YEMEN: tra magia e contraddizioni

Racconto di viaggio 2006

di Franco Paolotti

 

Sana'a: le mura e la porta del suq al-Milh

 

 

RINGRAZIAMENTO: un grazie speciale a Italia e Mario di Pisa. Senza di loro io e Mau non avremmo potuto fare foto e film.

 

DEDICA: a Gino e Maria che non sono potuti venire con noi. Ci sono mancati.

 

 

Premessa: il viaggio è stato un classico tour organizzato e non avremmo potuto fare diversamente. Pensate che solo poche settimane prima di partire, furono rapiti 4 francesi proprio in una delle regioni che dovevamo visitare. Inoltre, proprio per la tutela dei turisti, ci sono numerosi posti di blocco sia della polizia che dell'esercito dove occorre presentare i permessi di transito per e nella regione. Solo da Sana'a a Mareb ne abbiamo contati 5. Appoggiarsi ad un tour operator, o italiano, o anche direttamente in Yemen, purchè affidabile, è quindi necessario. Per questo non ci dilungheremo nella descrizione di luoghi e cronologia del viaggio, in quanto lo si può trovare e scritto anche meglio, in un qualsiasi programma di un buon operatore. Cercheremo invece di esternare sensazioni e sentimenti che lo Yemen ci ha procurato, con la sua magia e le sue contraddizioni.

 

 

Nel preparare il viaggio abbiamo prima letto, e poi, visionato il cortometraggio con l'appello di Pierpaolo Pasolini all'Unesco perche si salvino le mura di Sana'a.

Non so se ancora oggi possiamo definire quel popolo ingenuo, nel senso storico del termine. Anche se ad un turismo che stenta a prendere forza, ormai lo Yemen si è aperto e l'occidente penetra ormai dentro a quelle mura con le sue parabole che deturpano oramai tutti i tetti, anche nei villaggi più sperduti.

 

Paese di nascenti contraddizioni: accanto al traffico pazzesco che intasa Sana'a, basta percorrere pochi chilometri ed è normale vedere asini aggiogati che trascinano un aratro di legno... E' questa la magia: accanto alle modernità, c'è ancora la stragrande maggioranza del Paese che, soprattutto nelle aree rurali, vive in un medio evo orientale, solo spezzato a tratti dai fili della corrente elettrica che ormai avvolgono tutto e dalle sempre presenti parabole satellitari.

Sana'a ha una grande Venezia dentro di se: Old Sana'a, una Venezia delle montagne, su ad oltre 2.000 metri, con un clima invidiabile, sempre su 25 - 27 gradi di giorno e fresco la sera, scarse piogge (pensate che una delle arterie principali, la Sa'ila street, e uno wadi, cioè quando piove è un fiume con il letto asfaltato), con le sue case che sembrano merletti e una vitalità incredibile. Noi siamo capitati in pieno Ramadan, ma non ci ha procurato fastidi, anzi. Vedere come alle 6 del pomeriggio, appena dai minareti si spargeva la voce del Mezzuin, tutti smettessero di fare qualsiasi cosa per bere e mangiare ha aggiunto una nota di sapere antropologico nei confronti di una civiltà che è così lontana dalla nostra. E poi ci ha permesso di vedere come tutte le attività si spostano di notte, con i suq aperti fino alle 3 del mattino, fino all'ultima preghiera dopo la quale reinizia il digiuno.

Sana'a ben ristrutturata che conserva il fascino delle Mille e una notte, con le sue finestre celate dietro le quali le done potevano vedere non viste. Le donne. Le yemenite hanno diritti, sulla carta, eguali a quelli degli uomini. Ma vestono tutte di nero e sono completamente coperte; in alcune zone anche le mani. Solo occhi neri che nascondono chissà quali pensieri. Ti guardano curiose, di una curiosità che non si capisce se stupita od offesa. Esse dicono che è loro volontà, che è una scelta, ma non ci è mai stato possibile parlare con una donna da sola e per lo più sono gli uomini che affermano questo. Certo è che per la nostra cultura, quando a Mukalla, nel suq chiamato il mercato delle donne, perchè forse l'unico in tutto lo Yemen frequentato da donne sole, ci siamo trovati con centinaia e centinaia di donne tutte coperte di nero, abbiamo avuto sentimenti contrastanti e ci siamo sentiti ancora più lontani da quel mondo.

 

Nelle aree rurali, poi, la condizione femminile è ancora più evidente. Sono le donne che lavorano nei campi, che portano avanti la famiglia. E senza qat, la leggera droga che gli uomini masticano senza tregua, gonfiando la guancia come se tutti avessero un enorme ascesso, solo interrompendo per il Ramadan nelle ore proibite.

