Viaje a Mexico             

Diario di viaggio 9 – 22 agosto 2009

di Eleonora e Marco

 

Itinerario: Città del Messico tra musei e sobborghi

Zocalo- Palacio Nacional - Catedral- ; Zona Rosa; Coyoacan: Casa Azul: Museo Frida Kahlo; Xotepingo- Anahuacalli: Museo Diego Rivera; Xochimilco: Museo Dolores Olmedo Patiño;  Zoologico de Chapultepec; Polanco; -Bosque de Chapultepec:Museo di arte moderno-  Balderas- mercado des artesanias: La Ciudadela; Zona Rosa-mercado des atisianias: Insurgentes; Bosque de Chapultepec: Museo Rufino Tamayo; Tour canali Xochimilco; Cuernavaca: Museo Robert Brady- Jardin Borda; Tlaxcala: Museo de arte; Teotihuacan; Rèvolucion: Museo S. Carlos,

S. Angel: Museo Casa Estudio Diego Rivera y Frida Kahlo; Zocalo: Palacio de Bellas Artes

 

Informazioni    preliminari

Profilassi

 Sebbene ci siano delle vaccinazioni consigliate prima di intraprendere un viaggio in Messico e fosse inoltre il periodo di massima virulenza della c.d. “peste suina”, io e Marco abbiamo deciso di non sottoporci ad alcuna vaccinazione. Ovviamente abbiamo chiesto informazioni dettagliate al nostro medico di fiducia che ci ha consigliato in tal senso.

È preferibile parlare delle precauzioni che abbiamo adottato sul posto e che si possono riassumere nell’utilizzo, per bisogni alimentari ed igienici, di acqua purificata e nella costante attenzione all’igiene personale.

Fotocopie

Prima di partire è vivamente consigliato fare alcune fotocopie del passaporto, dei biglietti aereo e della prenotazione dell’albergo con i relativi pagamenti. Anche in caso di assunzione di medicinali portate con voi la copia della relativa ricetta.

Cosa mettere in valigia

Bagaglio a mano: spazzolino- dentifricio- filo interdentale, lenti a contatto-liquido (apposito sacchettino trasparente nel rispetto delle norme EU sul trasporto dei liquidi), macchina fotografica (rullini acquistabili in loco), telecamera (con adattatore), guida, soldi contanti e carte di credito, biglietti-passaporto(con relative fotocopie), tappi per le orecchie, mascherina occhi e un buon libro.

Bagaglio in stiva: crema giorno-solare, pettine, forbicine, ciabatte, indirizzi per cartoline, vestiti (pochissimi!!!!!), intimo, 1 felpa per i gelidi pulman, costume, vocabolario spagnolo, torcia, lucchetto, amuchina, salviettine igienizzanti, se si assumono medicinali non dimenticate una copia della ricetta, sacchetti di plastica per vestiti sporchi, cappellino, coltellino multiuso, k-way, ombrellino, orologio, repellente, aspirina.

Tasso di cambio:  € 1= 18.79 $.

I prezzi indicati si intendono a persona.

 

Il nostro diario di viaggio  racconta  Città del Messico e i suoi sobborghi dal punto di vista culturale, prende cognizione del dolore  espresso nella pittura di Frida Kahlo, dell’ostentazione politica figurativa  di  Diego Rivera dei color y sabor dell’antica terra axteca.

Per intraprendere al meglio questo viaggio, completamente autogestito, abbiamo acquistato la guida Lonely Planet e prenotato biglietti aereo e l’ albergo utilizzando il sito expedia.com e siamo partiti alla volta dell’aereoporto di Linate (Milano). Qui abbiamo lasciato la macchina in un parcheggio a pagamento (linateparking.com) che offre il servizio navetta andata e ritorno per/da l’aereoporto (gratuito). In 5 minuti si raggiunge comodamente il settore partenze.

La prima tratta del viaggio ha avuto uno scalo ad Amsterdam e dopo due ore circa abbiamo preso l’aereo che ci avrebbe condotto a Città del Messico.

Il volo è stato interminabile (11 ore) ma il personale della compagnia aerea è stato sempre molto attento a soddisfare ogni nostra richiesta come la scelta della nostra cena, rigorosamente vegetariana.

Consiglio ai soggetti particolarmente sensibili ai rumori notturni di non scordare di avere con sé i tappi per le orecchie e una mascherina per coprire gli occhi dalla luce presente sull’aereo.

Arrivati all’aereoporto di Città del Messico (ore 17.20 locali- 03.20 in Italia), ci è stato consegnato dagli appositi addetti, un documento con il quale attestavamo il nostro stato di salute (per monitorare l’allerta intorno alla c.d. “peste suina”), che abbiamo poi consegnato insieme al foglio di visto (datoci sull’aereo), al personale competente.

Svolte queste incombenze ci mancava solo la famosa transizione dalla dogana con il famoso semaforo per vedere la polvere del Messico….e qui….schiaccio il pulsante.. ed ecco uscire una splendida palla rossa!!! I funzionari mi hanno “accerchiata” ed invitata a depositare la mia valigia sull’apposito nastro per effettuare il controllo di rito che ha avuto esito.. .…positivo!

