Indonesia

Diario di viaggio agosto 2004

di Sabina Motta

 


E’ cosi ....ogni estate che arriva porta con sè tanta voglia di vivere, conoscere gente nuova, coccolarsi in posti ideali, staccare con la solita routine, sopratutto divertirsi.

D’estate si sa, abbiamo bisogno di qualcosa che ci rinfreschi lo spirito e che cosa migliore se non un nuovo viaggio che per noi è entusiasmo e novità, cosi che la meta prescelta diventa Bali, insieme di un’esplosione esagerata di colori, di pacifiche sensazioni, di sorrisi sinceri e di tanta bellissima gente che ci ha sempre e solo meravigliato e alla quale abbiamo voluto subito davvero bene.

BALI

Partenza il 05.08.2004 da Milano Malpensa per Amsterdam, da qui si prosegue con Garuda Indonesia per l’isola di Java, scalo tecnico a Singapore e dopo il cambio a Jakarta si giunge finalmente a Dempasar nella paradisiaca isola di Bali, (totale ore effettive di volo 21 circa ).

632 java stop over.JPG (508114 byte)
Java stop over

Siamo abbastanza rincoglioniti, ci si mette pure il fuso orario a ns. sfavore + 6 e vedi un pò il mondo come è piccolo, “destino vuole”, mentre siamo in fila per il transfer, tra milioni di milioni di persone conosciamo una bella coppia di Biella la bionda Anna e il barbuto Daniele, che guarda caso vanno in Indonesia a Bali e soggiorneranno al Grand Bali Beach Hotel di Sanur, ok ci siamo ecco formato il Mitico Quartetto che per tutta la vacanza rimarrà affiatato e ne combinerà davvero delle Belle!!!!

Si dice che Bali è stata creata dagli dei e che sia stata fatta apposta con una natura e un’atmosfera sacrale degna di loro, per noi semplicemente è l’isola a forma di pesciolino che viaggia verso est, con grandi giardini naturali, con bellissimi templi hindù, che conserva le tradizioni e il culto per le divinità nonostante l’invasione barbarica dei turisti di ogni dove, è l’isola che ci ospiterà gentilmente per un periodo indimenticabile e che ci ha fatto nascere un nuovo amore dentro, quello per l’Oriente magnetico.

Ad attenderci all’aeroporto c’è il serioso Buana, un signore brizzolato di mezza età, parla molto bene l’italiano, si presenta subito dicendo che appartiene alla seconda casta e ci introduce immediatamente una lista interminabile di escursioni da fare, con prezzi altrettanti esorbitanti, da prendere al “volo” a detta sua.

I miei occhi cercano altrove, sono più interessata a guardarmi intorno, nella calda afa c’è di tutto, turisti aussie appena arrivati con enormi tavole da surf sotto braccio, altri orientali con grandi cappelli di bambù intenti a partire, locali che camminano a piedi nudi e poi tantissimi pulmini colorati i famosi bemo che non vedo l’ora di testare.....

Il nostro hotel è storico perchè  primo grande albergo dell’isola, dista neanche ½ h. di pulmino, noi dopo il check in entreremo nella mitica garden cottage n. 2310 una graziosa villettina a ridosso della spiaggia e immersa nella curatissima vegetazione del giardino orientale da favola.

Abbiamo anche la living room comune, da condividere con gli “invisibili vicini di casa” sempre sentiti e mai visti, che ahimè non sono Anna e Dany ...peccato.

Il sonno si fa sentire eccome, ma abbiamo la procedura d’ingresso da sbrigare, le valigie da ritirare e ci dobbiamo sorbire pure il cocktail di benvenuto con Buana che ci sollecita le prenotazioni.

Alchè sempre tra il rintronato andante ma con la ns. immancabile voglia di fare prenotiamo insieme ad Anna e Daniele la prima e ultima escursione/Buana alla “modica” cifra di 60$ - e qui precisiamo evidenziandola che questa è l’unica fregatura (nel prezzo) di tutta la vacanza!!

07.08.2004 Partenza ore 8.30 destinazione Mas (villaggio delle sculture di legno) con visita alla tipica fabbrica di quadri, interessanti ma con prezzi turisticamente inaccessibili  (300/400 $ pensano che siamo polli …ma dai!!), Bedulu con ingresso alla Tipica Casa Balinese abitata solo da una nonnina che prepara offerte di riso; e poi tappa a Bangli (il paese più alto di Bali) con visita al Villaggio Balinese immerso sulle colline e templio di Kehen con enorme scalinata per raggiungere un grande tamburo avvolto nei rami degli alberi.

Si prosegue per il templio madre di Besakih, e qui tutto il nostro vigore finalmente si risveglia.

039 besakih.JPG (174890 byte)
Besakih

Iniziamo ad assaporare con il cuore e sorridere con la mente, vediamo i primi originali mercatini di frutta con tante bellissime ragazze ornate di poco, avvolte nei sarong, decorate con fiori alle orecchie e ghirlande; intente a ricamare cestini con monete incensi e frutta.

Al nostro arrivo siamo letteralmente assaliti da piccole bambine che ci porgono fiori in dono, sono solo piccoli fiori di campo ma immediatamente Buana ci ordina di buttarli a terra, a me pare cosa poco carina, lui insiste e inizio a sentirmi vincolata a fare qualcosa che proprio non mi va.... odio le costrizioni!

Entriamo insomma nel complesso composto da tre templi, dedicati ognuno alle tre divinità hinduiste Ganesh god of new life (in bianco)  Shiva god of dead (in nero) e Visnù dio delle offerte (in giallo) e tutti intorno altri 18 piccoli templi minori, si ode il dolce suono del gamelan e da lontano si intravede la sagoma del vulcano sacro Gunung Agung (ci accompagnerà come sfondo per tutto il viaggio).

033 umbrella.JPG (204179 byte)

 

 

Purtroppo ai turisti è vietato l’ingresso alle Porte Alte, l’accesso è consentito solo agli induisti, anche se 3 settimane fa circa Patrizio Roversi è riuscito addirittura a ricevere la benedizione dal bramino vestito di bianco.

Inizia qui e per la prima volta, la forte sensazione di innamoramento per quest’isola, profumata, pulita, sacra e mistica al tempo stesso.

Ma  non c’è tempo, il solerte Buana ci riporta alla realtà ricordando che dobbiamo ancora pranzare, e quindi via per il ristorantino turistico il Puri Boga a Karangasem (tel. 285.584), dove consumiamo il primo pasto indonesiamo, assaggiamo gli spiedini di pollo e maiale, il mitico nasi goreng piccante, antipasti di soia, il tutto annaffiati dalla Bintang birra nazionale e intorno un panorama mozzafiato di verdissime risaie a terrazza.

