Tunisia e Libia

Diario di viaggio 2004

di Marco Paradiso

 

Era da tempo che desideravo e sognavo il deserto…ed era da tempo che avevo l’occasione di organizzare un viaggio diverso, un viaggio nel Sahara, ma era da tempo, troppo tempo che rimandavo.

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Mappa viaggio

Poi arriva gennaio 2004 e finalmente con tre amici carissimi (Alberto, Franco e Massimo) decidiamo…questa è la volta buona…si va…in Tunisia e Libia.

Organizziamo tutto da soli grazie anche e soprattutto a colleghi di lavoro di Massimo (Max) che lavorano qui da noi ma che sono tunisini e che li hanno una società che fitta fuoristrada e organizza giri ed esplorazioni con guide (queste persone però preferiscono non vedere pubblicato il nome della loro società su internet). Se si vuole organizzare come si deve un viaggio per il deserto tunisino e libico, le guide locali sono necessarie sia per l’itinerario, per i posti da vedere, sia per la guida nel deserto che in alcuni tratti non è affatto semplice specie se si esce dai percorsi abituali, e sia per entrare in Libia in quanto se non si dimostra di appoggiarsi ad agenzie del posto, è probabile che alla frontiera non vi facciano passare (Inoltre per entrare in Libia ci vuole il visto consolare ma di tutto questo parleremo nelle info pratiche).

Come periodo di viaggio, venendo incontro alle esigenze di tutti, scegliamo le 2 settimane a cavallo tra giugno e luglio, non è il massimo però…ed organizziamo un itinerario insieme ai ragazzi colleghi di Max ed in contatto con le guide giù in Tunisia. Il tempo dedicato alla ricerca del percorso da fare e delle zone da vedere, ed alla lettura di guide è stato fondamentale ed inoltre, organizzare il tutto con persone che sembra conoscano mezza Africa, ha facilitato un bel po’ le cose, specie per la ricerca delle sistemazioni nelle varie località.

 

Ma il tempo corre veloce ed arriva cosi la mattina del 25 giugno.

E’ mattina presto e tutti e 4, con i bagagli ridotti all’osso (importante), ci muoviamo da Napoli verso Roma dove, con un aereo della Tunis air, (www.tunisair.com) per 240 euro a/r, tasse comprese arriviamo a Tunisi comodamente. Il viaggio è breve e tranquillo, ma noi eccitatissimi continuiamo a consultare guide e cartine poi…l’arrivo.

Verso Tunisi

 

25 giu     Tunisi-Sousse   km140 

Nel pomeriggio siamo a Tunisi. Scesi all’aeroporto, passiamo la frontiera e finalmente incontriamo Said e Selim le nostre guide che avevamo tanto sentito per telefono e via mail, sono 2 ragazzi energici e simpatici, parlano benino inglese e italiano ma soprattutto non stanno mai fermi con le mani in mano…ci aiutano con i bagagli, ci portano a cambiare gli euro in dinari tunisini (1DT=0,77eur) ad un cambio un po’ clandestino ma conveniente e ci offrono anche da bere…insomma il primo impatto con la Tunisia è perfetto. Lasciamo Tunisi che non conosco ma che, se dovesse essere tutta come la zona dell’aeroporto Chartage, sarebbe bruttina, e dopo un’oretta di autostrada, dopo aver attraversato la grande baia di Hammamet, arriviamo a Sousse, la prima ed ultima tappa del nostro viaggio…domani partiremo da qui ed il 6 luglio ritorneremo qui per visitare anche un po’ la costa. Arriviamo all’ hotel (Du Park Sousse Tel(73) 222 885) piccolo ma curato e con personale amico dei ragazzi, ci sistemiamo e usciamo per un primo giretto. Fa un po’ caldo (33°) ma la brezza marina rinfresca l’aria, il lungomare non è ancora pieno di turisti e con Said e Selim mangiamo un ottimo kabab parlando di europei di calcio e di Iraq, rendendoci conto, semmai ce ne fosse stato bisogno, che la guerra e il terrorismo sono banditi ovunque, il sentimento è comune…quanti errori e quanta stupidità… poi con tutta calma torniamo in hotel.

 

26 giu     Sousse-Kairouan-Gafsa-Gole di Selja-Tozeur   km350

Ore 7 sveglia presto…comincia il viaggio!! Said e Selim sono già in piedi prontissimi a partire cosi come è pronto l’enorme Range Rover 7 posti, carichiamo i bagagli e…via ci lasciamo alle spalle Sousse e svoltiamo verso sinistra, verso l’interno (sulla strada n2), il paesaggio è ancora pre-desertico, simile alla Grecia, arido ma abbastanza coltivato, la strada è ampia, asfaltata e dritta e non fa molto caldo (31°) cosi superiamo velocemente alcune piccole località e dopo un’oretta arriviamo a Kairouan. Kairouan è la quarta città santa dell’Islam è piena di gente ed ha un’atmosfera affascinante ed una grande e bellissima moschea che non si può non visitare. Accompagnati da persone del posto è più facile entrare ma chiunque, in abiti adatti e pagando qualcosa (1-2 DT), può accedervi. Il cortile è enorme e pieno di fedeli ma c’è un silenzio irreale, scorgiamo ma solo da fuori l’interno, con le sale di preghiera addobbate con enormi e fastosi arazzi e tappeti coloratissimi. E’ la prima volta che entravo in una moschea e sono rimasto profondamente colpito da questo luogo cosi silenzioso e solenne…cosa si diceva sulle moschee?!? Verso le 10 dopo aver convinto a proseguire Alberto che non voleva più andar via, siamo di nuovo on the road e proseguiamo verso sud. Dopo una sosta tecnica a Jelma, arriviamo a Gafsa verso le 12 e andiamo alla locanda di Fhaled, amico di Said che ci offre un the e i samsah (ottimi dolci a base di pasta sfoglia, mandorle e miele). Gafsa è una città abbastanza grande ma poco considerata, invece non è brutta ed offre un grande e affollatissimo souq che però vediamo solo di sfuggita. Verso le 14 (sulla strada n3) siamo alla volta di Metlaoui e notiamo come il paesaggio sia cambiato e continui a cambiare, il deserto comincia ad inondare i nostri occhi, arriviamo a Metlaoui alle 15 circa, la città non offre niente ma è da qui che si parte se si vuol visitare le fantastiche Gole di Selja. Con un fuoristrada e delle guide la strada non è difficile e ripaga sicuro della fatica fatta…panorami mozzafiato, pareti a strapiombo alte centinaia di metri, non resistiamo e, fermato il fuoristrada, facciamo un tratto a piedi in compagnia di alcuni escursionisti francesi, e del caldo a 37°, per avvicinarci un po’ alla grande porta…davvero incombente, guardandola da sotto ci si sente davvero piccoli. Da Metlaoui parte anche il Lezard Rouge (http://www.fahrplancenter.com/Fahrplan_SNCFT.html) antico treno dei minatori che attraversa tutte le gole…deve essere favoloso ma noi, convinto Max che non smetteva più di fotografare, siamo già alla volta di Tozeur. La giornata è stata calda e piena ma nessuno di noi resiste al fascino di questo luogo, ci sistemiamo alla pensione Karim (Karim Residence Avenue Aboukachem Chebbi 2200 Tozeur Tel(76) 454 374) appena fuori la città e alle 17 siamo in giro. Tozeur è una meta che non può mancare a chi volesse visitare la vera Tunisia, c’è un’atmosfera tutta particolare, notiamo come sia una città più turistica del solito, c’è l’aeroporto, ci sono musei, hotel, banche e autonoleggi ma ha lo stesso un fascino enorme, la parte antica è un dedalo di viuzze e stradine, strette, nascoste, quasi misteriose. I palazzi sono tutti a corte interna e creano ampie zone d’ombra fresche e riparate. Per spostarsi non mancano insistenti ragazzini su carrettini a cavallo sempre numerosi sia per i vicoletti che davanti agli alberghi. Verso le 21 incontriamo Said e Selim e, col fresco della sera (22°), andiamo a mangiare qualcosa insieme nella piazzetta principale e poi torniamo alla pensione.

