Nicaragua 

27 novembre - 17 dicembre 2004

di  Christine e Ottavio

 

Il Nicaragua è un paese dal fascino discreto in confronto ad altri più famosi del Centro o Sud America, e discreta è anche la sua gente, che ha per il turista un cortese e dignitoso rispetto d’altri tempi.

E’ un fascino che ti conquista giorno per giorno facendoti assorbire le sue ricchezze, la sua gente amabile ed il suo territorio incontaminato.

La sua natura non si limita a spiagge di palme di facile effetto, seppure ne ho viste d’incomparabile bellezza a Little Corn Island, e la sua gente non offre le coloratissime suggestioni di un guatemalteco o l’esuberanza di un cubano, nonostante ciò, arriverete ad apprezzare molto questo paese ed il suo popolo.

 

Pochomil

 

Io e mio marito l’abbiamo girato per tre settimane in bus dopo una minuziosa programmazione da casa (grazie anche ai consigli di Enrica e Nello e al resoconto accurato di Michele). N’è uscito un viaggio davvero intenso per la diversità dei paesaggi visti ed il continuo contatto coi Nica, ma soprattutto per l’assenza del turismo di massa, che tra l’altro permette di gustarsi immense spiagge semi deserte.

Inoltre i costi sono stati piuttosto contenuti anche per i canoni latinoamericani ed hanno permesso di servirsi sempre in ristoranti ed alberghi.

 

Granada

 

L’unica pecca del viaggio è che si sta in ballo 26 ore per un volo Iberia Milano-Managua con scalo di due ore a Madrid, sosta in Guatemala e cambio a San Jose di Costarica. Al ritorno si fa scalo anche un paio d’ore a Panama. Io ho trovato più conveniente acquistarlo da Pindorama Viaggi Consapevoli (pindorama@iol.it  www.pindorama.it) tramite internet o telefono per poi farselo recapitare a casa. Il costo è stato di 827 euro inclusivo di tasse aeroportuali.

 

Riguardo alle guide so che sarebbe dovuto uscire nel 2005 quella della Lonely Planet. Se così non fosse la “moon” (www.moon.com) é strabiliante per quanto dettagliata ma è scritta in inglese.

Telefoni: a Masaya (sulla via principale che porta al parco) ed a Leòn abbiamo trovato internet caffè in cui telefonare a casa per quattro cordobas il minuto.                               

E’ possibile noleggiare auto ma attenti a non incorrere in alcun tipo d’incidente. Le persone coinvolte finiscono subito in galera nell’attesa di decidere chi ha torto, e se si vuole un processo rapidosi arriva a pagare fino a 1000 dollaroni!

I taxi sono ottimi a patto di barattare, ma evitate quelli abusivi: la volta che n’abbiamo preso uno ha tentato di infilarsi in un vicoletto pedonale per sfuggire alla vista della polizia. E’ letteralmente salito su un grosso marciapiede e avrebbe continuato impavido tra la nostra perplessità, se non fosse stato che c’erano un tavolino con relative sedie ed un barbone sdraiato per terra.

I bus sono un mezzo di trasporto ineccepibile ed economico e ve n’è una disponibilità incredibile. Sia lo scuolabus gringo o il pulmino privato a 12 post, non riuscirete a stare sul bordo di una strada trafficata per più di due minuti, prima che ne passi uno disposto a raccogliervi. Le stazioni dei bus, poi, sono un esempio d’efficienza in cui subito accorrerà qualcuno ad indicarvi il mezzo giusto. Che sia locale o espresso una cosa è certa: la noia non sopraggiungerà per molte ore. Potrete acquistare le più nauseabonde leccornie ed i colorati refrescos tassativamente implasticati e partirete al vibrante ed irrinunciabile suono di radio romantica in compagnia delle simpatiche famiglie nica.

   

 

           

 

 

Itinerario

I prezzi si riferiscono a camere doppie con bagno.