Il dopo pranzo lo trascorriamo a Goa Lawah Il Templio Dei Pipistrelli, o meglio una grotta invasa da tantissimi pipistrelli neri ed un solo bianco albino.... introvabile, un fetore incredibile; poi di seguito a Kusanda villaggio della lavorazione del sale e Candidasa puntatina al mare, dove in onore del ns. testimone di nozze Dario fotografiamo il “Ari” Resort Inna (che sta per Indonesia).

La giornata si conclude a Klunglung capitale del distretto dove visitiamo il palazzo del Re ora sede del sindaco, con i soffitti del padiglione galleggiante strapieni di dipinti e batik che narrano le gesta del popolo, qui io e Daniele ci improvvisiamo suonatori di gamelan, per nulla semplice da intonare.

Al ritorno il Mitticco Quartetto decide di cenare al ristorante dell’hotel, siamo sulla spiaggia, le camere sono vicine, ma a ridosso delle ns. villette, “destino vuole” ci imbattiamo in un gruppetto di giovanotti che ci sollecitano con 300 rupie dinner a base di aragoste e pesce  a Jimbaran Bay.... abbiamo capito bene repeat please dinner ...300 o meglio 300.000 rupie per una cena a base di aragoste e no... dobbiamo andare con loro, per forza, quindi cambio programma.

Inizia qui e per la prima volta, la forte sensazione di innamoramento per la gente di quest’isola, piccola di statura, magra, pelle scura, occhi grandi, denti belli,  adorabile, eternamente sorridente forse anzi sicuramente perchè la loro religione va di pari passo con la  loro filosofia di vita, sono hindù, animisti, rispettosi, teneri adoratori di divinità piazzate in ogni dove, all’ingresso delle case, sulle auto, in mezzo alle frasche di un albero, insomma praticamente perfetti.

Il più intraprendente è ovviamente Gede detto Madi, l’orientale dai capelli lunghi, (tel. 081.7344788 gede_roxet@hotmail.com è ns. raccomandato) che ci fa sentire subito a nostro agio, gli altri ridacchiano tra di loro, cantano fumano e ci propongono il viaggio (gratis) sulla loro jeep una Taruna blu 4x4 ok, is better that nothing....

Cena a base di aragosta davvero, sulla spiaggia, a due passi dal mare siamo al Pudak cafè tel. 0361/553800 con le torce accese , con la sabbia nei piedi e la musica nelle orecchie, gentilmente proposta dai ragazzi locali che per qualche soldino allietano le nostre e loro serate a ritmo di chitarre e tamburi, da sogno... siamo davvero in vacanza o forse semplicemente stiamo assaporando un nuovo mondo fatto solo di semplicità e di magia.

Insomma una serata da favola, perfetta anche dove non lo era, ma ciò l’ha resa ancora più bella, il motivo leggendo a posteriori tra le righe è che tutto è stato spontaneo amichevole e scherzoso da subito, ho avuto la visione in  pochi attimi di come questi ragazzi sarebbero diventati amici veri di una vacanza.

Per l’indomani evitiamo Buana (telefonata di mezzanotte per tirargli il pacco) con lui ci sentiamo troppo lontani sia a pelle che mentalmente e lo tradiamo ovviamente con Madi, che diventa la ns. guida Balinese ufficiale.

08/08/2004 9.00 a.m. after breakfast siamo d’accordo con Madi e WaIan che per la modica cifra di 30$ a coppia (senza mai contrattare) ci porteranno per l’intera giornata a visitare le bellezze del luogo .

La prima tappa è al Barong & Kris dance al centro culturale di Dempasar (0361.224596), che narra con spettacolo musicale dell’infinita lotta tra il bene e il male con barong appunto strana creatura metà cane e metà leone.

084 sabivo barong.JPG (299517 byte)
Barong

L’esibizione vera è una lunga cerimonia officiata da un sacerdote che prega per scacciare dalla vita di tutti i giorni gli spiriti maligni, qs. invece alla quale partecipiamo è propiziatoria per i turisti ma molto originale e carina, va in crescendo migliorando e sul finale incontriamo (come in tutti i ns. viaggi) un ns. compaesano Dario e morosa con i quali facciamo immancabile foto ricordo, con barong scimmie maschere e coreane.

Di seguito visita alla fabbrica del batik, dove ci viene minuziosamente spiegato come si prepara il disegno elaborato su cera visibile su entrambi i lati, e poi ancora giretti frenetici nel susseguirsi di negozietti d’artigianato locale e di pseudo antiquariato tra Celuk, Mas Batubalan e Bedulu, che spasso compere a non finire e divertimento a go go.

Il primo templio della giornata invece è quello di Batuan, Madi in inglese ci spiega che dovremmo indossare il sarong lungo (anche Ivo in pantaloni lo deve mettere ma rimane  comunque bellissimo) e legarlo con un nastro giallo, in segno di rispetto per la religione che non è la nostra.

Devotamente Madi ci spiega inoltre che dovremo dare un’offerta all’uscita, ma volentieri... cosi che prima fotografiamo, curiosiamo e chiacchieriamo con i local guides che gentilmente ci spiegano le fasi storiche di questo bel complesso, poi firmiamo l’enorme guest book e i guardiani sorridendo ci dicono che siamo i primi europei della mattinata.

All’uscita Madi e Waian se la ridono di gusto nel vederci “svestiti” dei nostri sarong, e ci consigliano di comprarne uno tutto nostro, di modo che quando qualcuno ce ne propone noi potremo semplicemente rispondere “NO THANKS!”

Proseguiamo attraverso paesaggi di risaie a terrazza villaggi tradizionali, templi e templietti (ogni villaggio ne ha almeno 3/4) e raggiungiamo il villaggio montano di Penelokan a Kintamani sulle pendici del lago Batur, dal quale si gode una bellissima veduta panoramica del cratere e del lago appunto.

067 risaie.JPG (210710 byte)

 

 

Rientrando ci fermiamo al bel giardino delle spezie dove assaggiamo gratis L’inna Viagra, un infuso di ginseng sandalo e cacao molto dolce, Waian fa il bis, dice che non si sa mai.....potrebbe sempre servire .....

Ci fermiamo anche alle risaie di Tegalalang per le spettacolari foto di rito e qui veniamo Letteralmente Assaliti dalla popolazione locale, ci offrono di tutto dai sarong agli aquiloni ai ventagli alle statuette intagliate nell’osso di vacca, poi ancora gli album di foglie di riso, no non ci posso credere, io abituata in ogni dove al mondo a chiacchierare con i locali, a contrattare per un acquisto vengo Letteralmente Trascinata per un braccio da Ian che mi prende e mi porta in auto... it’s very dangerous for you, say NO THANKS ha proprio ragione.

