)

20/11 – ritorno a Bandiagara

21/11 – da Bandiagara a Djennè (passaggio in auto privata 5000 CFA + taxi collettivo da incrocio a Djennè 1750 CFA)

22/11 – Djennè

23/11 - da Djennè a Mopti (5 ore, taxi+camion+taxi 3000 CFA)

24/11 – da Mopti a Segou (5 ore, bus 5500 CFA)

25/11 – da Segou a Bamako (3 ore, bus 2500 CFA)

26/11 – da Bamako all’aeroporto (taxi 5000 CFA)

27/11 – da Bamako a Casablanca, poi Roma

28/11 – da Roma a Milano Malpensa

BAMAKO

 

All’andata ho dormito nella casa/ufficio di Elisabetta Pincione e di suo marito. Elisabetta è direttrice della filiale di Bamako dell’agenzia Azimut di Milano: l’avevo conosciuta casualmente via Internet durante la mia ricerca di informazioni per organizzare il viaggio.

Elisabetta (azimut@afribone.net.ml) mi ha dato molti consigli ed è stato utile, da un punto di vista psicologico, sapere di poter contare su un’italiana nel Mali in caso di necessità.

La città è inquinatissima, caotica e afosa, con bei mercati e bancarelle dovunque.

Il museo non mi piaciuto (2500 CFA). L’ufficio turistico non ha niente d’interessante. Il Point G non è un belvedere perché l’inquinamento non consente di vedere alcunchè da lì.

Al ritorno ho cercato di stare a Bamako il meno possibile e ho passato la notte prima della partenza alla Missione Catholique (davanti alla cattedrale, non dove dice la Lonely Planet che ha la piantina sbagliata), ed essendo al completo mi hanno lasciato mettere la tenda in un corridoio, gratis.

Ho mangiato al Restaurant de la Pax non trovandomi molto bene (avevano solo cus-cus, speso 900 CFA).

Ho assistito ad una bellissima cerimonia nella cattedrale di Bamako, una sera verso le 18: sono stato attirato dai canti che si sentivano fin dalla Missione Catholique. Una cinquantina di persone (cioè tutti quelli che assistevano alla cerimonia) cantavano e si agitavano muovendo mani e piedi, con lo stesso ritmo travolgente dei gospel . Sono andati avanti così per circa un’ora. Non è quindi un caso che i ‘’veri’’ cantanti di gospel siano neri: l’origine è qui, in Africa

 

Problemi:

La mattina della partenza, malgrado avessi detto al tassista di portarmi alla Bani Trasport , si è fatto convincere dai procacciatori di clienti della Bitter a portarmi lì: dopo le mie proteste mi ha prontamente portato alla Bani.

Una moto mi è passata sopra un piede.

Un ragazzo che ho rifiutato come guida mi ha seguito per una ventina di minuti, urlando offese, minacciandomi di morte, strattonandomi e facendomi lo sgambetto prima di andarsene.

 

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VIAGGIO BAMAKO / MOPTI

 

Le stazioni di partenza dei bus si trovano un po’ fuori Bamako e bisogna andarci in taxi: io ero dall’altra parte della città e ho speso 2500 CFA.

Il bus della Bani Transport (pare che sia la migliore del Mali) era moderno, ma senza aria condizionata e senza finestrini apribili.

Bisogna essere alla partenza almeno mezz’ora prima per essere certi di sistemare il bagaglio: è incredibile quanta roba trasportino sempre le persone del posto.

I posti sono numerati e viene fatto l’appello dalla porta posteriore prima di partire.

Durante il viaggio di 10 ore ci sono numerose soste, sia ai posti di blocco (non controllano nulla sul bus) che in punti di ristoro prestabiliti.

Ad ogni sosta ci sono sempre venditori di bevande e cibo.

La strada è asfaltata con frequenti buche. Il panorama è piatto e monotono: non c’è nulla da vedere.

Si attraversano alcuni paesi con bancarelle ai lati della strada.

