SAN PIETROBURGO

"La città degli Zar"

di Simona Dragoni


Ciao, sono Simona, questo diario vuole essere una sorta di invito per tutti i lettori del sito a visitare una città stupenda SAN PIETROBURGO che quest’anno celebra i 300 anni della sua fondazione..... è anche un motivo d’orgoglio in quanto leggendo il diario è stata fatta da architetti come Restelli, Quarenghi, Rossi.......
Inoltre io ci sono andata molti anni fa e mi è rimasta nel cuore...... dopo PRAGA logicamente.......


LA CITTA’ ASTRATTA E I SUOI 300 ANNI DALLA FONDAZIONE

 


Costruita nel Settecento per volere di Pietro il Grande, la metropoli russa è uno stupefacente esempio di architettura pensata a tavolino, coi suoi eleganti palazzi allineanti sul fiume Neva e sui canali, le chiese imponenti, i teatri storici e lo spettacolare museo Ermitage. Ora si celebra LA NASCITA, con un fitto calendario di eventi che culminano tra maggio e giugno.
Alcuni cenni storici sulla città..........
Sorge in riva al Mar Baltico, quasi al culmine del golfo di Finlandia, sul delta di un emissario del lago Ladoga, la Neva, che qui si divide in numerosi bracci; di questi i più importanti sono chiamati la Grande, la Media e la Piccola Neva. Dal fiume e dai suoi bracci sono stati derivati molti canali. Grazie a uno di questi, il Canale Marittimo, navi di grosso tonnellaggio possono raggiungere il porto (vasto ben 7 kmq), e in ogni stagione perchè i rompighiaccio ne assicurano l'accesso anche per i 150 giorni di gelo che si registrano annualmente a San Pietroburgo. La città si estende su numerose isole (oltre 110 collegate da più di 700 ponti) e su brevi tratti di terraferma.
Nel periodo estivo ed in particolare durante il solstizio fra l'11 giugno e il 2 luglio, San Pietroburgo offre l' opportunità di assistere allo spettacolo delle Notti bianche. Il sole cala verso l' orizzonte ma non tramonta praticamente mai: un'ora fra il tramonto e l'alba in effetti c'è, ma un bagliore diffuso permette di vedere la città magicamente «annebbiarsi». Questo fenomeno è ancor più suggestivo dopo le una di notte, quando i ponti sulla Neva si aprono per lasciare transitare i battelli che risalgono il fiume e restano sollevati fino alle tre-quattro del mattino.
Si può assistere inoltre all'altro eccezionale fenomeno dette aurore boreali, tipiche delle zone polari, che, per l'eccitazione dei gas della ionosfera provocata dal Sole, riempiono il cielo di bagliori infuocati. 
Il 29 maggio 1703 Pietro I il Grande firma l\'atto di nascita della città cui viene imposto il nome tedesco di Sankt Petersburg, e si fa costruire una casa per seguire personalmente i lavori. Lo scopo del nuovo insediamento era di costituire un bastione difensivo contro gli Svedesi; per questo il primo nucleo è costituito dalla fortezza dei Santi Pietro e Paolo. Scopo della nuova città è anche aprire l' Impero verso Occidente; così, nel 1710, vengono trasferiti da Mosca molti uffici di governo e, nel 1712, S. Petersburg, col trasferimento della corte, diventa capitale dell' Impero.
Alla morte di Pietro il Grande (1725), gli abitanti della città sono già 100.000, ma bisognerà attendere l'ascesa al trono di Caterina II la Grande (imperatrice dal 1762 al 1796) perche S. Petersburg acquisti una preminenza politica ed economica indiscussa nel Paese, e raggiunga lo splendore architettonico e artistico che oggi vediamo. Per contribuire all'ambizione di costruire una capitale europea anche nell'architettura, Pietro e Caterina fecero chiamare numerosi architetti ed artisti stranieri, e fra questi non pochi italiani. 
Alcuni nomi che ritroveremo con maggior frequenza sono quelli di Trezzini, Rastrelli, Quarenghi, Rossi, Rinaldi e Rusca.
Dalla seconda metà del secolo XVIII la città (ora chiamata Pietroburgo) fu centro importantissimo di attività industriali, commerciali e culturali, e, nel XIX secolo, qui si svilupparono movimenti politici significativi: primi fra tutti quello dei Decabristi portò alla rivolta del 14 dicembre 1825, e il movimento populista del 1870. Nel XX secolo vi accaddero fatti decisivi per le sorti della monarchia e del Paese. 
Nel 1991 un referendum popolare ha sancito il ritorno al vecchio nome di San Pietroburgo, e "Peter" la chiamano oggi affettuosamente i suoi abitanti.
Alcune piazze e monumenti importanti........