 

Kairouan la Medina

 

Kairouan la Grande Moschea

Le Gole di Selja

Scorcio di Tozeur

27 giu      Tozeur-Chebika-Tamerza-Mides-Nefta-Tozeur   km150

Sveglia alle 6.30 ed alle 7 siamo già sul fuoristrada e ripercorriamo la strada fatta ieri (la n3) ma verso nord e dopo 10km svoltiamo a sinistra sulla n16, il paesaggio cambia ancora, entriamo nel Chott el Gharsa, una grande pianura sassosa, inospitale ma attraente, poi incontriamo le montagne, la strada è ampia ed asfaltata, disegna una serie di ampi tornanti con viste bellissime su monti pietrosi e aridi appena riscaldati da un sole ancora basso (30°) finché…verso le 8, non si arriva a Chebika…un eden. Parcheggiato il fuoristrada a valle cominciamo una passeggiata lungo una vallata stretta, rigogliosa, piena di palme e di ombra, non fa caldissimo ma l’ombra è sempre bene accetta. Arriviamo dopo mezz’ora sulle rive di un laghetto ornato da una piccola cascata ed una cornice di palme. L’acqua è fresca, il posto è davvero idilliaco ed un bagno qui è fantastico. Lasciata a malincuore Chebika verso mezzogiorno, continuiamo a salire e dopo poco siamo a Tamerza, scavi di un’antichissima città berbera…silenziosa, vuota ma piena di fascino. Ci perdiamo insieme ad un gruppetto di ragazzi spagnoli per questi scavi poi proseguiamo ancora verso la fantastica Mides. La particolarità del posto, al confine con l’Algeria, é che si trova sul ciglio di un canyon enorme e bellissimo ma é un paese in rovina, oramai abbandonato, fatto di sassi, fango, terra e silenzio, l'atmosfera é veramente affascinante. Non c'é nessuno in giro tranne alcuni bambini che insistono affinché li seguiamo non si capisce dove, giriamo per il paese antico, ascoltando Said che ci racconta di come il luogo sia stato set di film come Il Paziente Inglese e Gesù di Nazareth, poi nel pomeriggio ripercorriamo a ritroso la stessa bella strada, arriviamo a Tozeur e facciamo rotta sulla vicina Nefta. Non si può collocare tra i capricci della natura questa immensa oasi scavata nel deserto poiché a Nefta si celebra l’unione dell’uomo con l’acqua, si celebra la prodigiosa abilità degli agricoltori nel catturare le sorgenti, Nefta offre agli sguardi l’enorme massa verde delle sue 400000 palme incorniciate dalla immensità bianca del Chott el Djerid che attraverseremo domani. Rimaniamo a vagare per Nefta fino alle 20 e poi a fatica torniamo a Tozeur dove, immersi nella bella confusione della strada, scocca l’ora del cous cous, un mitico cous cous a base di carne di montone e datteri…una squisitezza.

 

L’oasi di Chebika

Tamerza

 

Il canyon di Mides

L’oasi di Nefta

 

28 giu     Tozeur-Chott el djerid-Douz-Ksar Ghilane   km280

La mattina, con il sole ancora basso, andiamo al souq di Tozeur. Entrare in un souq è una cosa che va fatta almeno una volta, perchè è un’esperienza, incontri gente che ti ferma, ti invita a contrattare, vedi facce provate, stanche ma sempre fiere, ascolti grida, richiami, suoni, senti odori fortissimi il tutto in un miscuglio di colori e luci…è la loro casa, il loro mondo, è molto più di un grande bazar pieno di tappeti e oggetti, peraltro molto belli. Io e Franco ci innamoriamo di tutto, ma poi ci rendiamo conto che se volessimo acquistare una cosa in tutti i souq che incontriamo riempiremmo il fuoristrada, peccato. Alle 10 circa lasciamo Tozeur e, dopo Degache, svoltiamo a destra…comincia il passaggio del Chott el Djerid. Un immenso candore si apre davanti ai nostri occhi, una distesa di cristalli di sale, paludi e fanghi si alterna a pozze d’acqua per 100km e più, qui lo sguardo si perde, il cielo sembra…più basso…più vicino, il sole riflesso ci acceca quasi e alla guida ci vuole un po’ di attenzione. La strada è bella e dritta, sembra un lunghissimo ponte su un mare di nulla, un mare pieno di nulla, pieno di fascino…un nulla che ti riempie. Una sosta è d’obbligo cosi come una passeggiata su un vero tappeto di sale ed è favoloso guardarsi attorno in cerca di un miraggio e capire di essere soli in un posto cosi (anche se siamo a 40°). La prima località che incontriamo dopo il Chott el Djerid è Kebili un piccolo paese meta di carovane e mercanti, un tempo tra i più importanti del sahel come ci raccontano Said e Selim. Dopo un’oretta passata a Kebili siamo in auto verso sud, passiamo per Jemma ed Il paesaggio e sempre più simile al deserto che tutti noi abbiamo impresso nel nostro immaginario, dune, qualche cammello che vaga e il caldo (38°). Siamo a Douz, la porta del Sahara…che è una cittadina importante e merita una visita, ha un bel souq sempre pieno ed un’oasi enorme e molto rigogliosa. E’ una zona turistica, infatti è abbastanza piena di gente, di hotel, di bar e di cammelli sempre pronti a portarti in giro. Said e Selim ci dicono che Douz è nota per la produzione dei migliori datteri del paese e per il suo enorme mercato che ritiene di giovedì e che richiama gente da tutta la Tunisia centrale, peccato che oggi sia lunedì…Col fresco dell’imbrunire facciamo rotta verso sud est ed i ragazzi ci guidano per circa 3 ore in un emozionante fuoristrada sul letto di un antico fiume. Il sentiero è abbastanza segnato, si vede che è una zona battuta, ma siamo sempre tra le dune e le grandi distese di sabbia del Grande Erg orientale, quindi se da un lato siamo all’erta perché il pericolo di insabbiarci è sempre in agguato, dall’altro non si può non emozionarsi di fronte all’immensità del deserto e di fronte all’avventura di un offroad. Il Grande Erg ormai ci ha stregato, ci ha conquistato, i panorami che ci accompagnano sono quelli del vero deserto, un assolato e dorato tappeto di piccole e grandi dune… ed è cosi fino a Ksar Ghilane dove arriviamo verso le 18. Ksar Ghilane è un altro di quei luoghi avvolti da un fascino enorme, è frequentato da carovanieri, viaggiatori e turisti ma conserva ancora molto di quel sapore autentico nonostante un enorme hotel resort con tutti i comfort. Per quanto ci riguarda alloggiamo all’ hotel campeggio Paradise (21-65460462) all’ingresso della città, posto semplice ma adatto ai viaggiatori di passaggio (10DT a notte)