 

Problema:

L’autista del bus ha fatto un sorpasso azzardato e si è trovato un camion davanti che veniva in senso contrario: per evitarlo si è buttato giù da una bassa scarpata verso un campo sotto la strada. Il bus con 55 passeggeri e stracarico di bagaglio è volato a 100 all’ora sul prato atterrando bene sulle ruote, senza capovolgersi e senza rompersi. L’autista ha poi proseguito per un paio di chilometri sul campo finchè ha trovato un passaggio per ritornare sulla strada ed ha proseguito il viaggio. Non c’è stato alcun danno.

 

MOPTI

 

Inizialmente ho cercato alloggio alla Mission Catholique ma era piena, così sono andato al Campement Mopti (non c’è sulla Lonely Planet ma lo si vede dal bus arrivando) piantando la tenda (2500 CFA, c’è un buon ristorante, speso 4750 CFA). Non mi piace il pesce ma il ‘’Capitain’’ è veramente buono. Le guide sono molto insistenti e con fatica sono riuscito a farne a meno. Ho fatto un bellissimo giro in barca di 4 ore andando a visitare 4 villaggi sul fiume. Il ristorante Bozo è messo veramente bene e forse costa meno del ristorante del Campment (Bozo 5000 CFA, ma con molte bibite), mentre troppo caro ho trovato il ristorante Sigui (5200 CFA con record dell’acqua a 1250 CFA) dove credo, visto che non parlo francese, mi abbiano offerto la compagnia di alcune simpatiche signorine del posto (unica volta del viaggio, il chè depone a favore del Mali). Molto bello il porto con la sua febbrile attività.

C’è un Internet Cafè, con collegamento molto lento (non sono riuscito a vedere la mia posto su Libero per tutto il viaggio) al prezzo di 1500 CFA l’ora.

 

Problemi:

Il campment è accanto ad una discoteca con baccano fino a notte fonda.

In un negozio hanno cercato di rifilarmi 1000 CFA fuori corso.

Internet è molto lento in tutto il Mali, e non si riesce ad aprire la pagina di Libero che ha troppe immagini: molto meglio farsi una casella di posta in Yahoo prima di partire.

Il ragazzo che mi ha contattato per fare il giro in barca di 4 ore per 10000 CFA, e che parlava un ottimo inglese, mi ha chiesto un anticipo di 5000 CFA e subito dopo mi ha detto che lui non sarebbe venuto ma mi avrebbe lasciato con il barcaiolo: alle mie proteste è venuto anche lui, però cercando di fare un’ora in meno di giro (naturalmente abbiamo poi fatto il viaggio previsto).

Alla partenza con un bus Banani l’addetto dei bagagli mi ha chiesto 1000 CFA per mettere lo zaino della stiva. La richiesta non era assurda perché i taxi ‘’a riempimento’’ fanno pagare così: un

tot per il passeggero ed un tot per lo zaino. Ma non le compagnie di bus. Così gli ho dato i soldi (altrimenti noi mi caricava lo zaino) e poi sono andato a protestare da quello che speravo fosse il suo capo, riavendo velocemente il denaro indietro.

 

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NAVIGAZIONE SUL NIGER

 

Ho fatto il viaggio con il traghetto della Comanav per avere una visione dall’alto e maggiore certezza sui tempi di partenza/arrivo.

In effetti la nave non ha orari: dipende da quanto tempo ci mettono a caricare/scaricare la merce e se i motori funzionano oppure no (durante il mio viaggio si sono rotti).

Ho commesso l’errore di prenotare una cuccetta di terza classe: la cabine era sul piano di carico (con un caos incredibile) accanto ai gabinetti (con una puzza bestiale) e con 18 posti letto (6 cuccette da 3 posti l’una). Il cibo compreso nei 20535 CFA che ho pagato era un piatto di plastica con riso e carne (ovviamente senza posate/bicchiere/posto a sedere). La secondo classe è molto meglio (dovrebbe costare circa 35000 CFA): si trova al secondo piano del battello e si mangia seduti al ristorante. Comunque poi ci si abitua anche alla terza classe e si comincia a girare per il battello. La prima notte l’ho passata sul tetto: faceva freddo per il vento e sono stato ben chiuso nel sacco a pelo con la giacca a vento e il suo cappuccio. Il viaggio è piacevole ed è interessante vedere i villaggi e le operazioni di carico/scarico.