P i a z z a  d e l  P a l a z z o
Per avere la migliore panoramica della monumentale piazza è consigliabile entrarvi attraverso il Doppio Arco di Trionfo. Eretto nel 1830 per celebrare la vittoria su Napoleone, è opera del napoletano Carlo Rossi (1775-1849), ed è decorato da sculture e bassorilievi di Demut-Malinovskij e Pimenov. Questo arco è congiunto con le sedi, un tempo, dello Stato Maggiore Generale e del Ministero degli Esteri (1819-1829), e l'insieme forma una facciata semicircolare, di stile neoclassico, lunga 600 metri; è considerata il capolavoro dell'architetto Rossi.
Al di là della piazza, oltre la Colonna di Alessandro (1834) che si innalza al centro, sorge il Palazzo d'Inverno, fiancheggiato dagli edifici di quelli che furono il Corpo di guardia (1837-1843: architetto Brjullov) e l' Ammiragliato. Opera di Bartolomeo Francesco  Rastrelli (1700-1771), che lo edificò nel 1754, fu distrutto da un incendio e ricostruito nel 1837 , su disegni del Rastrelli stesso. Fu sede della corte imperiale per due secoli. Di stile barocco russo, è ricco di ori e marmi, stracarico di ornamenti. Occupa una superficie di 2500 mq (con gli edifici annessi si raggiungono gli 8000 mq) e ha ben 1050 stanze. Il Palazzo e il complesso di edifici di cui si è detto prendono oggi il nome di Ermitage e ospitano il celeberrimo museo.
La costruzione dell'Ammiragliato durò 99 anni. Iniziata per volontà di Pietro il Grande nel 1704 , fu condotta a termine nel 1803, con numerose e non sempre felici modificazioni e aggiunte di vari architetti. Il risultato finale fu una severa costruzione di stile neoclassico. La sua guglia dorata, alta 72,5 metri, sulla cui punta sta una banderuola con forma di caravella, è visibile da tutta la città. Il palazzo dell' Ammiragliato si trova tra le due piazze più belle di San Pietroburgo, la piazza del Palazzo e la piazza dei Decabristi. Su di esso convergono le tre grandi arterie del centro storico, la prospettiva Nevskij, la via Dzersinski e la prospettiva Majorov.


I l  M u s e o  E r m i t a g e
L' Ermitage è il più grande museo della città e uno dei maggiori, per vastità e importanza, del mondo. Occupa il complesso di edifici che costituivano la residenza della corte imperiale tra la piazza del Palazzo, la via Chalturin e il lungofiume. Questi edifici, tutti collegati fra loro, costituiscono un complesso architettonico di particolare suggestione.
La fondazione dell' Ermitage risale al 1764. Qui confluirono  anche le opere migliori che si trovavano nei palazzi imperiali fuori città e le raccolte espropriate a famiglie dell'aristocrazia e a ricche famiglie borghesi. Nel periodo fra le due guerre arrivarono al museo numerosi preziosissimi reperti frutto delle scoperte delle missioni archeologiche in Asia.
L'Ermitage, fra quadri, sculture, opere grafiche, reperti archeologici, monete, medaglie e oggetti d'arte d'ogni genere, racchiude oggi ben 2.700.000 pezzi ripartiti in 400 sale. Il percorso completo di visita misura 24 chilometri.
Le collezioni sono divise per argomenti in sezioni:
- culture primitive dal paleolitico agli slavi; arte delle regioni orientali della CSI;
- arte del vicino e medio-oriente; antichità classiche; cultura e arte russe;
- arte dell'Europa occidentale (le sale da 207 a 241 sono dedicate alla pittura italiana;
- arte orientale; numismatica.
Per visitare il Tesoro dell'Ermitage, che annovera l\'eccezionale raccolta degli ori di straordinaria fattura degli antichi Sciti, occorre un biglietto supplementare: il numero dei visitatori giornalieri è limitato.

 

STORIA DELLE UOVA DEL FAMOSO MAESTRO ORAFO FABERGE’

 Nasce infatti già nel Medioevo e prosegue nel Rinascimento espandendosi dall'Europa continentale fino alla Russia la tradizione di scambiarsi uova in segno di pace e di amicizia: a quel periodo risale l'arte di creare uova d'oro, d'argento e di pietre dure, ma anche di porcellana, d'avorio di vetro e di legno.  apribili, spesso con un "cuore" ricco di improbabili e preziose sorprese. Per rendere più eloquente il significato dell'oggetto e per enfatizzarne il messaggio segreto di simbolo ancestrale di vita, all'interno del guscio venivano spesso eseguite raffigurazioni votive.

Con questa veste, ad esempio, le uova avevano assunto già nella Russia della fine del XVII secolo la veste di piccoli messali portatili, ma diventavano anche talismani scaramantici e segnali di uno stato sociale.

A ricevere il primo uovo decorato, però, fu Francesco I di Francia, all'inizio del Cinquecento: all'interno del guscio era raffigurata la Passione di Cristo. Più tardi, alla corte del re Sole, prese piede tra i dignitari l'usanza di donare ogni mattino un uovo decorato a Luigi XIV.

Ma è solo nel 1883 che un avvenimento trasforma in tradizione regale la consuetudine di elargire uova in occasione della Pasqua. Peter Karl Fabergé, orafo di grande professionalità, ricevette dallo zar Alessandro II l'incarico di realizzare un oggetto del tutto simile a quello posseduto dai reali danesi fin dal 1743, e di cui si era "invaghito" visitando l'esposizione industriale di Copenaghen, dove era in mostra un uovo d'avorio contenente una gallina d'oro, la quale a sua volta racchiudeva una corona di gemme.