Ivo e Madi sono fuori dall’auto ancora, e da lontano ci ritroviamo a ridere con Dario e la sua morosa, sfinita anche lei per la calca che le sta intorno, quasi quasi vorrebbe salire sulla nostra Taruna ma no....deve cercare il suo uomo circondato anch’egli dalla gente locale che vende anzi stravende di tutto ad 1 $ perche qui di turisti se ne vedono davvero pochi.

Sulla strada del ritorno passiamo ma senza fermarci per i bellissimi paesaggi Sebatu Sidan e Gianyar, villaggetti alle porte di Ubud, che preferiamo visitare con calma più in la, adesso ci aspetta la doccia calda ristoratrice.

Al rientro l’entusiasmo è alle stelle, andiamo a cena al ns. ristorante preferito il Bonsai restaurant vicinissimo al Grand Bali Beach, (tel. 0062.361.288511 www.Grand-balibeach.com) rinomato per i piatti di pesce ma ancor di più per l’enorme giardino tropicale con più di 300 graziosi bonsai, e contrattiamo per domani l’escursione al nord, sempre con Ian e Madi.

253 ingressi.JPG (216016 byte)

Per il 10.08.04 siamo soli con Wayan e con lui facciamo il tour B che sta per Beautiful, andremo al templio sul lago di Ulun Danu e alla Monkey forest, proseguiamo per Singaraia e Lovina beach famosa per i delfini e la sabbia nera, le Hot sprIng terme naturali dove ci divertiamo insieme ai bimbi locali facendo tuffi e bagni infiniti e per ultimo splendido trekking per raggiungere sulla strada del ritorno le Git Git waterfall le cascate più alte e fredde di Bali.

L’indomani e per ben due giorni dovremo fare senza i nostri amici, Ian e Madi infatti sono originari di Nusa Penida la bellissima isoletta a est di Bali, rinomata per il sub e per la Mushroom Bay, tornano a casa. Ci spiegano che per la cerimonia sacra del 11.08 dovranno rientrare dalle loro famiglie per le preghiere, ci invitano pure a casa loro, noi stupidamente rifiutiamo, cosi il 10.08 è giorno di totale autonomia e d’accordo con Anna e Dany decidiamo di bighellonare per Kuta, località turistica per eccellenza, strapiena di australiani, fin troppo sviluppata per certi versi sporca ma è molto stimolante assaggiarla.

Dopo la confusione e la pazzia di compere sulla via principale (Jalan Legian) strapiena di negozi e taroccamenti, andiamo a visitare in Poppy Lane II quello che rimane (cioè niente se non il riconfinamento) del Sari Pub, il locale fatto esplodere vergognosamente con due bombe e più di 300 morti il 12.10.2002.

La data è a noi particolarmente cara e viva nella memoria, era il nostro 1° anniversario di matrimonio e anche quell’anno avevamo ventilato una possibile vacanza in Indonesia poi non realizzata.

Incontriamo moltissime persone coinvolte a filmare e fotografare quello che resta, un  grande vuoto, famiglie australiane che ogni anno vengono a commemorare i propri ragazzi morti nel tragico evento, e un cartello su tutti regna incontrastato, sventolando verso l’alto: Bali has a soul, Australia has an heart, stay Together against terrorism.... i musulmani fanatici, anche qui hanno portato l’essenza dell’odio inutile e della distruzione totale.

222 anti terrorism.JPG (329272 byte)

Per non dimenticare, è giusto che a Poppy Lane II rimangano appese queste foto, le lettere d’amore, i cartelloni ed è ancor più giusto che tutto l’affetto di amici sconosciuti come noi possa arrivare anche solo per una visita alla memoria delle giovani vittime innocenti, perchè Bali e la sua gente non provi più dolore, un grave attacco come queste due bombe proprio non se lo meritavano!!

Mi metto a parlare con un ragazzo di Melbourne che mi fa emozionare, lui dal 2002 torna sempre a Kuta, ha perso due amici, mi parla di loro e alla fine se ne va ricordandoli con la tavola da surf sottobraccio. Lo rincontriamo più tardi verso la spiaggia, gli australiani sono troppo forti, veri e ruvidi al tempo stesso, con tanta voglia di vita addosso e capaci di trasmetterla.

229 surfers.JPG (175777 byte)

 

 

Il pomeriggio lo trascorriamo in spiaggia, assistiamo all’evento del lancio dei paracadutisti, ci sono le televisioni locali e i giovani di Kuta sembrano impazzire per i 500 deltaplani che piovono dal cielo.

Sulla strada del ritorno, nell’affannosa ricerca di un bemo che ci riporti a Sanur conosciamo Antonio e Maddalena, ragazzi originari di Timor Est che ci indicano con estrema gentilezza la direzione e i tragitti dei mezzi locali.

Antonio è studente di lingue, sta preparando il Master per l’insegnamento dell’indonesiano e risiede da tre anni a Dempasar, conosce benissimo Bali Java Sumatra e Lombok e ci propone per l’indomani di affittare un pulmino tutti insieme, visto che anche sua sorella giovanissima e timidissima (quasi una putri Bali) è appena arrivata per 3 settimane di vacanze Balinesi.

 

Accettiamo di buon grado e cosi il 11.08.2004 con Anna Dany Antonio e Maddalena, ci ritroviamo al terminal Tegal di Dempasar e ci incamminiamo verso il templio di Putra Sutria stravolgente e addobbatissimo perchè  oggi è giorno Sacro, c’è la festa nazionale hinduista di base animista, per cui tutta la popolazione non lavora ma prega.

Per i Balinesi gli spiriti degli dei sono ovunque anche se non li si vedono, la religione è una radice fondamentale, ed è sopratutto insegnamento ordine e stile di vita, per questo ogni mattina fanno offerte per rendere omaggio agli dei buoni ed allontanare gli spiriti cattivi che ignorano, cosi che appunto riescono ad scacciare dalla vita di tutti i giorni i difetti le cattiverie gli egoismi e le negatività, acclamando attraverso le offerte le musiche e le preghiere la bontà dei loro avi.

Antonio è cattolico ma anche se straniero come noi ci introduce al galateo dei templi, va a casa sua per prestarci i suoi sarong e la sciarpa da visita, entriamo nel vivo della celebrazione, ci fa stare sul retro del templio senza assolutamente farci avvicinare al tabernacolo dei bramini per le foto e non ci fa mai voltare con le spalle, perche spiega che è segno di grave mancanza di rispetto e maleducazione.