Sono partito verso le 14 del 5/11 e sono arrivato a Kabara (porto di Timbuctù) verso le 15 del 7/11.

Le pinasse (barche lunghe e strette tipiche della zona) costano meno ma ci mettono più tempo, oppure possono metterci meno tempo ma costare di più (25000 CFA, mi hanno detto dei turisti a Timbuctù, con un viaggio di 1 giorno e mezzo).

All’arrivo a Kabara si è subito contattati dai tassisti che riempiono i furgoni per andare a Timbuctù (600 CFA).

 

Problemi

Gli orari sono molto fantasiosi: il giorno prima la compagnia marittima mi aveva detto che il traghetto sarebbe partito l’indomani alle 20, la mattina della partenza mi hanno detto che sarebbe partito alle 11… eppoi in effetti è partito alle 14.

Come già detto la terza classe non è stata una buona scelta.

In un porto siamo stati fermi 5 o 6 ore con i motori guasti, con il vantaggio però di non respirare più i malefici gas di scarico.

Alla partenza da Mopti si è assaliti dai venditori di bottiglie d’acqua  che ci vogliono convincere, riuscendoci con un discorso sensato, che l’acqua costi molto di più a Timbuctù che non a Mopti, mentre non è vero: costa uguale.

E’ difficile decidere quale strategia usare con i servizi igienici: se è meglio andarci spesso e restarci poco, oppure se andarci di rado ma dovendoci poi stare di più….

Non ci sono cestini della spazzatura né sul battello né altrove, e tutti i rifiuti vengono gettati nel fiume oppure per strada: è stata la cosa più difficile alla quale mi son dovuto abituare.

 

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TIMBUCTU’

 

Il mio ‘’tassista’’ mi ha convinto ad andare ad alloggiare a casa sua mettendo la tenda sul tetto (3000 CFA). Non è stata una buona idea perché il costo è all’incirca quello dell’albergo, con vari svantaggi (non c’è bar/ristorante, c’è un solo ‘’bagno’’ da condividere con moltissime persone, è difficile ritrovare il posto al buio) e nessun vantaggio (non si partecipa assolutamente alla vita della famiglia). Inoltre mi sono molto seccato tra me e me quando il padrone di casa, una sera, ha urinato vicino alla mia tenda. Durante il proseguimento del viaggio non ho più dormito in case private.

A parte l’alloggio, i problemi veri li ho avuti nell’organizzare il giro che volevo fare per 6 giorni nel deserto con i dromedari.

Durante il tragitto tra il porto e Timbuctù il ‘’tassista’’ ha sentito che parlando con un turista ho detto d’aver letto sulla guida che il costo medio di un giorno nel deserto è di 20.000 CFA. Appena arrivati a casa di suo fratello maggiore dove ho alloggiato (chez Mulai Bakari, da evitare accuratamente) mi hanno proposto, in gran segreto per non farsi sentire dagli altri ospiti,  di fare il giro nel deserto accompagnato dal ‘’tassista’’ (a detta loro, autentico Tuareg) al prezzo di 20.000 CFA al giorno (guarda caso).Io ho preso tempo perché ovviamente volevo prima chiedere in giro. Bè, da quel momento in poi il tassista (di nome Alhadje BouBacar Cisoe) mi è rimasto appiccicato come un francobollo, per evitare che parlassi con altre guide. Ad un certo punto ho dovuto mandarlo via in malo modo per parlare da solo con un’altra guida che avevo finalmente trovato… ma dopo pochi minuti si è rifatto vivo, finchè l’ho respinto via con molta energia. Però il mattino del giorno dopo avevo già chiarito con fratello maggiore che non mi fidavo ad andare nel deserto con Alhadje, ed allora mi ha setto che avevo ragione (ma come… la sera prima invece pareva che Alhadje fosse il meglio del meglio) e che mi avrebbe fatto parlare con un suo cugino Tuareg molto esperto. Poi il Tuareg esperto non è arrivato ma è venuto il fratello minore, che non parlava neppure francese, ma solo la sua lingua Tuareg. Allora ho chiesto ad Alhadje di venire pure lui con noi, per fare da interprete in caso di necessità. Abbiamo tracciato l’itinerario del giro e mi hanno assicurato che avremmo incontrato un sacco di grandi dune. In realtà il giro proposto era irrealizzabile e non c’erano dune.