Però abbiamo notato che sono osservanti veri, che credono profondamente nella loro religione. Ne abbiamo avuto un esempio quando il nostro autista si è preso un forte raffreddore e noi gli abbiamo dato un'aspirina, si è rifiutato di prenderla fino a dopo il tramonto, anche se era una medicina.


Sana'a la notte è un gioiello che ti affascina. Noi abbiamo avuto la fortuna di vederla viva, pulsante, con migliaia di persone che vendono. Tutti vendono a tutti. Un vero souk primitivo, non per i turisti, con mercanzie che sono le mercanzie della gente del luogo. All'inizio ci ha fatto un po' paura, ma poi capisci che è una confusine organizzata e che c'è meno rischio che una passeggiata sul lungomare di Livorno. E poi tutti conoscono l'inglese e molti un poco di italiano e tuti sono disponibili a darti una mano, specie i ragazzini, anche se poi è normale che ti chiedano qualche riyal (250 equivalgono ad un Euro); noi ne abbiamo trovato uno che diceva di chiamarsi Riccardo, che scompariva per poi riapparire quando cercavamo qualcosa, tanto che sembrava fossero più di uno...

Fuori di Sana'a, come detto, si respira ancora di più come quel popolo viveva 100, forse 200 anni fa. Con i mestieri fatti per strada, dalla macellazione di pecore e vitelli e relativa vendita della carne, alla cucitura di vestiti "pronto moda", in mercati dove forse neppure le mosche hanno la garanzia di non ammalarsi, secondo la mia visione.

 

 

 

 

 

 

 

Ma la magia ti prende. I minareti che lacerano l'azzurro del cielo fanno soprassedere a situazioni di igiene precario. Le immagini che ad ogni angolo ti fanno vivere l'Oriente valgono qualche disagio, neppure poi troppo marcato, basta un po' di spirito di adattamento.

 

Ovunque vivi la storia. Cioè, è come se da noi castelli e palazzi antichi non fossero solo musei e monumenti, ma ci vivesse la gente dentro, vivendo la vita di tutti i giorni, facendo i mestieri di casa, andando a lavoro e a scuola...

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E' qualcosa che si può avvertire specialmente a Shibam, la Manhattan del deserto, con i suoi grattacieli di fango e paglia alti anche 10 piani e il colore rosato che il tramonto incendia... E le capre che scorrazzano in numero impressionante per tutti i vicoli e i bambi che si affacciano dalle finestre chiedendoti "sura, sura" foto, foto, come se fotografandoli tu te li portassi un poco con te, tu te li ricordassi, loro si, nella loro ingenuità e bellezza.

 

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I bambini ti prendono ancora la mano solo per dimostrarti l'ospitalità, purtroppo gli adolescenti già credono di essere commercianti, i maschi, e le femmine appena maturano, si coprono ed il velo le allontana, ma i bambini piccoli, maschi e femmine, esternano la loro curiosità non ancora contaminati dalla loro e dalla nostra civiltà.

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I bambini, la curioità ingenua e festante... E poi c'è la dignità dei vecchi, forse che non accettano il trascorrere di un tempo che ai loro occhi contamina e corrode usanze, società cultura. Lo Yemen è senza dubbio un paese patriarcale, testimoniato anche dal significato 

 

 

 

della jambiya, il pugnale che soprattutto al nord, tutti gli uomini portano alla cintura.

 

Ma vorrei tornare a quanto di affascinante offre lo Yemen.

Traversare il deserto è stata un'avventura emozionante. Per noi che era la prima volta, a parte la veloce toccata e fuga del Wadi Rhum in Giordania, e le dune e quel senso di vuoto, senza vedere l'orizzonte se non come continuità tra cielo e sabbia, ci hanno avvolti. Poi io e Mau abbiamo avuto anche la possibilità di sparare con il kalashnikov del beduino che ci accompagnava. Centrare una bottiglietta appena visibile non è stato da poco... E poi un poco di ludicità ci vuole, un viaggio è anche per tornare un po' bambini, no?