Di solito all’ingresso dei templi c’è un grande cartello dove si ricorda che le donne con ciclo mestruale non possono entrare nell’edificio, non portano in dono la vita per cui sono considerate impure, cosi come le donne incinte e quelle che hanno partorito da poco, (per me tutto questo è scioccante se non incomprensibile, ma il loro rituale lo prevede per cui ci si deve adeguare anche nel comportamento e nelle considerazioni).

Al termine della celebrazione, visitiamo il cimitero induista prossimo alla stazione, anche qui incensi preghiere e famiglie raccolte sulle piccole tombe  che conservano solo le ceneri dei defunti, poi il mercatino e infine ci dirigiamo verso Ubud per la gara di cook fighters, combattimento (non) legale di galli indemoniati con relative scommesse clandestine, bestiale.

Ci ritroviamo senza saperlo nel cuore del turismo culturale Balinese, Ubud è davvero molto affascinante, alcuni dicono che la vera Bali sia qui, perchè vi è un concentrato in assoluto di artigianato, cultura, religione, scuole, misticismo, arte, danze, insomma tutto di tutto ad alto livello.

E’ vero anche che Ubud ormai avendo inglobato i villaggi limitrofi bisogna visitarla con calma, per bene, assaporarla partendo magari come abbiamo fatto noi grazie ad Antonio, dal museo Puri Lukisan, poi girare per tutta la Monkey Forest Road, i negozietti e i tourist office, il market (chiuso) e la casa del pittore erotico Antonio Blanco.

A metà pomeriggio cominciamo ad avere un certo languorino per cui sosta obbligata in uno dei mille pub dove conosciamo Monique e Holivier, una coppia francese in giro per il mondo da 2 anni e 4 mesi, che invidia e che bello ascoltarli, ci raccontano del loro ultimo soggiorno al Kakadu N.P. in Aussie, a Lombok e alle Gili, nostre prossime tappe, noi ridendo gli raccontiamo della nostra Bali, di cosa visitare, di Ian e Madi, ed è subito feeling.

Questo è il nostro ultimo giorno tutti insieme, ed è giornata di relax, all’insegna del divertimento e mare. Partiamo per il templio marino del pura Tanah Lot, pesantemente pubblicizzato, forse il più conosciuto il più fotografato, bello ma non bellissimo.

Si dice che ciascuno dei templi marini sia stato costruito in modo da essere visibile dal tempio marino successivo, formando cosi una catena virtuale da sud verso nord ovest di Bali.

Sarà anche che essendo posizionati sulle scogliere i templi marini hanno un fascino particolare, il Tanah Lot è posto su una roccia a picco sul mare, in uno scenario da film, è sempre perennemente visitato dai locali ma è anche trappola ben organizzata per noi turisti (tutto è decisamente  molto caro).

Noi contrariamente alla massa, non lo visitiamo all’ora del tramonto (vogliamo vedere l’Uluwatu) bensì di mattina presto, ammirando l’effetto della bassa marea e gustando l’effetto “sgomitare fra la folla” per le decine di negozi di souvenirs.

Proseguiamo per l’elegante  Nusa Dua e Benoa, alla ricerca di un catamarano che ci porti a vedere le tartarughe di mare, ma a quanto pare siamo in leggero ritardo rispetto alla tabella di marcia perchè tutti i glass boat escono al largo prima delle 9.00 a.m.

No problem, we say NO THANKS, non fa nulla dai, alle Gili le vedremo gratis, e senza doverle per forza rincorrerle.

Sosta a Dreamland, nuova località turistica all’estremo sud nei pressi della spiaggia di Pecatu, dove assistiamo al montaggio degli spot della birra Carlsberg.

Concludiamo la giornata al suggestivo templio marino Pura Ulu Watu, il templio dell’amore, il posto in assoluto più raffinato e più romantico di tutta l’isola.

Il templio più meridionale di Bali è appollaiato sulle scogliere che precipitano nell’azzurro dell’oceano, si entra da un ingresso fiancheggiato da statue di Ganesh e all’interno delle stanze enormi statue in corallo blu ricordano e fanno adorare gli altri dei induisti. Lunga la stradina che porta ai templietti minori, siamo circondati letteralmente dalle scimmiette che si divertono a tirare il sarong, a rubare occhiali cappelli e foulard, sono abbastanza innocue ma dispettose.

Giungiamo nel punto più suggestivo sulla sinistra, e qui la macchina fotografica cosi come la videocamera impazziscono, lo scenario è incredibile, la vista del tramonto accecante, tutto riflette di arancio rosa come se ci fosse quasi un’ aurea sacra tutto intorno.

Ma il bello deve ancora venire, l’inaspettato e coinvolgente spettacolo del Kecak, la Danza balinese per eccellenza, che narra la storia d’amore tra il principe Rama e Sita del regno di Ayodia, tratta dai libri sacri hindù.

378 monkey kecak.JPG (241479 byte)

 

 

Il sottofondo musicale è solamente dato dal coro prettamente maschile che seduto intorno alle figure del racconto sta a dorso nudo, veste il tipico pareo tessuto a scacchi bianco e nero e canta appunto “che ciak che ciak che ciak “ perfettamente sincronizzato, alzando le mani al cielo e schioccando le dita per tenere il tempo.

Il testo sacro viene in realtà utilizzato per aiutare le giovani donne ad andare in trance per poi riuscire a camminare sui carboni ardenti in segno di devozione .

Che dire, non ci sono parole , really!

Scopriamo che gran parte dei danzatori sono persone semplici dei villaggi vicini, non sono professionisti, ma gente  che ama conservare le tradizioni, la danza e il canto nel tempo libero.

Si esercitano alla fine della giornata al rientro dalle risaie, l’allenamento è di molte ore, perchè non è semplice riuscire a sincronizzarsi ed oscillare e danzare e ancora aleggiare in modo cosi armonioso all’unisono.

E per caso incontriamo ancora Antonio e Maddalena con i loro amici olandesi, troppo piccolo il mondo  no!?!

Credo che il solo spettacolo del kecak all’Uluwatu valga tutta la vacanza intera a Bali.

Anzi no, tutta Bali è straripante, una vacanza qui è investimento assicurato.

E’ impossibile fermare l’occhio un momento, si è completamente rapiti dai bellissimi balinesi, dai cortiletti, dalle offerte colorate, dai profumi d’incenso e di sandalo, e poi ancora templi, pagode cinesi, altarini domestici, l’inesauribile sacralità del posto emerge dalla natura esuberante... spettacolo!