Peter Karl Fabergé (1846-1920)

Il gioielliere Peter Karl Fabergé (1846-1920) prende il controllo dell'officina dei monili di suo padre in San Pietroburgo. Con abilità ed il tocco fortunato dell'artigiano progetta i monili e gli oggetti dell'arte che uniscono gli elementi di stile che appartengono a molti periodi differenti - da gotico al nouveau di arte. Questa simbiosi degli stili accoppiati con l'alta precisione tecnica delle sue funzioni padroni dell'orafo lo avanza alla posizione superiore fra i gioiellieri più rinomati del mondo. Ha vinto una medaglia di oro alla mostra Vaschetta-Russa in 1882. Alexander III era fra coloro che ha assistito all'evento ed è stato incuriosito dagli oggetti di Fabergé. Fabergé, chiamato orafo e gioielliere alla corte russa, nel 1880 su proposta a Alexander III fece la creazione di un uovo di Pasqua elaborato da presentare alla zarina. Alexander così è stato molto entusiasta da questo primo uovo imperiale, che le creazione speciali di Pasqua si sono trasformate in in una tradizione durante il suo regno e di che il suo figlio e successore, Nicholas II. Addestrato come gioielliere, Peter Karl Fabergé era un imprenditore riuscito che ha fatto funzionare un commercio complesso della famiglia, impiegare altrettanto come 500 progettisti, le gemma-taglierine, i metalworkers, i enamelers ed i pittori miniatura. Nessuna parte dal gruppo di lavoro di Fabergé è conosciuta per essere fatta attraverso la sua mano. Piuttosto, Fabergé ha servito da guida estetica della ditta, concetti di progetto iniziali di sviluppo e parti importanti approvare, di cui la creazione è stata sorvegliata dai funzion-padroni quale Mikhail Perkhin. Dopo la rivoluzione russa in 1918, Fabergé è stato costretto per chiudere la sua officina e per lasciare per sempre la Russia. Karl fuoriuscito in Francia. È morto in 1920 a Losanna (Svizzera), all'età di 74. Il suo nome rimane quello appartenente ai gioiellieri più grandi di fine del 19esimo secolo.

Perchè Faberge è così famoso?

L’ultimo grande orafo Lo straordinario successo di Fabergé presso i suoi contemporanei è il fatto che il suo nome sia ancor oggi vivo fra gli amatori e i collezionisti mentre quello degli altri eccellenti orafi è stato dimenticato hanno evidenti ragioni. Fabergé è erede della migliore tradizione europea nel campo delle arti applicate; per realizzare i suoi progetti si serviva solo di materiali sceltissimi che affidata agli artigiani più esperti; i suoi prodotti si caratterizzano per una raffinatezza che può essere definita con una semplice espressione: “ qualità Fabergé”

                   

 

Artista o artigiano? La definizione di artista-gioielliere che Fabergé ha dato di se stesso è significativa del suo approccio al lavoro… I suoi pezzi migliori mostrano una perfetta sintesi di abilità artigianale e di invenzione artistica ed è evidente che le sue scelte in fatto di forme e disegni erano guidate più dal giudizio estetico che da considerazioni di ordine commerciale.

L’impero di Fabergé Nel momento della sua massima espansione, l’impresa di Fabergé contava circa cinquecento dipendenti, e aveva clienti in Russia, Europa, Stati Uniti ed Estremo Oriente. Per soddisfare una fortissima domanda, Fabergé realizzò migliaia di oggetti; nonostante la produzione fosse numericamente elevata, seppe mantenere per tutti gli articoli lo stesso livello di qualità nella cura del particolare e nella scelta dei materiali. Era lo stesso Fabergé, alla fine, a vagliare ciascun pezzo e decidere se era degno di portare il suo marchio.

Un genio incomparabile La fama di Fabergé poggia sugli straordinari livelli qualitativi delle sue celebri uova realizzate per la famiglia imperiale russa. Questa commissione annuale dava a Fabergé la possibilità di creare senza preoccuparsi di problemi di costo e di tempo, concentrandosi solo sul fine: realizzare qualcosa di nuovo e di sorprendente, un compito cui seppe far fronte con grande successo, come testimoniano gli esemplari, straordinari per perfezione tecnica e fantasia di invenzione.

Lo stile di Fabergé Le composizioni di fiori sono tra le creazioni più affascinanti della maison Fabergé e, con il loro fresco naturalismo, rappresentano una diversa espressione della creatività dell’artista. La loro semplicità, tuttavia, è frutto delle medesime qualità che caratterizzano tutta l’opera di Fabergé: un’accuratissima scelta dei materiali, il più alto livello di perfezione artigianale, l’attenzione minuziosa ad ogni dettaglio e una naturale sensibilità per lo stile Fabergé nel “regno delle meraviglie “Regno delle meraviglie” è l’appellativo con il quale Henry Charles Bainbridge ha descritto la filiale londinese dell’impero di Fabergé. Era certo un piacere vivere a contatto con quegli oggetti, trattare con clienti ricchi e famosi, essere il tesoriere “di quella spelonca che contiene ogni genere di cose capaci di deliziare l’occhio e l’immaginazione, realizzate dal più grande artigiano del momento”.

                             

 

 
I l  M u s e o  R u s s o
Il Museo Russo venne fondato nel 1895 dallo zar Nicola I per esporre al pubblico le collezioni dello zar Alessandro III al fine di avere nella cappella imperiale un museo corrispondente alla più celebre Galleria Tretyakov di Mosca. Sistemato nel palazzo Mikhailovski, edificio neoclassico, costruito da Rossi all'inizio dell' 800 fu inaugurato nel 1898. A tal fine vennero radicalmente rimaneggiati gli interni: del lavoro di Rossi rimasero soltanto la scalinata centrale e la "sala bianca".
 