Il centro di Tozeur

 

 

L’immensità del Chott el Djerid

 

Il Grande Erg a Douz

 

Intorno Ksar Ghilane

29 giu     Ksar Ghilane-Tataouine-KsarOuled-Douiret-Chenini-Tataouine   km190

Sveglia presto, colazione al baretto di Hakim e giretto del posto. Ksar Ghilane oltre che punto di passaggio e di incontro dei tanti itinerari del sud tunisino, è nota anche per la sua grande vasca d’acqua calda a cielo aperto, una visita è d’obbligo cosi come un tuffo ma il posto è troppo affollato per i nostri gusti e rinunciamo anche se Franco l’abbiamo dovuto portar via con la forza…Cosi proseguiamo verso est quando sono ormai le 11. La strada è buona ed anche affollata in entrambi i sensi. Dopo 1 ora circa la strada comincia a salire, siamo sulle pendici del Jefara, la strada che incontriamo non è delle migliori, piena di curve, il vento si sente ed alza molta sabbia, poi svoltiamo a destra e ci fermiamo per una sosta a Ben Salif, posto di passaggio, molto silenzioso, ma già si nota che stiamo entrando nella zona degli Ksar. Questa zona a sud della costa, era zona di mercanti di grano, frutti, bestiame, qui c’erano i più grandi mercati dell’africa Mediterranea, e per conservare la merce al fresco, gli abitanti costruirono gli Ksar, depositi a forma di enormi formicai su 3, 4 anche 5 livelli, formati da tante ghorfas, le singole celle di proprietà delle varie famiglie e con un cortile interno dove avveniva il mercato, il tutto interamente in terra cruda e pietra. Ne rimangono molti e visti oggi gli Ksar fanno uno strano effetto, un labirinto, uno strano castello, una città, una tana per enormi formiche…girandoli e vedendoli si hanno tutte queste sensazioni insieme. Verso le 14 arriviamo a Tataouine, siamo sui 36° ma il clima è secco e si sta abbastanza bene, passiamo all’ albergo Gazelle (Avenue Cheker Tel (75) 860 009 ) il classico hotel dei viaggiatori molto ospitale e pulito, con buona cucina tipica, a solo 100 metri dal centro del paese e dall’imperdibile ed affollatissimo mercato, ci sistemiamo alla buona e poi, dopo un veloce panino, ci dirigiamo a sud verso la zona degli Ksar. La prima tappa è a Ksar Ezzahra e Said e Selim ci dicono che questo Ksar è stato in uso fino a poco tempo fa, entriamo all’interno e la piazza che ci accoglie è davvero affascinante…silenziosa, c’è qualcuno che ancora lavora all’interno dello Ksar, qualche donna che cammina…un gatto, tutto qui…proseguiamo verso sud e dopo poco siamo a Ksar Ouled Soltane. Sono le 16 e c’è un piccolo mercato nella parte nuova, ci fermano e ci invitano ad acquistare ed assaggiare qualcosa, poi entriamo nel primo cortile dello Ksar, piccolo ma molto curato per poi entrare nel grande cortile, dove c’è un piccolo cafè. Siamo gli unici non del posto e ci invitano ad entrare, accettiamo e passiamo un bel po’ di tempo al fresco, gustando un the al sesamo fortissimo ma ottimo. Nel tardo pomeriggio, scendiamo verso Douiret, gioiellino incastonato nella pietra della montagna e dominato dalla moschea bianca, e poi siamo a Chenini. Il paese è uno dei più belli di questa parte della Tunisia, vagandoci dentro ci si accorge che è tutt’uno con la montagna, appartiene alla montagna…l’unica cosa che si staglia è, ancora una volta, la bianchissima moschea Dei 7 Dormienti. A sera rientriamo al Gazelle e l’unica cosa che facciamo è una doccia, mangiare un brik (pasta sfoglia ripiena di carne), oziare a testa in su guardando un cielo stellato da urlo e andare a letto.

Ksar Ezzahra

 

Ksar Ouled Soltane

Chenini

 