Il prezzo pattuito è stato al giorno di CFA 20.000 per 2 dromedari e guida + 5.000 per Alhadje, cibo compreso. Totale 150.000 CFA, 100.000 subito e 50.000 al ritorno.  Ho scritto 2 righe di ‘’contratto’’ e l’ho fatto firmare (meno male che ho avuto quest’idea!!!). Dopo meno di 2 minuti che avevo dato l’anticipo al Tuareg che se n’era subito andato … Alhadje e il fratello hanno cominciato a dire che si erano sbagliati e che bisognava rinegoziare l’importo. Un film che avevo già visto a Mopti. Sono rimasto fermo sulla cifra (che era stata accettata e firmata!!) ed alla fine hanno accettato l’accordo.

Però non mi sentivo tranquillo con quel gruppo, e così il mattino dopo, poco prima della partenza previsto per le 9, ho fatto un colpo di mano andando all’Ufficio Turistico per avvertirli con chi partivo e quando tornavo.

Ho scoperto così che l’Ufficio Turistico fa un ottimo servizio a tutela sia dei turisti che delle guide: mi hanno chiesto di andare lì con le guide, hanno parlato con loro e concordato il tragitto (metà di quello irrealizzabile che mi avevano venduto la sera prima, e comunque ne avremmo poi fatto un altro ancora), hanno tenuto i 50.000 CFA di differenza che dovevo ancora pagare, con l’accordo che al ritorno, dopo che avessi detto che era andato tutto bene, loro avrebbero dato il saldo alle guide. Io mi sono sentito molto più tranquillo, mentre Alhadje ha molto brontolato per questa cosa, perché ha detto d’aver dovuto pagare una percentuale all’Ufficio Turistico: può darsi, anche se non ho visto passaggio di soldi tra loro.

Parlando invece di Timbuctù, posso dire che la descrizione che ne hanno fatto tutti è corretta: è una cittadina con alcune cose gradevoli da vedere e con tanta tanta sabbia, non meritevole del lungo e disagevole viaggio da fare per andarci… se non fosse per il suo mitico nome.

C’è un posto pubblico per Internet molto lento a 2000 CFA all’ora. Ho mangiato bene alla Patisserie Asco (patisserie non vuol dire pasticceria, come pensavo io) per 2250 CFA.

Tutti i giorni partono piccoli bus e fuoristrada verso Mopti (circa 10 ore, circa 15.000 CFA) con partenza verso le 5 del mattino, per prendere il traghetto che attraversa il Niger alle 6. Le tariffe sono differenziate anche in rapporto al sedile (i posti davanti costano più di quelli dietro). Il tragitto è Timbuctù/Douentza (tragitto su terra battuta solida) /Sevarè/Mopti, con una sosta per il pranzo. L’ufficio che gestisce i trasporti ha l’insegna di un posto telefonico e si trova davanti, sulla destra, del ristorante Du Nord.

A Timbuctù ho passato la mia unica notte in albergo ‘’vero’’ (tornando dal giro nel deserto) e mi sono trovato molto bene all’Hotel Colombe (attenzione: ci sono 2 Hotel Colombe nella stessa via e sono identici perchè della stessa ‘’catena’’: se dovete farvi venire a prendere chiarite bene dove). Io sono andato in quello con la terrazza del ristorante sulla via (l’altro ha la terrazza sul deserto), un po’ caro (19.000 CFA) ma con camera con bagno e doccia (acqua calda), aria condizionata, ventilatore sopra il letto, bellissima terrazza del ristorante su una via trafficata e possibilità di osservare la ‘’vita’’ standosene tranquilli.

