Svalbard

Norvegia

Diario di viaggio 2007

di Paolo Rapa

 

 

Longyearbyen  78° parallelo , ultima fermata prima del Polo Nord .  Fino allo scorso anno non ero a conoscenza di queste isole… poi dopo essere stato a Capo Nord la mia passione per i paesi nordici in inverno mi ha fatto scoprire questo posto , non ho avuto il minimo dubbio…  dovevo arrivare alle Svalbard !

Oltre 6 mesi prima iniziavo ad approfondire la conoscenza del posto , quando andare ,  i mezzi per arrivarci , dove soggiornare ecc…  questo è fondamentale per sfruttare al meglio il viaggio e risparmiare sui costi .

Almeno per quest’anno le possibilità del volo erano limitate con la SAS , a fine agosto dello scorso anno acquisto il biglietto Oslo / Longyearbyen  (234 euro A/R) , dal 12 al 18 febbraio  , è possibile anche partire da Tromso dove si effettua uno scalo  , l’avventura era iniziata…

Avevo molti mesi per cercare tutto con calma , come dicevo prima le date scelte non erano casuali , dalla prima settimana di febbraio la luce inizia ad arrivare al 78° parallelo , prima di quel periodo gli operatori turistici non effettuano escursioni e il cielo è troppo buio per offrire paesaggi stupendi , la metà di febbraio era per me il momento dell’inverno più adatto per andarci .

Visti gli orari della partenza e arrivo a Oslo capisco subito di non riuscire a fare il viaggio in un giorno , cosi decido di spezzare facendo due giorni ad Amsterdam .

9 febbraio , si parte da Torino per Milano , con Easyjet arrivo a Amsterdam in serata (32 euro) , stavolta ero gia carico alla partenza con valigia piena  e zaino , indumenti da sci , stivali e sacco a pelo .

11 febbraio , verso sera si riparte per Oslo con volo Sterling (50 euro) , arrivo a mezzanotte e fatico  a trovare un posto comodo dove passare la notte in aeroporto , menomale che trovo una panchina libera nascosta dietro una scala mobile…  anche se non riuscirò mai ad addormentarmi in un aeroporto… poi il problema di essere solo mi costringe a dovermi muovere con tutti i bagagli.

In qualche modo il mattino arriva… alle 6,00 faccio il check in , il volo sarebbe dovuto partire alle 9,20 ma abbiamo 45 minuti di ritardo per problemi , rimango stupito per il numero di persone che si imbarca… pensavo di essere il solo che decide di arrivare alle Svalbard in inverno… ma poi immagino che scenderanno tutti a Tromso… effettivamente allo scalo ci dicono che chi proseguiva doveva rimanere al proprio posto e  scendono circa  metà delle persone , ma risalgono un buon numero , saremo almeno 70 …

Il volo dura circa 4,30 ore  , anche se praticamente è composto da 2 voli in sequenza , essendo a 10.000 mt. vediamo il sole per quasi tutto il tragitto , solo nell’ultima ora scompare quasi all’improvviso all’orizzonte e siamo avvolti da quel buio artico che fa uno strano effetto all’inizio , chi lo ha provato capirà… per me era la terza volta  , dal finestrino si vedevano solo montagne bianche e mare scuro con qualche lastra di ghiaccio , l’atterraggio è tranquillo sulla  pista ghiacciata  , c’è un solo volo al giorno per cui non c’è traffico… in un minuto siamo già fermi pronti a scendere… quattro passi e siamo all’interno , è tutto limitato per uno… un solo nastro valigie , un solo gate… tanto arriva solo un aereo…

 

 

 

Ad aspettarmi Stefano della Poli Artici , questa era stata una sorpresa di trovare durante l’organizzazione un operatore Italiano che lavora lassù , le scelte si contano sulle due mani e ci vuole poco per trovare tutte le possibilità di soggiorno , si tratta solo di scegliere tra comodità centrale a un prezzo più alto o in fondo al paese con prezzo più basso…  , tutto il paese è concentrato in un km…

Stefano ci offre invece una casetta indipendente con una camera al piano terreno e una al primo piano , ognuna con cucina , bagno e tre posti letto , uso singolo 400 NOK al giorno .