30 giu     Tataouine-Remada-Dehibat-Borj Salah-Ben Gardane   km250

Oggi faremo un itinerario diverso dal solito, non l’abbiamo organizzato, ci siamo fatti consigliare dai ragazzi e trasportare dalla nostra curiosità congenita proprio perchè è un percorso poco battuto se non dagli amanti dell’ off road e della solitudine. Noi siamo un po’ l’uno e un po’ l’altro e cosi lasciamo Tataouine alle 7 e facciamo l’ ottima strada che guarda a sud, la n 19, dopo un’ora circa svoltiamo a destra su una piccola carrozzabile dritta, sempre dritta per 15 km ed entriamo a Bir Hamir. Poche persone passano di qui, specie alle 8 di mattina ma forse è per questo che il luogo è reale, autentico, pochissima gente per strada, tanto silenzio e il deserto che ci entra dentro sempre di più, il Grande Erg da questa parti finisce e le sue dune si alternano ad enormi distese pietrose. Tornati indietro sulla via principale, verso le 10, siamo a Remada. Arrivando dopo km di deserto, il paese appare come un miraggio…una visione avvolta in una foresta… non un’oasi ma proprio una foresta, piena di alberi che, ci dicono i ragazzi, normalmente crescono a nord. La cittadina è ancora dormiente, invasa da un forte profumo di eucalipto, e dalle mosche…scorgiamo alcuni uomini recarsi verso un enorme mercato di cammelli stavolta autentico (molti sono per turisti) la parte moderna è bruttina e molto militarizzata, siamo vicino al confine libico e qui abitano molti militari. Lasciata la cittadina, proseguendo ancora verso sud, ancora più isolato dal mondo, c’è Dehibat, dove arriviamo verso le 13 avvolti da un caldo per la prima volta altissimo (42°). Questo è un villaggio che non conosce turismo o viaggiatori, ci avvicinano molti bambini e gli adulti ci guardano incuriositi…ma felici che qualcuno visiti anche il loro villaggio che un tempo era una frontiera, ed oggi, ci dicono, vive tra l’altro di contrabbando di benzina dalla vicinissima Libia. I panorami intorno sono carichi di suggestione, l’occhio si perde in cerca di un limite, in cerca dell’orizzonte. Dopo Dehibat svoltiamo a sinistra e cominciamo un off road lungo il confine libico, sfiorando dall’altro lato la catena del Gefara. Il fondo stradale è malridotto e per la prima volta, anche per giustificare la sua presenza, usiamo il GPS, fino a questo momento inutile. L’emozione di un off road nel deserto, si rivela di nuovo a noi in tutta la sua grandezza, il paesaggio avvicinandoci alla costa cambia, passiamo per il villaggio di Borj Salah che ha l’aria di essere fermo, vuoto, per poi proseguire ancora. Sono le 19 e il clima è diventato accettabile,anche se più umido e  la strada comincia a salire sulle pendici del Gefara e salendo quasi sentiamo il vento del Mediterraneo che ci investe tra le colline arrossate dal tramonto, dopo un’altra ora di discesa arriviamo a Ben Guerdane giusto in tempo per arrivare a casa di Selim che è nato ed abita qui. La sera mangiamo a base di montone, condito con salse piccantissime, sconosciute ma ottime poi, dopo un giorno come questo, il riposo è d’obbligo.

La foresta di Remada

 

Panorami del Gefara

 

1 lug    Ben Guerdane-frontiera-Zuwarah-Kabaw-Nalut-Dirj-Ghadames    km550

Ecco il giorno della Libia. La mattina presto però giriamo Ben Guerdane che è la tipica città di frontiera, un continuo susseguirsi di venditori di carburanti di contrabbando, cambia valute del mercato nero che amano tuffarsi pericolosamente in mezzo alla strada sventolando fasci di moneta libica, è un luogo molto colorato, inusuale ma la città è il caos totale, c’è solo un hotel ma…Noi intanto andiamo verso il mercato libico che tratta tutto ma proprio tutto quello che entra (con permesso e non) in Tunisia dal paese vicino. Le fregature sono in agguato ma per noi è piacevole solo girare un po’ in mezzo al chiasso e alla folla (pure troppa). Dopo aver controllato il fuoristrada e cambiato i soldi normalmente (1DL = 0,66 euro), e dopo aver superato un po’ di posti di blocco, alle 10 siamo a Ras Ajdir pronti per entrare in Libia…Tutto quello che bisogna fare per entrare nel paese lo spiegherò nelle info pratiche, comunque ci vuole un po’ di pazienza. Alle 12 dopo 2 ore (e ci è andata benissimo) siamo in Libia. Salutato Said e dato il benvenuto a Sadhek, nostra nuova guida avuta dall’agenzia, facciamo subito benzina ed apprendiamo che qui è praticamente gratis, 50 litri nella Range più una tanica da 20 = 12DL = 7,4 euro !!! si si 7,4 euro da dividere…che pacchia!! Max non ci crede ma è cosi…Intanto, superate tante zone piene di enormi immagini di Gheddafi, siamo a Zuwarah dove giriamo a destra e lasciamo il litorale. La strada è buona, di tanto in tanto è coperta di sabbia, il posto è affascinante peccato solo che sul ciglio della strada ci sia un enorme discarica lunga svariati km. Dopo un ora svoltiamo su una strada secondaria e dopo un’altra ora di strada un po’ dissestata arriviamo a Kabaw. La cittadina va vista per il suo Qasr (Ksar) bellissimo esempio di architettura rurale, enorme e su 6 livelli, si notano dei paletti di legno infissi nei muri come rudimentali gradini che servivano per arrampicarsi per raggiungere le cellette poste più in alto, cosi entriamo in varie celle molto fresche dove troviamo resti di giare e possiamo sentire l’odore dell’olio ancora forte. Dopo un po’ siamo di nuovo sul Range verso ovest, attraversiamo in pieno i monti del Gebel Nefusa ed il paesaggio circostante è davvero aspro ed arso dal sole, dopo poco, sotto una calura forte (40°) e un vento bollente, siamo a Nalut. Nalut è la più importante cittadina del Gebel Nefusa ed ha un villaggio di granai e Qasr favoloso anche se un po’ lasciato all’abbandono, alcuni sono ancora in uso, troviamo alcune donne che vagano in silenzio per quello che è un labirinto in argilla, fatto di scalette, cunicoli, celle, stanzette cariche di fascino e silenzio. Accompagnati anche da un custode (per 8DL ci fa da guida), ci immergiamo tutti in questo luogo fuori dal mondo e solo dopo un po’ mi accorgo di essere solo in giro, forse mi sono anche perso ma…Verso le 17 lasciamo a malincuore Nalut e affrontiamo, con un po’ di fresco (36°) il tratto più lungo verso sud, verso il deserto…La strada è buona ma invasa dalla sabbia ed il paesaggio che ci accompagna non è più montagnoso ma piatto, piatto fino all’orizzonte, senza forme di vita, senza sfumature di colori, solo un contrasto tra cielo e terra, azzurro e ocra fin dove l’occhio può vedere, interrotto qua e la solo da oleodotti  alcune baracche e qualche cammello. Il Grande Erg tunisino è ormai finito, il deserto qui è diverso, poche dune lontane ma tanta sabbia, tanta solitudine e tanta, tantissima forza. Siamo cosi a Dirj cittadina di passaggio e rifornimento, sostiamo all’ingresso del paese dove mangiamo qualcosa, osservati da una grande immagine del Colonnello, passiamo poi all’oasi a riposarci. L’oasi è bella grande e fresca ci sono anche delle sorgenti d’acqua ma noi dopo poco ripartiamo, giriamo a destra e dopo altre 2 ore di deserto arriviamo a Ghadames ben dopo le 22. E’ ormai sera e l’unica cosa che si fa è andare a casa di Hajim fratello di Sadhek (10DL a testa per il disturbo) a sistemarci per la notte.