Durante i 2 giorni di festa alla fine del ramadan (capitati mentre ero a Timbuctù il 13 e 14 novembre) tutte le attività sono sospese (mi ha detto un turista che si è fermato anche il treno che veniva dal Sudan), compresi i bus/jeep verso Mopti: se pensate di partire da Timbuctù o da qualsiasi altro posto durante i due giorni di festa (le date sono variabili) mettete in preventivo di avere difficoltà enormi per viaggiare con mezzi pubblici. I ristoranti invece lavorano a pieno ritmo. Non ho visto nulla delle famose feste di fine ramadan. Interessante invece il fatto che tutti, ma proprio tutti, si vestano a festa.

 

Problema

La famiglia presso la quale ho alloggiato mi ha preso in giro nell’organizzazione del giro del deserto.

Il ‘’tassista’’ Alhadje mi si è incollato addosso dal primo momento dell’incontro al porto a quando non ho pagato l’anticipo del giro nel deserto.

L’alloggio nella casa privata ha presentato solo svantaggi rispetto ad una sistemazione in albergo.

 

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DESERTO

 

Il deserto attorno a Timbuctù è brutto, ed è esattamente uguale a come lo si vede da una qualsiasi terrazza: piatto e pieno di vegetazione. Io sono andato ad Agouni e poi verso ovest, facendo un largo giro, per 5 giorni. Sono tornato a Timbuctù un giorno prima, malgrado avessi pagato per un giro di 6 giorni, proprio perché non c’era nulla di bello da vedere. Le uniche dune le ho viste ad un’ora di cammino da Timbuctù, in una località conosciuta come la ‘’Porta del deserto’’, diritto davanti alla ‘’Fiamma della pace’’. Non ho neppure visto carovane. Agouni è formata da alcune costruzioni in muratura e numerose capanne/tende di nomadi molto distanti l’una dall’altra. Alla sera non c’è alcuna illuminazione elettrica, né alberghi e ristoranti. Interessante è la convivenza con i Tuareg, che non usano lampade è hanno una vita serale unicamente illuminata dalla Luna o dalle stelle (come nel periodo che ero io nel deserto).Sia la guida Tuareg che era con me che un’altra guida araba che ho interpellato per fare una gita in jeep mi hanno detto che le dune sono ad almeno 200 KM a nord di Timbuctù. Per una gita di 2 giorni in jeep verso Toudenni (250 KM) mi hanno chiesto 500.000 CFA: non sono stato neanche a contrattare perché era 10 volte quello che pensavo di spendere.

La sella che usano qui per i dromedari è scomodissima e senza staffe: bisogna tenere i piedi appoggiati sul collo del dromedario.

La temperatura di giorno è ovviamente molto calda (38/40 gradi) ma mitigata dal continuo vento. Alla sera il vento non c’è ma la temperatura scende intorno ai 23/25 gradi.

Di giorno conviene essere completamente coperti (calzoni lunghi e maglietta con maniche lunghe) con i loro cappelli tipo turbante (comperata la stoffa a Timbuctù, 3 metri per 2500 CFA) perché i cappelli di paglia a tese larghe volano con il vento.

Il cammelliere e la guida andavo a piedi tenendo i dromedari per una corda. 

 

Problemi

Malgrado avessi usato un cuscino di fortuna messo sulla sella del dromedario, alla fine dei 5 giorni ho avuto ferite e piaghe sul sedere per almeno tre settimane.