Proprio così, mi hanno sequestrato, per trasporto illecito, una splendida mela gialla e i tramezzini che mi avevano dato sull’aereo!!! Non potete immaginate, data la mia avarizia, il mio stato di disperazione…

Chiusa la valigia, con la promessa che non mi sarei più resa responsabile di attentato alla salute del popolo messicano, trasportando prodotti potenzialmente infetti dall’estero, abbiamo varcato l’ultima porta e siamo venuti a contatto con una folla urlante di messicani che ricercavano i loro parenti e di tassisti pronti all’affare.

Prima di tutto siamo andati all’ufficio cambio dell’aereoporto e con 200 euro abbiamo ottenuto 3,580.00 pesos (mi raccomando, sembrerà banale come consiglio, ma pagate sempre in pesos per ovvie ragioni di convenienza considerando che le occasioni di beneficienza non mancheranno…).

Effettuato il cambio, siamo andati alle apposite cabine dei taxi autorizzati presenti all’interno dell’aereoporto (prima tappa di beneficienza: 270 pesos per 20 minuti di strada), per raggiungere il nostro hotel (hotelparkvilla.com Av. Constituyentes n. 99 o General Gomez Pedraza n. 68 Col. San Miguel Chapultepec).

Quando siamo saliti sul taxi (consiglio di prestare sempre attenzione al numero di autovettura e all’esposizione della foto del guidatore),  il tassista ha attaccato una pantomima dicendo che in 20 anni di carriera non aveva mai transitato nel  luogo da noi indicato (ovviamente era un vano tentativo di portarci in un albergo a lui compiacente…per questo azzardo ci ha rimesso la propina!).

Raggiunto l’albergo e presa visione della stanza (pareti colorate con decorazioni floreali, interni in legno e due leoni in cortile: non male per un 2 stelle!), sono crollata in un sonno profondo con mille pensieri nella testa.

Lunedì 10 agosto 2009

Il giorno successivo, recuperate le ore di sonno e fatta un’ abbondante colazione, abbiamo chiesto di fruire della cassetta di sicurezza dove abbiamo riposto le nostre ricchezze e le fotocopie.

Alleggeriti, siamo andati alla fermata della metropolitana di Juanacatlan (che dista 100 m. dall’albergo da noi scelto; i biglietti costano solo 2 pesos), diretti allo Zocalo.

Il tragitto è stato rallegrato da venditori canterini che per pochi pesos vendevano prodotti di ogni genere: cicche, cd, penne, ecc.; purtroppo tra questi non possono passare inosservati numerosi minorenni (consiglio personalmente di non avvantaggiare il proliferare di questa pratica, dando loro qualcosa da mangiare contribuirete nel modo migliore a soddisfare una loro necessità alimentare).

Considerate comunque che, trattandosi di un mezzo di trasporto molto comodo, ma anche molto frequentato, dovrete prestare molta attenzione ai borseggiatori e possibilmente  evitate di vestire in modo vistoso (noi abbiamo prescelto capi comodi e usurati che si sono rivelati perfetti per le nostre camminate e per non destare troppa curiosità).

Arrivati allo Zocalo (fermata Zocalo) ci siamo recati all’ufficio informazioni presente nella piazza (una delle più grandi al mondo) dove ci hanno consegnato delle pratiche cartine e altresì confermato che in Messico tutti i musei sono chiusi il lunedì.

Tuttavia siamo riusciti a visitare, poiché faceva eccezione alla regola, il Palacio Nacional (Plaza de la Constituciòn- occorre esibire il passaporto quindi tenetelo con voi - l’entrata è gratuita), che ospita, non solo gli uffici del presidente messicano e la tesoreria federale, ma anche incantevoli  murales di Diego Rivera. Questi ultimi, dipinti tra il 1929 ed il 1935, rappresentano episodi salienti della storia del Messico.

Usciti dall’edificio presidenziale, ci siamo recati nella nota catena commerciale Sanborns dove abbiamo acquistato le tarjete telefoniche Ladatel (disponibili da 50 o 100 pesos ma queste ultime contengono spesso il 25% di chiamata in omaggio; per chiamare in Italia il prefissso è 0039) e dove si può usufruire gratuitamente dei bagni.

Forse vi starete chiedendo cosa abbiamo mangiato…ebbene io sono una patita dei gelati e ho scoperto che anche allo Zocalo c’è una gelateria non male (Santa Clara Madero, Centro Cuauhtemoc) mentre Marco (lui è onnivoro) ha provato i tacos de pollo con guacamoles y frijoles, che rammenta essere molto piccanti ma buoni (tenete presente che lui ha viaggiato in Paesi del profondo Oriente e non conosce certo il concetto di schizzinosità).

Rigenerati,  siamo andati a vedere la nota Zona Rosa (fermata Insurgentes) dove, per chi fosse interessato, si trova un noto centro commerciale (Plaza Reforma 222).

In questo quartiere, dopo averne ammirato le vie e i palazzi, abbiamo approfittato per fare una  piccola scorta di provviste in un negozietto (state  attenti perché i prezzi non sempre sono esposti e anche se lo sono non è una garanzia di trasparenza) e siamo ritornati al nostro albergo.

Sarà un appuntamento tipico e costante della nostra estate messicana il temporale delle 17.30…è sempre prudente portare con sé un k-way e un ombrellino.

