Messico Centrale

Diario di Viaggio 2008

di Laura e Marcello

 

   

 

Frase letta sul retro di un taxi  per le strade di Guanajuato che meglio non può descrivere quella che viene definita“messicanità”; “Dios es con migo, si no vuelvo jo soy con el…” ( Dio è con me, se non torno sono con lui...)

 

 

 

25 Luglio; Dopo un viaggio in aereo sereno e tranquillo, arriviamo a Città del Messico verso le dieci di sera notando già i primi grossi segni di un enorme cambiamento che sta interessando tutto il Messico; l’aeroporto non è più il solito brulicare disordinato di tassisti che ti rincorrono appena varcato l’uscio, ma assomiglia più a quello di una città del nord europa che ad un suo omologo centroamericano. File ordinate attendono l’arrivo dei taxi, in giro non c’è una cartaccia ( e questo non ci dispiace! ), l’arredo stesso della nuova aerostazione è stato realizzato da poco in stile molto avveniristico. Prendiamo il primo taxi disponibile e via verso l’Hotel Brasilia ( 350 pesos ) trovato via internet, risultante comodo per chi vuole stare vicino all’aeroporto e alla stazione degli autobus che vanno al Nord.

 

26 luglio; La mattina dopo decidiamo di recarci immediatamente alle rovine di Teotihuacan ( dove ero stato 20 anni prima quando vivevo con i miei genitori sulle coste del pacifico nel Michoacan ). Il sito è veramente impressionate, due gigantesche piramidi troneggiano sul complesso; una di queste, la piramide del Sol con i suoi 70 mt di altezza è la terza più grande del mondo dopo quella di Cheope e quella di Cholula ( sempre in Messico ).

Ci aggiriamo per il sito tutto il giorno, tra il sottofondo musicale di migliaia di pifferi ricavati in simpatiche statuine per turisti, data l’estensione dello stesso; la calzada de los muertos è la strada che percorre tutto il complesso ed è lunga quasi 3 km… Merita sicuramente l’arrampicata fino alla cima della piramide per la grandiosa vista che si ha da lassù; da lì si può avere una percezione della grandiosità dell’impero azteco prima della dominazione spagnola.

A metà pomeriggio prendiamo l’autobus di ritorno verso il terminal Norte ( 1 ora circa ) da dove la sera verso le 9 ci attende l’autobus che ci porterà a Matehuala ( 8 ore ), stazione di cambio obbligata per raggiungere Real de Catorce ( altre 2 ore ).

 

27-28 luglio; Arriviamo intorno alle 5 di mattina ancora assonati e attendiamo alla stazione di Matehuala ( all’ingresso del paese un’enorme arco vi ricorderà sicuramente il simbolo di una multinazionale nel settore fast-food…il dilemma è; chi è venuto prima?!?) il primo autobus per Real de Catorce ( 2.750 mt ).

L’emozione inizia a farsi sentire, anche perché Real è sempre stata oggetto di desideri nei precedenti viaggi in Messico e tale è rimasta fino ad ora…La strada dopo circa metà viaggio, inizia ad inerpicarsi verso una corona di monti letteralmente in mezzo al nulla e dopo un’altra oretta termina la sua corsa nel bel mezzo di un piazzale da dove partono i minibus per la città attraverso il famoso tunnel Ogarrio, scavato quasi 300 anni fa, e lungo quasi 3 km. Al di là del tunnel ci attende una città minuscola ( 1200 anime ) che si stà davvero risvegliano da un letargo durato quasi un secolo; ne è testimonianza il nascere continuo di alberghi e hostal e lo stabilirsi di europei e nord americani in cerca di una tranquillità in alcuni casi assoluta.