L a  C a t t e d r a l e  d i  S. I s a c c o
Fra la piazza dei Decabristi e la vicina piazza Sant' Isacco si trova la Cattedrale di Sant' Isacco. La costruzione dell'attuale chiesa, la quarta, fu affidata dallo zar Alessandro I, nel 1819, al francese Auguste Montferrand che la terminò nel 1858. Fra le chiese di San Pietroburgo è da tutti ritenuta, se non la più bella, certamente la più sfarzosa. La cupola dorata è alta 101 ,5 metri; 112 colonne di granito rosso, monolitiche, reggono i quattro portici; 112 colonne anche all'interno, e numerosissime statue, vetrate e mosaici, decorazioni d'oro, di bronzo e di marmo. Misura 111,2 metri di lunghezza e 97,6 di larghezza e può accogliere 14.000 persone. Dalla cupola si gode una splendida panoramica sulla città e sul golfo di Finlandia. (ingresso a pagamento).
Al centro della piazza spicca il Monumento equestre a Nicola I Romanov ( 1859), opera dello scultore pietroburghese Peter Klodt. All'inizio del viale dei Sindacati, l'antico Maneggio dei Cavalieri della Guardia, palazzo di stile neoclassico, è opera del Quarenghi. I Dioscuri della facciata sono copie di quelli di piazza del Quirinale a Roma.
A sud della piazza, superato il canale Mojka attraverso il corto e largo ponte Bleu (Sinij most), si incontra il Municipio che ha sede nel palazzo Marinskij (1844), pregevole opera del tedesco Srackenschneider. Sull'isola Nuova Olanda (così chiamata per ricordare il soggiorno olandese di Pietro il Grande), al centro di un gruppo di edifici settecenteschi, si erge un arco di granito chiamato Nuova olanda ( 1713) , opera del francese Vallin de la Morhe. 
Sull'altra sponda del Mojka, nel Palazzo dei principi Jusupov (fine '700), pregevole opera neoclassica del Quarenghi, nel 1916 morì assassinato, vittima di una congiura di palazzo, il famoso Rasputin, monaco con fama di veggente, influente consigliere dell'imperatrice Alessandra. Si visitano le splendide sale delle feste e dei concerti e il delizioso teatrino di 150 posti con palchi e gallerie, un Bolshoy in miniatura.
 
 
L a  F o r t e z z a  dei  S. S.  P i e t r o  e  P a o l o
Il primo nucleo della città (detto Parte di Pietroburgo) si sviluppò sul gruppo di isole fra la Grande e la Piccola Neva. Dal lungofiume Petrovski (Petrovskaya Nabereznaya) si gode una splendida panoramica della Neva, qui particolarmente ampia, dei
ponti e del centro storico che si vede sulla riva opposta. A metà, circa, al di là di un giardino, sorge la Casetta di Pietro il Grande (Domik Petra I): quattro sole stanze, ancora con l'arredamento originale. Come già si è detto, lo Zar la fece costruire nel 1703 per seguire personalmente i lavori di edificazione della città. Proseguendo lungo il fiume si raggiunge il grande edificio bianco e blu dell' Accademia Navale.
La fortezza di Pietro e Paolo (Petropavlovslaja krepost) fu voluta, ne11703, da Pietro il Grande per difendere i diritti dell'impero nel Mar Baltico, allora dominato dagli Svedesi. La progettò il ticinese Domenico Trezzini e i lavori si prolungarono fino al 1733. Quando la potenza russa nel Baltico fu tale da non dover più temere il predominio svedese, la fortezza divenne un carcere, soprattutto per gli oppositori politici. Fra i primi prigionieri illustri fu Alessio, figlio unico di Pietro il Grande, fiero oppositore della politica paterna, accusato di complotto e condannato a morte nel 1718. Lo seguirono numerosissimi altri: molti decabristi, il famoso scrittore Fedor Dostojevskij (1849), Michail Bakunin (1872), il fratello di Lenin Aleksandr (1887), Maksim Gorki (1889) e molti altri ancora. La fortezza-carcere divenne museo nel 1922.
Superati il lungo ponte di legno e la Porta di San Giovanni (Joannovskije vorota), si entra nella fortezza attraverso la Porta di Pietro (Petrovskije vorota) del 1718, simile a un arco di trionfo, fregiata ancora della zarista aquila bicipite. Dall'una e dall'altra parte dell'ingresso si ergono i bastioni, detti dello Zar e di Mensikov (per 2 anni, dopo la morte di Pietro I, effettivo sovrano di Russia). All'interno, sulla sinistra, si vede la Casa degli ufficiali del Genio (Inzenjernyj dom), nota anche come Casa degli ingegneri, della metà del XVIII secolo; a destra, l' Arsenale di artiglieria, dell'inizio del XIX secolo.
Di fronte, al centro di uno spiazzo, la Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo (PetroPavlovskij sobor), opera del Trezzini realizzata fra il 1712 e il 1733, fu distrutta da un incendio e ricostruita dal Rastrelli nel 1750. È di stile olandese, a pianta basilicale con cupola centrale. Ad Antonio Rinaldi (dal 1752 a San Pietroburgo) si deve la guglia dorata, alta 60 metri, che regge un angelo che porta la croce. Sul pronao, la torre di 122 metri reca un carillon che ogni sei ore (alle 6,12,18 e 24) suona l'inno russo. L'interno è di stile barocco. Grandiosa è l'iconostasi in legno dorato con il pregevole portale dello Zar. La tomba di Pietro il Grande è alla destra dell'iconostasi. Quasi tutti gli zar Romanov, con le zarine, sono sepolti qui (mancano solo Pietro II, Ivan IV e Nicola II, l'ultimo zar) in tombe monumentali di marmo bianco; quelle di Alessandro II e della moglie sono di diaspro verde e quarzo rosa.
La Casa della barca di Pietro (Dom botika Petra I) fu costruita (1761) accanto alla cattedrale per custodire la nonna della marina
russa, cioè l'imbarcazione con la quale il giovane Pietro imparò l'arte della navigazione. La «nonna» è oggi al Museo della Marina. Di fronte alla cattedrale sorge la Zecca (Monetny dvor), tuttora attiva: il palazzo, del 1716, fu rimodernato nel 1800. A sinistra della Zecca, il Bastione Trubezkoj (1872) fu il carcere più duro di tutta la fortezza: 72 celle che incutono orrore. Dopo il bastione, a destra si apre la porta che conduce al Rivellino Alecsejevskij, carcere di 18 celle completamente circondato dall'acqua. Sul lato delle mura meridionali si incontra la Casa del Comandante (Komendantshij dom), della prima metà del XVIII secolo, il luogo dove venivano «interrogati» i prigionieri; e il Corpo di Guardia (Cauptvachta). Dietro, la porta sulla Neva conduce allo scalo del Comandante (Komendantskaja pristan). Di fronte al fiume, dal Bastione Naryskin (bastion Naryskina) ogni mezzogiorno viene sparato un colpo di cannone. Per completare la visita, superato il Bajlione Sotov (Sotova bastion), si può raggiungere Porta Nikolai (Nikolskije vorota), del 1730, nota anche come porta della morte perchè di qui passavano i condannati alla pena capitale per raggiungere il luogo dell'esecuzione.
 