Martedì 11 agosto 2009

Anche questa mattina, dopo una sana colazione a base di mango e yogurt, siamo partiti alla volta di Coyoacan, città Natale di Frida Kahlo.

Abbiamo utilizzato, come sempre faremo, la metropolitana e una volta arrivati all’apposita fermata (Coyoacan), abbiamo seguito i numerosi cartelli indicativi che ci hanno condotto alla Casa Azul sita in Londres 247, Del Carmen Coyoacan (preciso che gli indigeni pagano 5 pesos mentre tutti gli altri visitatori 55 pesos).

Magdalena Carmen Frieda Kahlo Calderòn  nacque a Coyoacan il 6 luglio 1907 da padre ebreo-ungherese ( Wilhelm Kahlo) e da madre messicana (Matilde Calderòn) originaria di Oaxaca.

Alla tenera età di 6 anni si ammalò di poliomelite e riportò danni permanenti alla gamba destra.

Nel 1922, per prepararsi allo studio della medicina, frequentò l’Escuela Nacional Preparatoria dove ebbe modo di osservare il lavoro di Diego Rivera che dipingeva il murales La creazione.

 Nel 1925, mentre rincasava da scuola in compagnia del fidanzato Alejandro Gomez Aria, restò vittima di un incidente che coinvolse l’autobus sul quale viaggiava e riportò la frattura della gamba destra, della clavicola, del bacino e delle costole.

Con grande determinazione riuscì a riprendersi anche se continuò a soffrire, per tutta la vita, di atroci dolori che la costrinsero a  sottoporsi a numerosi interventi chirurgici negli USA e in Messico.

Durante le lunghe convalescenze, immobilizzata a letto, iniziò a dipingere, soprattutto sé stessa ed il suo dolore; veri temi dominanti delle sue opere. È una pittura intima, personale, in principio non destinata alla commercializzazione.

Nel 1928 si iscrisse al PCM e incontrò nuovamente Rivera. Quest’ultimo, molto in vista all’epoca, aveva viaggiato giovanissimo in Europa e aveva avuto due figli da due donne russe e nel 1922 aveva sposato Guadalupe Marin che gli diede altri due figli prima della separazione avvenuta nel 1928.

Frida e Diego si sposarono il 21 agosto del 1929 e andarono ad abitare dapprima in un appartamento al centro di Città del Messico e successivamente a Cuernavaca.

Durante una trasferta negli USA, a S. Francisco, Frida, per cause dovute alla deformazione del bacino, è costretta ad abortire.

Dopo un breve rientro in Messico ritornano ancora negli USA, a Detroit, dove Frida è costretta nuovamente ad abortire.

Rincasati in Messico si stabilirono nella casa di  S. Angel (odierno Museo Casa Estudio Diego Rivera y Frida Kahlo), composta da due edifici separati; quello azzurro era di Frida.

Nel 1934 Frida è costretta nuovamente ad abortire e venne inoltre sottoposta ad un intervento al piede destro con conseguente amputazione di alcune falangi. È in questo periodo che scoprì l’esistenza di una relazione tra Diego e sua sorella Cristina; addolorata decise di tornare nella casa Azul e dopo un breve periodo si separò da Rivera.

Tuttavia l’8 dicembre del 1940 Frida e Diego si risposarono anche se continuarono a vivere separati. Nel 1950 Frida subì 7 operazioni alla colonna vertebrale  e nel 1953 le venne amputata la gamba destra.

Morì nella casa Azul il 13 luglio del 1954. Riverà dichiarò che quel giorno fù << il più tragico della mia vita. [..]. Troppo tardi mi sono reso conto che la parte più straordinaria della mia vita è stata il mio amore per Frida >>.

Per me è stata un’esperienza toccante, leggendo i suoi quadri (perché non sono semplici dipinti ma libri aperti) si avverte tutta la lacerazione dell’artista. Le tele esposte, maggiormente significative, sono: 1) Retrato de la Familia de Frida, 2) Retrato de mi padre, 3) Paisaje, 4) Naturaleza muerta, 5) El marxismo darà salud a los enfermos, 6) Autorretrato con Stalin o Frida y Stalin.