Prendiamo alloggio in simpatico hotelito, l’Hostal Famiar ( 180 pesos ), situato a ridosso della cattedrale, abbastanza pulito e gestito da una simpatica famigliola del luogo e iniziamo a girare il pueblo…e subito finiamo… date le dimensioni della cittadina; decidiamo allora di prendere contatti con due ragazzi del posto che ci offrono di portarci a cavallo ( per noi sarebbe la prima volta…) sulle montagne nei dintorni (chiaramente a pagamento, alla fine il prezzo pattuito sarà di 150 pesos per tutto il pomeriggio ).

Il giorno dopo si parte alle nove per il pueblo fantasma, la città vecchia dove secoli fa gli spagnoli lavoravano l’argento estratto in questi monti, ora totalmente brulli,  a causa del disboscamento totale effettuato dagli spagnoli per poter fondere il prezioso metallo. L’emozione è grande, dopo 45 minuti a dorso di Sende e Terrosista ( chiamato così perché nato l’11 settembre…), si arriva tra vecchie case diroccate e ingressi di miniere abbondate dove c’è un silenzio spettrale ed il sibilo del vento non fa altro che sottolinearlo. Ma la cosa più bella è la passeggiata stessa attraverso questi monti dall’aspetto lunare ma veramente carichi di fascino e mistero.

 

 

 

Esaltati dalla mattinata appena trascorsa, decidiamo di andare nel pomeriggio, sempre a cavallo, al monte sacro degli indigeni Huichol, sciamani appartenenti alle tribù del nord che vengono ogni anno quì attraverso un pellegrinaggio a piedi di un mese per celebrare cerimonie collettive in cui si consuma il celebre peyote, attraverso il quale si hanno visioni su quel che sarà il raccolto del prossimo anno e così via. La fortuna ha voluto che la ns. guida, Rodolfo, che ci seguiva a dorso di mulo, da piccolo abitasse proprio sotto il monte sacro, detto Quemado. I racconti della simpatica guida, oltre al paesaggio unico fatto di cactus e aloe in mezzo al brillante verde dei 3.000 mt a cui sui arriva, hanno reso la giornata indimenticabile e sicuramente la più emozionante di tutto il viaggio…raramente ho letto una tale sensazione sul volto di mia moglie Laura!

 

29-30 luglio; la mattina verso le 7, molto a malincuore, prendiamo il primo mini-autobus che attraversa il tunnel in direzione per poter tornare a Matehuala e di lì a San Miguel de Allende dove arriviamo verso le 6 del pomeriggio dopo un viaggio un po’ pesante con autoubs di 2° che per via del loro continuo fermarsi a raccogliere gente, inevitabilmente risulta più lento ( ma più economico; 135 pesos 6 ore di viaggio! ).

La prima impressione è quella di una città molto ben tenuta, colorata, accogliente ma con troppi turisti…Troviamo alloggio dopo la solita oretta dedicata alla ricerca dell’alberghetto più conveniente al Parador San Sebastian ( 350 pesos…ma in città costano, purtroppo, tutti più o meno la stessa cifra…), proprio in centro vicino al mercado central; si tratta di un albergo veramente ben tenuto e molto accogliente disposto intorno al classico patio con alberi e piante, con ampie camere arredate in legno e pulitissime. Probabilmente è stato uno dei migliori alberghi dove siamo stati in 7 anni di centro-sud america…

Ci buttiamo subito in strada una volta lasciati gli zaini in stanza e ci accorgiamo subito dell’atmosfera un po’ più raffinata e per certi versi un po’ snob rispetto a molte altre città messicane; americani con cappello a tesa larga la fanno un pò troppo da padroni ( pare addirittura che qui vi sia trasferito l’ex cuoco della casa bianca…); chiaramente i prezzi di ristoranti e mercati si sono subito adeguati ai nuovi ospiti…

In compenso la città è veramente bella e ricca di chiese ( eccezionale la cattedrale con la sua tipica forma più tozza delle altre ); le strade sono tutto un susseguirsi di colori forti ed accesi, in particolare il giallo ed il rosso dominano quasi tutte le facciate dei magnifici palazzi coloniali magistralmente conservati fino ad ora.