“La bellezza non richiede spiegazioni, su di essa non si può discutere” è cosi e basta, lo dice anche Oscar Wilde.

Quando arrivi in molti ti dicono SELAMAT DATANG, che vuol dire in bahasa: Benvenuto, e noi ora che torniamo in Italia rispondiamo : TERIMA KASIH BANYAK BALI, Grazie Di Cuore Bali per tutta la POESIA che ci hai fatto vivere.

 

Info veramente utili o solo per curiosare :

www.turismoindonesia.com

www.Baliguide.com

www.biwabali.com

www.pande-Bali.com

www.Bali-travelnews.com

LOMBOK 

"Fantasy in Lombok and Gili Island"

Proseguiamo la nostra vacanza estiva indonesiana lasciando l’incantevole ed amata Bali per muoverci  nella vicina e nuova (turisticamente parlando) isola di Lombok.

Il viaggio  è breve solo 30” di volo immersi nelle nuvole bianche, tra le quali lungo il Lombok Strait riconosciamo dall’alto a colpo d’occhio il mitico Jimbaran, Nusa Penida e anche le nuove Gili, ma all’aeroporto siamo un pochino stanchi per il ritardo accumulato del nostro volo, che cancella l’allegria del momento e inizia a far sentire il peso del transfer.

Comunque giungiamo nel dopopranzo del 13.08.2004 all’aeroporto Selaparang di Mataram capoluogo dell’isola, molto pulito e comodo, siamo a neppure 15” minuti dal ns. hotel. Troviamo ad accoglierci il simpatico Camillo, tipetto sveglio quanto “nostrano” che ci anticipa subito “di non essere una vera e propria guida turistica”, lui è semplicemente un coltivatore e raccoglitore di riso ma visto che parla egregiamente l’italiano le agenzie di Mataram lo contattano per  introdurre “noi italiani” sul posto.

Vaa Beeeneee ok, come inizio non c’è male, ci accompagna verso Sengiggi o meglio poco più a nord, noi siamo precisamente a Mangsit, splendida baia sabbiosa dove l’albergo è immerso in uno idilliaco giardino esotico.

Anche qui abbiamo optato ovviamente per il B/B, siamo più liberi di goderci la giornata e come il manuale del buon viaggiatore insegna, la vacanza bisogna viverla sul campo non in hotel o nella spiaggia antistante.

Si tratta dunque dell’Holiday Inn Resort (wwhttp://w.holiday-inn.com/lombok tel. 0062.370.693444) , che offre ai turisti o meglio “azzardatori” cosi noi ci sentiamo, tutti i confort che ci si aspetta da un albergo a 4* sup,  nonchè la classe e la qualità elevata del servizio Holiday Inn, famoso all over the world.

I 160 bungalows sono veramente “immersi” in una foresta tropicale, nel senso che a parte il corpo centrale dalla quale si lascia la reception i ristoranti e i negozi vari, bisogna impegnarsi non poco per non perdersi tra i sentieri circondati di alte palme da cocco, edere rampicanti chilometriche, enormi filandrophus, rododendri e grandi cactus, noi seguiamo le frecce rosse e sbarchiamo alla 426 room.

Ma la sorpresa deve ancora arrivare, se il parco è bello e la ns. camera di più, la vera bomba è il bagno.

Insomma mai visto una cosa del genere, noi al piano terra negli chalet abbiamo un mega bagnone con tanto di anfore, terrazza e giardino interno annesso alla camera da letto, spettacolare!!!

L’entusiasmo è alle stelle, anche qui come inizio ...non c’è male…..

E poi arriva il cestino di benvenuto con la frutta e i drinks, ribadiamo che non siamo in honeymoon magari si sono “confusi  o meglio compusi compusi come dicono loro” con qualche altra coppia, ma l’omino insiste è tutto per noi, gratis, incluso, e allora SI THANKS, detto alla Madi.

Ci ambientiamo decisamente bene e subito contattiamo i nostri amici Anna e Dany, si sempre loro…. I biellesi con cui abbiamo condiviso entusiasmo e spese a Bali, anche loro stamattina sono venuti qui (alle 6.00 a.m. levataccia) ma purtroppo la sciura Antonietta li ha spediti in un altro hotel il Jojakarta, leggermente fuori Sengiggi.

Ci raggiungono immediatamente grazie ad uno dei tanti bemo blu sulla strada e di nuovo iniziano le trattative e le programmazioni per le gite da fare fuori porta alla scoperta del nuovo paradiso.

Optiamo di declinare le escursioni del local travel agency, invece abbiamo conosciuto delle guide “beach boys” che per pochissimo ci propongono di fare interessanti escursioni per mare e per terra, scegliamo fra i tanti il giovane Adam, che viaggia sempre in coppia con Matteo (adammalik@yahoo.com tel. 081/75700482 sono divertenti e molto affidabili)

Loro ci spiegano che fino al 2002 avevano un’agenzia con tanto di negozio, ma dopo la bomba a Kuta di Bali il turismo in Lombok ha risentito parecchio del fuggi fuggi generale sopratutto da parte degli australiani, grande fonte di guadagno.

A Lombok infatti, contrariamente che a Bali, la religione sovrana è islamica -musulmana, la gente è davvero poco avvezza ai sorrisi e alle chiacchiere, le donne sono avvolte nei veli neri, i bimbi salutano diffidenti e sopratutto ogni tot urla impetuoso il muezzin di chissà quale moschea.

Ci spiegano infatti che il turista che vuole fare solo il “turista” evita pertanto questi posti poco inclini alla facile serenità ambientale e preferisce le altre isole vicine di religione hindù o buddista ovviamente dove la gente, il commercio e la mentalità sono molto più aperte e disponibili.

E pensare che prima di partire per Sengiggi, i nostri amici, i fidi Wayan e Madi ci “avevano avvisato” Bali vi mancherà, Jimbaran vi mancherà, Noi Vi Mancheremo (verissimo), perchè Lombok è molto diversa sia come gente che come isola.... oddio eravamo allarmati sul serio!!

Per ora comunque con Adam ci troviamo bene e decidiamo di inaugurare la collaborazione con l’escursione marina a Gili Nanggu, a sud ovest di Lombok.

Questa è citata in poche guide ed è conosciuta da pochi, infatti essendo un’isoletta privata acquistata da un balinese nel 1970 per investire si dice qualche soldo, è chiusa al turismo di massa o delle agenzie, si arriva solo dopo ben 2 orette di macchina e 30” di barca a bilanciere, pagati una scemata, lasciando il piccolo ma movimentato porticciolo di Lembar.