Kabaw

 

Il Gebel Nefusa

 

Il Qasr di Nalut

 

L’oasi di Dirj

 

2 lug    Ghadames-Laghi Mujezzin-Grand Dune-Ghadames    km85

La Perla del Sahara, così chiamavano Ghadames i viaggiatori dei secoli passati, effettivamente la vista della vecchia città doveva essere uno spettacolo all’epoca ma anche oggi, seppur più turistica, è cosi affascinante da meritare da sola una visita. La mattina prestissimo (alle 7) incontriamo, con Sadhek e Selim, la nostra guida locale Abdul (10DL a testa, ne voleva 15 ma contrattare è quasi obbligatorio) alla porta Jeresam ed entriamo cosi nella Medina (5DL). Questo è uno spettacolo tra i meglio conservati della Libia, è immersa in un'oasi di 50000 palme ed è patrimonio UNESCO, Ghadames offre ai nostri sguardi splendide case d'argilla imbiancata, piazzette, vicoli ombrosi e freschi, l'antica moschea, ed i suoi tetti da cui godere ampi panorami fin verso l’Algeria e la Tunisia. Dopo aver girato per la città, seguiamo Abdul ed entriamo in una casa di un amico (4-5DL per visitare una casa ma a noi ce li abbona)…scorgiamo luccicanti decorazioni, arazzi e tappeti, strumenti per preparare il te…la cosa sembra un po’ troppo preparata ma è senz’altro interessante. Per non perdere nulla consiglio di rivolgervi ad Abdul, è molto preparato e simpatico, parla un po’ italiano e saprà guidarvi alla scoperta di tutti gli angoli di Ghadames (tel. 0021-848462824). Alle 10 salutiamo Abdul e usciamo da Ghadames sulla strada per Dirj, dopo 30 km svoltiamo a sinistra e, guidati da Sadhek, dopo 10 km circa di sentiero sterrato e molto accidentato, arriviamo ai dimenticati laghi di Mujezzin. I laghi sono 2 piccoli ovali circondati da un bosco di tamerici con fiori rosa e rossastri, l’acqua blu notte è calma, ferma, e limpida, noi, parcheggiata la Range, ci sollazziamo un pò al sole cocente (39°) ed al fresco di un bagno in un posto che, credo, nessuno di noi purtroppo rivedrà più. Davvero un luogo dimenticato i laghi di Mujezzin, si dice siano profondi 80 metri !! ma io ci credo poco…il silenzio è rotto solo dalle nostre voci e dal rumore di qualche topolino vero abitante del luogo, dopo un po’ ritorniamo sulla strada principale per andare verso sud, verso la Grand Dune. Alle 16 superiamo Ghadames, siamo quasi al confine con l’ Algeria ai confini del Grande Erg e girovaghiamo un po’ per una serie di dune alte e scoscese davvero spettacolari ed emozionanti e fa nulla che siamo sotto un solleone a 40°, ormai ci siamo quasi abituati… All’imbrunire, dopo aver guidato o meglio provato a guidare un po’ su e giù per le dune, torniamo a Ghadames dove siamo ospiti di Sadhek e di Hajim che ci delizia con Sharba (carne di agnello condita con limone, hararat una spezia tipica e peperoncino) e Bureek (torta rustica a base di semolino, cipolla e verdure varie) davvero ottimi. La sera la passiamo guardando ancora una volta un cielo scuro e luminoso insieme, pieno di tutte le stelle possibili…magico.

 

Ghadames

 

 I laghi di Mujezzin

 

Le Grand Dune

3 lug    Ghadames-Dirj-Hamada al Hamra-Al Quaryah    km420

E’ mattina molto presto quando, dopo aver fatto il pieno e comprato una cassa d’acqua, lasciamo Ghadames, torniamo indietro verso Dirj, facciamo una breve sosta e poi verso le 8, cominciamo l’attraversamento dell’Hamada al Hamra: il deserto rosso. Chiamarlo deserto non rende bene l’idea perché l’Hamada è diverso, è un altro pianeta, se non fosse per il cielo azzurro terso che ci guarda, sembrerebbe che stiamo attraversando Marte. Il paesaggio è superbo, a perdita d’occhio è un susseguirsi di montagne, canyon, altopiani, sterminate pianure con in comune un colore: il rosso in tutte le sue gradazioni. Sembra che da queste parti siano caduti molti meteoriti, e continuino a cadere…la strada è sterrata, dritta e taglia in 2 questo posto tanto splendido quanto poco battuto e considerato, incontriamo un gruppo di motociclisti tedeschi, scambiamo 2 chiacchiere e poi li vediamo sfrecciare di nuovo verso l’orizzonte. Il sole è alto e si fa sentire ma all’ombra delle colline si sta benino, facciamo cosi una sosta per mangiare qualcosa e girovagare senza meta, poi verso le 16 siamo di nuovo sulla Range in direzione est. Arriviamo al piccolo villaggio di Al Quaryah verso le 19 lasciandoci alle spalle un posto davvero magico, primordiale e autentico. Al Quaryah è solo un gruppo di case e baracche, e su molte mappe non è segnato Sadhek racconta che è un posto di rifornimento e di passaggio verso il sud della Libia nulla più, nell’aria c’e un sacco di polvere ed insetti, noi abbiamo giusto il tempo per andare alla locanda nella piazzetta dove Sadhek e Selim vanno a cercare una stanza per la notte. Ci arrangiamo alla buona in uno stanzone con bagno all’aperto, una veloce doccia all’africana (col secchio) e un piatto di cous cous…bastano e avanzano. La notte nel deserto, si sa, è carica di suggestioni ma non si può immaginare…va vissuta, va guardato per ore, ci si deve perdere dentro un cielo stellato in mezzo al nulla…sempre più magico…

 

 

 Il deserto rosso dell’Hamada al Hamra

 

 

 Libia o Marte?