 

28/11  Arrivo a Granada al caratteristico Hotel Cocibolca di stile coloniale prenotato da casa (carlosgomezoo@hotmail.com).

            Costo per una notte: 190 pesos o cordobas (al cambio di 1USD = 16 cordobas). Qui abbiamo lasciato il bagaglio pesante per diversi giorni.

29/11  Spostamento alla Finca della Magdalena ad Ometepe

30/11  Ascensione al vulcano Maderas e pernottamento all’Hotel El Castello ad  Altagracìa (140 pesos)

1/12    Laguna verde e rientro a Granada

2/12    Vulcano Monbacho con Canopy tour, ascensione trasportata alla cima e giro a piedi

3/12    Vulcano Masaya e visita veloce del mercato a Masaya

4/12    Spostamento a Managua e poi Little Corn Island con volo interno  (volo ca. 100 USD A. e r.)

            Pernottamento da Bridget assolutamente sconsigliato per assalto notturno d’insetti.

5/12    Spostamento all’interno dell’isola e pernottamento da Paola Peace and Love (40 USD con cena e colazione)

6/12    Spostamento a Big Corn Island e pernottamento al Princesa de la Isla (40 USD con cena)

7/12    Ritorno a Granada

8/12    Isletas e trasferimento a S.Juan del Sur (Hotel Joki con TV, aria condizionata e colazione 26 USD)

9/12    Spiagge di El Remanso

10/12  Spostamento a Pochomil (Hotel Altamar, 300 cordobas con colazione)

11/12  Pochomil

12/12  Spostamento a Las Peñitas (Suyapa Beach Hotel, 340 cordobas)

13/12  Mare ed arrivo a Léon (al graziosissimo e rimodernato Hotel S.Juan D’Léon con TV e uso cucina, 35 USD con colazione,  http://www.sanjuandeleon.com/.  

14/12  Visita al Centro Fondazione Papele ed al barrio Los Poetas

15/12  Trasferimento a Masaya (Madera’s Inn Hotel)

16/12  S.Caterina, Laguna de Apoyo e S.Juan de Oriente

17/12  Rientro in Italia          

 

 

Impressioni e suggerimenti

Tra le varie esperienze vissute durante il nostro itinerario, ne riporto alcune

 

Celebrazione della Virgin

A Granada parecchi giorni prima del 8 dicembre si è svegliati all’alba (5 della mañana) da una banda carnevalesca che sfila per il paese. Due ore dopo, finita la messa, la folla è già intorno alla statua della Virgin nel piazzale della cattedrale, e questo si ripete per tutte le mattine a seguire. La sera fatidica, invece, si festeggia con una processione notturna spettacolare. E' guidata dal monsignore automunito che predica  tramite un megafono, a seguire il carro dell’Antiguo  Testamento, con figuranti bambini e la Virgin. Quest’ultima è ancora più spassosa dei primi, perché é preceduta da un inserviente che via via solleva i rudimentali cavi elettrici stradali con un lungo bastone, affinché il capo della santa non vi urti, ed è coadiuvato da un altro inserviente che aziona una manovella in grado di alzare ed abbassare l’intera figura.

A S.Juan del Sur la processione è invece qualcosa d’eccitante. Un ragazzo impersonifica il male con una maschera ed un copricapo cornuto rivestito di fuochi d’artificio che si accendono in successione. Corre all’impazzata verso la gente che prima gli si avvicina in cerchio, e dopo scappa per poi riavvicinarsi nuovamente, il tutto al ritmo forsennato ed incalzante della banda. Esauriti i fuochi i fedeli avanzano normalment, sempre dietro ad un carro, al suono lento della musica, finché, l’isolato dopo, da una casa esce un nuovo copricapo ed un altro ragazzo fa ricominciare il rito fino alla prossima pausa.