La 1) fu dipinta nel 1950 durante una lunga convalescenza di Frida in ospedale e ne rappresenta l’albero genealogico. Si tratta visibilmente di un’opera rimasta incompiuta. Oltre ai genitori e ai nonni, sono raffigurate le sorelle, Matilde e Adriana da un lato, Cristina e i suoi figli  Isolda e Antonio dall’altro, posti accanto a Frida, ed un altro bambino di cui non si conosce l’identità; 2) in questo quadro (1951) la pittrice esprime il suo affetto e la sua ammirazione per il padre, Guillermo Kahlo, legato a Frida da una grande empatia, il quale le insegnò ad utilizzare la macchina fotografica e le fu sempre accanto durante la sua vita. Sulla parte inferiore del quadro è presente uno striscione con una dedica affettuosa: << Ho raffigurato mio padre, Guillermo Kahlo, d’origine ungaro-tedesca, artista e fotografo di professione, di carattere generoso, intelligente, nobile e coraggioso, perché, nonostante abbia sofferto per sessant’anni d’epilessia non smise mai di lavorare e lottò contro Hitler, con ammirazione. Sua figlia Frida Kahlo >>. Proprio a cagione della malattia del padre, Frida sentiva che era l’unica persona che poteva comprendere i dolori da lei patiti a causa della sua precaria salute; 3) questo dipinto (1946-47) raffigura un paesaggio cupo e crepato che sta a simboleggiare i dolori, fisici e psicologici, patiti da Frida a causa dei numerosi e mai risolutivi interventi chirurgici e dai tradimenti continui di Rivera; 4) la peculiarità di questa tela (1952-54) è da ricercare nella pennellata dai  tratti imprecisi  che testimoniano la dipendenza di Frida, nei suoi ultimi anni di vita, da pesanti antidolorifici e droghe che ne alteravano la lucidità; 5) in questo quadro la pittrice esprime la profonda convinzione che il marxismo, con i suoi ideali politici, possa guarire gli infermi tra cui lei stessa. Sorretta dai valori del marxismo, la pittrice riesce a stare eretta senza l’ausilio delle stampelle. Secondo quanto si riporta, commentando questo dipinto, pare che Frida  abbia affermato: << Per la prima volta non piango più >>; 6) in questo quadro votivo (1954 circa ) Stalin è raffigurato come un santo alle spalle della pittrice; elemento che sta a simboleggiare il forte legame di quest’ultima con i valori del comunismo.

Nel museo è presente inoltre uno dei tanti busti ortopedici (la columna rota – 1941)  che Frida dovette portare lungo tutta la sua vita e che era solita dipingere  a seconda dei suoi stati d’animo.

 La casa è particolarmente suggestiva: presenta le pareti esterne colorate di azzurro e quelle interne sono ornate da  piattini in ceramica, scheletri( in Messico la morte simboleggia la vita che rifiorisce), statuette preispaniche…oggetti emblematici  dell’ingegno e del carisma della pittrice.

Se non siete molto informati sulla vita e le opere di Frida vi consiglio di usufruire delle conoscenze della guida presente in loco e anche voi vi innamorerete della drammaticità e attualità della sua pittura.

Nel cortile interno della casa troverete un bazar nel quale si possono acquistare delle stampe ma personalmente consiglio di comprare le stesse al mercato di Coyoacan (Plaza Hidalgo sab-dom), in quanto il costo è notevolmente inferiore (e questo vale anche per tutti gli altri shops che fungono da pertinenze ai musei).

Usciti dalla casa di Frida e dopo aver fatto pochi passi lungo la strada principale, siamo entrati in un mercato permanente  dove abbiamo acquistato una rinfrescante coppa di mango.

 Rigenerati, abbiamo raggiunto  Plaza Hidalgo (dove si trova la Casa del Cortès), adiacente alla quale si trova il Jardìn del Centenario, una piazza suggestiva per la  presenza di una fontana contenente le statue dei coyote, simbolo della cittadina.

Da qui, abbiamo raggiunto a piedi  il  parco Viveros (ingresso gratuito) dove, data la proficua proliferazione di scoiattoli, Marco è stato aggredito da un esemplare particolarmente vivace!!!

Per me, che adoro gli animali, è stata un’esperienza interessante e penso unica, osservare questi splendidi roditori da vicino.

Non ancora stanchi abbiamo ripreso la metro e siamo andati al Bosque di Chapultepec (fermata Chapultepec),un luogo che è rimasto scolpito nel mio cuore, famoso per la  presenza dei Musei di arte moderna , di Antropologìa, di Rufino Tamayo, del monumento a Los Niños Heroes, di un parco zoologico (ingresso gratuito), di un  parco  di divertimenti, del Castillo de Chapultepec e del Jardin Botanico.

Purtroppo, una volta arrivati al bosco, era ormai tardi per fare delle visite complete a queste luoghi e pertanto ci siamo limitati a prenderne cognizione con la brama di tornarci al più presto.

Martedì 12 agosto 2009

Anche oggi, utilizzando la metro, siamo partiti alla volta di Xotepingo (metro fino alla fermata-capolinea Tasqueña, da qui prendere il tren ligero, 2 pesos, fino alla fermata Xotepingo),dove è possibile, e lo consiglio vivamente, ammirare il museo Anahuacalli (Calle del Museo n. 150), voluto e ideato da Diego Rivera.

 Esso contiene numerose statuette precolombiane collezionate dal pittore più alcune sue tele molto significative tra le quali deve essere menzionato uno studio de “Uomo all’incrocio” che gli venne commissionata dal Rochefeller  Center nel 1934.

 Il museo Anahuacalli è un vero e proprio mausoleo; costruito con pietra vulcanica  è stato concepito come quella che era considerata la rappresentazione  del mondo secondo gli antichi axtechi.

La struttura  è  divisa in tre piani: il primo (inferiore) rappresenta il mondo degli inferi e si trovano qui le statue dei relativi dei (delle forze naturali: aria, fuoco, terra e acqua); il secondo(intermedio) rappresenta il mondo del popolo axteco con i relativi dei (del sorriso, della guerra, del raccolto)ed il terzo(superiore) simboleggia  il mondo degli dei tra i quali spicca Quetzalcòatl (serpente piumato), colui il quale avrebbe generato il mondo degli uomini. Da qui è possibile accedere ad una grande terrazza che consente di ammirare uno splendido panorama messicano.