Appena sistemato sfrutto le ore del pomeriggio , anche se ormai era scuro , per vedere cosa offre il paese , Longyearbyen è l’unico centro abitato dell’isola con circa 1800 abitanti , ci sono poi un paio di altri villaggi con alcune decine di persone . Un tempo abitazioni di minatori che estraevano il carbone dalle diverse miniere in zona  , sono ancora conservati i tralicci in legno  della teleferica che portava il carbone in città , oggi alcune miniere sono ancora attive e il carbone viene portato con i camion alla centrale termica che fornisce il teleriscaldamento alla città , d'altronde l’unica fonte di energia sull’isola è questa , tutto il resto , combustibili , generi alimentari devono arrivare per nave dalla Norvegia  che si occupa dal 1925 di amministrare le  Svalbard .

Il trattato internazionale, firmato da oltre 40 paesi, pose oltre 80 anni fa le Svalbard sotto sovranità Norvegese, garantendo, all'interno dell'arcipelago, gli stessi diritti che i cittadini dei paesi firmatari godono in patria. Successivamente tale diritto venne esteso a chiunque,  è l'unico luogo dell'Europa occidentale dove gli immigrati non hanno bisogno di permesso di soggiorno, né di visto d'ingresso , sempre che riesca a trovare un lavoro e resistere a 30 gradi sottozero .

 

 

 

Il primo consiglio di Stefano è non allontanarsi dalla città… e anche non stare in giro di notte ,  il pericolo orsi è reale , in quei giorni uno si è avvicinato al paese . Ci raccontava anche che altre volte sono state trovate al mattino impronte di orso nelle strade e nessuno aveva dato l’allarme , non è consigliato ma se si vuole allontanare  dal paese bisogna affittare un arma (senza bisogno del porto d’armi) , mentre per le escursioni  “fai da te”  bisogna avvisare il Governatore , avere un’assicurazione per il recupero , affittare un navigatore , razzi segnalatori , radio , kit pronto soccorso  ecc… decisamente sconsigliato…

Faccio la prima uscita… ci sono -10° , a 300 mt. ho già l’ufficio turistico (avevo chiesto per posta un catalogo e mi era arrivato in 3 giorni! ) , appena entrati si impara subito che in quasi tutti i posti comprese le case (eccetto i negozi e bar) bisogna togliersi gli stivali , c’è sempre un guardaroba all’ingresso con ciabatte , prendo qualche guida e mappa , anche se in due ore si impara a conoscere le quattro strade della città… ci sono poi libri , souvenir (presenti in tutti i posti pubblici) , la tabella delle escursioni settimanali degli operatori turistici e l’unico museo che visiterò nei giorni seguenti  , a fianco si trova l’università .

Salgo poi nella strada centrale dove si trova il 90 % di tutto…  il primo edificio a sinistra e l’Hotel Radisson SAS , all’interno è presente il ristorante , una birreria , l’angolo souvenir e l’unica postazione internet pubblica (anche wireless) , sulla destra Spitsbergen travel  tour operator  , poi l’ospedale con attrezzatura di base , un edificio ospita la banca e la posta , curioso sulla porta il cartello di non entrare con armi…  nella banca , come in qualche negozio , un angolo attesa con sedie  patatine e te , dopo un piccolo centro commerciale con alcuni negozi di vestiti , attrezzature sportive , souvenir , apparecchiature elettroniche , taglio capelli , un bar e una birreria , di fronte un supermercato  Coop , l’unico posto dove comprare generi alimentari , sorprendentemente ben fornito… con annesso negozio sportivo . Al centro della strada c’è una statua di un minatore in ricordo di questa comunità .

Più avanti altri negozi di attrezzatura sportiva dove affittare armi e altro , un bar dal nome SbalBar…  , Basecamp Spitsbergen un tour operator con hotel e ristorante , un negozio con generi di ferramenta . Fuori centro ci sono poi qualche altro negozio di attrezzature sportive , altri tour operator , 2 guesthouse , la scuola , la chiesa , un venditore di auto  , un meccanico . L’orario di apertura feriale è dalle 10,00 alle 17,00 , sabato e festivi ridotto .