Ho fatto il giro del deserto con Alhadje, il cammelliere Juddu e la guida Arbi (portata e pagata da Juddu): peccato che tra tutti e tre non siano riusciti ad avere un minimo di organizzazione. Le prime ore del viaggio le hanno passato a comperare quello che si erano dimenticati (quindi con continue soste), e comunque ci siamo trovati senza: torcia elettrica, apriscatole, coltello, piatto, posate,  pentolino per il tè, abbastanza cibo, abbastanza acqua. Alcune cose le avevo fortunatamente io (torcia elettrica, apriscatole, piatto, posate), il cibo e il pentolino lo abbiamo comperato ad Agouni, varie volte ho fornito io l’acqua minerale che mi ero portato dietro (perché loro avevano finito la loro acqua delle taniche….).

Ad un certo punto del viaggio ho chiesto alla guida Arbi di confermarmi sulla piantina se eravamo dove pensavo di essere a sud/ovest di Agouni (abbastanza vicini a Timbuctù): lui mi ha detto che eravamo a nord/ovest di Agouni (molto più lontani da Timbuctù). Allora ho preso un foglio è gli ho dimostrato che essendo andati per circa un’ora a ovest, per 2 ore a sud e per un’altra ora a ovest eravamo esattamente dove dicevo io. Arbi ha ammesso che era vero. Quindi ha cercato di prendermi in giro facendomi credere che stavamo facendo un giro molto più lungo di quello che era davvero.

 

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VIAGGIO TIMBUCTU’/BANDIAGARA

 

Con moltissima difficoltà ho trovato posto sull’unica jeep che ha fatto un servizio ‘’pubblico’’ pagando più del solito (20.000 CFA anziché 15.000).

La jeep era scassatissima, non teneva il minimo ed ogni volta che si spegneva il motore bisognava spingerla per farla ripartire.

Il paesaggio per tutte le circa 11 ore complessive di viaggio è stato sempre monotono.

Mi sono fatto lasciare a Sevarè e da qui ho preso un taxi privato (2500 CFA) per Bandiagara.

 

 

TREK DAI DOGON

 

E’ la parte del viaggio che mi è piaciuta di più.

 

Ho alloggiato all’Auberge Kansaye (posto tenda o camera a 3000 CFA), che ho trovato molto rumoroso. Al ritorno ho dormito all’Hotel Satimbe (3000 CFA), più centrale e tranquillo.

Immediatamente mi ha avvicinato la guida Oumar Dolo Dit Barou (un ragazzone di 28 anni con molta esperienza) ed abbiamo concordato di fare il giro che avevo in mente per 6 giorni / 5 notti alla tariffa di 20.000 CFA al giorno per: guida, vitto e alloggio, trasporto dello zaino, trasporti da Bandiagara alla falesia e ritorno da Sanga a Bandiagara. Abbiamo compilato un modulo/contratto che Oumar aveva con se. Indirizzo e-mail di Oumar: oumarbolo@yahoo.fr.

In seguito sono andato alla Mission Culturelle ma non hanno nulla, né informazioni sui prezzi delle guide né piantine o materiale informativo.

Oumar parla inglese, ma in seguito ho conosciuto un’altra guida che parlava italiano, che forse sarebbe stata più comoda.

L’itinerario è stato: Bandiagara, taxi fino a Djiguibombo (la strada non è tanto brutta come vogliono far credere le guide), quindi a piedi verso Kani Kombolè, Teli (notte), Ende e avanti fino a Begnimato (notte, bellissimo posto di montagna), Dourou verso Nombori (notte), da qui deviazione in salita molto bella verso Idjeli-do eppoi giù verso Tireli (notte), verso Banani (notte), infine Sanga e Bandiagara.

La temperatura è molto calda e non c’è vento: si soffre sia per la temperatura che per il fondo sabbioso.

Mi ero portato gli scarponcini da montagna e sono stato contento della scelta, perché non entra la sabbia e facilita i numerosi percorsi sulla roccia. Soffro di vertigini ma non ci sono passaggi pericolosi o paurosi. Il tragitto Begnimato/Dourou è meraviglioso, in un paesaggio lunare.