L’escursione ci costa 425.000 Rs. cioè nemmeno 38$ da dividere in 4 senza trattare e inclusi ci sono l’uso di pinne boccagli maschere e snorkelling free!!

Gili Nanggu fa parte di un piccolo arcipelago di 6 isolette, semidisabitate e conosciute  sopratutto perchè intorno al mare incontaminato ci sono molte palafitte per il controllo delle coltivazioni delle perle, troppo carine e troppo curate a vista!

407 Gili Nanggu.JPG (493076 byte)
Gili Nanggu

Arriviamo sulla bianchissima spiaggia, nell’isole vivono solo 8 famiglie (28 persone in tutto gli abitanti) e subito via a fare snorkelling con Adam che ci indica dove evitare le correnti. Lui è stupefacente, trascinatore e ironico, ha un fisico da atleta possente e nuota come un pesce, sembra un dio del mare, complimenti alla mamma dato che anche suo fratello Edi (bellezza quasi Polinesiana e ragazzo dolcissimo) non scherza.

Anche qui fotografie subacque a non finire, ci sono davvero (raro trovarli) i coralli blu, le stelle marine blu, molli ed enormi sdraiate sulle rocce, i ricci di mare, tanti pesci pappagallo e corallo rosso arancio bianco praticamente ovunque.

La giornata ahimè vola in un baleno e nel tardo pomeriggio, al rientro i nuovi nostri compari ci consigliamo di cenare all’Happy Cafè, pub musulmano aperto da neppure 3 mesi (non è segnalato nella Lonely cmq. ci fidiamo) serata azzeccata sia nel mangiare  che per atmosfera musicale, cantato anzi sbraitato fino a mezzanotte e speso una sciocchezza.

522 bel tris.JPG (496415 byte)

Per domani scegliamo invece di vedere la parte interna più meridionale dell’isola, conoscere un pochino la cultura Sasak e testare con mano l’artigianato le tradizioni e la vita quotidiana.

L’origine vulcanica dell’isola ha ovviamente influenzato anche le coltivazioni, infatti passando per i villaggi del sud notiamo le coltivazioni di cavoli, di pomodori, tantissimi, addirittura qualche campo di marjiuana, e dappertutto solo donne piegate sulla terra.

Ciascun villaggio è specializzato in una determinata attività artigianale, in modo che primo, intelligentemente, non si fanno concorrenza tra di loro, secondo, cosa più importante riescono a tramandare accuratamente oralmente tutti i metodi di lavorazione tra generazioni di madri e figlie.

Gerun è famosa per le sue ceramiche in terracotta ed argilla, (all’ingresso del paese c’è un enorme scultura fatta di ampolle e giare verdi sovrapposte una all’altra, è alta quasi 3 metri, impossibile non notarla), Loyok è famosa per le ceste sedie e divani in vimini e rattan, mia grande passione, Sindu per la scultura di contenitori di ogni materiale, dal legno alle conchiglie alle ossa e addirittura scatole fatte di foglia di palma.

Si parte quindi con Adam e il suo pulmino, del resto qui ci sono minori possibilità di trovare trasporti pubblici o taxi; e di buon mattino da Mansit beach si punta per Praya, prima però sosta al mercatino quotidiano di Puyung dopo il cimitero cinese, dove impazziamo a contrattare, chiacchierare, fotografare e divertendoci a salire sui cidomo, il mezzo locale ovvero piccoli carretti trainati da cavalli nani  assomiglianti a pony.

Proseguiamo che è meglio, sopratutto perchè io e Anna vogliamo toccare tutto, parlare con tutti, assaggiare tutto (per assaggiare si intende caffè e spezie ) indossare tutto e il tempo necessariamente stringe, vabbè dovremmo viaggiare sole solette ...noi due donne... sole per mercati ....indisturbate, sarebbe uno spasso no!

Invece gli uomini  (in ovvia maggioranza 4 a 2) ci richiamano all’ordine, riprendiamo il cammino e ci fermiamo subito a Sukarara, villaggio di tessitura tradizionale, dove  la strada principale è invasa dai negozietti di tappeti grembiuli e coperte ikat, filati ancora su enormi vecchi telai manuali, dove i fili della trama sono sistematicamente uno ad uno prima tinti, poi tirati, poi intrecciati ed infine venduti al miglior offerente dopo quasi 2/3 mesi di duro lavoro manuale che solo le donne praticano.

Proseguiamo poi per Sade tipico agglomerato tradizionale di cultura Sasak, (provengono dalla Birmania) a mio parere  un pochino “finto” per turisti ma l’unico che propone tutte le gesta della vita di villaggio.

473 casa sasak.JPG (784055 byte)
Casa Sasak

Qui ci accolgono delle guide abbastanza preparate, ci fanno entrare tra le viuzze e le palafitte, le case sono di paglia ed argilla, sovrarialzate e tutti gli uomini e gli adolescenti vestono di nero con fasce gialle alla vita e alla testa.

Delle donne invece neanche l’ombra (si nascondono intimidite all’interno delle palafitte) qua e la qualche bambinetto che insistentemente ripete a cantilena “ give me money money money”, piccoletti si, ma già ben istruiti, io personalmente non mollo nulla, mi dispiace ma mi fa male l’anima vederli così sporchi a piedi nudi che ripetono a comando di dargli qualche rupia.

Ad un certo punto io e Ivo ci perdiamo tra le stradine e ci ritroviamo di fronte ad una salita dove una mamma teneramente sta allattando un neonato, circondata da gatti.

Sorride ma non fa alcun cenno, poi sopraggiunge davanti a noi un uomo anziano e decidiamo di lasciarli perdere, forse è meglio sicuramente il vecchio non ha gradito la nostra piccola sosta.

Usciamo salutando ma senza lasciare l’obolo e neppure firmiamo il guest book, perchè mi sembra tutto così costruito a rigor di logica e troppo su misura, poi sinceramente questi sasak non sono stati per nulla carini con noi.

Arriviamo lungo la meravigliosa linea costiera finalmente si avvista il mare e dopo aver incrociato Mister Zero in auto, (Chi è Mister Zero?? Mister 0 a Lombok è un mito … è italiano o meglio è un napoletano riccone che ha sposato una locale e ha intrapreso attività a non finire,  chi non lo conosce Uff), decidiamo di non fermarci a Kuta beach famosa per i break, le onde alte e i surfisti-viaggiatori con zaino in spalla; ma nella vicina vergine e solitaria Tanjung, letteralmente Paradisiaca.

La giornata si trascorre qui, veniamo subito circondati da bimbi che regalano conchiglie, ma anche da venditori di cocco, venditori di tappeti, venditori di magliette, venditori di ananas e venditori di marjiuana, o noo anche qui!