Praticamente tutti i giorni si entra in questi negozi e locali… bastano pochi giorni e la monotonia diventa quotidiana… penso proprio che senza un lavoro che occupi il tempo si diventerebbe matti ,

se poi pensiamo che alle 15,00 fa buio e  per alcuni mesi proprio non si vede luce…

Il giorno successivo Stefano mi viene a prendere alle 8,30 , andiamo in escursione , la destinazione è scelta dai partecipanti , però è necessario mettersi d’accordo perché ci vanno un numero minimo di persone e motoslitte e bisogna calcolare di avere posto come passeggero se una motoslitta dovesse guastarsi , questo con tutti i tour operator , ecco perché esiste una tabella con le escursioni a cui associarsi .

 

 

 

Arriviamo alla sua casa/ufficio e magazzino di attrezzature , siamo 8 , la destinazione è Barentsburg , il villaggio Russo , 60 km da Longyearbyen… (1600 NOK)  per primo una lezione su come guidare la motoslitta , poi si inizia con l’equipaggiamento , stivali con all’interno 2 cm di lana , idem con i guantoni , tuta da sci intera , passamontagna in lana  , casco , occhiali , poi sotto avevo : due paia di calze , pantaloni e calzamaglia ,  maglia e camicia in pile imbottito in lana , sottoguanti e un altro passamontagna in pile…  non pensate che avevo caldo…

Due motoslitte avevano una slitta come rimorchio con l’attrezzatura , taniche di benzina , contenitori con il cibo e bevande , ricambi per le rotture , kit medico e di soccorso , radio , fucile e pistola .

Partiamo , nei primi km cerchiamo di prendere confidenza col mezzo , non è per nulla facile da guidare  , non bisogna mai fermarsi sulla neve fresca o in salita , nei terreni inclinati spostare tutto il peso per compensare  , frenare a intermittenza , facile a dirsi…

Alle prime salite iniziano i guai , ribaltamenti , affondamenti nella neve fresca , poi ci si mette anche il tempo… neve , vento , a circa metà percorso scende la nebbia , l’unica cosa da non perdere è la luce posteriore rossa della motoslitta davanti… solo che la distanza fra di esse aumenta perché per paura si accelera , peggiorando in rischio di finire fuori pista , Stefano ci aveva detto : se vi perdete non muovetevi da dove siete , vengo io a prendervi…  solo che prima che si accorga e arrivi passano 5 minuti e in mezzo a niente di notte con una bufera di neve non è piacevole…

In più con le soste forzate si perde tempo e visto che si sono dei tempi da rispettare significa bisogna andare più forte , dopo circa 40 km  arriviamo a un rifugio per una breve sosta , è l’unica cosa non bianca che avevo visto dalla partenza… all’interno un letto , una stufa con legna e qualche genere alimentare , appena ci si ferma bisogna subito togliere gli occhiali senno l’umidità all’interno li fa ghiacciare , mi tolgo il guantone per una foto e in meno di un minuto mi si congela la mano… un dolore.. non riesco più a muoverla , ci vorranno 15 minuti prima che la sento di nuovo… saremo stati a –25° , poi bisogna fare i conti con il vento che porta la sensazione di freddo anche oltre 10° in meno .

 

 

 

Finalmente vediamo degli edifici , saremo arrivati spero , ci abbiamo messo 4,30 ore , ho i muscoli indolenziti per i salti e per tenersi forte , entriamo nell’hotel e Stefano chiede se possiamo mangiare all’interno anche solo nell’ingresso , purtroppo no , loro decidono di mangiare fuori… io ho bisogno almeno di un ora di caldo… e resto in una specie di bar deserto all’interno ,  mi tolgo il passamontagna con un centimetro di ghiaccio davanti… la barba si incollava e faceva male , se penso che dobbiamo tornare indietro…

Mi avvicino al bancone , non vedo nulla se non patatine e qualche cioccolato , una signora è nel retro , le chiedo un cappuccino , ma fa una faccia strana e dice che non c’è… qualche minuto dopo mi porta un caffè lungo e una tazza di latte… vedo che dietro c’è una cucina dove vive e immagino non abbia la macchina per l’espresso , poco male , mi basta qualcosa di caldo .