Ogni paese ha un bar/ristorante, a volte con bibite fresche (acqua 1000 CFA, Fanta/Coca 500 CFA) grazie a generatori di corrente a nafta, e comunque sempre ben ombreggiati e freschi. Si mangia dovunque bene con cus cus, riso, pastasciutte e pollo. Io non l’ho portata, ma una borraccia termica avrebbe fatto comodo: l’acqua che tenevo nella borsa (esposta al sole) arrivava ad oltre  40 gradi.

E’ abbastanza semplice farsi delle docce: i campement (sempre con stanze, materassi sul tetto o posti tenda) hanno un locale aperto ma ‘’riservato’’ dove ci si lava con un secchio d’acqua e un pentolino/tazza/piccolo contenitore. A volte l’acqua, esposta al sole in bidoni, è ben calda.

Per 2 notti ho trovato molto vento e ho avuto paura di volare giù dal tetto con tutta la tenda.

Come sempre tutto ciò che si è letto o visto in foto o alla TV sui villaggi Dogon è nulla rispetto alla realtà: tutta la passeggiata di 50/60 KM si sviluppa in un paesaggio bellissimo con infinite antiche abitazioni abbarbicate in mezzo alla falesia. Ancora una volta si capisce che nei posti belli bisogna andarci, non accontentarsi di viaggiare con la fantasia.

I Dogon sono gentili, ma non si riesce ad avere rapporti con loro. Per ogni cosa chiedono soldi e fare foto alle persone è snervante. L’atmosfera è rilassante e bucolica. I tragitti a piedi non sono troppo faticosi e si fanno lunghe soste per il pranzo (più che altro per evitare le ore più calde della giornata).

Sono stato contento della scelta dell’itinerario partendo da Kani-Kombolè perché il sole si è trovato sempre nella posizione giusta per non averlo in faccia durante il cammino.

Suggerisco caldamente il pernottamento al campement di Banani chiamato Camping Falaise Chez Dagalou Guirou, che si trova in bellissima posizione dominante (mentre di solito si va in un campement a valle).

La concentrazione maggiore di souvenir si trova a in un sobborgo di Sanga (tra Banani e Sanga, in una lunga grotta naturale sotto un villaggio): ho comperato una piccola porta Dogon per 5000 CFA e varie collane a 1000 CFA l’una.

Il trasporto dello zaino funziona così: ad ogni tappa la guida si accorda con un ragazzo del posto e fa trasportare il bagaglio al campement della tappa seguente, ed il bagaglio viaggia quindi in modo autonomo senza problemi..

Tornato a Bandiagara ho fatto una gita in moto con Oumar a Songo (pitture rupestri recenti in un luogo dove ogni 3 anni fanno la cerimonia di circoncisione maschile), ma il posto non mi ha detto molto, mentre molto più interessante è stata la gita in moto (2 + 2 ore di strada sterrata bruttissima) a Niongono, villaggio Dogon dove non ci va nessuno, senza bar o attrezzature turistiche. A Niongono sono finalmente entrato in contatto con la popolazione, entrando nelle case, facendo foto dove e a chi volevo, godendo della compagnia del simpatico capo villaggio, respirando l’atmosfera d’antico che aleggiava nell’aria. Durante lo scomodo e pericoloso viaggio in moto ero un po’ pentito dell’idea di andarci, ma effettivamente il villaggio (o più esattamente l’atmosfera del villaggio) era molto diversa rispetto agli altri villaggi. Non mi sento però di consigliarne la visita perché il viaggio in moto è veramente pericoloso. Per la gita a Songo e Niongono ho pagato 25 euro (circa 15.700 CFA).  

 

Problemi

Ho inizialmente avuto problemi con la guida, sempre molto nervoso e litigioso (per un pelo non faceva a botte con un turista francese), con il sospetto che ogni mia frase nascondesse una qualche critica al suo operato. Siamo stati in tensione per alcuni giorni finchè una sera non gli ho parlato da ‘’vecchio’’ a ‘’giovane’’ e ci siamo chiariti. Gli ho detto che apprezzavo molto la sua organizzazione ma non mi piaceva il suo carattere. Poi le cose sono andate bene. Ho riferito questa cosa nel caso che riteniate di utilizzarlo come guida: con lui tutto fila liscio ma è un tipo da prendere con le molle.