 

       

 

 

La città è famosa per aver dato i natali ad un’eroe dell’Indepedencia mexicana, che da questa parti è nata attraverso le prime rivolte contro i dominatori spagnoli, da qui l’aggiunta del nome Allende

IL giorno seguente lo dedichiamo ai vari musei della città ed al semplice perdersi nelle calles girovagandovi in mezzo senza nessuna destinazione precisa. A pranzo il solito spuntino costituito dalle favolose Gorditas ( in italiano letteralmente “cicciottelle”, fatte da due tortillas di mais unite tra loro ai bordi con ripieni spazianti dalla carne, al pollo, fino alle interiora di maiale…), alternativa allo spendere decisamente troppo per chi ha dei ricordi ben diversi della spesa per il  mangiare da queste parti…

 

31 luglio-1 Agosto; La mattina presto partiamo con il solito autobus di seconda alla volta di Guanajuato, fantastica città universitaria a poco più di un’ora di distanza da San Miguel. Quà troviamo tutta un’altra atmosfera; giovani universitari a spasso per gli incredibilmente colorati vicoli di questa città tutta abbarbicata su di una collina, ristorantini veramente alla buona accanto ai più rinomati locali per turisti, venditori di tutto e di più. Troviamo alloggio presso un simpatico hostal , Casa Bertha (320  pesos…oramai abbiamo scoperto fin troppo chiaramente che tutto è più che raddoppiato rispetto all’ultima volta in Messico, 5 anni fa…); l’impressione è di essere dentro una piccionaia, per come sono state ricavate le camere all’interno di questa singolare struttura. Su neanche 3 piani sono stati ricavati diversi piani intermedi tutti comunicanti e raggiungibili mediante un‘unica passatoia di ferro.

La giornata continuiamo a girovagare per la città, completamente pedonale fatta eccezione per 2 strade che la percorrono in lungo, le altre strade scorrono sotto terra nei letti di fiumi fatti deviare appositamente centinaia di anni fa. Prendiamo il teleferico ( impianto svizzero di 30 anni fa…ma sempre svizzero!) per arrivare al monumento a El Pìpila che domina tutta la città , eroe della conquista dell’indipendenza essendo il fautore della prima vittoria dei rivoltosi contro gli iberici; praticamente dopo 10 giorni di assedio, i ribelli non riuscivano a snidare gli oltre 12.000 spagnoli asserragliati dentro un’enorme granaio quando il Pipila ebbe un’illuminate idea (…siamo in messico…). Prese un’enorme lastra di pietra, se la legò dietro la schiena per evitare di essere colpito dalle pallottole nemiche ed arrivò ad incendiare la porta d’ingresso di legno ( …10 giorni di spremitura di meningi…con una lancia incendiata o altro non si faceva prima?!?....).

 

   

 

 

La giornata prosegue lenta e piacevole tra Cerveza Victoria ( adottata ormai come birra ufficiale del viaggio), bicchieroni di frutta fresca comprati ad ogni angolo per la città e splendide camminate per la acciottolate via di questa incantevole città; non esagero se dico che tra le molte città viste in 3 anni di viaggi in Messico, questa  è una delle più belle ( se non la più bella )!!!

 

2-3 Agosto; trascorriamo la giornata a bighellonare tra le infinte calles della città ed alcuni interessanti musei, uno su tutti il museo dedicato a Cervantes, l’autore del Don Quisciotte, che qui trascorse alcuni anni della sua vita e quello dedicato al più famoso muralista messicano; Diego Rivera. Entrambi alla fine risulteranno molto interessanti e ben allestiti.

La sera prendiamo un autobus, chiaramente sempre di 2°, alla volta di Leon, da dove la sera prima abbiamo fortunosamente scoperto che parte un autobus diretto sulla costa pacifica, a Manzanillo ( 8 ore circa ), e di lì arriviamo con altro bus locale in 2 ore a San Patricio Melaque ( detto semplicemente Melaque ), situato a 5 km dalla più rinomata ( e turistica ) Barra de Navidad...finalmente il pacifico!!!