 

Ometepe, Finca dello Zopilote, Finca della Magdalena

Da non perdere. Consiglio di dormire una notte alla Finca dello Zopilote gestita da un italiano. E’ appena prima di Balgüe, consiste in una capanna in comune e docce all’aperto, completamente immersa nel verde, con tanto di vista panoramica sulla foresta. Occorre andarci muniti di viveri propri. Da lì è bello raggiungere a piedi Balgüe, per attraversare questo paesino molto caratteristico ed arrivare alla Finca della Magdalena in mezz’ora di buon passo. Arrivati lì sembra di essere nel paradiso terrestre per il giardino che si ha davanti e i Queztal azzurri che svolazzano indisturbati. In compenso, nelle camere è com’essere in una stalla. Salite al Maderas solo se accompagnati, allenati e con scarpe da corsa o montagna. Se avete voglia di faticare è un’esperienza suggestiva, perché si è immersi nella foresta e fuori si sente lo sbuffare del vento. Altrimenti salite solo un pezzetto, vi godrete comunque un paesaggio interessante. Andando decisi senza fermarvi ci vogliono quasi sei ore compresa la discesa. In cima però si è sempre immersi nella vegetazione e c’è panoramica, inoltre fa freddo. Vi conviene dare più senso al tutto proseguendo un pezzo in discesa per fare il bagno nel laghetto vulcanico (almeno mezz’oretta in più), ma considerate di avere ancora forze per il ritorno, che mette a dura prova la pazienza e le ginocchia.Tornerete pieni di fango e con le gambe che fanno “giacomo-giacomo”, ma potrete pranzare con uno dei polli più gustosi che abbiate mai mangiato nella vostra vita!

 

 

 

Finca Zopilote

 

Finca Magdalena

 

 

Corn Island

Nella zona costiera dell’atlantico vi è una realtà completamente diversa fatta di popolazioni e culture nere discendenti dai giamaicani. Lì più sei nero e più sei “figo” (in senso lato). Penso che sia l'unico angolo del mondo in cui succede, a parte le popolazioni indigene africane.
Anche sulle isole, i mulatti arrivati dall’altra parte del Nicaragua fanno i lavori più umili, che gli altri non vogliono svolgere, e tante donne nere hanno la meticcia per i mestieri di casa.

 

 

Little Corn Island

Assolutamente da non perdere a patto che ci s’inoltri all’interno dell’isoletta. Si sbarca sul lungomare dove inizia l’unica via, larga un metro e lunga meno di un km. Costeggia la spiaggia e su di essa si affacciano un alberghetto di lusso e un po' di casette. Gli abitanti dell'isola passano gran parte del tempo a far niente (meno male che almeno le donne hanno il bucato da fare a mano). Le case saranno non più di un trentina ad essere proprio esagerati. Verso la fine della stradina, prima dell’ottimo ristorantino cubano, c’è la casa di Bridget, che sconsiglio vivamente per la notte ma raccomando per mangiare se non avete fretta. Dietro inizia un sentiero ed è già entroterra, con poche altre casetta ed i soliti adorabili puercos che danno allegria ai paesi (ad Altagrazìa ne abbiamo visto uno che grugniva legato a pancia in su sul portapacchi di una bicicletta, pronto ad onorare anch’esso la Virgin). Quindi la zona abitata finisce e si percorre per mezz'ora un sentiero fangoso ma suggestivo in mezzo ad un bananeto. Qui da una capannina di tre metri per tre, ho visto uscire una bambina vestita della festa in stile confetto rosa di chiffon.  