La sosta dura meno di un ora perché è tardi , il passamontagna non si era neanche completamente scongelato , il tempo di indossare tutto l’armamentario e sono fuori , passiamo in mezzo al villaggio ma è troppo scuro per vedere bene , Stefano viste le condizioni meteo precedenti decide di passare lungo la costa , cosi ci salviamo dalla nebbia , però sembra faccia ancora più freddo , le piste sono ghiacciate e veniamo sballottati sulle motoslitte , il percorso è più pianeggiante e recuperiamo un ora rispetto all’andata , arriviamo al passo del ghiacciaio di Longyearbyen con vista sulla città , ancora pochi km e ci siamo , escursione non da poco , forse era meglio iniziare con qualcosa di più facile , ho conosciuto subito il lato vero delle Svalbard con qualche dubbio di tornare indietro intero…

Il giorno successivo riposo , rimango in paese , la giornata serena era ottima per le foto , i -15° erano una temperatura piacevole ormai…  per la colazione bisogna aspettare le 10,00 perché tutto apre a quell’ora , acquisto qualche souvenir , pranzo al ristorante Kroa  , alle 12,00 la luce è al suo massimo e fuori lo spettacolo è assicurato , la luna è sempre alta nel cielo a qualsiasi ora , i colori sfumano dal bianco al blu al giallo e  rosso infuocato dove il sole è appena sotto l’orizzonte , le cime innevate delle montagne assumono un colore rosa  sul mare scuro che in parte è ghiacciato perché la città si trova in un golfo , nuvoloni neri o rosa si alternano qua e là , tutto questo dura un paio di ore , dopo tutto è illuminato da una luce blu ed era facile che verso sera e notte si alzasse un forte vento con bufere di neve .

Gli abitanti si spostano in auto anche per fare poche centinaia di metri , cosi evitano di vestirsi e svestirsi , tanto la meta più ambita è il supermercato…

Eccetto la via centrale che è pedonale nelle altre strade non ci sono marciapiedi e camminare ai lati è difficoltoso per via del ghiaccio ma le auto si allargano sempre all’incrocio con un pedone .

Il sabato pomeriggio Stefano ci accompagnava a visitare le Grotte di ghiaccio (500 NOK) ci equipaggiamo in maniera più leggera in quanto sono a qualche km di motoslitta dalla città , lampada da testa e si va , si entra da una botola nel terreno , la discesa di 5 mt. su scalini di ghiaccio tenendosi a una corda , si arriva in un cunicolo alto un paio di metri , si cammina su uno strato di ghiaccio formato dall’acqua dell’anno precedente perché questi cunicoli in estate sono dei canali di scolo sotterranei , collaudo i miei stivali nuovi con i ramponi…  ottimi sul ghiaccio , sul soffitto è presente una brina simile a quella del freezer , è prodotta dal calore generato dai visitatori , proseguiamo nel tunnel , la temperatura è fissa a -3° , a volte bisogna chinarsi o contorcersi per superare qualche tratto più stretto , come nelle grotte di calcare il ghiaccio forma stalattiti di grandi dimensioni o delle forme rotonde trasparenti , all’interno rimangono congelate pietre , terra , sembra di vedere i vari strati di congelamento come in un albero tagliato si vedono gli anni di vita , in una zona forse per una corrente d’aria ci sono  stelle di ghiaccio grandi come una mano sul soffitto , scendiamo ancora un po’ e arriviamo a un laghetto ghiacciato , Stefano fa due passi sopra ma non si fida , non conosce lo spessore del ghiaccio cosi ritorniamo indietro , risaliamo all’esterno , fuori fa molto più freddo…

 

 

 

 

L’indomani è domenica e approfitto  dell’occasione di visitare la chiesa per partecipare alla messa più a nord del mondo… la chiesa si trova dall’altro lato del fiume che divide il paese , anche se non è visibile perché è ghiacciato , dopo aver lasciato stivali e giaccone nel guardaroba si sale al primo piano di questa casetta , si praticamente è una casa non una chiesa come siamo abituati a vedere , si entra in una grande stanza con tanti tavolini , sedie , divani e il bar…  questo è anche un momento di incontro…  nella stanza successiva un piccolo altare e cinquanta posti a sedere .