Trovare un posto per la notte è davvero arduo, visti i prezzi e la marea di messicani che affollano questa località; per i locali è alta stagione ( anche lì le scuole finiscono come da noi ), infatti di stranieri manco l’ombra ( a parte due simpatici ragazzi di Milano ) e di autoctoni ne è pieno persino il mare! Alla fine troviamo un bungalow direttamente sulla spiaggia ( Bungalow Villamar, 450 pesos!!!! ), facendoci derubare in una maniera quasi vergognosa, ma è l’unica sistemazione disponibile…mi butto immediatamente tra le onde e provo un immediato senso di benessere, dato soprattutto il forte caldo umido di questi posti. La prima Victoria bevuta ammirando i flutti dell’oceano ed il primo piatto di Pescado ( pesce cucinato prevalentemente fritto, con aglio o alla griglia) ci fanno subito dimenticare quanto abbiamo speso per la sistemazione.

 

4-5 Agosto; I giorni successivi vengono totalmente dedicati al dolce-far-nulla, dopo tanti kilometri e città, ogni tanto ci vuole…ci ricordiamo che tutto sommato siamo in ferie e l’idea di non far nulla per qualche giorno non è così male…Ovviamente non si può star tranquilli ed il padrone del bungalow ci dice che la sera del 5 deve arrivare una famiglia messicana che ha prenotato per tutto il mese; poco male, ne approfittiamo per passare una notte nella vicina Barra e ad assaporare la vita notturna…fin troppo, visto che la camera del nostro alberghetto risulta essere proprio sopra la disco del paese…ecco perché non c’era nessuno!!!

 

6 Agosto; la mattina ci alziamo ancora indecisi sul da farsi; andare più a sud, verso Lazaro Cardenas ( 6 ore di bus ) e le vicine spiagge o fermarsi lungo la strada in qualche posticino ancora non scoperto dal turismo? Chiaramente propendiamo per la seconda e la scelta, complice anche il signore che vende i biglietti dell’autobus a Manzanillo, ricade su Playa Maruata. Liquidata in due righe dalla guida, senza neanche la menzione di hotel o ristornati, questo posto popolato sì e no da una cinquantina di anime, è veramente rimasto indietro nel tempo…Non esiste neanche un telefono!!! Il luogo è ideale per il campeggio, infatti ci sono molte enramadas ( strutture fatte esclusivamente da pali di legno che sorreggono un tetto di palme ), la maggior parte semi-distrutte, sotto le quali ci si può accampare liberamente.

Noi propendiamo, non avendo l’attrezzatura, per l’unica sistemazione possibile; la mitica Enramadas Elefantes ( 250 pesos!!! Roba da matti!!!), dove il proprietario ha “sistemato” alcune rusticissime cabanas dotate di bagno ( anche se era decisamente meglio NON averlo!!!) e buchi sul pavimento e tra le assi che costituiscono le pareti attraverso i quali ci si può infilare una mano…la sera ceniamo in un simpatico ristorantino ( …l’unico! ) sulla spiaggia in compagnia di galline e cani che ci gironzolano intorno…abbiamo deciso di assumere parecchia cerveza nel tentativo di stordirci il più possibile prima di coricarci sul nostro “talamo” ( chiaramente senza lenzuola dato che sono sempre a stendere, ma siccome piove tutti i giorni non si asciugano mai….ahi, mi querido mexico!!!).

 

   

 

 

La mattina ci accorgiamo che, in effetti, il posto è veramente splendido; sulla parte ovest della spiaggia vengono le tartarughe a deporre le uova, e superato un piccolo rio popolato da avvoltoi sulla parte est si arriva ad una seconda spiaggia più piccola dove c’è una natura ineguagliabile; gigantesche onde si abbattono su di una spiaggia bianca in mezzo al nulla…è veramente bella la sensazione che si prova in certi momenti in viaggi come questi…il sentirsi più vivi che mai!!!

