100 giorni in India

di freefred

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A Kudle Beach dimentico le scarpe, imparo a spegnere le candele con le dita,
e regalo i miei disegni ai bambini truccati da Hanuman che mendicano sulla
spiaggia.
"Sai Baba", mi ha detto Fabio, "dice di non dare soldi ai bambini, o
continueranno sempre a mendicare e non troveranno mai un lavoro."
Mi chiedo se e' per cazzate come questa che c'e' la fila fuori dal suo
Ashram.
Avranno dai 3 ai 7 anni, i bambini che ogni giorno scalano le colline
da Gokarna a Kudle Beach a Om Beach (e quello e' un brutto sentiero), e
ritorno.
Li preferisco mendicanti e stanchi in spiaggia che chiusi in un garage
a cucire sarong o a pulire in ginocchio le carrozze dei treni in corsa.
In spiaggia capita che possano fermarsi a riposare all'ombra, scherzare
con l'acqua, giocare dieci minuti a pallone con qualche turista.
(anche se gli indiani, bisogna dirlo, non sanno giocare
a pallone).
A volte qualcuno ( o forse soltanto io) gli offre una Coca, visto che e' questo
che chiedono.Allora mi verrebbe da dirgli della Coca Cola come multinazionale
assassina, che nella teoria dell'ordine e del caos, e' responsabile
coscientemente dello stato di poverta' e dello sfruttammento di una gran parte
della popolazione mondiale.
Ma e' un discorso da occidentale, buono per i dopocena impegnati, o per far
arrossire qualche signora al party dell' ambasciatore.
E inoltre, la mia bibita preferita qui e' senz'altro il Maaza, e lo fa,
purtroppo, la Coca Cola.
E sopratutto in India, e' il sistema della caste, piu' veloce di qualunque
multinazionale, a trasformare la poverta' prima in una colpa e poi in un
destino.
Questi bambini vestiti da dio non hanno bisogno di un lavoro (Sai Baba forse)
ma di essere liberi, come i cani.
L'India ama i suoi bambini, ma non ama i suoi cani.
Ma io, ovviamente, non posso non amarli.
Perche' hanno tutti la stessa faccia dei miei disegni, e sono sempre
dappertutto anche se nessuno li vuole.
E sopratutto perche' i cani, pulciosi come a volte certi bambini, sembrano
essere l'unica cosa in India a non essere sacra.
Kerouac, che resta una delle ragioni principali per cui non odio l'America
ma i suoi Presidenti, diceva che gli uomini buoni hanno
karma di colombe.
Io, che non so con certezza dove stiano il buono e il cattivo, qui oggi
ho karma di cane.

A Kudle Beach sono arrivate due svedesi.Una sembra un orso di peluche
appena uscito da una vetrina, e dice sempre "Jesus God", l'altra, che
non e' bionda e non ha gli occhi azzurri, quando sorride fa impazzire le onde
e i granchi escono da sotto la sabbia per applaudire.
"Too Shy", troppo timido, mi diceva Nir, per essere italiano.
Non so, ma "shy" e' una delle parole inglesi che mi piacciono di piu'.
L'inglese, che non imparero' mai a parlare ma forse sto imparando a leggere,
e' una lingua bella.
Leggo ancora John Irving, considerandomi fortunato per aver stupidamente
sempre ignorato i suoi libri, cosi' ora devo ancora leggerli tutti.
Mi serve ancora il vocabolario ovviamente, ma e' utile, e a volte mi accorgo,
con stupore, che anche l'inglese ha tutte le parole.
Ogni tanto vado a Gokarna (per la rete per esempio, in spiaggia c'e' un
internet
cafe' ma o non c'e' corrente o non c'e' connessione, o come oggi per comprare
una penna) e passeggio guardando i pellegrini, i monaci, e la totalita'
dell'India in fiori e pitture davanti al tempio in cui ovviamente non mi fanno
entrare.
E guardo le decine di quelle che sembrano offerte votive, stauette di cobra
dentro a piccole nicchie, che circondano il tempio di Naga, il dio
serpente.
Poi, torno in spiaggia.
Dicendomi (come sto facendo ora) che il mattino dopo prendero' l'autobus del
mattino per Palolem, quella che secondo la Lonely Planet dovrebbe essere la
spiaggia piu' bella di Goa, distante soltanto tre ore.
Anche se lo svizzero vestito di conchiglie, che e' stato a Goa per
il full moon party ed e' tornato ieri, mi ha detto che Palolem e' un inferno
di shop che ti chiamano mentre cammini, come nei miei peggiori incubi
del Rajasthan.
"Non mi piace l'atmosfera che c'e' a Goa", dice "troppa gente che sniffa e
cose di questo genere."
Siccome entrambi sappiamo, essendoci passati a vicenda uno dei chiloom
che nel dopocena il barista implora di fumare, che non abbiamo nulla
contro nessun tipo di sostanza, so che vuol dire:
assicurati di avere un buon lucchetto per la tua stanza, e di affidare sempre
a qualcuno le tue cose quando vai in acqua.
Insomma, immagino,la cosiddetta noia della vita, che qui a Gokarna, sembra
ancora lontana.
A Kudle Beach non solo lascio la mia borsa in spiaggia quando vado in acqua ma
spesso lascio anche aperta la porta della mia capanna.
(tanto ha una porta di carta velina che si butta giu' con un urlo)
Anche Jeff e' stato a trovare un suo amico a Goa e poi e' tornato.
"Goa e' bella ma tre giorni sono abbastanza."
Ma ci andro' a Goa.Forse domani, forse dopodomani.
Anche se ogni sera, quando cammino sulla spiaggia al tramonto verso una birra,
il bagnasciuga che diventa uno specchio, e mi fermo controsole a guardarmi
attorno, mi chiedo davvero come trovare la forza per muovermi da qui.
Dove quando non so cosa fare guardo il mare, e se non c'e' la luna e quindi
nemmeno il mare, guardo il buio.
Dove al mattino la riva e' piena di stelle marine che hanno perduto la strada,
e alla sera arrivano gli uccelli e i falchi, e ieri, nel cielo
del pomeriggio c'era probabilmente uno pterodattilo.
E dove tutto succede sempre quando deve succedere.

Gokarna 050202

 

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