La sorpresa è che in quel giorno si celebravano anche due battesimi… alle Svalbard non nascono bambini perché l’ospedale non è attrezzato , genitori e padrini erano vestiti in costume , i bambini del posto cantavano canzoncine accompagnati da una chitarra e un pianoforte , naturalmente non ho capito molto di quello che dicevano in Norvegese… ma Amen e Alleluia sono uguali…

Dopo capita a fagiolo il rinfresco… dove mi intrufolo…  la domenica i bar aprono a mezzogiorno , comunque tutti erano ben accetti in queste feste , anzi in paese erano appese locandine se solo avessi capito cosa c’era scritto…  diversi tipi di torta , caffè , te, succhi erano a disposizione , faccio la conoscenza con altri ospiti scoprendo che conoscevano anche Torino…

 

 

 

Ritorno all’ufficio turistico per visitare il museo (75 NOK) il percorso inizia con la storia delle Svalbard , dei suoi esploratori tra cui Umberto Nobile e il dirigibile Norge , della spedizione del dirigibile Italia e la sua caduta nel 1928 sulla banchina polare , ci sono ricostruzioni di abitazioni , il lavoro in miniera , la caccia , la pesca , fauna e flora del posto .

Il lunedì era l’ultimo giorno… per fortuna il secondo giorno sereno del mio periodo , avevo il mare a 100 mt. da casa , mi vesto bene perché faceva abbastanza freddo -17° e arrivo fino sulla riva , volevo vedere da vicino l’oceano Artico , l’acqua scura e increspata fa da contrasto con la distesa bianca e il cielo rosso e giallo , l’unico rumore che si sente sono le onde che si infrangono sul ghiaccio della  riva , la vista si perde nell’infinito bianco , avrei camminato anche un ora ma avevo addosso una sensazione di vulnerabilità , ogni tanto mi guardavo le spalle , forse questa solitudine attorno creava questo , anche se quello che vedevo era stupendo… poi anche il freddo si faceva sentire , ormai avevo capito quanti secondi riuscivo a stare senza guanti per fare le foto… anche la macchina aveva il suo tempo di funzionamento poi non rispondeva più…

 

 

 

Arrivo nella strada centrale per un ultimo giro nei negozi , volevo portare dei cioccolatini della mia città alla signora dove avevo comprato due maglie , rimane a bocca aperta… non sapeva più come ringraziare , mi regala un orsetto di vetro dicendomi quando lo guardi pensa alle Svalbard… sicuramente non le dimenticherò mai… e neanche le sua gente , semplice ma sincera e disponibile , è  un piccolo paradiso dove la serenità e l’onestà esiste ancora , non era raro che incontravi persone per strada e ti salutavano…

Al pomeriggio Stefano mi porta all’aeroporto , il più piccolo visto finora… tutto organizzato per un aereo… il check in nella  Norvegia è stato sostituito dall’impronta digitale , non più con la carta d’imbarco , al gate basta un dito ed esce un foglietto con  la tratta e il posto a sedere , facciamo il solito scalo a Tromso  però questa volta dobbiamo scendere passare la dogana e rifare il check in perché le Svalbard essendo Taxfree obbligano l’eventuale controllo acquisti , arriviamo a Oslo verso le 19,30 dove passerò la notte , proseguo poi con Brusselsairlines per Bruxelles (641 NOK) e riparto per Milano (50 euro) .

 

 

 

Chi raggiunge queste mete in inverno ha sicuramente una passione per questi posti e vuole vederli nel loro momento più vero , quando le condizioni sono al limite , i momenti difficili ci sono ma si dimenticano subito e si è di nuovo pronti a ripartire… le emozioni estreme che si provano sono più forti di qualsiasi bufera , i paesaggi che si ammirano non fanno pensare che la luce dura poche ore , il freddo artico insegna subito che bisogna essere equipaggiati , lassù non si può improvvisare ma bisogna stare alle regole della natura .

Arrivederci Svalbard , personalmente il prossimo anno cercherò di superare il 78°… se sarà possibile , la sfida continua…

 

Paolo  dunebuggy@inwind.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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