Visitando il museo Casa Azul di Frida Kalho si ha l’opportunità di entrare gratuitamente ad Anahuacalli e viceversa.

Terminata la visita, abbiamo ripreso il tren ligero verso Xochimilco, diretti al museo  Dolores Olmedo Patiño (Av. Mexico 5843, fermata La Noria; 55 pesos), lascito della famosa e ricca imprenditrice messicana,  deceduta nel 2002, che  vanta una vasta collezione di opere di Diego Rivera e di Frida Kahlo. A quest’ultima è dedicata una sala a parte dove sono attualmente esposte le seguenti opere: 1) Retrato de Alicia Galant; 2) El camion; 3)Retrato de Luther Burbank; 4) Retrato de Eva Frederick; 5) Frida y el aborto o El aborto; 6) Henry Ford Hospital o La cama volando; 7)Unos cuantos piquetitos; 8) La màscara; 9) Mi nana y yo o Yo mamando; 10)Retrato de Doña Rosita Morillo; 11) La columna rota; 12) Fantasia; 13) Sin esperanza; 14) Flor de la vida.

Mi limiterò qui a commentare le tele a mio avviso più strazianti: la 6) rappresenta Frida sdraiata su un freddo letto di ospedale dopo aver avuto il secondo aborto  mentre si trovava a Detroit.

Dal suo ventre si diramano 6 nastri rossi che collegano la pittrice a 6 figure oniriche: una lumaca, che sta a simboleggiare la lentezza dell’aborto, un bacino fratturato, una macchina vista dalla pittrice in ospedale, un fiore portatole da Rivera dopo il drammatico evento, un modello plastico raffigurante il ventre femminile ed infine il bambino mai nato. Questa opera è molto commovente e mi auguro che chi sta leggendo queste mie brevi righe avrà la possibilità di leggere il dolore contenuto in questo quadro; 7)questa è un’altra tela stupefacente di Frida; ispirata ad un fatto di cronaca del tempo, raffigura una donna riversa in un letto straziata dai colpi di pugnale del suo aguzzino. La pittrice dipinse questo quadro al tempo della scoperta della relazione tra la sorella Cristina ed il marito Rivera; 9) questa opera è stata definita dalla stessa autrice una delle sue più suggestive. Raffigura una balia, il cui volto è coperto da una maschera, che allatta Frida; è un quadro ispirato all’infanzia della pittrice che realmente non venne allattata dalla madre poiché quest’ultima era impegnata ad accudire la sorella Cristina, nata a breve distanza; 10) La colonna rotta è indubbiamente l’opera di Frida a mio avviso  più incisiva. Il suo corpo martoriato è tenuto eretto da un busto ortopedico, è straziato da mille chiodi che si conficcano nella sua carne, le lacrime ne segnano il volto ed un paesaggio di sfondo cupo e crepato ne simboleggia lo stato d’animo.

 Compiuta la visita del museo è  possibile visitare la casa della Sig.ra Dolores Olmedo, veramente sfarzosa ed eccentrica, che si affaccia sui curati giardini dove corrono i cani xoloitzcuintle, razza canina pre ispanica, senza pelo. Pensate che in tempi lontani questi cani venivano tristemente utilizzati per fini alimentari alla stregua dei nostri maiali (SIC!!!!!).

Terminata la visita, siamo andati al centro di Xochimilco solo per avere un quadro di quello che è considerato, per il pregio dei suoi canali, patrimonio UNESCO. Purtroppo, ancora una volta era tardi quindi abbiamo preso visione del luogo e programmato un successivo ritorno.

Mercoledì 13 agosto 2009

Giornata trascorsa interamente al parco zoologico di Chapultepec (ingresso gratuito).

Nel parco non è possibile entrare con zaini ed alimenti che vanno quindi depositati nell’apposita paqueteria official pagando 8 pesos per il deposito (consiglio pertanto di avere con sé un marsupio per portare eventuali cose utili come della moneta per usufruire dei servizi igienici).

 Per noi europei la visita a questo zoo rappresenta un’esperienza unica per sperimentare un contatto  ravvicinato con la fauna sudamericana…  non solo è possibile osservare a distanza ravvicinata variopinte maripose ma anche essere fautori della loro  liberazione nel cielo una volta che il loro processo di crescita è giunto al termine.

Secondo l’antica leggenda maya, la  liberazione di una farfalla con la contestuale espressione di un desiderio, fa sì che la divinità esaudisca i nostri sogni. Abbiamo anche dato un nome alle nostre farfalle : Frida (quella di Marco, Leonida – si lo sò è un nome da felino ma mi piace molto- la mia).

Che meraviglia ammirare l’orangotango, il gorilla, il mandrillo e i cani xoloitzcuintle!! Marco mi rammenta che è rimasto colpito dalla mole dell’ippopotamo, del tapiro  e dallo sguardo umano dell’orango anche se siamo concordi nel ritenere che l’animale più divertente è stato il gorilla per via del suo comportamento “da pugile”in quanto ha ripetutamente tentato di sferrare dei destri al pubblico osservante (tranquilli, c’era il vetro infrangibile!!!).