Si arriva quindi da Derick’s, il canadese che possiede un gran prato inglese aperto sul mare, con palme fantastiche, amache e capanne tra cui anche palafitte di legno per alloggiare i turisti. Purtroppo era al completo, così abbiamo girato l'angolo, e siamo arrivati da Paola Peace and Love, che affitta una sua stanza ai turisti. Paola è una signora italiana che vive sulla punta di Little Corn Island da sette anni. Quando arrivi dalla spiaggia vedi un varco tra le palme con un cartello di legno sospeso per aria ed un mastino inglese grande come un piccolo orso. Appena dietro, una grande veranda su palafitte con tetto di paglia, con tanto di mansarda sopra e, dietro, la casa vera e propria, anch'essa rialzata da terra. Intorno piante tropicali e prato inglese. L'elettricità le arriva con due mulinelli a vento sempre attivi piazzati sulla scogliera. Davanti a casa c'è la spiaggia caraibica bianca con lussureggianti palme a picco sul mare, le più belle e grandi che abbia mai visto. Inoltre ci sono i pesci azzurro fosforescente ed i coralli fatti a forma di cervello.

Noi abbiamo alloggiato in una deliziosa stanza di bambù con doccia fuori all'aperto.

 

   

 

 

Peace and Love

 



Big Corn Island

Big Corn Island alle origini era abitata dai pirati. Qui si respira già un’aria diversa, sembrano tutti un po’ impostori. All’uscita del porto ci siamo incamminati verso destra e poi sempre dritto su una strada che costeggia il mare, sempre più isolata. Siamo arrivati fino alla punta estrema dell’isola su un promontorio. Lì c’é Princesa de la Isla (http://www.laprincesadelaisla.com       email  info@laprincesadelaisla.com), la residenza di Alessandro, un italiano trasferitosi lì che alla stessa maniera di Paola ci ha affittato una stanza. Con lui “solo” tre cani adulti e cinque cuccioli adorabili ma, aimé, troppo pulciosi per essere accarezzati.
La casa ad un piano é stata ricostruita da lui sui ruderi sassosi delle vecchie mura. Davanti c’è un porticato, il solito prato inglese con palme ed il mare subito dopo. Accanto, le mura fatiscenti di un vecchio albergo bruciato e spazzato via da un uragano. Tutt’intorno vento e mare, ed il loro impeto.
Stessa sensazione di scoperta che da Paola, con stili diversi ma altrettanto affascinanti.

Tutta la casa è fatta di pietra e legno, molto scura e maschile. La stanza era umidissima perché stava piovendo. Il bagno sembra una cavernetta e l’acqua della doccia esce da una grossa conchiglia (molto erotico-kitsch). A causa dell’elettricità saltata siamo dovuti stare al lume di candela, cosa che ha reso l’atmosfera ancora più suggestiva.

Il padrone di casa dopo averci cucinato un ottimo pollo alla romana ed offerto il Flor de caña, ci ha intrattenuto raccontandoci di sè e dei suoi coisolani. La sua teoria è che loro, discendendo dai pirati, ne portano tuttora i geni nel comportamento. Sono poco onesti e non sanno assolutamente mantenere la parola data. L’attività principale dell’isola è pescare aragoste al largo sulle grandi navi, oppure cercare di pescare carichi di droga lasciati cadere dagli elicotteri del narcotraffico, che partono dalla Colombia e di tanto in tanto sono inseguiti dagli americani. Prima si viveva di bananeti, poi questi sono stati spazzati via da un uragano e la popolazione è rimasta nella sua apatia senza ripiantarli.

Sull’isola vivono anche i Miskitos, popolazioni indigene della costa dell'atlantico che vivono in comunità. Quando due di loro si sposano il villaggio gli costruisce una capanna e tutto è condiviso. Il problema è che si sentono in diritto di condividere anche le cose di chi non ha la loro stessa cultura. Alessandro racconta di aver provato a coltivare qualche cosina nel suo orticello, ma puntualmente, quando il raccolto era appena maturo, comparivano loro a raccogliere i frutti del suo lavoro!
Penso alle verze giganti del nostro orto e ringrazio di non avere Miskitos nel mio paesello!
E' proprio vero che ognuno pensa a coltivare il proprio orticello (tranne loro che lo fanno coltivare agli altri).