 

7-8-9 Agosto; Dopo un’ora e mezza passata ai bordi della strada principale in attesa di un bus che ci porti a Caleta de Campos ( 10  km e 3 ore più a sud ) in compagnia di una simpatica salamandra, ecco che arriva il tanto agognato mezzo di trasporto; il fatto è che i confusi abitanti di Playa Maruata hanno dei concetti di tempo ed orari del tutto relativi…

Arriviamo a Caleta de Campos, 2.000 anime, verso tardo pomeriggio e troviamo una buona sistemazione all’Hotel Los Arcos ( 200 pesos…era l’ora!!! ), situato a picco sul mare con vista fantastica su promontorio e onde…unico neo; il faro posto sullo scoglio di fronte emette il proprio raggio di luce direttamente nella nostra stanza…ecco perché costava poco….ma in compenso il posto e pulito ed accogliente…

Le giornate successive passano oziose appesi ad un’amaca ed in compagnia di due buoni libri; abbiamo deciso di fare come i messicani; mangiare, bere e dormire sulla spiaggia tutto il giorno…e dagli torto!!!! Il posto evoca in me molti ricordi, dato che qua venivo 20 anni fa con i miei compagni di scuola ( messicani ) a far surf…ed è da allora che in testa ho avuto sempre questo meraviglioso, contorto ed imprevedibile paese…

 

10-13 Agosto; Fine del riposo, si parte per Lazaro Cardenas ( orrenda città portuale ), dove abitavo ed andavo a scuola, e di lì alla volta di Taxco. Dopo un’oretta il malandato autobus locale ci lascia alla stazione degli autobus di Lazaro, da dove pensiamo di prendere un bus per Acapulco, fare cambio e prendere il primo per Taxco. L’autobus delle 11 di sera è già tutto pieno così dobbiamo partire subito ( alle 7 di sera ) per arrivare ad Acapulco all’1.30 di notte; dopo oltre 4 ore di attesa, alle 5.40 parte l’autobus per Taxco, dove arriviamo alle 11.30 e stavolta decidiamo, complice la stanchezza per la notte quasi totalmente insonne, di non tergiversare troppo sulla scelta dell’hotel.

Troviamo così l’Hotel Casa Garnde ( 350 pesos, ma qui li valgono!!!), posto sull’incantevole plazulela San Juan.

Taxco si rivela una città davvero bella, per certi versi può ricordare, senza offesa per la seconda, un po’ Cuzco in Perù, certo, ne rimane ancora distante, però… Le strade sono un continuo sali e scendi aggrovigliate su di una collina, tutte acciottolate e percorse da una marea di taxi maggiolino che non fanno altro che girare in tondo ( è la circolazione stradale che lo impone, non certo il senso d’ordine messicano…) da monte a valle a est e da valle a monte a ovest.

Per sommo gaudio di mia moglie, scopriamo che la città è invasa ( nel senso che quasi non c’è altro ) da negozi e laboratori che vendono plata ( argento ) in tutte le forme…Questo perché nei primi anni del secolo il sig. W. Spartling decise di risollevare le sorti della città, oramai in declino da secoli dopo che per 200 anni quasi le montagne intorno sono state sventrate per estrarre cumuli di argento ed oro ( si calcola che per quasi 2 secoli, il 20% dell’argento Mondiale fosse estratto qua!!!), aprendo il suo primo laboratorio di oggetti in argento. La fortuna non tardò ad arrivare e nel giro di 30 anni l’industria argentea tornò a fiorire nella splendida città coloniale, facendone oggi la capitale mondiale di questo metallo.

 

     

 

I giorni proseguono lenti, volutamente lenti, visto che ormai il ritorno incombe. Ci rechiamo alla partenza di un altro teleferico che porta sulla sommità di una collina da cui si dovrebbe godere di una vista mozzafiato su Taxco. Alla partenza rimaniamo di sasso nel vedere un tizio che sta facendo manutenzione alla cabina che pochi minuti dopo avremmo preso, semplicemente standosene in piedi sopra la stessa ad un palmo di mano da cavi che gli scorrono rasenti alla faccia ed ai vari ingranaggi…altro che 626!!!