 
L a  P r o s p e t t i v a  N e v s k i j
Prospettiva Nevskij, 4 chilometri e mezzo di lunghezza, taglia la penisola delimitata dalla riva sinistra della Neva che descrive una grande ansa. Intitolata al Santo principe Aleksandr Nevskij di Novgorod e Vladimir (1220-1263) che vinse gli Svedesi sulla Neva, è la via più importante di San Pietroburgo per le chiese e i palazzi che sono via via venuti ad abbellirla nel corso dei secoli, e anche per i negozi, i cinema, i ristoranti, i caffè e gli uffici che la rendono il centro vitale della città. Vicini sono anche numerosi musei, teatri e sale da concerto.
La prima parte è la più movimentata e interessante: la percorriamo, dunque, incominciando dall'Ammiragliato. Il Palazzo dei Dogi (n. 9, all'angolo con via Gogol) è di stile decisamente veneziano. Fu edificato nel 1912 per la banca Wollenberg. Due case tra le più antiche della via, con interessanti ornamenti in stucco sono ai numeri 8 e 10. Il celebre Caffè Wulf, frequentato da Puskin, è poco oltre, al n. 18.
Oltre il canale Moika, che si attraversa sul Narodni  most, a sinistra sorge la Chiesa Olandese (1837) che ricorda il mausoleo di Diocleziano di Spalato: oggi è una biblioteca. Al n. 17, di fronte alla chiesa, il barocco Palazzo Stroganof (Stroganovskij dvoriez), opera del Rastrelli, fu edificato fra il 1752 e il 1754.  L\'interno fu rifatto parzialmente da Andrej Vorocinin (1759-1814) nel 1760. 
Quasi di fronte al tempio, la piazza Kazan (Kazanskaja ploscad) è dominata dalla maestosa Cattedrale di Nostra Signora di Kazan (Kazanskij sobor) , voluta da Nicola I. È opera del Voronichin che, per desiderio dello Zar, si ispirò alla Basilica di S. Pietro di Roma. Fu edificata fra il 1801 ed il 1811. Le 144 tozze colonne del porticato a semicerchio che abbraccia la piazza danno una impressione di semplicità e forza che si ripete anche all'interno, fra le 56 colonne di granito rosa e la possente cupola che, con la cuspide, raggiunge i 70 metri.
Di fronte alla cattedrale si ergono le statue dei generali Kutuzov (la cui tomba è nella Chiesa) e Barclay de Tolly, nel 1812 comandanti dell'esercito imperiale. All'angolo col canale Gribojedov si trova la più fornita libreria della città, la Casa del libro (dom knigy): vi si trovano tutte le edizioni russe e qualcuna straniera. Oltre il piccolo ponte della Banca, ornato di grifoni, alla sinistra si vede la Chiesa della Resurrezione, detta anche del Sangue Versato o del Salvatore. Fu voluta dallo zar Alessandro III sul luogo in cui il padre Alessandro II era stato assassinato da congiurati nel marzo del 1881. Opera di A. Parland e I. Makarov, fu edificata fra il 1897 e il 1907 ad imitazione delle chiese moscovite del XVI-XVII secolo e in effetti richiama la Cattedrale di San Basilio.
Poco oltre, sulla sinistra si dirama la via Brodski (uliza Brodskogo) che porta alla Piazza delle Arti, capolavoro scenografico, di stile neoclassico-palladiano, di Carlo Rossi, che vediamo più in dettaglio nel capitolo seguente. Un negozio lungo un chilometro ...