Attenti al vento di notte se si dorme sui tetti.

Si  è rotta la moto durante il ritorno da Niongono e ho fatto alcuni chilometri a piedi

 

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DJENNE’

 

Djennè è giustamente famosa per la moschea e il mercato del lunedì, che bisogna assolutamente vedere.

Ho alloggiato al Chez Baba, montando la tenda per 2250 CFA. Non ci sono molti ristoranti, e la cena allo Chez Baba è costata 3000 CFA. Verso le 20 arrivano dei suonatori di tamburi vari e fanno entrare bambine/ragazze del posto che si divertono a ballare con il loro usuale incredibile senso del ritmo.

A parte moschea e mercato, però non c’è molto altro da vedere, e sono deludenti i vari villaggetti dei dintorni. Inoltre la città è sporchissima, con spazzatura e fogne a cielo aperto dovunque.

In definitiva non si ha molta voglia di starci a lungo: massimo 2 giorni

Per andar via dalla città bisogna prendere i soliti scassati taxi a riempimento: da Djennè e Mopti costa 2500 CFA.

 

Problemi

Un topo ha deciso di strusciarsi contro la mia caviglia mentre ero nella ‘’toelette’’ dello Chez Baba.

Il tassista che doveva portarci a Mopti ci ha ‘’ceduti’’ ad un camionista all’incrocio con la strada principale… ed il camionista non è arrivato fino a Mopti ma si è fermato a Sevarè. Abbiamo così dovuto fare un paio di chilometri a piedi per trovare un altro taxi a riempimento per arrivare finalmente a Mopti.

 

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SEGOU

 

Da Mopti avevo cercato di andare a Segou lungo il Niger con una pinasse pubblica, ma non ne ho trovate: così ho preso il bus della Bani (5500 CFA).

Ho scoperto all’arrivo che non era stata una buona idea usare la Bani perché il loro terminal è fuori dalla città. E’ quindi molto più furbo usare un’altra compagnia come la Gana.

Segou è una bella cittadina, con pochi turisti e quindi poche guide: si può finalmente stare in pace.

Sono inizialmente andato all’Hotel–Restaurant Balely Agne, ma non mi è piaciuto per niente: fuori dalla città, brutto e il ristorante con piatto unico e senza nulla, ripeto nulla, da bere (alla fine un cameriere è andato in bicicletta a comperarmi una bottiglia d’acqua!!).

Allora sono andato al Kaarta Hotel, ma era in ristrutturazione. Alla fine ho piantato la tenda accanto alla piscina dell’Hotel de l’Esplanade (4000 CFA), in splendida posizione centrale davanti al Niger.

Con una guida sono andato in moto a Segou Koro (antica capitale del regno Bambara), ed il villaggio merita la gita (guida 5000 CFA, tassa al capo villaggio 2500 CFA).

Il bus per Bamako costa 2500 CFA.

Ho cercato inutilmente di vendere la mia tenda per 20.000 CFA.

 

Problemi

Durante il viaggio di ritorno da Segou Koro si è rotta la moto: altri chilometri a piedi.

 

CONSIDERAZIONI FINALI

 

Io ho fatto il viaggio in  4 settimane, ma ritengo che sia possibile farlo in solo 2 settimane. L’idea sarebbe quella di arrivare in aereo direttamente a Mopti (via Francia, con la Point Afrique o altre compagnie), fare la navigazione sul Niger, visitare Timbuctù, tornare verso i Dogon via terra, fare il trek dai Dogon di 5 o 6 giorni, andare a Djennè, tornare a Mopti e ripartire per l’Italia.

Bamako, Segou ed in genere tutto il viaggio tra Bamako e Mopti può essere saltato senza rammarico.

Una guida serve solo per il trek dei Dogon.

Il viaggio nel Mali merita di essere fatto.

 

 

 

Lauro  lau@iol.it

 

 

 

 

 

 

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