Venerdì 14 agosto 2009

In mattinata siamo andati a vedere il rinomato quartiere Polanco che è visibilmente uno dei più benestanti di Città del Messico anche se non abbiamo riscontrato la presenza di musei suscettibili di destare la nostra curiosità. La via principale, dove sono presenti numerosi negozi è Av. Presidente Masaryk. Per chi fosse interessato è presente un grande centro commerciale, il Liverpool (una copia della Rinascente) e un grande supermercato (adiacente all’uscita dalla fermata della metro) dove i prezzi sono nettamente inferiori a quelli praticati (quando non addirittura inventati) nei quartieri circostanti.

Successivamente abbiamo ripreso la metro e siamo tornati nel Bosque di Chapultepec dove abbiamo visitato il Museo di arte moderno (Paseo de la Reforma y Gandhi; 20 pesos) dove è possibile ammirare la tela Le dos Fridas, alcune opere di Rivera e di altri artisti (Siqueiroes, Orozco, Tamayo e O’ Gorman). Il quadro Le dos Fridas rappresenta due Frida, una vestita da tipica messicana e l’altra abbigliata all’europea; la Frida messicana è quella amata da Rivera e con il  sangue che sgorga dal suo cuore alimenta tramite una lunga arteria la Frida europea che rischia di morire dissanguata. L’opera risale all’epoca del divorzio tra Frida e Diego.

Sabato 15 agosto 2009

La mattina inizia male, mi sveglio con la sindrome di Frida….un forte dolore alla schiena che si propagava alla gamba…le lunghe camminate avevano avuto un primo effetto collaterale. Tuttavia non ero assolutamente disposta a perdere neanche un giorno dei pochi che avevamo a disposizione quindi ho ingurgitato un’aspirina (portatevi sempre degli antinfiammatori mi raccomando anche se gli stessi sono  reperibili nelle farmacie in loco) e siamo partiti alla volta del mercato artigianale La Ciudadela in località Balderas. È qui possibile acquistare a prezzi convenienti tutto quanto il Messico può offrire: piatti in ceramica, mantelle in lana con le tipiche decorazioni, borsette, ecc. Sottolineo che i venditori qui presenti lasciano guardare tranquillamente la merce esposta senza “assillare” i visitatori e comunque al momento dell’acquisto ricordatevi sempre che è buona norma contrattare il prezzo dell’articolo scelto.

Nel pomerggio siamo andati alla Zona Rosa a vedere il mercato di artigianato Insurgentes (Londres, all’angolo con Florencia) dove però abbiamo constatato che i prezzi sono un pochino gonfiati e i commercianti un po’ troppo insistenti rispetto al quelli del mercato visitato in precedenza. Abbiamo quindi deciso di tornare al nostro caro Bosque di Chapultepec a visitare il museo Rufino Tamayo (Paseo de la Reforma y Gandhi; 15 pesos) che personalmente abbiamo trovato ridicolo per l’assurdità delle opere esposte.

Domenica 16 agosto 2009

Al mattino decidiamo di tornare a Coyoacan a vedere il Bazar Artesanal ( Plaza Hidalgo) e visto che è domenica e l’entrata nei musei è gratuita pensavo di riavere l’opportunità di rivivere contrastanti emozioni nella casa di Frida Kahlo.

Il mercato è carino e  tranquillo,  si apre sulla piazza Hidalgo ed è possibile acquistare varia oggettistica a prezzi buoni. La sorpresa è stata invece constatare che l’ingresso gratuito domenicale  è valido solo per gli indigeni e non per gli altri visitatori..non so voi cosa ne pensiate ma ho trovato questo trattamento differenziato leggermente discriminatorio.

Abbiamo quindi deciso di indirizzarci per l’ultima volta alla Ciudadela e lungo la strada abbiamo trovato una signora anziana che per pochi pesos vendeva delle tovagliette fatte con le sue mani. Entrambi le abbiamo trovate molto graziose e comunque, inteneriti, ne abbiamo acquistato una. Arrivati alla Ciudadela abbiamo terminato gli acquisti dei souvenirs con un certo respiro di sollievo!! 

Lunedì 17 agosto 2009

Mattinata dedicata totalmente alla visita di Xochimilco e dei suoi canali patrimonio UNESCO. Ancora una volta facciamo il tragitto con la metro fino al terminal Tasqueña, da qui prendiamo il tren ligero e arriviamo alla meta. Proseguiamo a piedi fino all’imbarcadero (10 min.) e una volta arrivati inizia la contrattazione per svolgere il tour dei canali.

 È lunedì, tutto è tranquillo, ci sono pochi visitatori, si respira un clima rilassato. L’unico gestore presente in loco ci chiede 800 pesos (la cifra ovviamente era allucinante); con la contrattazione  si scende a 600…sono ancora convinta di avere preso una colossale fregatura ma comunque abbiamo accettato (sempre per il discorso della beneficienza…).

Penso comunque che sia meglio effettuare questo tour nel fine settimana perché tutta la confusione che si produce in quei giorni è parte integrante dell’atmosfera di Xochimilco; ci sono più venditori e mariachi, il mercato di artigianato, che si raggiunge solo con la barca, ha i bazar tutti aperti…in settimana è un po’ spento…Si ha comunque l’occasione per fare un piacevole giro in barca e per scambiare qualche parola con il conduttore: è sempre proficuo ricercare conversazioni in loco. Marco sottolinea che, senza nulla voler togliere a Xochimilco, esistono tuttavia  luoghi di maggiore interesse.