 

4 lug    Al Quaryah-Dune di Ash Shuwayrif-Mizdah-Gharyan-Tripoli    km540

La mattina verso le 6 siamo gia in moto verso sud, tappone lungo oggi, faremo una piccola deviazione non prevista ma consigliata dai ragazzi per andare a vedere le dune di Ash Shuwayrif. Il tragitto è abbastanza breve ed il panorama che ammiriamo vale sicuro una visita, le dune sono migliaia, enormi, formano una sconfinata valle dorata…peccato poterle vedere solo da lontano. Alle 9 siamo di nuovo a Al Quaryah solo di passaggio però, proseguiamo verso nord su una buona strada asfaltata e notiamo come il paesaggio cambi e diventi montuoso, siamo di nuovo sul Gebel Nefusa ma dalla parte orientale. Attraversiamo veloci alcuni villaggi addormentati e ci fermiamo un po’ a Mizdah, cittadina mezza abbandonata ma arrampicata sulle pendici di una brulla collina. Il posto è strano e polveroso ma non vuoto, c’è un piccolo mercato di ceramiche e metalli e ci sta un bel po’ di movimento. Giusto il tempo di comprare l’acqua ed osservare i dintorni e siamo di nuovo on the road sempre verso nord. Attraversiamo ancora colline e montagne bruciate dal sole, intorno a noi ci sono solo cespugli e qualche animale che vaga poi, verso il primo pomeriggio entriamo a Gharyan. La città è abbastanza grande e movimentata ed ha un souq molto rumoroso e colorato e pieno di oggetti in ceramica che da queste parti è molto lavorata. Giriamo un po’ senza una meta precisa per il souq affascinati sempre di più da questa dimensione, da questi luoghi e da questi visi poi, verso le 17 siamo pronti a proseguire. La strada è ora più affollata e trafficata, ci sono molte bancarelle sul ciglio e molta gente che gira tra i vari paesini della zona ma soprattutto il deserto ha lasciato spazio ad un paesaggio più vicino a noi, più mediterraneo, più verde…lo abbiamo salutato a dovere il Deserto, ci ha stregato il Deserto per ora finisce qui…solo per ora però. E’ quasi sera e siamo arrivati a Tripoli la capitale ed il cuore della Libia, la città è vasta e disordinata ma noi ci dirigiamo al Bab al-Jadid (Corniche al Sharia) sulla costa dove per 30DL in doppia passeremo la notte. La sera approfittiamo di un bel venticello e di un temperatura piacevole (22°) per passeggiare sulla strada costiera ed osservare come Tripoli sia, nel bene e nel male, simile alle città del nostro sud, accogliente, piena di vita, con un bel mare blu ma anche caotica e un po’ mal tenuta, intanto si è fatto tardi e cosi, mangiata qualcosa, ci andiamo a riposare.

Ash Shuwayrif 

 

Mizdah

 

 Gharyan

 

5 lug    Tripoli-Sabratha-frontiera-Medenine-Matmata    km320

La mattina la dedichiamo tutta alla visita di Tripoli, capitale libica. La città racchiude in se tanti periodi storici dall’ influenza araba naturalmente, alla colonizzazione italiana che ha lasciato tantissime tracce negli edifici e nelle strade fino al governo di Gheddafi che ha costruito enormi quartieri degli affari con hotel, centri commerciali e grattacieli abbastanza inguardabili. Il Colonnello ci segue e ci controlla sempre con i suoi enormi cartelloni, pareti dipinte e quant’altro fin dentro i souq, tra l’altro ancora poco turistici e quindi piacevoli da attraversare e vivere, specie quello di Al Attara, il souq degli orafi e quello del rame. Parlando con le persone del posto, dicendo che siamo italiani molti ci chiedono di raccontarci qualcosa dell’Italia, che vorrebbero venire tanto da noi, altri più anziani storcono un po’ il naso…ricordando forse i tempi non proprio allegri della colonizzazione. La piazza Verde (ex piazza Italia) divide la medina, piena di negozietti, venditori ambulanti, ove si respira ancora un certo attaccamento ai costumi ed agli usi tradizionali, con la parte della città più moderna, con negozi di lusso ed un’aria moderna. Dalla piazza giriamo un po’ sotto un bel sole non più bollente (34°) e visitiamo il Castello Rosso (10DL) bella fortezza costruita di fronte al mare e sulle rive di un laghetto. Da vedere anche l’arco di Marco Aurelio piccola testimonianza romana di Tripoli. Poi verso le 13 siamo on the road, attraversiamo i sobborghi della città verso ovest e dopo un’ora siamo a Sabratha. Leptis Magna purtroppo era fuori itinerario, sembra siano degli scavi paragonabili a Pompei, ma Sabratha è altrettanto straordinaria, sorge sul mare che le fa da sfondo ad ogni scorcio, è abbastanza grande e testimonia un florido passato romano di queste coste ancora selvagge. L’ora non è l’ideale (le 14) ma giriamo lo stesso per gli scavi (3DL ingresso più 3 DL per fotografare…) belli ma non eccezionali ed arriviamo al teatro…assolutamente fantastico!! 3 ordini di colonne corinzie si stagliano dietro un enorme palco per circa 20 metri d’altezza lasciandoci a bocca aperta, mai viste colonne cosi alte e cosi ben conservate (anche se sono state restaurate), cosi come è bellissima la cavea del teatro enorme e bianchissima. Giriamo senza meta ascoltando Sadhek e Selim che ci raccontano un po’ la storia del luogo e poi verso le 16 siamo sulla Range verso la frontiera. Salutiamo cosi Sadhek ringraziandolo della fantastica esperienza vissuta e dandoci appuntamento a fra qualche tempo, quando ci spingeremo fin nel sud del paese (almeno queste sono le nostre intenzioni) e dopo un’ora ritroviamo Said pronto a portarci verso Medenine. Siamo lungo la costa, il cielo è terso e spira un bel vento caldo, verso le 19 ci fermiamo a Medenine. La cittadina moderna è abbastanza caotica, il souq sta per chiudere (l’orario solito dei souq è 8-13, 16-20) ci facciamo lo stesso una capatina e poi giriamo nella zona dello ksar. Anche quello di Medenine è uno ksar molto ben tenuto, grande e piacevole da vedere.

A sera arriviamo a Matmata altra località che non può mancare in un itinerario, ci sistemiamo nel nostro alberghetto, nulla di speciale, anche qui introdotti da Selim e Said (hotel Mattata 10DT a notte), mangiamo un buon kabab condito con zafferano e sesamo e giriamo per la parte nuova della città. E’ abbastanza movimentata, piena di bar, autobus e di pullman turistici, è inizio luglio e Matmata è già affollata, d’altronde è una meta nota e frequentata da molti, peccato solo quella scritta MATMATA in stile Hollywood!!! comunque verso le 22 dopo aver goduto un po’ del fresco (20°) siamo a letto.