Sfiniti da ciascuno compriamo qualche souvenirs e finalmente ... ma dopo ore.... abbiamo praticamente preso il sole, pranzato bevuto e giocato insieme... se ne vanno gasati e beati ....perchè hanno conosciuto i guests della giornata.

Ad una bimba regaliamo un pettine e una crema solare perché è quasi ustionata sul faccino, lei li prende, sorride, ringrazia e poco dopo li va a vendere ad una signora alla capannina vicina?!?! Vabbè succede anche questo no!

In serata il rientro in hotel è traumatico, per l’intera giornata abbiamo visto pochissime persone, sentito pochissime auto e bemo, assorbito pochissimo rumore, insomma l’impatto ambientale del ritorno alla normalità lo avvertiamo ma subito lo shock passa pensando al nostro caldo relax nella vasca da bagno olimpionica e alla nostra buona cena da Chez Alberto o all’Asmara locale tedesco.

Per qualche giorno decidiamo di goderci il ns. bel hotel perchè il sole picchia forte e comunque questa vacanza si sta trasformando in un vero tour de force, cosi approfittando della piscina, delle Jacuzzi della Spa e dei massaggi sulla spiaggia ci facciamo trattare da pacha e facciamo finta, come tutti gli altri del resto, di essere dei veri Vip.

Ma come al solito la nostra natura indomita e curiosa riemerge e visto che non possiamo fare altrimenti, decidiamo colpo di testa e di portafoglio, di andare 2 giorni interi alle Gili’s, che sono le tre isolette coralline di assoluta bellezza : Gili Air, Gili Meno e Gili Trawangan.

Perchè no, poi magari ci pentiremo amaramente di non averle viste, proprio come è successo quando declinammo l’invito di Madi e Ian a Bali di visitare la loro incontaminata Nusa Penida, insomma siamo qui tanto vale andarci, e allora impegniamoci... si parte, destinazione Gili Air.

Il viaggio è un vero è proprio show, uno spasso, un cinema, abbiamo organizzato tutto autonomamente e senza nessuna agenzia proprio da bravi Robinson Crusoe  all’avventura.

Partiamo con il bemo blu da Holiday Inn a Bangal verso nord, porto principale e golfo naturale di una bellezza incomparabile, peccato non averlo scoperto prima.

Da Bangal city a Bangal porto optiamo per il cidomo, (il carretto) lento che più lento non si può, poi lotta dura ma senza paura per accaparrarci un biglietto anzi due alla fine tre, di sola andata per una delle Gili, perchè per i turisti sopratutto se bianchi, qui tutto è mission impossible!

L’ufficio informazioni è un piccolo magazzino maleodorante, chiedo allo sportello l’andata per Gili Air e ci rispondono che …tutto è completo…. fortunatamente vengo subito aiutata da un bel locale che vedendomi “femmena e bianca” e credendomi sola si appresta garbatamente a tradurre dall’inglese al sasak alle signorine stronze la mia prenotazione.

Lui va a Gili Meno (la più bella delle tre ) quindi io chiedo a mia volta due posti per Gili Meno ma ….tutto è completo…..

In realtà i posti sull’imbarcazione non sono venduti anzi sono liberissimi, però cosi facendo obbligano i malcapitati turisti di turno ad acquistare in blocco 30 posti disponibili, pagandoli a prezzo quadruplicato, ( prezzo x i locali 1.000 r noi invece 4.500 r) e poi al momento della partenza .. dopo solo 20/30” i sasak sbucano da chissà dove e tu praticamente hai pagato per loro, per le galline, le cesta, la frutta  ed i loro bagagli.

E NO che non va beeneee, Bob il ragazzo del ns. hotel  mi  aveva avvertito di questo scherzetto, ma non avendolo ancora provato sulla mia pelle pensavo fosse una cosa da niente. Invece l’attesa si fa snervante, le mie richieste cadono nel vuoto, non ci siamo svegliati presto per perderci la mattinata, le due impiegatucce fingono indifferenza e allora cambio idea, chiedo per Gili Trawangan, spiacenti ….tutto è completo….   ...Azz.. Mi Sono Finite Le Isole!!

E qui la bestia nascosta che c’è in me esce in tutto il suo vigore, non ricordo di essermi mai incazzata così tanto e nel contempo riuscire a parlare così chiaro in inglese,  fatto sta che la sceneggiata alla diavola è servita e subito saltano fuori non 2 ma 3 posti per italian people, io Ivo e Lorenzo de Venezia (ciao belo tuto ben !) che sta girando in solitaria l’indonesia da più di un mese… beato te, ma sei tornato ???

Lo sbarco a Jetty di Gili Air è troppo da film, la barchetta evita le formazioni coralline e attracca nella zona dove non ci sono banchi di coralli perchè distrutti dalla dinamite per la pesca.

Noi lasciamo scendere prima tutti i locali, poi i francesi con le mountain bike ed infine saltiamo giù noi, guardando divertiti i bimbi che nell’acqua raccolgono i cocchi  bianchi e li caricano su enormi barconi.

Gili Air dicono sia la meno bella perchè più vicina alla terraferma, alla faccia, qui è un paradiso, ma chi le spara queste dicerie???

Gili Air è ottima per le immersioni e lo snorkelling, visibilità molto buona, flora e fauna marina ok, c’è di tutto, Anna avvista addirittura uno squaletto con Ethan il ns. local guide, che volere di più.

Purtroppo però non soggiorniamo insieme a Dany e Anna perchè loro stanno al Gili Air hotel che è al completo per i prossimi 3 giorni.

Questo è l’unico alloggio a conduzione italiana, tutte le altre strutture turistiche sono spartane e poco curate, sono dotate essenzialmente di bagno all’aperto, ventilatore e sopratutto zanzariera in questa stagione inutile.

Così ci sistemiamo nella location vicina, il Pondok Sandi, posizione superba davanti alla spiaggia, colazioni con banana toast e caffè nero bollente, bungalow di livello medio perchè paghiamo 8 euro (prezzo medio delle Gili dalle 4 alle 10 euro a coppia per notte (si avete capito bene, 8 euro e colazione inclusa) ed evitiamo il mitico Legend Pub il più noto hotel dell’isola perchè tutte le notti si suona e balla fino alle 4, peccato che sta in linea d’aria a 100 mt da noi per cui dormito poco e cantato molto.

Cena al delizioso Gili Air Restaurant con bruschette al pomodoro, pasta all’aragosta, gamberoni calamari tonno gamberi vino e Bintang per la modica cifra di 12 euro a coppia.... capito bene... 12 euro in 2, in Italia ci saremmo svenati per una cena una spiaggia una stellata un ristorante ed un’aragosta così.