Proseguendo lungo la prospettiva Nevskij, si incontra l'ex duomo barocco di Santa Caterina (1783), cattolico, progetto di Vallin de la Mothe, dove è sepolto Stanislao Poniatovski, l'ultimo re polacco. Sull'altro lato, il palazzo sede dell' Antica Duma (il consiglio comunale della città) è opera del Quarenghi del 1784 e oggi ospita una sala per concerti. Dalla torre, che fu aggiunta nel 1802-1824 (architetto Ferrari), venivano segnalati gli incendi e le inondazioni; di qui il soprannome di torre dei pompieri. La Chiesa Armena (1779), che si incontra al n. 42, è un elegante edificio bianco e azzurro, disegnato dal Felten. Sull'alto lato della strada, la Casa dei Mercanti (Gostinyj Dvor) del 1785 si allunga per oltre 1 km. Vi lavorarono il Rastrelli e il de la Mothe ed è sede del più vasto centro commerciale della città.... e una biblioteca con 22 milioni di libri.
Oltre Sadovaja Ulica, il grandioso edificio dell'immensa Biblioteca Pubblica di Stato Saltykov Scedrin fu costruito verso la fine del XVIII secolo dal russo Sokolov. Il Rossi ne curò l'ampliamento fra il 1828 e il 1832, mutandone anche l'orientamento con la costruzione della facciata principale, di stile impero, sulla piazza Ostrovskij Piazza Ostrovskij.
Questa piazza dovrebbe intitolarsi al Rossi perche, tranne l'imponente monumento a Caterina II (1873 ), a lui si devono gli edifici che la circondano e perfino le lanterne a petrolio che la ornano. Particolarmente bello è il Teatro Puskin (1828-1832), di stile impero, che sorge in fondo alla piazza, da molti ritenuto un capolavoro. Alle spalle del teatro corre la via Rossi (uliza Rossi), la più corta della città (22 metti) e una delle più belle nella armonia delle proporzioni.
Tornando sulla prospettiva Nevskij si raggiunge, all'angolo con il lungofiume Fontanka, il Palazzo Anichov, il più antico della via. Iniziato nel 1741 dal russo Zemcov, fu modificato e ampliato da vari architetti fra i quali il nostro Quarenghi. Fu dimora dei favoriti delle zarine Elisabetta e Caterina II, e dello zar Alessandro III. Il palazzo prende il nome dal colonnello che diresse i lavori del vicino ponte sul fiume Fontanka, anch'esso a lui intitolato. Il fiume segnava, all'inizio del secolo scorso, il limite della città. Il Ponte Anickov è celebre per i 4 gruppi in bronzo dei domatori di cavalli, capolavori dello scultore Pett Klodt, realizzati fra il 1839 e il 1850.
La prospettiva Nevskij termina nella piazza Aleksandr Nevskij, davanti al Monastero Aleksandr Nevskij della Santissima Trinità, uno dei quattro «lavra», cioè Monasteri ortodossi privilegiati rispetto ai «Monastyr» perchè sedi di un Metropolita e di un Seminario (gli altri tre sono quelli di Sergiev Posad, presso Mosca, di Kiev e di Volyn in Ukraina). Lo volle Pietro il Grande nel 1710 perchè la sua capitale doveva avere un Lavra degno di reggere il confronto con gli altri tre. Cinto da mura massicce, il complesso appare una vera e propria fortezza che racchiude sette chiese e tre cimiteri. L'imponente Cattedrale della Trinità, di stile classico, è la più importante e sfarzosa.
La costruzione, iniziata dal Trezzini nel 1776, fu portata a termine nel 1790 sotto Caterina II dal russo Ivan Egorovic Starov (1745-1808). Il gusto della zarina per lo sfarzo è particolarmente evidente negli interni sovraccarichi di ornamenti. Dei tre cimiteri del Monastero, quello di San Lazzaro è il più antico della città e vi sono sepolti illustri scienziati, scultori e architetti. Nel cimitero di Tichvim, a destra appena dopo l\'ingresso, sono le tombe di letterati e musicisti quali Dostojevskij, Ciaikovskij, Rubinstein, Rimskij Korsakov e altri.