 

Il souq di Tripoli

 

 

 

Sabratha

 

Medenine

 

6 lug    Matmata-Gabes-Sfax-El Djem-Sousse    km280

E’ mattina presto e verso le 8 visitiamo le bellissime case troglodite di Matmata. Il posto è davvero suggestivo già solo dal punto di vista paesaggistico, una enorme distesa di colline in pietra e sabbia crea un panorama particolare…lunare, un susseguirsi di stradine, colline, viuzze che si arrampicano, ed enormi fosse nella pietra. Qui viene il bello di Matmata… le case antiche sono sottoterra, scavate interamente in questa roccia gialla, in modo da difendersi dal caldo che qui è davvero forte, sfruttando la temperatura della terra che invece è sempre costante. Alle 8 siamo già a 35° e per questo consiglio la visita o al mattino presto o al tramonto anche per il gioco di ombre che è magnifico. Sono molte le abitazioni visitabili, il consiglio è di non fermarsi alle prime, se ci si addentra un po’ le cose da vedere sono tante, le abitazioni dentro sono davvero freschissime, tutte dipinte di bianco, arredate col minimo indispensabile e gli immancabili tappeti, e poi…c’è il Sidi Driss Hotel…Per chi adora la saga di Guerre Stellari come noi 4 (chi più chi meno, io più) il posto è mitico, ricordate il primo film? (quello del 1977), molte scene di quel film furono girate proprio qui, questa era la casa e la città natale del grande Luke Skywalker. Girovagando qui si trovano ancora alcune istallazioni del film, il robot C1P8, strani macchinari, piccole astronavi, le guardie dell’Impero, insomma abbiamo passeggiato su un altro pianeta ed in un film mitico nello stesso momento…cosa c’è di meglio?? Se poi si entra nel café Maure, bar dell’ hotel (che tra l’altro funziona e deve essere emozionante passare la notte qui) si trova di tutto sul tema, foto, poster, oggettini vari…Dopo un paio d’ore immersi nelle nostre fantasie e nei nostri ricordi, lasciamo Matmata verso la costa e dopo poco siamo a Gabes dove compriamo dell’acqua passeggiando sul lungomare. La città è quasi tutta moderna, non dice granché, si lavora molto la paglia ed i mercatini ne sono pieni. Verso le 12 siamo sulla bella strada costiera verso nord, il tempo è nuvoloso, umido ma non caldissimo, dopo un’ora siamo alle porte di Sfax. Altra città poco toccata dal turismo, Sfax, conserva una medina davvero bella ed una cinta muraria enorme circondata da palmeti. Una sosta qui è piacevole, giriamo per il souq cosa che ormai non possiamo più fare a meno, e per la medina per poi proseguire per El Djem. Come Sabratha in Libia, El Djem testimonia il passato romano della Tunisia e lo fa con una cosa sola…un enorme anfiteatro, secondo solo al Colosseo. Fermata la Range ci avviciniamo al sito che già si vede da lontanissimo, intorno ci sono solo case basse. Maestoso è la prima parola che pronuncio…un po’ diverso stilisticamente dal Colosseo ma altrettanto…maestoso. A differenza del più famoso fratello, questo anfiteatro è più godibile all’interno, si passeggia e si gode di più la struttura interna, la serie di archi, e le gradinate. Dopo un po’ proseguiamo anche se non me ne sarei andato più, ma ormai siamo di nuovo alle porte di Sousse…siamo tornati, sono le 18 ed il nostro giro è quasi finito… arriviamo nuovamente al hotel Du Park Sousse  dove, sfiniti ed anche un po’ tristi, ci abbattiamo sul letto. A sera siamo in giro per la città che ci appare molto più piena rispetto a come l’avevamo lasciata, il lungomare pieno di hotel, locali, ristoranti e chi più ne ha più ne metta, è bello pieno ed animato. Sono le 20 ma ci concediamo un tuffo ed una sosta sulla bella spiaggia davanti all’hotel. L’acqua è calda e abbastanza limpida, la spiaggia bianchissima quasi vuota…ritornando si va a mangiare qualcosa, giriamo un po’ senza meta e poi andiamo a letto.

  

Matmata

 

Matmata l’hotel Sidi Driss

Sfax

 

L’anfiteatro di El Djem

 

7 lug    Sousse-Monastir-Madhia-Port el Kantaoui-Sousse    km140

L’ultimo giorno della nostra avventura in Libia e qui in Tunisia, lo passiamo girando e visitando la costa cha ha tanto da offrire oltre alle belle spiagge e ai divertimenti. Partiamo da Sousse, città molto viva sviluppatasi grazie al turismo, ma legata ad antiche tradizioni commerciali. Dopo varie traversie sotto il dominio Fenicio, Romano e Bizantino, è conquista araba alla fine del VII sec. La medina con il suo intricato labirinto di strade e piazzette, ha inizio appena dietro la piazza centrale della città Place Farhat Hached, appena sulla destra è situata la Grande Moschea fortificata, pagato qualcosa vi entriamo, ma solo nel cortile davanti la sala di preghiera…molto silenzioso e tranquillo. Il Ribat è una fortezza molto ben conservata, cosi come il Nador, la sua torre di avvistamento, chiaramente aveva scopi difensivi ma era anche abitato. Continuiamo ad addentrarci nella medina ammiriamo da fuori la Zaouia Zakkak dove è ospitata una moschea ed una scuola coranica, bellissimo il minareto. Proseguiamo affascinati sempre più per una complicata trama di vicoli che si intersecano, si incrociano, si rincorrono, fino al punto più alto della medina, la Casbah con al centro la torre quadrata Kalef …enorme e bellissima. Sousse ha davvero tanto da offrire a chi non si ferma solo al lungomare e alla spiaggia. Verso le 13 siamo sulla strada costiera e dopo pochissimo siamo a Monastir. Mangiamo un panino al volo e ammiriamo l’enorme profilo del Ribat che si staglia alle spalle della spiaggia, come per proteggerla. La costruzione è davvero enorme girovaghiamo un po’ per poi andare alla vicina Grande Moschea. Luogo da vedere è la medina, ha un sapore ancora legato alle tradizioni arabe pur lasciando spazio (anche troppo) ad un turismo troppo invadente e troppo poco rispettoso. Nel primo pomeriggio raggiungiamo Mahdia…un gioiello. Non ha ancora sofferto dell’invasione di tedeschi francesi ed italiani ed ha qualcosa in più dentro di se. Si entra nella medina dal passaggio nero, una porta scavata in mura larghe più di 20 metri, dentro non ci sono piazze, solo stradine, alberi che si incastrano nelle case e nei muri, scale che portano chissà dove…qui ci perdiamo davvero…per il mercato del pesce, per la splendida ed alberata place du Caire, piena di cafè, piena di visi, di vita. Verso le 18 ci concediamo un tuffo sulla bella spiaggia e poi rientriamo verso Sousse ma prima facciamo una capatina a Port el Kantaoui, l’esatto contrario di Mahdia. Costruita solo per il turismo e per gli yacht, un po’ la Porto Cervo della Tunisia, il posto offre tutto quello che un turista viziato può cercare, il posto è carino ed accogliente ma a noi sembra un po’ falso, artefatto. Sono le 20 ed un ennesimo tuffo, l’ultimo non ce lo toglie nessuno, la spiaggia è molto grande e bella, l’acqua e bella limpida ma la sensazione del mare che abbiamo avuto qui è senz’altro positiva ma non eccezionale. Le spiagge sono bianche e attrezzate, l’acqua è turchese e pulita ma se si viene a visitare la Tunisia solo per il mare si sbaglia di grosso perché le cose più emozionanti, le cose più belle ed autentiche questo paese le conserva gelosamente lontano dalla costa, le conserva dentro di se…al suo interno. Intanto si sono fatte le 22 e noi siamo mestamente a Sousse a preparare il bagaglio…