 

 

Il senso della famiglia

Leggere il libro “Nigaragua di gente dolce” di Anna Cortadas, Feltrinelli, è interessante per conoscere di più i nicaraguensi. Si racconta di alcune loro abitudini di vita tra cui il senso della famiglia che, a quanto pare, è molto elastico. Questo c’è stato confermato dai racconti di Paola ed Alessandro e noi stessi abbiamo potuto constatare alcune cose. I matrimoni sono così rari che quando ci sono vengono chiamati “legali”, infatti, una ragazza si è stupita che noi fossimo sposati legalmente. La maggior parte delle coppie convive ed ha figli da diversi compagni. Le mamme diventano tali in giovane età e si ritrovano spesso sole, per cui passano la giornata a lavorare per mantenere i figli. Le nonne, che a loro volta diventano tali a quarant’anni, si trovano ad essere il perno della famiglia e della casa.

 

Barrio Los Poetas

A Leòn, vicinissimo alla piazza del nostro albergo, abbiamo finalmente trovato la fondazione alla quale abbiamo spedito da Rivas un pacco contenente vestiti per bambini e medicinali. Si chiama Fondazione Papele ed è diretta da una signora anziana di origini benestanti che ha compiuto studi universitari in Spagna ed è poi ritornata in patria. Alle nostre richieste d’informazioni ci ha spiegato  con molta disponibilità in cosa consiste il progetto Barrio de los Poetas gestito dalla fondazione. Grazie ai fondi di una ONG statunitense stanno costruendo dal nulla un intero quartiere destinato a persone che l’ultimo uragano ha lasciato senza casa. Ci ha mostrato i disegni dei progetti e proposto di andare a visitarlo con uno studente che lavora per la fondazione. Abbiamo accettato entusiasti e siamo arrivati in taxi in una zona periferica di Leòn immersa nella campagna. Girando per le strade polverose abbiamo visto file di casette prefabbricate, alcune già abitate ed altre ancora in costruzione, un parco giochi non ancora inaugurato ma già strapieno di bimbi ed una scuola. Il Nicaragua è il paese più povero dell’America Latina e per chi volesse fare del bene esistono diverse possibilità. A Granada c’è un centro per bambini portatori di handicap, ma consultando una buona guida si possono trovare molte altre associazioni sparse nel territorio. Noi abbiamo conosciuto canadesi che svernano in Nicaragua. Vivono nell’entroterra con le popolazioni più povere e li aiutano a costruirsi le case.

 

 

                                                                           

Monbacho e Canopy tour

Il Canopy tour si svolge dentro il parco del Monbacho e consiste nel passare da un albero all’altro facendosi scivolare, appesi in assoluta sicurezza, da una piattaforma all’altra. Ha prezzi turistici ma è piuttosto spassoso oltre che bello, perché sono alberi secolari ed enormi. Le fronde appena sotto evitano la sensazione di vertigine. Da li’ vi portano poi con una cammionetta sulla cima del Mombacho che è molto suggestivo, perché costituisce un esempio di foresta nebbiosa e umida. E’ perennemente circondato dalle nuvole create dall’umido della sua vegetazione. Dopo aver subito improvvisamente una notevole escursione termica, s’inizia la passeggiata a piedi sul sentiero che ne circonda la punta. Il freddo si fa sentire, così come il rumore del vento che soffia forte tra la lussureggiante ed intricata vegetazione in uno scenario nebbioso bellissimo.  

 

 

 

 

 

Volcan Mombacho

 

 

Per finire…

Tante altre cose ci sarebbero da vedere in Nicaragua, avendo più tempo a disposizione. Noi abbiamo scelto di passare tre settimane intense, sebbene a volte anche faticose, per riuscire a vivere parecchie esperienze. Potrei consigliare di soffermarsi un giorno in più a Little Corn Island ed Ometepe, due mondi a parte, dove la natura fa da padrona in tutta la sua bellezza ed il tempo riacquista la sua dimensione naturale.

 

 

San Juan del Sur

 

Pochomil

 

 

 

Christine  christine.m@libero.it   e Ottavio

 

 

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