 


G i a r d i n i  e  D i m o r e
Da piazza del Palazzo parte la via Chalturin (Chalturina uliza), una delle più antiche e aristocratiche di San Pietroburgo. Oltrepassato il Canale d'Inverno, al n. 5 si trova il Palazzo di marmo (1785- architetto Rinaldi), in uno stile che accomuna elementi barocchi e neoclassici. Tutto di marmo, all'interno e all'esterno, venne donato da Caterina II al suo amante Orlov.
La piazza Suvorev (Suvoroskaia pl.), dove termina la via, è dedicata all'eroe della guerra contro i Turchi (1729-1800) che nella scultura del Koslovski ha l'atteggiamento del dio della guerra. Il ponte Kirov (Kirovskij most), il più lungo di San Pietroburgo, la collega alla "parte di Pietroburgo". Dalla parte opposta al ponte, si apre il Campo di Marte (Marsovo polie). Accanto al Campo di Marte scorre il Canale dei cigni (Lebjazii kanal) che Io separa dal Giardino d\'estate (Letnii sad), uno fra i più belli del mondo, circondato da una cancellata in ferro battuto alternata a colonne di granito.
Il giardino, progetto del Trezzini, fu voluto da Pietro il Grande e ricorda i giardini francesi e olandesi del tempo: alberi rari, laghetti, serre, labirinti di siepi, voliere, lunghi viali con grandi statue (per la maggior parte opere di artisti italiani) e fontane con giochi d'acqua.
A nord del giardino, verso la Neva, sorge il Palazzo d'Estate (1711), grazioso e raffinato, che bene risponde allo scopo per il quale Io progettò il Trezzini: luogo di relax e divertimento per i membri della famiglia imperiale e i loro invitati.
A sud del giardino d'Estate, lungo il canale Mojka, in Nabereznaia Reki Mojki al numero 12, si visita l'Appartamento - Museo di Puskin arredato con mobili del tempo. Fra i cimeli, da notare è Io studio dello scrittore dove è esposto il biglietto ingiurioso che diede origine al duello mortale del gennaio del 
1837.  Oltre il canale Mojka, sulla via dei giardini (Sadovaja ul.) il Castello degli ingegneri (Inzenernyi zamok), fu realizzato fra il 1797 e il 1800 dagli architetti Rossi e Brenna per Io zar Paolo I che voleva una dimora sicura contro i nemici di palazzo. Ne sortì una vera e propria fortezza con larghi fossati, ponti levatoi, accessi tortuosi, passaggi sotterranei, scale nascoste. Non servì, però, a proteggere Io Zar, ucciso dai congiurati soltanto quaranta giorni dopo avervi preso dimora. La fortezza fu poi modificata e divenne scuola del genio militare. A est del fiume Fontanka si trova il Palazzo Tauride (Tavriceskij dvorec) disegnato dall' architetto Startov nel 1789. Il titolo di "principe di Tauride" era stato conferito da Caterina II al Potemkin, il conquistatore della Crimea, anticamente chiamata, appunto, Tauride. L'esterno del palazzo, caratterizzato da un portico a colonne, è di forme severe e non ha riscontro con l'interno, sontuoso nell'arredo e ricco di affreschi, fregi, stucchi dorati e lampadari. Per sontuosità il giardino, con alberi secolari e rari, serre di fiori esotici, laghetti e ampi viali, eguaglia gli interni del palazzo.
Poco oltre l'ingresso al palazzo (uliza Voimova 47- metro Cernysevskaja), sulla piazza Rastrelli sorge il complesso del Monastero Smolnyj (Smolnyj monastyr). Il nome deriva dalla parola smola, cioè «catrame»: in quest' area, infatti, si preparava il catrame per impermeabilizzare le navi. L'imperatrice Elisabetta aveva affidato al Rastrelli il compito di costruire un Monastero (nel quale si sarebbe ritirata lei stessa) con un collegio per orfane. I lavori iniziarono nel 1748, ma l'architetto non potè completare il progetto perchè Caterina Il, nel 1763, gli tolse l'incarico, e Rastrelli, quell'anno stesso, lasciò definitivamente la Russia. Punto centrale del progetto del Rastrelli era la Cattedrale della Resurrezione, che fu portata a termine dallo Stasov, nel 1835, dopo l'intervento di non pochi altri architetti. La Chiesa è di stile barocco russo, bianca ed azzurra, con cinque enormi cupole cui fanno da corona numerose piccole torri. Sempre allo Stasov si devono l\'interno della Cattedrale e la splendida iconostasi. Nel cortile ci sono altre quattro piccole Chiese. L'edificio centrale del Monastero, la casa delle vedove e pensionato per orfane, venne più volte ingrandito. L'ala sulla sinistra risale agli anni 1765 -1775; oggi appartiene all'Università.

 

I l  T e a t r o  M a r i n s k i j
Costruito da Cavos nel 1860 è il massimo teatro della città per l'opera e la danza.
Ha tenuto a battesimo i capolavori di tutti i grandi compositori russi dell'800, ha visto passare sul podio le bacchette più celebri del mondo e danzare i più famosi ballerini.


I  d i n t o r n i  d i  S a n  P i e t r o b u r g o Z a r s k o e  S e l o  (V i l l a g g i o  d e l l o  Z a r)
Qui, immerse nel verde, con Elisabetta I, furono la residenza estiva degli Zar e quelle dei nobili e dei ricchi borghesi vicini alla corte. Il villaggio collegato a San Pietroburgo dalla prima ferrovia russa (1837) e fu anche il primo ad avere la luce elettrica (1887). 
Zarskoe Selo conserva molti edifici del '700, ma quello di gran lunga il più importante è il Palazzo di Caterina (1752/7), una delle migliori opere del Rastrelli, di stile rococò. Fu costruito per volere dell'imperatrice Elisabetta I. Magnifici sono gli appartamenti decorati dal Rastrelli e dal Cameron. Particolarmente notevoli sono la Sala Grande, dei ricevimenti; la Sala Bianca, da pranzo; la Sala blu dei ritratti; il gabinetto d' ambra, la Galleria di pittura, la Cappella imperiale. Alle spalle del palazzo, nello splendido parco in parte «alla francese» e in parte «all'inglese», sono sparsi begli edifici opere di vari architetti fra i quali il Rastrelli, il Monighetti e il Quarenghi: in particolare a quest'ultimo si deve l'imponente Palazzo Alessandro, neoclassico, eretto fra il 1792 e il 1796. Un cenno a parte merita la piramide, che Caterina II volle come cimitero per i suoi cani.Orari di apertura e giorni di chiusura variano spesso: è quindi prudente informarsi in loco.
Qui visse anche Puskin dal 1811 al 1817, e frequentò le classi liceali. Il Liceo, appunto, opera del Quarenghi, e il monumento di Puskin eretto (1899) nel giardino per commemorare il centenario della sua nascita, sono tappa obbligata per i suoi ammiratori, ma non la maggiore attrattiva della località.