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E i bambini vivono le favole. Ed è una favola il Tempio della luna, con le sue 5 colonne, uno dei simboli dello Yemen, così come è una favola il Palazzo sulla roccia, a Wadi Dhar, incredibile residenzadell'Imam. Con il suo apparire come un nido d'aquila e poi svelare cortili e fontane e stucchi e finestre colorate nelle stanze che ospitavano l'harem.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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E magici sono i riflessi delle case di pietra di Hababa nell'acqua della grande cisterna dove, ancora oggi, le donne vanno a riempire i recipienti che poi portano sulla testa.
Abbiamo ricevuto una grande esperienza da questo viaggio. Abbiamo visto che la nostra non è l'unica civiltà possibile, che c'è un mondo così diverso dal nostro per cultura e civiltà. Noi non vogliamo dare giudizi, non sappiamo se gli Yemeniti sono tutti felici, se quella che per noi è miseria, per loro è la normale vita di tutti i giorni. Solo abbiamo constatato che questo mondo esiste ed è un mondo che ormai la globalizzazione ci mette come vicino di casa. Ma certo è un viaggio che chi può dovrebbe fare. Perchè non sappiamo per quanto ancora sarà possibile che lo Yemen rimanga un paese di favole. Ormai l'asfalto penetra in ogni landa e nuove strade, percorse da, per ora rari, vecchi camion ISUZO che sembrano romprsi su ogni salita, vengono costruite, per incentivare il turismo, ma di più per collegare i pozzi di petrolio che è stato trovato ai margini del deserto e tralicci per l'alta tensione rompono la linea dell'orizzonte. Per non parlare della plastica e delle lattine che ormai rappresentano un vero problema, formando discariche che circondano ogni villaggio e cittadina.

Prima che le contraddizioni prendano il sopravvento sulla magia, lo Yemen è un Paese che va visitato, senza paure, ci sono meno rischi che non in una periferia di una qualsiasi nostra città, molti meno, ad esempio la microcriminalità è del tutto assente e basta la prudenza di rispettare le loro usanze e la loro cultura. Ecco, solo una raccomandazione, se andate, fatelo come viaggiatori e non come colonizzatori, senza volere che siano loro ad adattarsi a noi.

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Un saluto a tutto il gruppo, Italia e Mario, Luciano e Lisa, Natascia, Daniela, Susanna, Carla, Edoardo.

Salutiamo anche i driver che ci hanno scorrazzato per tutto lo Yemen con professionalità e disponibilità, facendoci anche provare emozioni scendendo ripide dune e correndo a 120 all'ora nel deserto, in particolare Abdulla il nostro autista e la guida di Yemen Old Splendor.

 

Notizie (forse) utili:

Noi abbiamo fatto la profilassi antimalarica e la vaccinazione contro la diarrea del viaggiatore (che è pure efficace per il colera). La seconda ci sentiamo di raccomandarla anche se è opportuno non dimenticare IMMODIUM, DISSENTENE e quant'altro. Non c'è solo l'acqua (e il ghiaccio) in agguato, ma anche il latte di capra che abbiamo trovato in alcuni alberghi per colazione. La profilassi, bho? Io non sono stato mai punto dalle zanzare, neppure a Hodeida (40 gradi e 80% di umidità) e Mukalla, anche perchè non mi sono mai dimenticato di usare abbondante AUTAN Active e di impregnare le calze con insetticida al piretro (che funziona anche come disinfettante per il Water... e a Hodeida ce n'era bisogno...), comunque a noi il LARIAM non ha dato nessun fastidio, è quindi una scelta individuale se fare o no profilassi.

Ah!, nei suq e alle bancarelle estemporanee ricordatevi di contrattare sempre, di solito chiedono il doppio di quello che veramente vogliono, l'importante è far finta di non voler comprare, anzi fate finta di andare via, vi correranno dietro.

Da leggere e da vedere:

guida della lonely planet - Le mura di Sana'a e Il fiore delle Mille e una Notte di Pier Paolo Pasolini.

Indirizzi utili:

Ambasciata d'Italia a Sana'a : www.ambsanaa.esteri.it

Ambasciata e Consolato dello Yemen in Italia: www.yemenembassy.it

 

RICORDATEVI DI REGISTRARVI SU: www.dovesiamonelmondo.it

by: omar_li@libero.it

 

 

 

Altre foto

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Sana'a: le mura a Sa'ila st.                                        Wadi Daw'an: Sif

 

 

il deserto Ramlat as SA'atayn tra Marrib e Shabwa

 

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varie attività nei suq

 

 

 

        

ruralità a Bayt Baws e a Sayun

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particolari...

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Bambini a Shibam, la Manhattan del deserto

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.by omarmagazine

(i testi e le foto presenti nel presente post sono riproducibili in parte o interamente, purchè ciò non rappresenti fonte di lucro e ne sia citata la fonte)

 

 

 

 

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