Un appunto, qui a Gili tutto è straordinariamente positivo, al contrario che a Lombok i locali sono educati e molto carini, addirittura quando abbiamo visitato un bungalow che non ci convinceva il lostmen ci ha accompagnato personalmente al Pondok conoscere il proprietario, contrattando per noi il prezzo, very nice.

Qui i turisti sono stracoccolati perchè ce ne sono davvero pochi.

I molti stanno solo mezza giornata con la navetta turistica e non considerano Gili’s un punto di partenza per una nuova scoperta, ma una semplice estensione dalle isole maggiori, ma i rari  che soggiornano non solo si innamorano del posto come noi, ma si perdono proprio.

I locali ci pregano di una cosa, che al ns. rientro a Lombok  promuoviamo le Gili, ma certo, è impossibile non accontentarli basta cosi poco e poi Gili’s sono veramente Belle da ogni angolazione.

L’indomani sempre con Ethan il ragazzino del Ozzy shop (contattarlo per escursioni di ogni tipo, merita davvero abdifantastik@hotmail.com), usciamo con la glass boat alla volta di Gili Meno e Gili Trawangan.

549 glass bottom.JPG (506630 byte)

NOTA : Gili Air vuol dire isola dell’acqua, Meno isola dei polli e Trawangan non ha traduzione essendo parola sasak.

La giornata è favolosa, in cielo c’è un sole piccante che più caldo non si può e le acque cristalline sono calde al punto giusto, prima sosta a Trawangan l’isola delle feste, piena di centri di immersione che organizzano corsi e gite quotidiane.

Ma ancor più bella è Gili Meno, la piccolina delle tre, la meno visitata e la più incontaminata, andare assolutamente al Meno Wall verso nord dove ci sono molte tartarughe e corallo blu. E’ nota anche per il laghetto d’acqua dolce presente al centro dell’isola, basta poco per visitarlo cosi come il Bird park e il museo dei Beatles, imperdibile anche se l’entrata è un po’ caruccia rispetto agli standard locali.

593 tetto a gili meno.JPG (412748 byte)

Noi ci fermiamo a pranzare sulla spiaggia, ci rilassiamo “ce la scialliamo” eccome, al punto che cullati dalle onde del mare e dal cinguettio degli uccellini ci appisoliamo, poi arrivano i piatti e si mangia, davanti solo le imbarcazioni, i  bimbi nudi che fanno il bagno e il solito celeste del cielo e del mare con la ns. amata Gili Air da lontano.

434 fusa in spiaggia.JPG (472255 byte)

No il sogno sta finendo, è quasi tardo pomeriggio e dobbiamo rientrare al porto di Gili Air, poi Bangal e infine Sengiggi.

Qui purtroppo salutiamo definitivamente Anna e Dany che invece stanno ancora un giorno, se penso che abbiamo lasciato lontano a Lombok l’Holiday Inn strapagato dall’Italia, con le sue comodità,  per starcene 2 gg. interi alle Gili improvvisate, beh rifarei tutto ma tutto di nuovo, ancora e forse di più, anzi organizzerei tutto sul posto …altro che confort e relax in hotel… vale la pena fare solo Gili Gili e ancora Gili, tutte e tre per una settimana intera o anche 2. Insomma siamo proprio agli sgoccioli, noi partiremo per l’Italia fra 2 giorni, Anna e Dany l’indomani, quindi un pochino la tristezza inizia a farsi sentire.

578 fab four.JPG (460927 byte)

I sorrisi spontanei e allegri diventano sorrisi consapevoli, che prima o poi passano e  lasceranno posto a quelli di circostanza, l’affetto sincero si perderà nei ricordi di questi bei paesaggi e la malinconia ci assalirà quando penseremo e scriveremo ai nostri nuovi amici.

Non c’è che dire, tutti i ragazzi conosciuti in questa splendida estate sono diventati amici e con loro manteniamo corrispondenza internnetiana tuttora, semplicemente per non far sbiadire tutto quel bello e quel sereno che in pochi giorni ci hanno trasmesso.

Ethan addirittura vuole fare uno scambio alla pari, vuole venire a lavorare a Milano e noi andare a Gili nel suo negozietto di souvenirs, fosse cosi facile mollare tutto non saremmo certo ancora qui a pensarci!

Adam il pazzo, lavora sempre con Matteo, fanno “ i carabinieri delle escursioni” continuano a girare in coppia e si divertono ancora pensando alla birra dell’October fest. (non credono assolutamente che possa esistere una festa solo ed apposta per la birra, ripetono ridendoci in faccia it’s a joke!)

Vorremmo ribadire comunque che Lombok è sostanzialmente diversa da Bali e dalle Gili, è molto più selvaggia, rustica, ancora poco incline al commercio e agli stranieri in genere, non è verde ma secca e arbustosa, le verdi terrazze di riso qui ce le scordiamo, ovunque palme da cocco, pascoli e tanto legname.

La Lombok di paesaggi lussureggianti si trova nella zona ovest dell’isola davanti allo stretto sul vecchio porto di Ampenam, la parte più culturale è quella a sud incontaminata ma dove il turismo inizia a muovere i suoi primi passi, mentre quella interessante è a nord, dove dopo tanta fatica si può godere dell’emozionante panorama sulla caldera del vulcano Rinjiani e il lago vulcanico di Senapa Anak trekking … sudore a volontà….na fatica!

Lombok la consigliamo perchè è giusto godibile a livello di impatto ambientale, la natura è rigogliosa e conserva una bellezza neppure sfiorata ne dall’industria, ne dallo sviluppo urbanistico eccessivo, e poi fortunatamente la massa impazzita di turisti alla ricerca del luogo vip ancora non c’è.

Tra queste insenature nascoste e nelle tante spiagge appartate abbiamo avvertito sensazioni assai inusuali, a Lombok l’uomo bianco è davvero visto ancora come fenomeno abbastanza raro per cui la gente è staccata e lontana (certo non aspettatevi l’amore e la gentilezza diffusa dei Balinesi, anche se non è giusto fare paragoni viene inevitabile farli) del resto la realtà sasak è così.

Per chi sogna di andarci e per chi davvero ci andrà, o chi invece ha letto per il gusto di imparare qualcosa di nuovo, “Buon Viaggio Di Cuore Inna Just Do It”, da Saby e Ivo Motta from Milan.

496 alone in sand.JPG (366346 byte)

Sabina Motta   sabivo2002@libero.it

 

 

 

 

Home ] AFRICA ] AMERICA ] ASIA ] EUROPA ] OCEANIA ]