P e t e r h o f
Visite da metà maggio a metà settembre dalle 11,000 alle 18,00. Gti edifici più importanti sono aperti tutto l\'anno Collegamenti da San Pietroburgo con l'aliscafo (30 minuti) in partenza da piazza dei Decabristi e dall'Ermitage. Nel golfo di Finlandia (29 km da San Pietroburgo), Pietro il Grande, di ritorno da un viaggio in Europa, sognò una nuova Versailles in Russia. Nel 1714 i lavori furono affidati al francese Alexandre Le Blond che iniziò la costruzione del Palazzo Grande (Bolsoj Dvorez) e curò la disposizione del vastissimo parco di circa 800 ha. Il palazzo, inaugurato nel 1723, fu ampliato (1745) dal Rastrelli al quale si devono le due ali, le gallerie, la cappella e il Padiglione dell'Aquila Imperiale. L'interno è sfarzoso fra sale barocche e sale neoclassiche, per la maggior parte secondo il gusto di Caterina II, in particolare il salone da batto.
Vale la pena di salire sulla terrazza per godere Io scenario indimenticabile del parco e del golfo di Finlandia. Il parco, davvero favoloso, è diviso dal palazzo in due parti: superiore e inferiore. Il primo, disegnato dal Rastrelli, si trova alle spalle del palazzo. Di fronte al palazzo, a fianco della Grande Cascata vanno digradando scale fra bassi terrapieni abbelliti da aiuole, 255 statue e 64 fontane. In fondo l'acqua si raccoglie in una vasca al centro della quale, dalla scultura dorata di Sansone che lotta con il leone (copia del 1947 dell' originale trafugato) , si alza un getto d' acqua di 21 metri. I due padiglioni marmorei con portico, ai lati della cascata, sono opera dell'architetto Voronichin. Dalla vasca si diparte il canale marittimo, lungo 400 m, che congiunge il palazzo al mare.
Nella parte orientale del parco inferiore, oltre l'Orangerie (aranceto), si trova la Cascata della scacchiera, così chiamata perchè gli ampi piani digradanti di marmo bianco e nero ricordano, appunto, una scacchiera. Lungo la cascata, una scalinata è arricchita di numerose statue, opere di scultori italiani del '700. Ai suoi piedi si vedono le Fontane romane, cosiddette perchè repliche di celebri fontane di Roma. Caratteristica è la vicina Fontana della piramide realizzata con 505 tubi di diversa altezza, e di posti in ordine piramidale. 
L' approviggionamento idrico per tutte le 150 fontane e cascate del parco si deve a un sistema di vasi comunicanti ideato dall'ingegnere russo Tuvolkov (1720) che, sfruttando i dislivelli naturali, attraverso una rete digradante di canali lunga 40 km, convoglia l\'acqua da colline che distano dal palazzo 22 km. Vicino alla Fontana della piramide, a sinistra, inizia il viale Marly.
E il principale del parco, lungo 2 km, e conduce al Parco di Alessandro, che racchiude edifici interessanti quali una Chiesa gotica con campanile a cupola affilata; il palazzetto, anch'esso gotico, noto come «la fattoria», la graziosa villetta rustica.
Più oltre si incontra il Palazzo del belvedere, piccolo, sul modello di tempio greco. E ancora: la Fontana del sole, con 16 delfini di bronzo dorato, e, sul lato opposto del viale, le fontane della quercia, dell'ombrello e del piccolo pino, chiamate Fontane degli scherzi, veramente caratteristiche per i giochi d'acqua che congegni vari, autentici capolavori di artigiani russi del '700, sanno produrre.
Poco lontano, Mon Plaisir ( 1714), la casa di stile olandese di Pietro il Grande, ha una facciata che guarda il mare, l'altra il parco. A esterni di linee semplici fanno da contrappunto interni sfarzosi con pregevoli quadri di scuola olandese e fiamminga del XVII e XVIII secolo. Delle 7 sale, particolare è il cosiddetto gabinetto cinese. Alla sua realizzazione concorsero ben 4 illustri architetti: Le Blond, Michetti, Rastrelli e Quarenghi. Il viale Marly è abbellito da altre due fontane: la Fontana di Adamo e la Fontana di Eva, realizzate (1718) dall'italiano Bonazzi, su disegno del Michetti. L'Ermitage (1724 - architetto Braunstein), non lontano dalla Fontana di Eva, è un piccolo capolavoro di edificio destinato a limitate riunioni conviviali. Oltremodo interessante l'interno: non essendoci scale, gli ospiti venivano fatti salire al piano superiore grazie a un sistema di carrucole (una specie di ascensore), e qui restavano completamente isolati perchè anche la tavola, per essere imbandita, scendeva per mezzo di appositi congegni.
Alle pareti quadri europei del XVII e del XVIII secolo. Alla fine del viale, il Palazzo Marly, in stile Luigi XIV, risale al 1723 e conserva preziosi arredi. Poco più avanti, la Montagna d'oro, dai lastroni di marmo bianco e di rame dorato, è la cascata corrispondente di quella della scacchiera. 
  
 

Simona Dragoni


 

 

 

 

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