Terminato il tour  siamo andati allo Zocalo, diretti al Palacio de Bellas Artes e proprio qui davanti ci siamo ritrovati coinvolti in un tipico scenario di rivolta messicana: erano scesi in piazza i contadini che rivendicavano le loro terre espropriate dal Governo. Ci hanno dato il loro manifesto e chiesto di contribuire con qualche moneta alla causa. Devo dire che sono rimasta teneramente colpita dal modo in cui i contadini operavano la loro manifestazione, tutto si è svolto in modo composto, esibendo piccoli manifesti bianchi che recitavano << Nos manifestamos para denunciar la represiòn de Marcelo Ebrard, contra los campesinos enquerados y no quede en la impunidad como ha sido con los crimines de Tlahuac e “News Divine”>>.

  Il Palacio de Bellas Artes era chiuso (ci eravamo scordati della chiusura del lunedì), ci siamo quindi diretti alla Cattedrale dove ho acquistato per i cattolicissimi parenti i famosi escapolari (5 pesos i piccoli) e, visto che si stava  per scatenare il tipico temporale pomeridiano, abbiamo deciso di tornare in albergo.

Martedì 18 agosto 2009

In mattinata abbiamo deciso di andare a Cuernavaca. Per raggiungere la nostra meta siamo arrivati con la metro fino alla fermata Tasqueña, qui si imbocca l’uscita Autobuses del Sur., che sale ad un cavalcavia pedonale, si scende poi dalla scalinata a sinistra, si attraversa un mercato all’aperto e si arriva al terminal Sur. Qui abbiamo cercato la compagnia Pulman de Morelos che effettua corse ogni 15 minuti. Il biglietto, andata e ritorno, è costato 150 pesos, il viaggio è durato circa due ore durante le quali è stato proiettato un film.

Giunti sul luogo siamo andati a visitare il Museo  Robert Brady (Calle Netzahualcoyotl n. 4, 30 pesos).

 Brady (1928-86) è stato un famoso personaggio del jet-set americano, figlio di trasportatori, aveva stabilito la sua dimora a Cuernavaca(1962). Da qui puntualmente partiva per compiere numerosi viaggi nel mondo e durante questi ultimi ha collezionato una serie di opere di: Rufino Tamayo, Frida Kahlo, Miguel Covarrubias, Maurice Prendergast, Marsden Hartley, Milton Avery e Graham Sutherland( visibili all’interno del museo). La collezione di Brady vanta più di 1300 pezzi e include maschere messicane, figure preispaniche e primitive dell’Africa, America, Oceania e  India.

La casa è un tripudio di colori, un inno alla vita e alle sue meraviglie, consigliamo a tutti la sua visita.

Successivamente siamo andato a vedere i Giardini Borda (Av. Morelos 271; 30 pesos) stile Versailles ma in stato di risparmio idrico. Abbiamo anche visitato la Cattedrale e la famosa Capilla del Carmen dove i malati chiedono la guarigione dalle malattie.

Sulla Lonely  Planet risulta segnalata la presenza di una galleria d’arte con opere di Kahlo e Rivera ma purtroppo segnaliamo che è stata chiusa e al suo posto sorge ora un asilo. Ci sono rimasta veramente male!!!.

Mercoledì 19 agosto 2009

La mattina, sempre utlizzando la metro ( fermata S.Lazaro, da qui ci si dirige al terminal oriente Tapo e si prende il pulman , linea Atah -214 pesos, due ore circa ), siamo andati a Tlaxcala.

Questa cittadina ci ha incuriosito in quanto, sebbene la sua visita non fosse particolarmente raccomandata dalla guida, avevamo letto che nel suo Museo d’arte (Plaza de la Consitucion n. 21, Centro Historico, 20 pesos) era possibile ammirare le prime opere di Frida Kahlo..

Purtroppo, per nuova ironia della sorte, una volta arrivati al museo non abbiamo trovato le tele primizie della pittrice messicana bensì le struggenti opere di Botero!!Si era infatti realizzato uno scambio di opere tra Messico e Bolivia…la mia Frida mi è così scivolata nuovamente dalle mani ma le tele di Botero sono state una più che valida compensazione.

Oltretutto la cittadina di Tlaxcala è molto carina, tranquilla e piacevole da visitare.

Per la prima volta ho seguito il consiglio di Marco e insieme abbiamo mangiato una tortillas con queso y flores de calabaza (12 pesos) y una rica tortas de chiuleta jitomates guacamole y jalapeños (22 pesos).

Successivamente siamo andati in un negozio rinomato di artigianato  (tenda casa artesanias, Av. Emilio Sanchez Piedras n. 1)dove abbiamo acquistato a prezzo interessante una serie di oggetti.

Giovedì 20 agosto 2009

Nella mattinata siamo andati ad ammirare le famose piramidi di Teotihuacan. Consueto tratto di metro fino alla fermata autobuses del Norte , poi pulman della linea San Juan Teotihuacan (andata e ritorno 66 pesos, durata 1 ora, fate attenzione su questa linea perché i messicani tendono a non rispettare i posti assegnati con il biglietto e talvolta questo malcostume può causare dei diverbi con altri turisti).