 

Sousse

Monastir

 

 

 

Mahdia

L’albergo a Sousse

 

8 lug    Sousse-Tunisi-Roma

Anche questa avventura è finita…alle 10 siamo gia all’aeroporto Chartage di Tunisi accompagnati da Said e Selim sbrighiamo le ultime pratiche e salutiamo. Ringraziamo di tutto i ragazzi, della loro bravura, simpatia e disponibilità, ci hanno permesso di trovare un po’ tutto quello di cui abbiamo avuto bisogno (non molto ma…), ci hanno aperto il loro mondo ospitandoci, facendoci sentire quasi a casa…ma l’aereo sta partendo dobbiamo andare…no dobbiamo tornare. Grazie ragazzi !!! a presto!!

A presto anche a te Deserto forse già in autunno chissà…con il deserto parte seconda…

  

Il gruppo

 

Info pratiche

Abbiamo visto e vissuto 2 paesi vicinissimi eppur diversi; la Tunisia più smaliziata, più aperta ai viaggiatori ed al turismo, con una rete stradale ottima, ben organizzata ma piena lo stesso di angoli stupendi, piena di immensità e di deserto. La Libia apertasi da poco al turista e al viaggiatore, manca ancora qualcosa in fatto di strade, (alcuni itinerari sono difficili), di attrezzature, la procedura di frontiera è ancora troppo complicata ma…per il resto offre posti e persone che non si dimenticano, il puro deserto è qui ed anche se non ci siamo spinti a sud, la Libia ci ha riempito gli occhi ed il cuore.

 

Per arrivare nei 2 paesi il mezzo principale è la nave (www.grimaldi-ferries.com da Salerno) ancora usato dai più ma se non si ha la propria auto e molto tempo (il viaggio è lunghetto), e se si cerca con anticipo, anche l’aereo può essere conveniente.

 

La frontiera libica merita un capitolo a parte, all’ingresso in frontiera occorre innanzitutto avere pazienza poi compilare il formulario in arabo per timbrare il passaporto (sportello della polizia). Poi, ci si deve allo sportello della banca, di fronte al portale di accesso all’ hangar. Qui dovete cambiare 50 euro in dinari e farvi rilasciare la ricevuta. Dopodiché ci si deve recare al palazzo giallo oltre l’ hangar. tutto questo a piedi. Là, compilato un altro formulario (c’è anche in italiano) riceverete il Carnet de Passage, che dovete pagare. Subito dietro il palazzo del Carnet, si trova un piccolo portico. Qui c’è l’ufficio dell’assicurazione, dove si deve consegnare il passaporto timbrato, i dinari cambiati nella banca con la relativa ricevuta. Riceverete in cambio una serie di documenti che sono l’Assicurazione Libica cha vanno consegnati all ’hangar qui vi verranno restituiti timbrati e compilati insieme alle targhe libiche da applicare subito sull’auto. Risaliti in auto, ed oltrepassata la prima sbarra, ci si deve fermare nel  piazzale di fronte al palazzo del Carnet, e farsi registrare dalla Polizia. Se avete un invito di un’agenzia presentatelo subito e vi risparmierete un bel po’ di tempo. Importante, anche se avete il visto, la lettera d’invito e tutto il resto dei documenti, non vi permetteranno di entrare in territorio libico se, ad attendervi in frontiera, non c’è un agente d’Agenzia Viaggi o Tour Operator locali o una guida mandata da quest’ultimi. Inoltre al rientro in Tunisia il controllo del bagaglio è pignolo e più lungo dell’andata. Capirete che se si è in più persone ed introdotti da guide locali la faccenda diventa più facile.

 

La benzina in Tunisia è economica, in Libia praticamente gratis, conviene farsene una scorta nell’auto e nelle taniche anche se a volte è di contrabbando e quindi poco sicura. In Tunisia si trovano (almeno a noi è capitato) molti più distributori rispetto alla Libia, quindi in quest’ultima bisogna regolarsi.

 

Il bagaglio per viaggi del genere, deve essere ridotto all’osso. Sia perché non serve avere tanto sia perché è più pratico negli spostamenti. Consiglio camiciole abbondanti (2 misure in più) di colore chiaro, pantaloni in cotone lunghi o mezza gamba, occhiali da sole molto scuri, e creme solari varie, specie per naso e bocca.

 

L’acqua è spesso non potabile specie in Libia ma nelle città più frequentate si trovano anche sorgenti di acqua fresca e buona, a voi la scelta se fidarvi o no (a noi è andata benone). Ci sono comunque molti negozi che vendono acqua in bottiglia o cartoni, e, lungo gli itinerari più battuti, presso le oasi, si trovano spesso fontane, almeno per rinfrescarsi quindi non è un problema.

 

Il periodo migliore per andare a visitare i 2 paesi è la parte finale dell’anno da settembre a dicembre, il mese di marzo, e da maggio a fine giugno al massimo (noi siamo stati al limite). Da evitare aprile e inizi maggio quando soffia spesso il Ghibli, ed il pieno inverno, non è vero che fa sempre caldo.

 

Spesa totale a persona 240eu aereo + 25eu al giorno alle guide + 50 eu rifornimenti e manutenzione varia + 80 eu pernottamenti vari + 60eu spese per acqua e cibo + 50 di spese extra = 830 euro totali circa.

 

Guide usate Lonely Planet, Routard, Rough Guide tutte ottime.

Cartine Michelin più varie carte locali.

 

 

            Ciao a tutti e buon viaggio

                           Marco P

 

 

 

Marco Paradiso  marcoparad@yahoo.it

 

 

 

 

 

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