Arrivati alla cima, ci prende una crisi di riso nel vedere che il tanto decantato belvedere non esiste; c’è solamente un bar con un campo da tennis di fronte!!! Scoviamo comunque una bella vista ad un quarto d’ora a piedi dietro un mega albergo di super lusso, magra consolazione ma tra il teleferico e l’arrivo dello stesso ne è valsa la pena…

 

14 Agosto; Ultimo autobus, sempre quello più malinconico, alla volta del monstruo, come viene affettuosamente chiamata Città del Messico dai suoi stessi abitanti per via delle innumerevoli trasformazioni che la città opera a seconda dell’ora della giornata; la mattina presto si palesa ancora dormiente, verso il pomeriggio si dice che il mostro si svegli ed inizi ad ingoiare tutto quello che si trova sulla sua superficie ed il traffico che scorre come impazzito pare ne sia una dimostrazione…

Arriviamo a Città del Messico verso le 2 ore del pomeriggio al terminal sud dei bus, lasciamo gli zaini presso un guardaroba e ci dirigiamo con il treno sporaelevato alla volta di Xochimilco con i suoi canali navigabili; il quartiere non è gran ché, semmai è impressionate quanta città si attraversa con il treno e scoprire seguendo il percorso sulla mappa che ne abbiamo fatta solo una piccolissima parte… una volta all’arrivati all’imbarcadero ci facciamo convincere a salire su di una lancia per percorrere un breve tratto dei canali che un tempo facevano di questa città un gioiello architettonico; penso alla faccia di Cortes quando arrivò da queste parti quasi 5 secoli credendo di trovare davanti a sé degli indigeni incapaci di nulla…Oramai la maggior parte dei canali è stata bonificata, ma quelli che rimangono sono abbastanza particolari. La domenica vengono presi d’assalto dalle famiglie messicane trascorrendo ore su questi barconi che vengono costantemente affiancati da imbarcazioni più piccole con a bordo ogni genere di leccornia cucinata espressamente al momento sulla barca...

Purtroppo il nostro vecchio hostal (Isabel, in pieno centro ) è pieno e dobbiamo trovare un'altra sistemazione; optiamo per il Villareyes ( 300 Pesos ), un tempo albergo quasi di lusso ed oggi utilizzato come ostello per giovani studenti…Passiamo le ultime ore di vacanza per le strade del centro, con immancabile passeggiata finale sullo Zocalo, l’enorme ( …come poteva essere diversamente! ) piazza della città. Le vie del centro sono la conferma di quanto questo paese sia cambiato negli ultimi 5 anni; ovunque appaiono negozi con i marchi  più noti e per la strada passeggiano a frotte i giovani messicani con i cellulari più tecnologici e gli abiti più alla moda…per certi versi sembra di essere in qualche metropoli europea. Meno male che qua e là qualche sgangherata cantina continua a ricordarti cosa significa Mexico…la serata trascorre rapida, guarda caso nello stesso locale di 5 anni fa!

Ultima alzataccia; alle 7 siamo già in aeroporto pronti per il check-in più triste!

E’ stato bello riassaporare certe sensazioni che solo il Messico, davvero, ti può solo dare…torniamo anche con la consapevolezza di aver visto un paese che sta davvero affrontando un grosso cambiamento interno, dagli usi ed abitudini quotidiane a forme legislative mirate verso un’industrializzazione sempre più rapida…il benessere del paese è un gran risultato da raggiungere, l’importante è farlo cercando di salvaguardare ad ogni costo questo inestimabile, impareggiabile e millenario patrimonio culturale che è il Messico!!!

 

Marcello   marcello.garzelli@libero.it 

 

 

 

 

 

 

 

 

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