 Arrivati al sito (51 pesos ingresso, 35 pesos per effettuare eventuali riprese), siamo stati letteralmente assaliti da gruppi di venditori di fischietti, maschere in ossidiana, argenti, statue in ceramica…personalmente non ho potuto fare altro che trovare questo scenario divertente…i commercianti difatti si rivolgevano (maschilismo?) a Marco e lui si è difeso abilmente dai loro attacchi.

Il sole nel sito si sente, non dimenticate mai abbondanti scorte di acqua e un cappellino oltre, per i soggetti più delicati, una crema solare.

È stata un’emozione grandissima salire sulla piramide del sole dove è pratica comune e di buona sorte innalzare le mani al cielo. Personalmente sono rimasta però più affascinata dalla piramide della luna in quanto l’ambiente sottostante era meno chiassoso (la salita alla piramide del sole aveva sfiancato un po’ di gente) e si poteva ammirare un paesaggio incantevole in quasi silenzio.

Scesi, ci siamo diretti ai vicini negozietti a fare qualche acquisto e qui un simpatico venditore ci ha prestato il famoso sombrero per fare delle foto. Da qui, senza tornare all’ingresso del sito,  abbiamo ripreso il pulman e siamo scesi alla fermata Indios Verdes da dove abbiamo ripreso la metro diretti alla fermata Revoluciòn dove si trova il Museo di San Carlos ( Puente de Alvarado, n. 50, 25 pesos). Qui si possono ammirare arazzi e dipinti che spaziano dal 16° al 20° secolo.

Al ritorno siamo andati allo Zocalo e  abbiamo assistito all’ammaina bandiera (che per noi donne consiste nella discesa della bandiera messicana ad opera dell’esercito che avviene tutti i giorni nella piazza alle ore 18 ), ed è stato veramente emozionante.

Venerdì 21 agosto 2009

Oggi siamo andati a San Angel a visitare la Casa Estudio di Diego Rivera y Frida Kahlo (Avenida Altavista, n.2, 10 pesos). Abbiamo preso la metropolitana fino alla fermata Miguel Angel de Quevedo e da qui abbiamo fatto una lunga scarpinata fino a raggiungere la nostra meta. Personalmente, pensavo di trovare dei luoghi dove il ricordo degli artisti fosse più vivo, ossia ricco di oggettistica, quadri, ecc.

 La casa è suddivisa in due settori collegati da una passerella: quella bianca, abitata da Rivera, al primo piano contiene una serie di manifesti a carattere politico che furono collezionati dal pittore mentre, al piano superiore, è presente la camera da letto (piccola e molto semplice ), e lo studio dove dipingeva che è ornato da statuette e cimeli preispanici.

L‘ala della casa adibita a Frida è azzurra e contiene anch’essa dei manifesti politici al primo piano mentre al  superiore è possibile ammirare il quadro Lo que vi en el agua o Lo que el agua me dio.

Quando stavamo tornando alla fermata della metro abbiamo incontrato una giovane venditrice di oggetti artigianali e abbiamo acquistato due copri cuscini con raffigurato  il tipico ave (150 pesos).

Proseguito il nostro percorso siamo tornati, per l’ ultima volta al Bosque di Chapultepec dove abbiamo visitato il suo famoso Castillo (51 pesos).

Qui abbiamo ammirato i giardini, le vetrate, e le stanze del palazzo degli Imperatori Massimiliano e Carlotta e gli appartamenti di Portfirio Diaz.

Nostalgici siamo poi tornati allo Zocalo per ammirare nuovamente l’ammaina bandiera.

Sabato 22 agosto

Ultimo giorno in Messico, avevamo solo la mattinata a disposizione prima di correre in aeroporto. Siamo andati allo Zocalo perché abbiamo rivalutato l’idea di mandare le cartoline e pertanto, per essere certi dell’arrivo delle stesse in Italia, siamo andati al Palazzo Postale dove abbiamo acquistato anche i francobolli. Fatta un’ ultima, breve  e malinconica passeggiata, siamo tornati all’albergo (dove ci avevano consentito di lasciare in deposito le valigie), abbiamo chiesto la cortesia al receptionist di chiamarci un taxi e siamo partiti alla volta dell’ aeroporto (170 pesos, ben 100 pesos in meno rispetto all’andata!!!).

Durante il tragitto abbiamo approfittato della presenza dell’autista per toglierci qualche curiosità su altri e meno conosciuti aspetti del Messico. Abbiamo scoperto che la prostituzione è legalizzata, che molte minorenni si vendono per pochi pesos in quanto sono drogatitos, della diffusione tra i giovani del crack, della problematica dovuta alla scarsità dell’acqua, ecc. Arrivati ci siamo diretti al  nostro terminal e da qui siamo partiti per tornare in Patria.

È stato un viaggio a tinte forti, quando non si frequentano artificiali resort ma reali sobborghi cambia il nostro comportamento poiché si è  liberi da pesanti condizionamenti commerciali…questa libertà l’abbiamo messa in valigia e non è sequestrabile.

Per qualsiasi informazione o curiosità 

Eleonora

carsana.eleonora@tiscali.it 

 

 

 

 

 

 

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